Gianni Molaro, nel 1990, poco più che ventenne apre il suo primo atelier a San Giuseppe Vesuviano. Tra il 1993 e il 1998, i suoi tre straordinari eventi da Guinness, fanno salire la fama dello stilista alla ribalta mediatica internazionale, con: il velo da sposa più lungo del mondo di 326,70 metri, l’abito da sposa più largo del mondo di oltre 13metri di diametro e l’abito da sposa più prezioso al mondo di un valore commerciale di 10 miliardi di Lire, tempestato con 7000 diamanti. Nel 1999 Santo Versace, allora Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana lo sceglie come giovane stilista da introdurre nel calendario dell’Alta Moda romana, inizia così la sua avventura nell’Haute Couture Capitolina.
Nel 2004 Gianni Molaro corona il suo sogno adolescenziale facendo scendere le sue creazioni dalla meravigliosa scalinata di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna a Roma, per “Donna sotto le stelle”. A Palazzo Venezia in Roma, presenta una sua collezione completamente dipinta a mano, la sartoria diviene fondamenta essenziale di nevrotiche sculture di tessuto che vitalizzano il corpo senza mai vestirlo. L’abito perde la sua funzione ancestrale di copertura, protezione, dimentica il suo ruolo di narciso vanitoso e diviene mezzo per scandagliare le oscurità dell’anima, per delineare i lineamenti ed i sussulti dell’inconscio.
Nel 2008 viene inviato ad inaugurare la Biennale di Arte e Moda dell’Università di Jinam in Cina dove, alla presenza di personalità politiche dell’arte e della moda, riceve il prestigioso Award dell’Università. Le sue creazioni sono poi esposte per tutto il periodo della biennale all’Art Museum di Jinan- China. Più volte le sue creazioni hanno calcato il prestigioso palco di Sanremo e nel 2010 veste la regina della canzone italiana Nilla Pizzi per il premio alla carriera, con un abito incantevole ornato di colombe bianche e rosse.A giugno 2012 inaugura il meraviglioso atelier romano di Piazza di Spagna e per l’occasione copre la grande scalinata con 3000 metri di tulle bianco.
Nei suoi atelier è rigorosamente circondato da una brigata di sarte, ricamatrici, modelliste , che lavorano per una vasta ed esigente clientela, ma soprattutto insieme a lui non hanno mai smesso di sperimentare nuove linee e vestibilità. Gianni Molaro è considerato dalla stampa di moda lo stilista più creativo per gli abiti da sposa. La rivista di moda Rendez Vous nel 2013 lo ha definito il profeta dell’Art Couture. Egli è alla continua ricerca di ricami, forme e scollature, che rendono la sposa preziosa e raffinata ,romantica e femminile, sensuale e solare.
Camilla Nata, origini torinesi, inizia la s attività di giornalista pubblicando articoli sulla rivista mensile Eco mese e, dal 1997 al 1999, collaborando con le emittenti piemontesi Telealpi (Pianeta donna) e Quarta Rete Tv (Campane a festa, Estate ballerina, Agenzia spettacoli, La Terra e il sole). Nel 2000 inizia la sua collaborazione con Stream (Agrinews, Il villaggio dei mondiali). Passa quindi a Rai3 come inviata per il programma quotidiano Cominciamo bene estate. Nel gennaio 2003, è l’inviata speciale di Italia che vai, il magazine di RaiUno condotto da Paolo Brosio e Tessa Gelisio. Nel 2003 conduce su Rai2 Vivere in salute. Nel 2004 per Rai1 è inviata per La vita in diretta e dal 2005 per Festa Italiana
Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale
Dott.ssa Camilla Nata – Conduttrice e Giornalista Per l’allegria, la professionalità, la competenza e la capacità di catturare l’attenzione, “CONDURRE SENZA MAI TRACINARE”, divertire ed informare. Per la sua conduzione fresca ma ricercata, moderna ma impegnata, per l’essersi specializzata nel settore Food, uno dei comparti che più’ contribuiscono a tenere alto il Nome dell’Italia nel Mondo. Per riuscire a spiegare dalle più complicate regole dell’economia alle ricette di cucina con la stessa naturalezza Per essere sempre positiva e sorridente, riuscendo a mettere a proprio agio l’intervistato o la platea. Per le grandi doti di intrattenimento e comunicazione A Camilla Nata si conferisce il Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/10/66-216x120-5.jpg120216tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-10-12 21:15:292016-11-03 15:37:06Testimonial e presentatrice Camilla Nata
Autore, regista, conduttore televisivo Anthony, inizia la sua carriera all’età di 18 anni, dopo essersi trasferito dalla Sardegna a Roma per laurearsi e specializzarsi in Lettere indirizzo Spettacolo e successivamente una seconda laurea in Beni Culturali. Comincia il suo percorso professionale dopo essere stato scelto da Maurizio Costanzo fra i conduttori fissi del programma “Voglia” (Mediaset). Nel frattempo prosegue la sua formazione presso Cinecittà Campus, frequentando corsi di perfezionamento in conduzione televisiva, regia e scrittura televisiva. Varie le esperienze teatrali: “Suore Scatenate” di Gegia, “Gli anni del boom” di Riccardo de Torrebruna, “Dannato da un insolito destino”, al musical “San Francesco” nel ruolo di Cristo. Dopo di che un lungo percorso come aiuto regia per cinema e fiction, nei film: “Sexual Radar” di Luca Martera,”Il segreto di Candida” di Angelo Caruso, nella sitcom “Colpi di Sole” per Raidue e “Boris” per Fox e Rai. Dopo aver scritto il format ‘WakaShow’, programma demenziale composto da 15 comici e da un reality ‘l’Isola dei formosi’, dalla rete sky le viene proposto di condurlo e con grande sorpresa il format ha avuto un ricco successo di share portando la messa in onda da 3 a 15 puntate concludendo la puntata con la vittoria del primo minorenne in un reality. In seguito la conduzione di nuovi programmi interattivi per ragazzi e adulti, dal programma “Crazy” sul boom tecnologico dei video web e la grande ondata di videoclip amatoriali di giovani talenti comicial format “Tg a chi?”, tg satirico con servizi di denuncia e reportage sulla politica e il gossip dell’Italia, in onda per l’ intera stagione annuale su Sky e replica sul canale della capitale Teleroma. Per tre anni regista per Sky della rubrica 3,2,1 ciak, rubrica di cinema che segue tutti i festival di cinema in Italia e all’estero. Anthony oltre a lavorare per la tv è regista di due importanti manifestazioni cinematografiche e benefiche, “Sorridendo Film Festival” in collaborazione con Rai Cinema presso Cinecittà studios, “Galà dell’arte per la Ricerca” in collaborazione col Ministero della Salute presso il Teatro Brancaccio. Di recente ha condotto i format “Quelli che..Gli opinionisti”, programma di satira politica in chiave comica, ideato da Gegia e Franco Bonafiglia per Gold TV e Sky in diretta ogni Domenica. Your Way Management di Emanuela Corsello Via Nomentana, 175 – 00161 Roma – p.iva: 09878101006 – C.F.CRSMNL74E46H501Q E-mail: yourwaymanagement@gmail.com – info@yourwaymanagement.com tel. 06-4403659 – Cell. 3331858886 www.yourwaymanagement.com Debutta alla regia con la fiction “Obiettivo salvezza”, scritta da Simone Terranova protagonista insieme a Ninni Bruschetta, Fioretta Mari, Matteo Branciamore, Andrea Roncato, Roberto Ciufoli, Isabelle Adriani, Fabrizio Bracconeri, Alessio Di Clemente, Ciro Esposito, Josafat Vagni, Billo Thiam, Claudia Galanti, e tanti altri. Attualmente conduce “Ricominciamo da noi” ogni Domenica sera in onda su GoldTv. Testimonial della Campagna nazionale della Sicurezza Italiana 2014. Testimonial del Made in Italy nel Mondo per la Comunità Europea. Special Guest italiana del nuovo videoclip “Gol” di Osmani Garcia feat Pitbull. Dal 7 Novembre ogni venerdì dall 14 alle 17 su Trs FM102.3 e su Sky al timone del programma radiofonico “Attenti a quei due” con un personaggio dello spettacolo ospite ogni settimana. In fase di scrittura per due nuovi format per il palinsesto invernale Sky. Premi conferiti nel 2013/14: Vincitore del David di Michelangelo 2012/13, per la categoria Spettacolo e Tv. Vincitore del premio Eccellenza al Talento Artistico Emergente al Galà dell’arte. Vincitore del premio DocItaly della Regione Lazio come “Giovane Promessa” Vincitore del Premio “Domenico Aliquò” 2013 come professionista nello Spettacolo. Vincitore del David di Michelangelo sul Sociale 2013/14. Vincitore del premio “Rivelazione Televisiva Emergente 2014” al Galà dei Cittadini del Comune di Roma. Onorificenza come “Ambasciatore Televisivo dello Spettacolo per la Sicurezza Italiana” Premio Speciale Medusa d’oro 2014 Vincitore per lo Spettacolo 2014 al Napoli Cultural Classic Premio Speciale per lo Spettacolo al Nettuno Photo Festival Vincitore del Premio in onore a Massimo Troisi come Nastro televisivo nascente 2014 al Pompei Cinema Festival
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/10/66-216x120-2-2.jpg120216tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-10-12 20:54:022016-11-03 15:39:01Anthony Peth Ambasciatore del Made in Italy conduce il Viaggio Attraverso le Eccellenze
Nasce da padre fiorentino e madre siciliana. La sua carriera di attrice inizia prestissimo, dimostrandosi subito una bambina prodigio, collaborando con grandi attori teatrali e cinematografici quali Turi Ferro, Oreste Lionello, Vittorio Gassmann, Jean Louis Barrault, Madeleine Renaud, Leo Gullotta, Massimo Troisi, Aldo Giuffré, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pino Caruso e Mario Scaccia. Oltre che per i suoi spettacoli teatrali (più di 150, nelle più importanti città del mondo, da New York a Londra, da Parigi a Mosca, passando per Berlino, Rio de Janeiro, Budapest e Montevideo), ha acquisito molta fama, soprattutto fra i giovani, grazie al programma tv Amici di Maria De Filippi, in onda su Canale 5, in
cui ha svolto il ruolo di insegnante di dizione e recitazione. Il 24 luglio 2010 è stata premiata ad Alghero con il “Grand Prix Corallo Città di Alghero” per la sua attività di attrice.[1] Nel settembre 2010 diventa direttrice artistica della ArtAcademy Carrara (Accademia Nazionale dei Mestieri dello Spettacolo), una nuova “talent academy” che si prefigge l’obiettivo di formare nuovi talenti; nello specifico Fioretta Mari si occupa di insegnare dizione e recitazione. Dal 2009 insegna presso lo Strasberg Institute di New York city, dove ha portato il metodo d’insegnamento della Commedia dell’arte, lasciando entusiasti gli allievi che, a parere della co-direttrice insieme ad Anna Strasberg, Victoria Krane “non si erano mai mostrati così attenti ed entusiasti nei confronti di un docente”. Dal 2015 è la direttrice artistica del festival per attori ACT Italy che, dopo varie tappe in tutta Italia, si è concluso, con grande successo, il 2, 3 e 4 luglio 2015 con la “tre giorni” al Teatro Parioli di Roma. Fioretta Mari con Carlo Ludovici e Lucio Rama nel 1973 Regista[modifica | modifica wikitesto] Fateci un applauso Saggio su Garcia Lorca Voce dal sen fuggita Teatro[modifica | modifica wikitesto] Anatra all’arancia L’avaro La figlia di Jorio Tovarich Il malato immaginario Parole d’amore parole La città del mondo Pasquino Menopause Filmografia[modifica | modifica wikitesto] Cinema[modifica | modifica wikitesto] Il lumacone (1974) La prima notte di nozze (1976) Bello di mamma (1980) Il fratello minore (2000) Vuoti a perdere (1999) Stregati dalla luna (2001) Sexum Superando – Isabella Morra (2005) Alice (2010) Sharm el Sheikh – Un’estate indimenticabile (2010) A Sud di New York (2010) Ballando il silenzio (2015) Televisione Luna Park (1979) Stiamo bene insieme – serie TV (2002) Amici di Maria De Filippi (2002) Ricomincio da me – miniserie TV (2005) Camera Cafè (4ª stagione) (episodio “Il tema di italiano”) (2008) Fratelli detective – serie TV (2011) Discografia 33 giri 1979 – Io sono fatta così (Cinevox, CAB 2007)
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/10/66-216x120-4.jpg120216tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-10-12 19:32:252016-10-12 20:03:47Madrina Doc Italy Fioretta Mari
Progetto “Doc Italy- Viaggio Attraverso l’Eccellenza” nato da un’idea di Tiziana Sirna grazie al sodalizio con due artisti di fama Mondiale, la scultrice e orafa Paola Crema e il designer, scultore e orafo Roberto Fallani e alla collaborazione di 2 importanti studi di grafica e servizi per il Web, Gianni Rossi Graphic. Per la prima volta l’arte scende in campo con un contributo tangibile al comparto Italiano più’ importante e di tendenza, il “Made in Italy”, comparto però quello dell’agroalimentare ostacolato da leggi e burocrazia invece che esser supportato e promosso dallo Stato e da chi lo rappresenta. Un’altro modo di vedere la comunicazione e l’immagine del Food&Beverage, ogni prodotto d’Eccellenza “OPERA D’ARTE” della ns Italia, avrà come etichette una creazione dei due straordinari artisti. “Art for Food” a cura di Roberto Fallani.
Il ferro e luce Artista del “limite”, Roberto Fallani. Limite nel senso d’ esuberanza creativa e poliedricità, di discipline che interagiscono fino a rifiutare qualsiasi codice esegetico; ma anche limite della visione in sè, resa estrema dagli innumerevoli innesti culturali, stilistici e mnemonici. La risposta di Fallani al verbo postmoderno sta in questa esasperazione del gusto inteso come “summa” della sua esperienza di artista rabdomante, là dove tutto appare in uno stato di mutazione e di ibrido. Di qui certe insinuazioni avveneristiche della forma che richiamano una sorta d’ archeologia decorativa, di fantastica rivisitazione del moderno degna di “Metropolis” e di Flash Gordon. Il ferro, simbolo dell’era proto-industriale ottocentesca, diventa così per Fallani materiale e insieme metafora di una contemporaneità che “avanza” incontro al passato per ritrovarvi la sua legittimazione estetica; così come il bullone e l’ingranaggio dichiarano la loro falsa vocazione costruttiva e meccanica facendosi elementi plastici assoluti, quasi in una parodia di tutti i funzionalismi possibili. Totems tecnologici, queste “sculture illuminanti” rilanciano in definitiva il primato della bellezza sull’oggetto d’uso, proprio nel momento in cui trasgrediscono il sillogismodel “bello in quanto utile”. Sono macchine di luce, segnali che non possono indicare altro se non l’enigma della forma che, alle soglie del terzo millennio, si è liberata della storia e dei suoi dogmi. Giuliano Serafini. Designer, architetto, scultore e orafo, Roberto Fallani vive ed opera a Firenze.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/10/66-216x120-3.jpg120216tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-10-12 18:41:062019-08-01 16:59:28Art For Food by Roberto Fallani
Progetto Doc Italy nato nel 2014 per l’Asta di Beneficenza dei Reali d’Inghilterra. L’Arte incontra il Vino, la scultrice internazionale Paola Crema “ETICHETTA” l’Eccellenza “Casato Unico”
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/10/66-216x120-2.jpg120216tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-10-12 17:25:542016-10-12 17:30:04Art for Wine by Paola Crema
Il fatto che la storia di Torre del Greco sia legata all’amore per il corallo è cosa nota, ma forse non tutti sanno che fu una storia d’amore ad influenzarne il destino. Il corallo, per la città di Torre del Greco, ha rappresentato da sempre più di quanto si pensi. Il corallo per Torre è stato ricchezza, ma ancor prima sudore e mezzo per far fronte alla miseria. I Torresi però, in origine, il corallo sapevano solo pescarlo, perciò quando un certo Paolo Bartolomeo Martin sbarcò nel porto della città, fu una vera manna dal cielo.
L’intraprendente Paolo Bartolomeo Martin, di origini genovesi, era partito da Marsiglia lasciandosi dietro un forte declino della lavorazione del corallo, causato dalla rivoluzione francese. Dotato di un’inquieta personalità e di innate abilità nell’incidere cammei, “il Marsigliese”, così chiamato dalla gente del porto, una volta arrivato nella città torrese non ci mise molto a capirne il grosso potenziale commerciale. Alle capacità di Paolo Bartolomeo Martin, i Torresi devono la nascita del primo laboratorio per la lavorazione dei cammei in corallo e su conchiglia.
“Il Marsigliese”, però, profondamente preso dalle sue mire imprenditoriali, non aveva calcolato un imprevisto: l’amore. “Galeotto fu il rametto e chi lo pescò”, se così si può dire. Fu in una giornata come le altre, mentre si trovava nel porto di Torre del Greco a contrattare su una vendita di corallo, che lo sguardo del nostro Martin si posò sulla bellissima sorella di un pescatore. Ne rimase letteralmente incantato. Complici il sole, il luccichio del mare o, forse, la componente magica di quei rametti rossi e grezzi, e per il Marsigliese non ci fu più scampo. E amore fu!
Paolo Bartolomeo Martin, allora, decise di stabilirsi definitivamente a Torre del Greco per amore e, nel 1805 chiese al Governo Borbonico il permesso per avviare la lavorazione del corallo nella città.
Fu grazie a questo incontro dunque, che nella città campana iniziò la grande produzione di gioielli, suppellettili e artiginato con i coralli. I coralli di Torre del Greco rappresentano ormai un’eccellenza artigianale italiana, famosa nel mondo per la lavorazione raffinata del corallo rosso del Mediterraneo. Da generazioni, maestri incisori trasformano questa preziosa materia in gioielli unici, simbolo di tradizione, arte e identità del territorio campano. I maestri artigiani torresi trasformano con straordinaria maestria “l’oro rosso” in gioielli e opere d’arte, tramandando tecniche antiche di incisione per realizzare decorazioni in rilievo o in incavo, senza asportare il preziosissimo materiale e creare scarti.
Oggi, questa tradizione vive tra botteghe storiche e nuove generazioni di artigiani, che fondono arte e innovazione, mantenendo viva l’anima di un patrimonio culturale unico al mondo. Ecco, dunque, come una storia d’amore abbia influenzato il destino di una città che ha potuto trasformarsi da molo di pescatori a capitale mondiale degli artisti dell’oro rosso.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/04/coralli-torre-del-greco.jpg532800docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2016-04-27 12:11:272025-08-07 14:19:07Coralli di Torre del Greco
Quanti di voi si sono chiesti dove comprerà mai i suoi eccentrici “copricapo” la regina Elisabetta?
Il suo segno di riconoscimento è “Made in Italy” come la gran parte dei cappelli più famosi al mondo; molti di voi penseranno, sicuramente al nord, in qualche mega grigia azienda con più’ di 300 dipendenti e l’ora di pausa tra sigarette, cemento e “amianto”, e invece no!
La Capitale del Cappello è un piccolo centro dell’entroterra marchigiano, neppure 1.800 abitanti quasi cento produttori di cappelli tra cui 45 aziende e più’ di 50 meravigliosi artigiani.
Per capire di più’ di questo “bizzarro fenomeno economico” mi rivolgo al Presidente del consorzio Capeldoc Marche, che mi racconta una storia da cui avrebbe potuto prendere spunto Salvatores per uno dei suoi film; in un marchigiano italianizzato mi fa vivere, step by step, “la favola di un successo”; esordisce con la battuta <<ero povero”, il mio babbo coltivava una striscetta di terreno in cui “c’era di tutto” incluso il grano, si tagliava con la falce e raccoglievamo anche la “iervcella” in dialetto, una sorta di paglia, che lavoravamo dal vespro a notte fonda intrecciando cappelli>> anche lui ne intrecciava come tutta la sua famiglia e la mattina dopo partiva col papà verso Senigallia per vendere il risultato del loro duro lavoro. Prima a piedi, poi in bicicletta, spiga dopo spiga, porta dopo porta, intreccio dopo intreccio si comprò la sua “mitica Vespa” dando una grande “spinta” al suo business e dalla Fiat 500 in poi un crescendo di successi, prima 2 operai , poi tre, poi 4 fino ad avere un impero che esporta cappelli in tutto il mondo…
Ha scritto anche un libricino con la sua storia, gli chiedo perché non lo mette su internet, mi risponde <<cosa?Gliene regalerò uno a lei, lo do solo agli amici e ai clienti che vengono in azienda>> si è quasi risentito, alla mia domanda ha risposto perplesso; il bello di quest’angolo di Marche in cui il passato e il futuro si fondono è la genuinità delle persone, la semplicità di imprenditori che mi parlano delle regole più’ all’avanguardia dell’economia internazionale, che formano un consorzio per essere competitivi nelle esportazioni, che riescono e portare all’estero dal 50 all’ 80% della loro produzione e si scandalizzano se gli si chiede di pubblicare la loro storia sul web, perchè qui alla base ci sono i rapporti umani, convivono con il primato dei cappelli dalla fine del’ ottocento.
Mi viene in mente Forrest Gump, che conobbe Elvis Presley, John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, John Lennon, George Wallace e Richard Nixon, vinse i mondiali di Ping Pong, fu una stella del football non avendo neppure lontanamente idea di quanto quello che gli accadeva fosse eccezionale; in egual modo a Montappone quello che a me sembra incredibile è del tutto normale; che qui’ si rifornisca la disney, warner bros, nike, i sovrani o i più famosi personaggi del jet set mondiale non stupisce nessuno, è la loro normalità, la quotidianità che vivono da sempre, ma che una storia fatta di emozioni, di vita, di fatica e di sacrifici venga “utilizzata” nel web quasi scandalizza. Rapita dal suo racconto mi ero dimenticata la natura del mio articolo, la prima domanda che mi viene in mente, ma che quasi temo fare per non distruggere l’atmosfera surreale che “questa favola moderna” mi ha regalato, è sulla crisi e come loro la stiano vivendo, Serafino con una grande dignità e rigore, cambiando tono e lasciando da parte il dialetto che aveva reso ancora più’ piacevole la nostra amichevole chiacchierata, mi risponde che “si sente e tanto, che però loro amano il loro lavoro, vivono per quello, si sono consorziati proprio per essere pronti ad affrontare qualsiasi problema o sventura anche se quella che sta vivendo l’Italia è una catastrofe”.
Sono pronti a tutto gli imprenditori e gli artigiani di “questa straordinaria” terra pur di tutelare il loro lavoro e gli amati dipendenti “di questa grande famiglia con tanto di cappello”, puntano sull’estero , << perché all’estero pagano>> in Italia arrivano ad avere l’80%& dei crediti non onorati, produrre per vendere in Italia per loro vorrebbe forse dire “morire” e il loro ingegno, il loro saper vivere li porta a cercare ogni soluzione per ottimizzare le esportazioni e rendere sempre più’ noto, visibile e appetibile il loro distretto, hanno fatto nascere così:
la festa del “Cappello Pazzo” (3 giorni di eventi e proposte che attirano una moltitudine di stranieri) e il “Museo del cappello (custodisce materiali e manufatti relativi alla produzione del cappello). Che primato per un piccolo paese nascosto tra i Monti Sibillini e il Conero, che con Falerone, Massa Fermana e Monte Vidon Corrado ci fa scoprire una nuova geografia produttiva, la più cliccata “google map delle materie prime”, questa favola moderna ci fa rivivere atmosfere di un passato orma quasi dimenticato fatto di antichissime macchine per cucire manovrate da nonnine canute con la stessa immediatezza con nanno la pasta di casa. Un’overdose di cappelli e cappellifici con un sindaco cappellaio e bocconiano, Giuseppe Mochi, un parroco che saluta e omaggia sorridente mostrando il suo fedele cappello di feltro nero, il medico che fa visita con la coppola e una mostra permanente che prendendo spunto da Lewis Carroll consacrata al “cappellaio pazzo”.
Un insolito viaggio attraverso cappelli indossati da personaggi internazionali lontanissimi, nel Ns immaginario, da una scenografia tanto agreste e vicinissimi alle grandi metropoli, da Johnny Depp, Daniel Day Lewis, dalla regina Elisabetta a Blake Lively da Mena Suvari a Naomi Watts, da Cameron Diaz a Brigitte Bardot da Richard Burton a Brad Pitt..per arrivare ai nostri mostri sacri. Federico Fellini, Vittorio Gassman, Massimo Troisi, Silvana Mangano, Alberto Sordi, e tanti, tanti altri. Anche il noto New York Times racconta “Montappone e i suoi cappelli”.
<<L’importante distretto, punto di riferimento internazionale della produzione di cappelli e sede del celebre evento “Il Cappello di Paglia”, è stato oggetto di una lunga recensione a firma dell’inviato Christopher Petkanas, nell’edizione domenicale (25 marzo 2007) del prestigioso quotidiano. “Se siete proprio interessati ai copricapo, Montappone dovrebbe allora trovarsi nel vostro elenco!” . “I cappelli – prosegue l’inviato del NYT – sono la grande norma della moda, un antidoto rassicurante alle ridicolaggini volgari delle stelline smutandate ed un eco attutito di un tempo in cui le signore erano Signore>>.
Cilindrio, bombetta, basco, berretta, boogie hat, borsellino,cappello da baseball, cappello da cowboy, cappello di paglia,cappello frigio, colbacco, chullo, cloche, coppola, panama, kippah,paglietta, papalina,pileo, por pie, trilby, tuba, zucchetto.. i cappelli erano, sono e saranno ispirazione per artisti, registi, stilisti e tutta l'”Italia” del fare”, nel loro significato intrinseco che va al di là del semplice accessorio. Parlando con Serafino Tirabassi mi è venuta una gran voglia di passare una settimana a Montappone e non solo per capirne di più’ di cappelli.
Cosa dire a questa realtà “di casa nostra” che tiene alto il nome dell’Italia, culla europea della produzione di cappelli, che produce il 70% del prodotto destinato al mercato nazionale, che esporta i propri manufatti in molti paesi, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti d’America, Russia, che da occupazione a circa 1500 addetti con un fatturato annuo che si aggira sui 170 milioni di euro…
” Chapeaux!”
Tiziana Sirna
Le informazioni sono state fornite dal Presidente del Consorzio Cappeldoc dott. Serafino Tirabassi
www.cappeldoc.com
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2013/07/montappone.jpg372714docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2016-04-27 11:00:002025-10-17 21:41:56Montappone e “Il Cappellaio Pazzo”
L’arte di forgiare il bronzo è molto antica nella zona di Agnone, come testimoniato dalla Tavola Osca e dal materiale archeologico oggi riunito in collezioni civiche e private; nel corso dei secoli gli artigiani si specializzarono nella fabbricazione delle campane. Originariamente gli stabilimenti di produzione non esistevano, a causa della difficoltà di trasporto del prodotto e delle vie disagiate: erano perciò gli artigiani, con dei laboratori mobili, a spostarsi per costruire le campane sul posto. Tra le molte famiglie dedite a quest’arte, spiccano i Marinelli, che sono gli unici in Molise a produrre ancora campane. Fino alla II Guerra Mondiale esisteva una campana, fusa nell’anno 1000, fabbricata dalla famiglia. La Fonderia Marinelli, nel 1924, è stata fregiata del titolo ” Pontificia ” da Papa Pio XI. Agnone può oggi vantare una forte penetrazione commerciale in Italia e nel mondo: la Pontificia Fonderia Marinelli ha fabbricato campane per le più svariate occasioni, sia religiose che mondane; da ricordare, le Campane del sorriso, dedicate a Papa Luciani, la Campana per il centenario di Lourdes, o le campane ricordo per famose trasmissioni televisive. Oggi si usano le stesse tecniche dei maestri del Medioevo e del Rinascimento che richiedono un lavoro attento e paziente. L’arte delle campane, infatti, non è semplice: spessore, peso, circonferenza, altezza sono i fattori determinanti per la buona riuscita delle campane e per la loro “voce”. Si riportano alcune note sulle diverse fasi della fabbricazione di una campana: 1) Innanzitutto si costruisce, con la guida di una sagoma di legno, una struttura in mattoni che corrisponde esattamente all’interno della campana “anima”, di forma tronco-conica. 2) Sull’anima si sovrappongono strati di argilla fino a formare lo spessore voluto. L’argilla usata è di una qualità speciale, in quanto deve resistere all’azione erosiva del metallo liquido durante la colata. Sulla superficie levigata ottenuta con la sagoma, si applicano in cera tutti i fregi, le iscrizioni, gli stemmi e le figure che decoreranno la ” falsa campana”. 3) L’ultima fase di formatura consiste nel preparare il ” mantello”, che si ottiene sovrapponendo strati successivi di argilla. Questa viene applicata a pennello in strati sottili e uniformi, lasciando essiccare tra un’applicazione e l’altra. 4) La fossa, dove vengono calate le forme, viene completamente riempita di terra, in modo da evitare lo spostamento del mantello causato dalla spinta della colata metallica. Si procede così alla realizzazione della campana colando il bronzo ( 78 parti di rame e 22 di stagno), a 1150° C nello spazio libero tra mantello e anima. Il ciclo di lavorazione di una campana varia da trenta a novanta giorni. La fase di formatura è la più delicata al fine della riuscita delle campane; la variazione del timbro, e la possibilità di dotarle di una nota fissa così da poter formare dei concerti sono dovuti a speciali accorgimenti. 5) Dopo il raffreddamento, la campana grezza viene liberata del mantello e dell’anima e delle sbavature della colata, infine viene lucidata con spazzole e bulini. Si collauda il suono rilevandone la tonalità con apparecchi adatti e l’intervento di maestri di musica. Sempre ad Agnone è possibile visitare il museo internazionale storico della campana.
Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti conditi da tante soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e la storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane.
Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti conditi da tante soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e la storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/01/papa-francesco-rintocca-la-campana-dellanno-della-fede-a-lui-dedicata942OTT_alta.jpg10031505tiziana sirna/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngtiziana sirna2016-02-18 12:41:232016-03-29 14:15:09Campane Del Molise
Il cavolo nero toscano chiamato anche cavolo palmizio o cavolo a penna è un cavolo molto resistente sia per quanto riguarda le avversità climatiche che per quanto si riferisce al terreno. E’ davvero un peccato che questo gustoso cavolo sia poco conosciuto al di fuori della sua patria d’origine: la Toscana. Questo ortaggio come tutti i cavoli appartiene alla famiglia delle Brassicacee il genere è Oleracea e il suo nome scientifico è Brassica oleracea varietà “acephala” cioè senza testa. Infatti a differenza di altre varietà di cavolo non forma una “testa” compatta ma le sue foglie si sviluppano in orizzontale. E’ un tipo primitivo di cavolo il cavolo nero toscano infatti quelle serrate e morbide teste che molti cavoli hanno sono il frutto di una selezione varietale che si è svolta nel corso di molte generazioni. Non riesco bene a comprendere come questo cavolo rustico e gustoso che cresce in un periodo come quello invernale raro di verdure fresche sia così poco conosciuto al di fuori del suo luogo d’origine la Toscana meriterebbe davvero maggiore notorietà. Fa quindi parte di quegli ortaggi rari che meriterebbero maggiore diffusione. Se vuoi gustare il cavolo nero toscano durante l’inverno devi seminarlo in estate da giugno sino ad agosto e trapiantarlo nel luogo scelto circa un mese dopo la semina. Le sue bollose foglie, più gustose dopo aver preso una leggera gelata forniranno un ottimo alimento vitaminico e saporito durante il periodo invernale.
Sul piano meramente agricolo la Sardegna si connota per la sua pastorizia, per l’arte casearia e recentemente per la qualità delle sue produzioni enologiche, ma da tempo … e non da poco … anche per un patrimonio di produzioni tipiche che ne hanno caratterizzato da generazioni la sua peculiarità turistica e gastronomica. Una regione povera di produzioni agricole estensive, di massa. Una terra ricca di cultura, quanto di specificità locali , apprezzate sempre più anche dai tanti stranieri che visitano l’isola durante il loro soggiorno. Lo zafferano è tra le colture di Sardegna più originali e antiche. Tra gli attuali storici che hanno saputo ben illustrare il posizionamento dello zafferano nella società e nelle dinamiche delle storie locali va citato certamente Antonio Casti. Tra i suoi ultimi scritti un dotto vademecum sullo Zafferano di San Gavino Monreale e sull’introduzione di questa spezia in Sardegna. Tra i primi documenti storici sulla presenza dello zafferano nell’area possiamo citare la Grotta della Vipera a Cagliari per le scritte sulla tomba di Attilia Pomptilia …” su tzaffaranu profumau” da parte di Cassio Filippo nel I secolo d.C. A tali primordi la vera reintroduzione produttiva va segnalata nel periodo della dominazione bizantina (VI – IX secolo) quando nell’isola una serie di monaci devoti a San Basilio coltivavano e diffondevano le tecniche di produzione dello zafferano. Un uso molto ampio dello zafferano di questa comunità di monaci che ne divulgarono oltre le utilizzazioni salutistiche, anche le grandi opportunità gastronomiche. Un ruolo non indifferente lo ebbe la comunità del Convento di Santa Lucia in quel di San Gavino Monreale, uno dei comuni maggiormente produttivi di zafferano in Sardegna e in Italia. Era uso coltivare gli orti nei pressi dei monasteri o nelle vicinanze delle case nobiliari e la sua utilizzazione si estendeva anche ad impieghi come quello aromatico e medicinale. Poco oltre anche lo stesso Ordine Francescano, successivo a i Monaci di San Basilio, favorirono la coltivazione dello zafferano di San Gavino e dei comuni del Medio Campidano, facendolo conoscere ed apprezzare oltre i confini dell’isola. La storiografia sull’uso e le tradizioni dello zafferano in Sardegna ci portano a segnalare che solo in questa regione il lessico sullo zafferano utilizzato da generazioni e delle famiglie ha una sua specificità linguistica: zafferano (tzaffaranu), Crini (le foglie dello zafferano, Ena (i pistilli), Grofu (il giorno di massima produzione dei fiori), Cuguddau (quando il fiore nelle prime ore del mattino è ancora chiuso), Furconis (peduncolo biancastro che collega i tre pistilli e che si consiglia di separarlo in quanto non contiene gli elementi essenziali presenti nei pistilli) … in concreto questa spezia entra a pieno titolo nella cultura e nelle tradizioni del popolo sardo. La Sardegna produce una gran quantità di zafferanoma molto viene utilizzato all’interno dell’isola per soddisfare la grande varietà di pietanze e di piatti che sono esaltati dalleunicità organolettiche dello zafferano sardo. Una cultura che un tempo era riservata alle famiglie benestanti , nobiliari e che invitavano i propri familiari a proseguire nelle generazioni tali coltivazioni, in quanto indice di prestigio e di considerazione da parte delle famiglie del luogo. Sono state trovati e segnalati dallo storico Casti documenti testamentari molto interessanti , in cui si disponeva che ai molti figli … e alla mia moglie venisse regolamentata la divisione dei bulbi …” Giuseppe Aru nel 1820 disponeva che le cipolle di zafferano piantate in via Oristano a San Gavino per 10 starelli dovessero andare alla moglie e il restante ai suoi 11 figli …” il prezzo era affidato ai mercatali o ai Consoli dei porti di arrivo delle merci e confrontando i soldi per libbra( 400 gr) dello zafferano rispetto ad altre spezie quali il pepe, lo zucchero, lo zenzero … lo zafferano con i 50 soldi era la spezia più cara e ricercata. La coltivazione si è tramandata di generazione in generazione sino ai giorni nostri. La Sardegna è indubbiamente in Italia la regione maggior produttrice di zafferano il cui nucleo storico e produttivo è concentrato nei comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca nel Medio Campidano con altre piccole isole produttive al nord della Sardegna. Una valorizzazione di questa realtà produttiva è giunta con il recente riconoscimento comunitario della DOP (Denominazione di Origine Protetta) a tutto il prodotto dell’isola. Purtroppo ad oggi le poche e scarse rivendicazioni di tale riconoscimento da parte dei produttori rispetto alle aspettative, sono un dato di fatto, ciò dovuto per gli alti costi burocratici che non permettono di poter usufruire di tale riconoscimento. Di certo al di là degli aspetti normativi lo zafferano entra nella famiglia sarda in modo così eclatante nel periodo di raccolta dei fiori, con un coinvolgimento di vicini e parenti. Un entusiasmo che certamente coinvolge giovani generazioni e le donne, principali protagoniste di tale spezia.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2015/10/download.jpg181279docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2011-10-02 15:08:332015-10-03 15:30:53Zafferano di Sardegna
Il Radicchio Rosso di Treviso è una varietà di cicoria, è caratterizzato da un colore rosso scuro intenso, da striature bianche, da una consistenza croccante e da un inconfondibile gusto delicatamente amarognolo.
Si presenta in due varianti: precoce o tardivo. Il Radicchio Rosso di Treviso Precoce, meno pregiato, ha foglia più larga e sapore più amaro. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate, i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato. Segue quindi, la raccolta e la toelettatura prima della commercializzazione.
Il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo è invece assai più pregiato, in ragione della complessità del processo di produzione. Si presenta con foglie lunghe e affusolate, con una costa centrale bianca e foglie di un colore rosso-violaceo intenso. Secondo il disciplinare di produzione la raccolta dal campo aperto può iniziare solo dopo che le piante abbiano subito due brinate. Una volta raccolto (ancora con il suo fittone o radice) viene legato in mazzi e posto con il fittone immerso in vasche di acqua di falda a temperatura costante (12-15 gradi) per la fase di imbianchimento. La temperatura mite dell’acqua favorisce la ripresa del processo vegetazionale, ma l’assenza di luce impedisce alla pianta di produrre clorofilla: da qui il colore tipico e l’ammorbidimento delle note amare della cicoria. Dopo un periodo di forzatura in acqua, che varia dai venti ai quindici giorni, il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo IGP è pronto per la toelettatura finale.
Cenni storici
La coltivazione del Radicchio Rosso di Treviso è frutto di una tradizione che affonda nei secoli. Alcune ricerche iconografiche condotte da Tiziano Temesta dell’Università di Padova (pubblicate ne: Il Radicchio di Treviso alle Nozze di Cana) hanno dimostrato come il radicchio fosse coltivato già dalla metà del XVI secolo. Lo si vede rappresentato in alcuni dipinti come “Le Nozze di Cana” di Leandro da Ponte detto Il Bassano (oggi al Museo del Louvre di Parigi). Ma il processo di produzione si sarebbe affinato solo nella seconda metà del XIX secolo. Sarebbe stato il vivaista Francesco Van Den Borre, giunto dal Belgio nel 1870 per realizzare un giardino patrizio, a portare nella zona del Trevigiano la tecnica di imbiachimento già in uso per le cicorie belga. È nell’anno 1900 che il Radicchio Rosso di Treviso raggiunge la consacrazione con la realizzazione sotto la Loggia dei Grani di Piazza dei Signori a Treviso della prima mostra dedicata ai produttori del Radicchio Rosso di Treviso e voluta dall’agronomo di origine lombarda, Giuseppe Benzi.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2011/10/TNX-3312-radicchio_1.jpg352640docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2011-10-02 15:06:492015-10-02 15:56:14Radicchio di Treviso – Veneto
La cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).
La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.
Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.
La cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).
La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.
Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.
Simone Genangeli classe ’84, dopo aver conseguito il diploma classico presso il liceo Villa Sora di Frascati, intraprende un brillante percorso accademico nel campo dell’economia e della finanza. Nel 2004 inizia gli studi in Economia Aziendale presso l’Università Tor Vergata di Roma, dove consegue lalaurea triennale. Nello stesso anno prosegue la sua formazione iscrivendosi alla LUISS Guido Carli, dove ottiene la laurea magistrale in Finanza Aziendale con una tesi dal titolo “Alleanze strategiche nel settore automotive”.
Durante la stesura della tesi magistrale, nel gennaio 2011, frequenta il Master di primo livello in Mercati Finanziari presso l’Università Tor Vergata, finanziato da Banca Fideuram in partnership con Il Sole 24 Ore, nell’ambito del progetto “Essere Fideuram, Essere Consulente”. Questo percorso formativo, mirato all’inserimento di giovani professionisti nel mondo della consulenza finanziaria, segna l’inizio del suo cammino professionale.
Nel maggio 2011, Simone inizia la sua carriera come Private Banker all’interno del gruppo Fideuram, con l’obiettivo di sviluppare, gestire e consolidare un portafoglio clienti di alto profilo. Da allora, dedica la propria attività alla gestione di patrimoni privati e corporate, elaborando soluzioni personalizzate basate sulle esigenze e sugli obiettivi di ciascun cliente.
Il suo approccio si distingue per la profonda attenzione alla relazione umana e alla fiducia reciproca, elementi che considera fondamentali nel suo lavoro. Disponibilità, empatia e capacità di problem solving sono i pilastri del suo metodo, orientato a offrire un servizio di consulenza finanziaria d’eccellenza, capace di rispondere con professionalità alle sfide e alle preoccupazioni dei clienti. Il suo compito è quello di gestire patrimoni privati e contesti corporate secondo delle soluzioni personalizzate, che nascono dalle esigenze dei clienti stessi. Gestisce e risolve le difficoltà, le preoccupazioni di tutti coloro che gli hanno affidato i propri risparmi, con l’obiettivo di erogare un servizio di eccellenza per tutti.
Nel marzo 2021, grazie alla collaborazione tra Fideuram e l’Università Cattolica di Milano, consegue la qualifica di Wealth Advisor ovvero un consulente patrimoniale che svolge un ruolo concepito sulla base di un ampio rapporto fiduciario, che oltre a dedicarsi alla pianificazione e gestione dei risparmi, alla pianificazione previdenziale, alla tutela della persona e della famiglia, si occupa di fare consulenza anche sugli aspetti extra-finanziari come il passaggio generazionale, l’asset protection, e degli altri servizi legati alla complessità di un patrimonio importante.
Oggi, Simone Genangeli rappresenta un punto di riferimento nel panorama della consulenza patrimoniale italiana, un professionista capace di coniugare rigore tecnico, visione strategica e un approccio umano fondato sulla fiducia, la responsabilità e la trasparenza.
La Servitalia Appalti srls è un’impresa di servizi attiva nel settore delle pulizie professionali da oltre dieci anni e la sua lunga permanenza in un mercato altamente competitivo è il risultato di impegno costante, serietà e professionalità, valori che l’azienda mette quotidianamente al centro del proprio lavoro. Per Servitalia Appalti la pulizia non significa soltanto igienizzare con cura gli ambienti domestici o lavorativi, ma anche garantire fiducia, la certezza di far entrare nei propri spazi persone qualificate, discrete e affidabili, in grado di svolgere ogni mansione con competenza e rispetto. Gestita da Fabrizio e Roberta Santoni, l’azienda rappresenta un punto di riferimento per chi cerca un servizio serio e accurato, selezionando rigorosamente il proprio personale e assicurando interventi di alta qualità e un rapporto di fiducia duraturo con il cliente.
La Servitalia Appalti offre soluzioni complete per la gestione e la pulizia degli ambienti di lavoro, con servizi personalizzati che rispondono alle diverse esigenze delle imprese. Assicurare ogni giorno un ambiente lavorativo igienizzato e accogliente è l’obiettivo primario dell’azienda, che si distingue per la volontà di instaurare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco con il cliente, intervenendo negli spazi con discrezione e professionalità. Il personale, selezionato con cura, è tempestivo nel problem solving e preciso nell’esecuzione delle mansioni, garantendo una pulizia meticolosa e strutturata. Tra i principali servizi offerti ci sono la pulizia e igienizzazione degli ambienti di lavoro, il lavaggio di ogni tipo di superficie manuale o con macchinari industriali, la sanificazione dei servizi igienici, la pulizia e disincrostazione di superfici vetrate, l’intermediazione rifiuti, il facchinaggio e la manutenzione delle aree verdi.
In un contesto in cui le esigenze familiari e lavorative rendono difficile gestire le faccende domestiche, la Servitalia Appalti offre anche un servizio completo di Home Cleaning e Babysitting pensato per alleggerire le giornate e garantire serenità alle famiglie. Affidarsi a Servitalia Appalti significa scegliere personale qualificato e regolarmente assunto, a cui aprire la propria casa con fiducia e tranquillità. L’azienda si occupa della gestione delle pulizie ordinarie e mensili assicurando ambienti sempre puliti, ordinati e sani. Un ambiente igienizzato è anche una garanzia di salute per i più piccoli e contribuisce a migliorare il benessere familiare riducendo lo stress e restituendo armonia alla vita quotidiana. Il servizio di Home Cleaning offre pulizia e igienizzazione degli ambienti domestici con personale qualificato e regolarmente assunto, mentre il servizio di Babysitting mette a disposizione operatori esperti e selezionati affidabili nel prendersi cura dei bambini e nella gestione degli impegni familiari quotidiani. La Servitalia Appalti srls si conferma così un alleato prezioso per aziende e famiglie, sinonimo di fiducia, professionalità e attenzione ai dettagli, in grado di offrire soluzioni su misura per ogni esigenza.
Servitalia Appalti srls: Via di Torrenova, 41 00133 Roma
Nato nel 1976, il dottor Andrea Crudi è un medico chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva, con una formazione solida e una carriera costellata da esperienze di rilievo sia in Italia che all’estero. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha proseguito il suo percorso formativo approfondendo le tecniche più avanzate di chirurgia estetica e ricostruttiva in contesti internazionali di alto livello. Nel corso della sua carriera, il dottor Crudi ha maturato una competenza specifica in numerosi interventi di chirurgia estetica, tra cui rinosettoplastica, blefaroplastica, mastoplastica additiva e riduttiva, mastopessi, addominoplastica e lipofilling.
Oltre alla chirurgia, si occupa con grande dedizione anche di medicina estetica, offrendo trattamenti come filler e procedure mini-invasive, sempre orientati a valorizzare la naturale armonia del viso e del corpo senza stravolgerne i tratti. Dal 2009 opera presso il Gruppo Villa Claudia di Roma, una struttura di eccellenza nel panorama medico italiano, dove unisce rigore scientifico, competenza tecnica e sensibilità estetica. Parallelamente, svolge attività di formazione scientifica sia in Italia che all’estero. È CTU del Tribunale di Roma, membro di numerose associazioni di professionisti del settore della chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva. La sua pratica è guidata da una filosofia chiara: coniugare rigore scientifico e attenzione all’estetica, accompagnando ciascun paziente verso risultati equilibrati e personalizzati.
Dottor Andrea Crudi – chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva: Via Flaminia Nuova, 280, 00191 Roma RM
Telefono: 376 277 9938
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/Screenshot-2025-10-08-133843.png401422docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-10-08 13:45:552025-10-08 13:47:00Dr. Andrea Crudi
Martino Group rappresenta una solida realtà nel settore retail, fondata nel 2001 e cresciuta fino a diventare un punto di riferimento nazionale. Martino Group è molto più di un operatore retail. E’ pioniere di un nuovo modo di concepire il mercato, una realtà dinamica capace di trasformare ogni spazio commerciale in un palcoscenico di esperienze. La loro storia è fatta di coraggio, intuizione e una dedizione costante alla qualità. Gestione strategica avanzata per brand che mirano a una crescita sostenibile e di valore, con store posizionati nelle aree commerciali più prestigiose. La loro visione omnicanale collega il mondo fisico e digitale per offrire un’esperienza d’acquisto fluida, intuitiva e sempre più coinvolgente. Ogni brand nel loro network trova un partner capace di valorizzarlo, creando esperienze immersive che trasformano il retail in ispirazione e desiderio. Ogni dettaglio, dall’arredo alla selezione prodotto, riflette la nostra cura e competenza multisettoriale.
Martino Group si distingue per la capacità di operare in diversi settori del retail, supportando marchi di fama internazionale e puntando costantemente a nuove opportunità di mercato. Il loro portfolio include nomi prestigiosi quali Timberland, Swarovski, Calvin Klein, Mango e Nyx Cosmetics, ognuno gestito con rigore e attenzione al dettaglio. Offre esperienze che vanno oltre l’acquisto, rendendo ogni interazione un’occasione di scoperta. Il loro know-how in make-up, apparel, footwear e gioielli garantisce un coinvolgimento autentico e di qualità. Martino Group opera con 52 store fisici in Lazio, Campania, Puglia, Piemonte e Sardegna, posizionati nelle principali vie dello shopping e nei maggiori centri commerciali, oltre a tre outlet. A questi si aggiungono due e-commerce, per un’esperienza di acquisto senza confini.
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System Lazio, con oltre 20 anni di esperienza, supporta imprenditori nel settore Retail attraverso soluzioni tecnologiche innovative che ottimizzano i processi aziendali e valorizzano i dati di vendita.
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Da oltre 20 anni, System Lazio Srl è il partner strategico per gli imprenditori del settore Retail, supportandoli nell’ottimizzazione dei processi aziendali e nel raggiungimento dei loro obiettivi di crescita.
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Il nostro obiettivo è migliorare la produttività e la competitività delle aziende attraverso:
– Soluzioni gestionali avanzate per una gestione fluida e intuitiva di ogni aspetto del business – Integrazione con le più moderne tecnologie software e digitali per massimizzare l’efficienza operativa – Utilizzo strategico dei dati di vendita per prevedere le tendenze di mercato e ottimizzare le performance – Automazione dei processi per ridurre gli sprechi e migliorare il servizio al cliente
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Scegliere System Lazio significa affidarsi a un partner strategico in grado di fornire soluzioni innovative, performanti e personalizzate, progettate per far crescere il tuo business e renderlo sempre più competitivo.
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Sergio Valente, esordisce nel 1966 con una copertina di Vogue Italiafirmata da Helmut Newton e nel 1971 apre il suo primo Beauty Center in Via Condotti, a Roma, che in poco tempo diventa luogo di richiamo per gran parte delle donne del jet set internazionale. Dopo alcuni anni arriva a New York nel prestigioso store Bergdorf&Goodman. Tra le celebrities che si sono affidate alle mani di Sergio Valente ci sono nomi di spicco del cinema come Marcello Mastroianni, Placido Domingo, Florinda Bolkan, Tony Musante, Anita Ekberg, Charlize Theron, Sharon Stone, Helen Mirren e della moda come Claudia Shiffer, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Maria Carla Boscono, Megan Gale, Vanessa Hassler.
Richiesto dai più grandi stilisti tra cui Valentino, Fendi, Versace, Ferrè, Capucci, Lancetti, Curiel, Mila Shon, Oscar de la Renta e Sarli, nel 1991 istituisce il Premio Sergio Valente per la scoperta di giovani talenti italiani del suo settore. Nei suoi 50 anni di carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero tra i quali nel 1970 “l’Oscar dell’Arte e della Moda”, nel 1990 il prestigioso “World Hair Designer” a New Orleans, nel 1995, al Congresso Intercoiffeur, il prestigioso “President Award-Most Creative Contribution” e nel 2002 viene insignito dell’Onorificenza di Ufficiale “Al Merito della Repubblica Italiana”. I suoi viaggi di lavoro lo portano in giro per il mondo e incontra le più prestigiose istituzioni dei governi cinesi, giapponesi e del mondo arabo. Nel 1985, esce il suo primo libro “Ricci e Capricci“, la seconda pubblicazione a lui dedicata esce nel 1995, “Idee per la testa” e nel 2005 viene pubblicato il suo terzo libro “La testa nella Moda” con cui Sergio Valente ripercorre le tappe della sua lunga e gloriosa carriera. Importante il suo ventennale impegno nel sociale con “Il Natale dei Cento Alberi d’Autore” e “L’Arte nell’Uovo di Pasqua”, le due manifestazioni benefiche da lui ideate per la raccolta fondi per sostenere associazioni bisognose e progetti di ricerca scientifica.
Nel 2009 apre il prestigioso e moderno beauty atelier in via del Babuino 107 (Piazza di Spagna). Nel 2011 è stato insignito del titolo di Commendatore al merito dal Presidente della Repubblica Italiana e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una vita dedicata alla bellezza femminile attraverso l’esaltazione del gusto, della raffinatezza e dello stile. Nel 2013 ha ricevuto da Intercoiffure Italia il prestigiosissimoriconoscimento alla carriera con le “Forbici d’Oro” e recentemente a Parigi gli è stato conferito il riconoscimento Personality Of The Year per le sue creazioni. Nel 2015 pubblica il libro fotografico “100“. Una prestigiosa raccolta dei migliaia di alberi d’autore realizzati negli anni da stilisti e case di moda. Da 25 anni cura l’immagine delle star nazionali e internazionali per il Concerto di Natale in Vaticano.
Gianluca Mattiozzi è uno stilista che ha fatto della sartoria un linguaggio, della moda una forma d’arte capace di raccontare storie ed emozioni. La sua filosofia creativa si fonda su un principio semplice ma profondo: creare capi unici, pensati per resistere al tempo e per diventare parte della vita di chi li indossa.
Ogni punto di cucitura e ogni dettaglio dei suoi abiti riflettono passione, dedizione e un rispetto assoluto per la tradizione sartoriale italiana. La ricerca dei tessuti è un rituale: Gianluca seleziona con cura le fibre più pregiate, privilegiando materiali di eccellenza come il fresco lana made in Napoli, che diventa tela di creazioni eleganti, raffinate e senza compromessi sulla qualità.
Nei suoi capi convivono tradizione e modernità: le trame e i colori dialogano tra loro trasformando l’abito in un’opera d’arte da indossare, capace di esprimere personalità e carattere. Non si tratta solo di moda, ma di un’esperienza emozionante, di un percorso che porta chi sceglie le sue creazioni a vivere il guardaroba come un palcoscenico della propria identità. Per Mattiozzi lo stile non è mai effimero né legato a tendenze passeggere: è invece l’essenza dell’eleganza intramontabile, il simbolo di un lusso fatto di cura, artigianalità e autenticità. Indossare un abito firmato da lui significa abbracciare la bellezza della sartoria italiana e raccontare se stessi con classe e distinzione.
Gianluca Mattiozzi shop: Via Bolsena 14, 63813 Monte Urano FM, Italia
Nato nel 1965 e cresciuto tra le colline e la pianura pontina, Orlando Di Mario è oggi il presidente della Nazionale Italiana Macellai, ruolo che interpreta con lo stesso temperamento e la stessa passione che lo hanno sempre contraddistinto dietro il banco carni. Vive a Sermoneta (Latina), dove conduce insieme a Mara, compagna di vita e di nazionale, una macelleria originale e accogliente, punto di riferimento per chi cerca qualità e tradizione.
Le radici di Orlando affondano a Norma, borgo della provincia pontina, e con il suo territorio conserva un legame viscerale: “Questa pianura è la mia fonte di vita” – ama ripetere – perché qui ci sono i suoi affetti, ma anche il lavoro che gli permette di vivere e di crescere nella sua professione.
Ogni mattina, proprio come faceva suo padre Elia, sale a bordo del camion e gira per le stalle della zona. Con alcuni allevatori ha stretto un vero e proprio patto: da loro vuole soltanto il meglio, le carni più pregiate, frutto di animali allevati con cura e alimentati nel rispetto della tradizione. Non si limita a osservare: spesso assaggia persino il mais destinato ai bovini per testarne la qualità e sentirne il profumo. Una dedizione che racconta quanto la sua ricerca della perfezione parta sempre dalla materia prima. Al negozio, invece, è Mara ad accogliere i clienti – che conosce tutti per nome – e a spiegare con passione le caratteristiche delle carni selezionate: grasse, sapide, uniche. Una filosofia di lavoro che si fonda sulla fiducia, sul rapporto diretto con la comunità e su una profonda conoscenza del mestiere.
Orlando Di Mario è riconosciuto come Maestro Macellaio, titolo che testimonia la sua esperienza e la sua dedizione a un’arte antica che lui ha saputo rinnovare con professionalità e passione. Alla guida della Nazionale Italiana Macellai, porta la sua squadra sui palcoscenici internazionali dei World Butcher’s Challenge, diffondendo l’eccellenza italiana nel mondo e dimostrando che la macelleria non è solo un mestiere, ma un patrimonio culturale e identitario da preservare. Con il suo esempio, Orlando continua a insegnare ai giovani macellai che la vera forza di questo lavoro sta nelle basi: rispetto per gli animali, conoscenza del territorio, selezione attenta e passione. La stessa che ogni giorno lo spinge a cercare “il top del top”, a favore di chi sceglie la sua macelleria e di chi, con orgoglio, porta il tricolore nel mondo insieme a lui.
Macelleria Labella: V. Le Pastine, 23, 04013 Carrara LT
Telefono: 0773 318243
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/di-mario-2-1.jpg478478docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-10-03 19:26:522025-10-03 19:28:54Maestro Macellaio Orlando Di Mario
Mauro Morandin è uno dei nomi più affermati della pasticceria artigianale italiana, con radici profonde nella Valle d’Aosta e una passione che affonda le sue origini nell’infanzia trascorsa tra profumi di zucchero, farina e lievito madre. La sua bottega, la Pasticceria Morandin a Saint-Vincent, è oggi un punto di riferimento per chi cerca dolcezza autentica, tradizione rispettata e innovazione raffinata.
Tra i prodotti più amati e rinomati ci sono i panettoni (in varianti classiche e speciali), le colombe pasquali, la pasticceria fresca, la confetteria e la cioccolateria. Le sue creazioni si distinguono non solo per la tecnica, ma anche per la materia prima: canditi di arance o cedri calabresi, fave di cacao provenienti da almeno sette origini (Ghana, Ecuador, etc.), lievito madre, farine particolari, burro di latteria. Tra le specialità locali, Morandin valorizza molto i dolci tipici valdostani come i torcetti, le tegole, il Panciucco, le praline al Genepy e la Malvasia passita, sempre con una forte attenzione alla stagionalità, al gusto autentico e alla digeribilità. Mauro Morandin non è solo un artigiano del dolce: è anche un maestro riconosciuto, premiato più volte. Ha ottenuto il premio Gambero Rosso come miglior panettone Milano nel 2011 e nel 2017, e il premio “Una Mole di Panettoni” nel 2014 per il miglior panettone tradizionale.
Oltre a produrre, insegna: tiene corsi sia per pasticceri professionisti che per appassionati, in scuole rinomate come Cast Alimenti (Brescia) o Alma (Parma). La sua missione è tramandare non solo le ricette, ma l’idea che fare dolci sia anche una responsabilità verso ingredienti, tradizione e gusto. Pur radicato nel passato, Morandin non rinuncia a sperimentare.
Un esempio recente: il Panettone al Vermouth Ducale, dove l’originalità del Vermouth si unisce al classico impasto lievitato, creando una sinergia tra dolcezza, note agrumate e speziate. Questo tipo di creazione mostra quanto la sua produzione possa essere contemporanea senza perdere l’anima. Il laboratorio/punto vendita in Via Chanoux 105, a Saint-Vincent (Aosta) è il fulcro dell’attività: qui nascono i lievitati, le paste fresche, i cioccolatini, i canditi, le gelatine e tutte quelle piccole creazioni che fanno la differenza. Ogni prodotto è frutto di processi artigianali, tempi di lievitazione naturali, selezione minuziosa delle materie prime e assenza di conservanti o additivi. Mauro Morandin non realizza solo dolci: costruisce esperienze. Ognuno dei suoi prodotti è un invito al piacere lento, al sapore che racconta luoghi, sapori, tradizioni. È la cura nel dettaglio, il rispetto per ciò che si è fatto ieri e la volontà di rendere ogni dolce “un piacere che resta” il ricordo di una festa, il gusto di un momento condiviso.
Jordy Di Leone nasce da madre di Monterotondo e padre di origini metà etiopi e metà calabresi. Un’eredità culturale ricca, che gli ha permesso fin da subito di sentirsi a suo agio con il Sud e con tutte le contaminazioni di gusto, colore e tradizione che lo caratterizzano.
La sua carriera inizia quasi per scommessa, a soli 15 anni. Il padre, chef da 36 anni, non desiderava che intraprendesse la strada della ristorazione. Jordy, però, era determinato: per poter lavorare in un bar, il patto era chiaro – mantenere una media scolastica di almeno 7. Da lì parte il suo percorso, muovendo i primi passi nella caffetteria, passando poi per la sala, lavorando nelle discoteche e persino all’estero.
Pur essendo oggi riconosciuto come uno dei più apprezzati mixologist italiani, Jordy non ama definirsi con questa parola. Per lui la miscelazione è un concetto universale, che non ha bisogno di etichette: parte da un semplice Vodka Lemon fino ad arrivare a un Campari shakerato. Perché la vera essenza di questo mestiere sta nel dettaglio, nel gesto minimo che può trasformare un cocktail in un’esperienza.
Con oltre vent’anni di esperienza nel settore del beverage, Jordy Di Leone ha lavorato come bartender nei locali più prestigiosi di Roma, distinguendosi per passione, tecnica e un approccio sempre innovativo. Oggi è non solo un professionista stimato, ma anche un formatore: collabora con brand di fama nazionale, offre consulenze a locali e firma corsi dedicati al mondo della miscelazione. A Roma ha lanciato il suo corso barman con il brand Miscelando in Italia ed è tra i fondatori e top trainer di Effemme Academy, la scuola di formazione barman di Effemme Horeca, uno dei più importanti distributori del beverage nella capitale.
La sua filosofia è chiara: ogni cocktail deve essere un viaggio, un racconto. Qualcosa che sappia unire il familiare con l’inaspettato, la tradizione con l’innovazione. I suoi drink portano con sé sapori, colori e profumi di terre lontane, arricchiti da tecniche moderne e ingredienti scelti, spesso con un legame diretto al Sud del mondo. Non a caso, nel 2019 è stato premiato come giovane vincitore di Cucinema, competizione che unisce il cinema alla cucina e al beverage.
Tra le sue esperienze più significative, Jordy cita Botaniko, un progetto a cui è legato come a un figlio e che rappresenta il risultato di anni di studio, sperimentazione e dedizione. Per lui il rispetto per il cliente è al centro di tutto: “I protagonisti sono quelli che varcano la porta, non chi sta dietro al bancone.” Determinazione, etica professionale e voglia di mettersi in gioco sono i tratti distintivi del suo percorso. Perché, come lui stesso afferma, in questo lavoro non bisogna mai perdere la velocità, la capacità di imparare dagli errori e la curiosità di andare sempre oltre i propri limiti.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/jordy-di-leone.jpg261260docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-10-02 12:34:292025-10-02 14:16:23Ambasciatore per il Bere Jordy Di Leone
La storia di Francesco Dioletta nel mondo della ristorazione comincia presto. È il 1979 quando, ancora ragazzo, muove i primi passi a Roma, presso il ristorante La Canonica in via della Paglia, a Santa Maria in Trastevere. Pochi anni dopo, nel 1985, torna nella sua L’Aquila e realizza un primo sogno: apre il Bar Duomo, affacciato sulla piazza simbolo della città. È proprio lì che, quasi per caso, scopre l’universo del gelato artigianale: nel 1997, nei locali accanto al bar, inaugura la sua prima gelateria. Quella che sembrava soltanto una curiosità diventa presto una vera e propria passione, destinata a trasformarsi in un mestiere e in una missione di vita.
Negli ultimi 25 anni il mondo del gelato è profondamente cambiato. Oggi, grazie alla ricerca e all’impegno di tanti maestri gelatieri, la qualità è cresciuta in maniera evidente. Anche la clientela si è trasformata: sempre più consapevole e attenta agli ingredienti, ricerca un gelato dal sapore autentico, privo di emulsionanti e aromi artificiali, capace di unire gusto e leggerezza. Lo stesso Dioletta ama ripetere che il cliente e il gelatiere sono cresciuti insieme, condividendo un percorso fatto di maggiore informazione, curiosità e attenzione alla materia prima.
Nel laboratorio delle Gelaterie Duomo entrano solo materie prime selezionate con cura. Nulla è lasciato al caso: ogni ingrediente è valutato attraverso la sua scheda tecnica e testato personalmente. Tra quelli che regalano maggiore soddisfazione a Dioletta c’è la farina di semi di carrube, indispensabile per conferire cremosità al gelato, nonostante i costi in continuo aumento. E se dovesse scherzare sul gusto che toglierebbe dal bancone, la scelta cadrebbe sul pistacchio, per via dei costi altissimi del pistacchio di Bronte Dop: un paradosso, perché resta il più richiesto dai clienti e, insieme alla nocciola, è anche il suo preferito.
Dal 1985 a oggi, quella che era una piccola attività è diventata un punto di riferimento per il gelato artigianale italiano. Le Gelaterie Duomo contano oggi tre punti vendita a L’Aquila e uno ad Avezzano. Accanto a Francesco ci sono sempre stati la moglie Pina e, oggi, i figli Enrico e Luca, che portano avanti l’attività con passione, nel segno di valori come serietà, autenticità e rispetto per il prodotto.
La storia delle Gelaterie Duomo si intreccia inevitabilmente con quella della città: il terremoto del 2009 ha imposto una dura prova, ma nel 2016, con la riapertura del locale storico in Piazza Duomo, la rinascita è stata anche un messaggio di speranza. Da lì è nata l’idea di centralizzare i laboratori e di coronare un altro sogno: produrre e imbottigliare un latte d’eccellenza, frutto di una collaborazione con una piccola stalla di Paganica che alleva vacche di razza pezzata rossa italiana. Un progetto che racconta il legame profondo con la terra d’Abruzzo e la ricerca costante della massima qualità.
Negli anni, il lavoro e la dedizione di Francesco Dioletta non sono passati inosservati. Dal 2019 le Gelaterie Duomo hanno ottenuto i Tre Coni Gambero Rosso, massimo riconoscimento del settore, confermato fino a oggi: un primato unico in Abruzzo. Nel 2023, inoltre, Dioletta è stato nominato Ambasciatore del Gusto dall’Associazione Nazionale Doc Italy, titolo riconfermato anche nel 2024 e nel 2025.
Il banco delle Gelaterie Duomo è un viaggio nei sapori: dai grandi classici come pistacchio e nocciola, ai gusti che raccontano la storia e le tradizioni abruzzesi. Ci sono quelli legati all’infanzia, come la pizza dolce abruzzese; quelli che celebrano i pastori, come Transumanza con ricotta di pecora, caffè e cioccolato; oppure le creazioni dedicate alla città, come Celestino, un gusto celeste a base di spirulina che richiama la figura di Papa Celestino V. Non mancano poi sperimentazioni con ingredienti locali come lo zafferano, i formaggi del territorio o la frutta da agricoltura rigenerativa. Ogni gusto è il risultato di studio, ricerca e amore per la propria terra.
Gelaterie Duomo
L’Aquila : Piazza Duomo, 32 | Corso Vittorio Emanuele, 27 | Centro Commerciale L’Aquilone
Avezzano : Via Camillo Corradini, 147/149
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/duomo-1.jpeg15141577docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-10-01 17:04:092025-10-08 16:59:21Gelaterie Duomo di Francesco Dioletta
La Dottoressa Concetta Tassone Galea rappresenta da anni una figura di riferimento nel panorama della promozione culturale e dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane. La sua carriera è costellata di incarichi prestigiosi e riconoscimenti che testimoniano il suo costante impegno nel valorizzare il patrimonio artistico, enogastronomico e imprenditoriale del nostro Paese.
Dal 2015 è Ambasciatrice dell’Unione Camere Regionale di Arti e Moda, membro di Confindustria, della prestigiosa associazione gastronomica internazionale “Chaîne des Rôtisseurs” e della Fondazione Italia-Cina, consolidando così un profilo professionale che unisce competenze manageriali, visione strategica e sensibilità culturale. Lo stesso anno riceve un importante riconoscimento dal Comune di Siderno Marina, che la celebra come Illustre Cittadina per merito del suo instancabile impegno nella promozione del territorio calabrese, conferitole dal Sindaco Ing. Pietro Fuda.
La sua attività si intreccia con quella di AT Group Italia, realtà da lei guidata che si occupa della distribuzione di prodotti Made in Italy sul mercato cinese e della valorizzazione della cultura italiana a livello internazionale. L’azienda opera in diversi settori chiave: dall’internazionalizzazione delle attività imprenditoriali italiane alla definizione di strategie di sviluppo del marketing internazionale, fino alla pianificazione di progetti culturali rivolti principalmente ai mercati asiatici ed europei. Tra le aree di maggiore impatto si distinguono la promozione del turismo Made in Italy, il supporto a programmi di formazione e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e tecnologico, nonché la creazione di scambi culturali volti a rafforzare la cooperazione tra l’Italia e i Paesi esteri.
A gennaio 2025, dall’esperienza e dalla visione della Dottoressa Tassone, nasce “Sideros Magna”, associazione da lei fondata e presieduta, concepita come un ponte culturale tra Italia e Cina. Il nome trae ispirazione dall’antico quartiere delle fonderie di Locri Epizefiri, luogo simbolo della Magna Grecia, celebre per il Codice di Zaleuco, per la tradizione pitagorica e per l’eredità culturale che ancora oggi ispira l’Europa intera.
Sideros Magna si propone come piattaforma di dialogo internazionale: con radici profonde nella tradizione e uno sguardo rivolto al futuro, l’associazione promuove le eccellenze artistiche e artigianali italiane, incoraggia lo sviluppo di scambi culturali e stimola nuove forme di cooperazione tra istituzioni, accademici, artisti e imprenditori. L’obiettivo è trasformare la storia condivisa tra due grandi civiltà, quella italiana e quella cinese, in una concreta opportunità di crescita reciproca, dando vita a iniziative artistiche, programmi educativi e progetti di valorizzazione culturale.
Grazie alla sua azione dinamica e concreta, la Dottoressa Concetta Tassone Galea continua a rappresentare un ponte tra culture, unendo idealmente la Magna Grecia e l’Oriente in un percorso di dialogo e di collaborazione che guarda con fiducia e visione al futuro.
“AT GROUP ITALIA”
Mobile: +39.392.9336357 Mail :atgroupitalia2@gmail.com Office:+39.0964.380580Skype: calabria.dreams.2Facebook: AT-Groupitalia
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/09/tassone-1-1.jpg529935docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-09-30 17:38:372025-09-30 17:48:38Dott.ssa Concetta Tassone Galea – AT Group Italia
Quando si parla di sommelier in Italia, il nome di Alessandro Scorsone è sinonimo di professionalità, eleganza e cultura del vino. Figura tra le più riconosciute nel panorama enologico nazionale e internazionale, ha saputo trasformare la sua passione in una vera missione: raccontare il vino come patrimonio culturale, sociale ed emozionale, capace di unire persone, territori e tradizioni.
La sua carriera è costellata da riconoscimenti e incarichi prestigiosi. Sommelier professionista AIS, Scorsone è da anni un punto di riferimento nella comunicazione del vino e nell’organizzazione di eventi enogastronomici di altissimo livello. La sua competenza tecnica, unita a un innato carisma, lo hanno reso il “sommelier della Repubblica”, volto noto in occasioni istituzionali e cerimonie ufficiali a Palazzo Chigi e al Quirinale, dove ha spesso avuto l’onore di curare il servizio dei vini durante eventi di Stato.
Oltre alla sua attività di sommelier, Scorsone è un formatore appassionato: da anni guida corsi e degustazioni, trasmettendo a giovani aspiranti e a professionisti già avviati la sua visione del vino come linguaggio universale. Convinto che dietro ogni calice ci sia una storia da raccontare, ha contribuito a far crescere la consapevolezza del consumatore e la conoscenza delle eccellenze italiane nel mondo. Numerose le sue apparizioni televisive e collaborazioni giornalistiche, che ne hanno consolidato il ruolo di ambasciatore della cultura enologica. Tra i riconoscimenti ottenuti spicca il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, che premia non solo la sua competenza tecnica, ma anche il suo impegno nella promozione di valori come l’accoglienza, l’ospitalità e il rispetto delle tradizioni.
Il suo approccio professionale è guidato da alcuni principi chiave: valorizzare la biodiversità italiana, sostenere la qualità delle produzioni, difendere il legame inscindibile tra vino e territorio. Scorsone non si limita a parlare di etichette e annate: il suo lavoro è una costante ricerca di equilibrio tra conoscenza e emozione, tra rigore tecnico e piacere della convivialità.
Oggi Alessandro Scorsone continua a essere un protagonista indiscusso del mondo del vino, capace di coniugare l’esperienza del grande sommelier con la capacità di comunicare il fascino di un settore che rappresenta uno dei pilastri del Made in Italy. Il suo percorso è la testimonianza di come il vino, nelle mani di un vero maestro, possa diventare non solo un prodotto da degustare, ma un’esperienza culturale e sensoriale che racconta l’anima dell’Italia.
Nicola Di Noia rappresenta una delle figure di riferimento del panorama agroalimentare italiano, capace di coniugare preparazione scientifica, esperienza gestionale e una profonda passione per la valorizzazione delle filiere. Agronomo di formazione e assaggiatore professionista di olio extra vergine di oliva, ha dedicato gran parte della sua carriera allo sviluppo e alla promozione di settori chiave del Made in Italy, diventando portavoce autorevole di qualità, tracciabilità e innovazione.
Dopo la laurea in Agraria presso l’Università di Bari, con specializzazione in olivicoltura, ha intrapreso un percorso che lo ha visto protagonista di numerosi incarichi di rilievo. In Coldiretti ha maturato una lunga esperienza nel comparto olivicolo, fino a ricoprire il ruolo di Direttore Generale di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano, dove ha guidato strategie e progetti a sostegno della filiera. Parallelamente, come Consigliere Delegato di Evoo School Italia, ha promosso la formazione e la cultura dell’olio di qualità, contribuendo alla crescita professionale di produttori e operatori.
Il suo riconosciuto profilo tecnico lo ha portato a far parte di importanti organismi internazionali: dal Comitato consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) al gruppo di lavoro “Olio d’oliva e olive da tavola” del Copa-Cogeca, in cui ha rappresentato le istanze italiane e ha contribuito al confronto sulle politiche europee di settore.
Nel 2025 la sua carriera ha compiuto un ulteriore passo avanti con la nomina a Direttore Generale dell’A.I.A. – Associazione Italiana Allevatori, realtà di primaria importanza nel panorama agro-zootecnico nazionale. Un incarico che conferma la sua capacità di visione strategica e di leadership, oggi applicata a un comparto fondamentale per l’economia e la sostenibilità alimentare del Paese.
Oltre agli incarichi istituzionali, Nicola Di Noia continua a essere un ambasciatore della qualità italiana: il suo impegno si concentra sulla promozione delle eccellenze, sulla diffusione di una cultura alimentare consapevole e sulla valorizzazione delle imprese agricole e agroalimentari.
Tra i valori che lo guidano emergono il rispetto per il lavoro degli agricoltori, la difesa delle produzioni autentiche e il sostegno all’innovazione sostenibile. Per Di Noia, infatti, il futuro del settore risiede nell’equilibrio tra tradizione e modernità, con una filiera che sappia garantire al consumatore trasparenza, qualità e benessere.
Con una carriera costellata di riconoscimenti e ruoli di prestigio, Nicola Di Noia si conferma oggi come un punto di riferimento per chi crede nell’agroalimentare italiano come motore di sviluppo economico, culturale e sociale.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/09/Nicola-di-Noia-4.jpg5451276docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-09-11 01:50:592025-09-11 09:11:39Nicola Di Noia
Nel cuore pulsante di Napoli, tra i vicoli vivi e carichi di storia, dove l’aria profuma di basilico e lievito, nasce una delle storie più affascinanti del panorama gastronomico italiano: quella di Gino Sorbillo, pizzaiolo, ambasciatore della vera pizza napoletana nel mondo, interprete moderno di una tradizione antica, maestro capace di far convivere sapienza popolare e visione contemporanea. Insomma Gino Sorbillo è molto più di un pizzaiolo.
È un simbolo di Napoli che, attraverso le sue pizze racconta l’anima autentica del capoluogo campano. Nato nel 1974 nel cuore pulsante della città, tra i vicoli stretti e vivaci del centro storico, Gino appartiene a una delle famiglie di pizzaioli più antiche di Napoli: i Sorbillo. I suoi nonni, Luigi Sorbillo e Carolina Esposito, fondarono nel 1935 la storica pizzeria in via dei Tribunali, oggi considerata da molti la “via sacra” della pizza napoletana.
Cresciuto tra farina e passione, tra mani in pasta e racconti tramandati, Gino ha respirato sin da piccolo il profumo della tradizione. Il padre Salvatore, diciannovesimo di ventuno fratelli, tutti pizzaioli, gli ha trasmesso un sapere antico, ma è stato Gino a trasformarlo in un linguaggio universale anche grazie alle sue partecipazioni in programmi tv e ai social. Con la sua energia creativa e il suo spirito innovativo, ha trasformato il mestiere di famiglia in un’arte contemporanea, aprendo la pizza napoletana al mondo senza mai tradirne l’anima popolare: generosa, accogliente, di strada. Ama ricordare che la sua è la pizza dei vicoli, quella grande, generosa, accessibile a tutti, che sazia la fame e scalda il cuore. È la pizza dei poveri, ma ha un’anima nobile, fatta di ingredienti veri e di umanità profonda.
Oggi, ogni pizza firmata Sorbillo è un inno alla terra campana grazie alle farine biologiche, le verdure di stagione, gli aromi freschi e i prodotti d’eccellenza italiana utilizzati. Un equilibrio sapiente tra innovazione e memoria. Sfrutta con rispetto e creatività le materie prime straordinarie della Campania, dalla mozzarella di bufala alle erbe selvatiche, continuando a ricercare le eccellenze italiane da combinare, raccontare, condividere.
In questa alchimia di ingredienti, Gino trova la sua voce. Ogni pizza è un messaggio, un manifesto di artigianalità e cultura. L’impasto, frutto di lievitazioni lente e naturali, accoglie topping che cambiano con le stagioni, in un menù in costante aggiornamento, capace di unire memoria e sorpresa, radici e visione. Gino Sorbillo è tra i principali protagonisti della rivoluzione della pizza napoletana degli ultimi decenni. Quella che ha trasformato un cibo popolare in un prodotto d’eccellenza, che ha riportato la dignità al mestiere del pizzaiolo, che ha fatto della pizza un ponte tra culture, un’esperienza emozionale, un gesto d’amore. La sua capacità comunicativa, la sua passione instancabile e il suo volto familiare lo rendono uno dei pizzaioli più conosciuti in Italia e nel mondo.
Frequenti sono le sue partecipazioni al palinsesto televisivo, pizzaiolo di Masterchef per tre edizioni, giudice per la gara di pizza tra i giudici di Masterchef Israele, Menù di Benedetta, Alice TV, e da cinque anni alla rubrica “Pizza” de La Prova del Cuoco su Rai 1 e sul suo magazine mensile. Inoltre è stato protagonista di molti documentari e docufiction su Napoli e sulla Pizza prodotti e mandati in onda in tutto il mondo da Discovery, National Geographic e Arkè. Con Gino Sorbillo la Pizza Napoletana arriva per la prima volta allo Chef Congress Identità Golose nel gennaio 2011. Anche a Festa a Vico, Le Strade della Mozzarella, Taste, Witaly, Gusto in Scena è continua la sua partecipazione.
Assieme a suo fratello minore Toto, Gino ha aperto altre sei sedi: Lievito Madre al Mare, Lievito Madre al Duomo, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo (quest’ultima in tre luoghi distinti della città e a Milano). Ogni locale è un’estensione della sua filosofia: accoglienza, qualità, semplicità e verità. Oggi Gino Sorbillo è anche il fondatore della Casa della Pizza, luogo che nasce nel centro storico di Napoli, a pochi passi dalla pizzeria, in quella che fu l’abitazione della zia Esterina, donna simbolo della Pizza Fritta Napoletana, la prima dei 21 figli della famiglia Sorbillo. Una casa aperta a pizzaioli, curiosi, artisti, dove la pizza diventa il punto di partenza per un dialogo più ampio: sul gusto, sull’accoglienza, sulla città.
Nel giugno del 2016 è stato insignito dalla Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA Maestro di Arte e Mestieri, unico della categoria dei Piazzaioli, alla presenza del ministero dei beni culturali e del Presidente della Repubblica Mattarella. Oggi Gino Sorbillo continua a impastare e a raccontare, attraverso la pizza, la storia e la tradizione di Napoli.
Quella di Gino Sorbillo è una narrazione in continua evoluzione. Parte dai vicoli di Napoli ma arriva ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare, a gustare, a capire. La sua pizza è un mezzo, non un fine: un mezzo per parlare di radici, artigianato, rispetto per la terra, per promuovere una cultura alimentare fatta di stagionalità e territorio. Oggi, Gino Sorbillo è simbolo vivente della pizza napoletana nel mondo, ambasciatore di un sapere antico che ha saputo rinnovare, portavoce di una Napoli vera, orgogliosa, generosa. E ogni volta che stende una pizza, con le mani esperte e lo sguardo fiero, è come se disegnasse un ponte tra passato e futuro.
La pizza napoletana di Gino Sorbillo si può degustare in Napoli nella storica sede in Via dei Tribunali e in Piazza Vanvitelli, Roma, Genova, Bologna, Padova, Milano, Bergamo, Torino, Tokyo (Giappone). Imperdibili le pizze fritte con insegna “Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo” con sedi in Napoli e Milano.
Zio Mo’ Pizza e Bistrot nasce dal sogno nel cassetto di Stefano Miozzo e di sua moglie Katia Gobeo: un sogno coltivato per molti anni e infine realizzato anche grazie al contributo del nipote Mattia Gobeo. Il progetto, inaugurato nel 2021 a Legnago (VR), si fonda su valori chiari — ricerca, passione e famiglia — e su un’idea di qualità che parte dalla selezione accurata delle materie prime, passa per lo studio e la sperimentazione e si aggiorna continuamente grazie al confronto con importanti professionisti del settore, all’uso di ingredienti di prima scelta e alle tecniche di lavorazione più moderne.
Particolare attenzione è riservata alle intolleranze: dall’impasto agli ingredienti, le pizze senza glutine sono pensate per essere gustose e sicure.Al centro del progetto c’è Stefano Miozzo, Maestro Istruttore dal 2015 con oltre vent’anni di esperienza, protagonista di una lunga serie di successi: nel 2016 si è classificato secondo al programma televisivo Master Pizza Chef e ha partecipato al Giro Pizza d’Europa ad Amburgo. Nel 2017 ha vinto la categoria Pizza in Pala, il titolo come miglior team con il Pizza Team Penelope, il premio Triathlon, ha sfiorato il podio nella categoria Gluten Free e ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano, stabilendo il primato per il maggior numero di riconoscimenti ottenuti in una sola edizione del Campionato Mondiale della Pizza.
Nel 2018 ha vinto la categoria Classica al Campionato Mondiale della Pizza, si è classificato terzo nella categoria Pizza a Due (insieme a uno chef), ha conquistato nuovamente il Triathlon, ha ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano e nello stesso anno ha ottenuto tre titoli PizzAward a Napoli, risultati che lo hanno proiettato nella Hall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.
Dal 2018 Stefano è testimonial del Molino Magri e ha collaborato alla Ricerca & Sviluppo della linea Crockizza (miscela per pizza in pala, in teglia, pinsa e prodotti gourmet); dal 2021 sviluppa con Molino Magri un nuovo concetto di pizza classica. Accanto a lui, la moglie Katia Gobeo porta oltre trent’anni di esperienza nella gestione di sala, eventi e matrimoni: la sua attenzione al servizio, alla personalizzazione e alla formazione del team è il cuore dell’accoglienza che Zio Mo’ vuole offrire. Katia ha inoltre affiancato con impegno lo sviluppo degli impasti Gluten Free.Lo Chef Mattia Gobeo, dopo percorsi formativi e importanti esperienze in cucine internazionali e ristoranti italiani, è diventato l’anima della cucina di Zio Mo’, dove fonde tradizione e modernità e crea una profonda sinergia con la pizzeria grazie alle sue preparazioni. Appassionato di pasticceria, firma la carta dei dolci e le proposte per il bar. Si è classificato secondo al Premio Heinz Beck nel contesto del Campionato Mondiale della Pizza ed è stato finalista al concorso AMPI GIOVANI 2022.
Ogni pizza e ogni piatto nascono da ricerca e selezione delle migliori materie prime, rispettando stagionalità e biodiversità del territorio: Zio Mo’ non propone solo cibo, ma un percorso gustativo che racconta ingredienti, tradizioni e storie.
I risultati non hanno tardato ad arrivare: due Spicchi Gambero Rosso nella Guida Pizzerie d’Italia 2025 e, a conferma del lavoro costante di tutta la squadra, i Tre Spicchi Gambero Rosso 2026, sempre nella stessa categoria con un punteggio di 90/100. Un riconoscimento che premia impasti e lievitazioni, materia prima, cura delle combinazioni, servizio e coerenza tra location e proposta culinaria — un traguardo che rende orgogliosa tutta la squadra e che Zio Mo’ condivide con i clienti e con la comunità di Verona e provincia.
Essere pizzaiolo, per Fabio Alveti, significa mettersi costantemente alla prova, guardare al futuro senza dimenticare gli insegnamenti del passato e trarre dal presente la voglia di crescere, con l’obiettivo di offrire ai clienti un servizio sempre migliore. La sua idea fissa è una: creare un impasto su misura, capace di adattarsi ai gusti e alle esigenze di ciascuno, celiaci e non, con un’attenzione particolare alla salute.
Per Fabio, ascoltare le necessità dei clienti, comprese le intolleranze alimentari, è fondamentale. Nella sua pizzeria Altro che Impasto ad Ardea, ha voluto due laboratori separati per garantire le stesse pietanze con e senza glutine, perché crede che l’inclusione sociale e l’uguaglianza alimentare siano valori da condividere soprattutto a tavola. Oltre a cucinare, si impegna a informare e sensibilizzare sul tema della celiachia, collaborando con l’AIC e portando avanti progetti di educazione come i corsi da Baby pizzaiolo nelle scuole.
Classe 1975, dopo essersi formato alla Scuola Italiana Pizzaioli, ha frequentato master sulla celiachia e corsi dedicati ai diversi impasti, partecipando a numerose competizioni in Italia e all’estero. I risultati parlano da soli: dall’11° posto al National Division Pizza Expo di Las Vegas nel 2025, ai podi ottenuti nel 2024 con la pizza senza glutine al Campionato del Mondo della Pizza e al MasterPizzaChampion, fino al titolo di Campione del Mondo nel 2022 nella categoria senza glutine. Già nel 2017 aveva contribuito a un Guinness World Record con la Nazionale Italiana Pizzaioli, e per tre anni consecutivi è stato inserito nel Wall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.
Oltre alle gare, Fabio ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi come Uomini e Donne di Maria De Filippi, Il Boss delle Pizze, MasterPizzaChampion e L’Ingrediente Perfetto su La7 con Maria Grazia Cucinotta. La sua pizzeria, grazie alla credibilità conquistata, è stata premiata per due anni consecutivi con il massimo delle “chioccioline” nella prestigiosa guida Osterie d’Italia di Slow Food.
Il suo impegno non si limita alla cucina: spesso è chiamato come giudice di gara nelle competizioni del settore ed è stato nominato Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la pizza senza glutine. Inoltre, è detentore di un brevetto europeo per una speciale piastra che consente di effettuare consegne a domicilio mantenendo la pizza calda e fragrante.
Fabio si definisce il “paladino del senza glutine” e il suo motto è chiaro: non si smette mai di imparare per migliorare. Insieme al suo staff, continua a cercare l’impasto perfetto, lavorando esclusivamente con ingredienti italiani certificati e nel pieno rispetto delle normative. Nei due laboratori separati, dedicati al senza glutine e al glutine, impasta artigianalmente pizze tonde romane, dolci e salate, tutte eccellenti, che sforna e consegna ogni sera — martedì escluso — e che, grazie al servizio online, arrivano anche in tutta Europa sotto forma di basi precotte senza glutine.
Altrocheimpasto – Via Furio Camillo, 11, 00040 Ardea RM, Italia
Fabiano Bucci è un professionista poliedrico che ha fatto della passione per l’ospitalità, la formazione e l’educazione la sua missione.
La sua storia inizia dietro un bancone, come barman e bartender, dove per anni ha creato cocktail e drink che hanno lasciato il segno, coniugando tecnica, creatività e attenzione al dettaglio. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare una visione a 360° del mondo del bar, diventando un punto di riferimento tanto per la miscelazione quanto per la caffetteria.
Col tempo, infatti, Fabiano si è specializzato nel settore del caffè, studiandolo con rigore tecnico e approfondendo ogni aspetto: dall’estrazione al servizio, fino alla comunicazione con il cliente. È oggi riconosciuto come Coffee Specialist per Kimbo, brand per il quale cura formazione, consulenze e sviluppo della cultura del caffè in Italia. Parallelamente, collabora con Latte Sano come Latte Artist, unendo precisione tecnica e creatività estetica per trasformare ogni tazza in un’esperienza visiva ed emozionale.
La sua formazione non si ferma alla tecnica: Fabiano ha infatti approfondito anche il campo della comunicazione, consapevole che un professionista del bar non serve solo bevande, ma esperienze. Questa attenzione lo ha portato anche a pubblicare il libro La Magia del Bancone, un’opera che racconta l’arte e la psicologia del rapporto con il cliente, offrendo strumenti pratici a baristi e operatori del settore.
Accanto alla carriera da trainer e formatore nel mondo del caffè, Fabiano ha scelto di investire in un percorso altrettanto importante: quello educativo. È infatti educatore specializzato in psicologia infantile e Tutor ADHD, unendo le competenze acquisite dietro il bancone a una profonda sensibilità verso il mondo dei bambini e delle famiglie. Questo percorso gli permette di proporre progetti innovativi in cui caffè, formazione ed educazione inclusiva si incontrano, portando avanti una visione unica che intreccia professionalità, empatia e creatività.
Fabiano Bucci rappresenta una nuova generazione di professionisti: capace di coniugare il rigore tecnico del barista e del coffee trainer con la dimensione educativa e sociale dell’educatore, diventando così un esempio concreto di come passione, studio e impegno possano trasformarsi in un percorso professionale e umano che lascia il segno.
Fabiano Bucci sin da adolescente individuò la sua strada. Ne sono passati di anni e, nonostante il lungo percorso di formazione, una carriera ormai avviata, riconoscimenti concreti e mille esperienze, quell’emozione lo pervade ad ogni cappuccino che oggi è diventata un arte, come un cantante ad ogni uscita sul palco, l’adrenalina sale ogni volta che sale sul bancone.
Esperto in Latte Art, raffinata tecnica capace di trasformare una comune tazzina in una piccola opera d’arte, utilizzando gli effetti di colore prodotti dalla crema di latte e dal caffè quando si incontrano, spazia tra cocktail, cappuccini, flair e caffè con maestria e naturalezza. Proprio il caffè diventa la sua nuova passione, i suoi mille segreti, profumi e saperi lo affascinano e incuriosiscono, inizia a studiare l’oro nero con un approccio scientifico che gli donerà consapevolezza e perfezionamento delle tecniche di utilizzo (tra i corsi frequentati:“Aicaf Accademia Italiana Maserati del caffè” – “ SCA specialty coffee association” – “IIAC Istituto internazionale assaggiatori caffè”).
Ha collezionato premi e riconoscimenti tra cui: 3 posto al gran premio di caffetteria italiana 2018, primo classificato per L’Espresso italiano Champion 2019 e sempre nel 2019 primo classificato alla Latte Art throwdown.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/09/fabiano-bucci-.jpg5781080docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-09-03 16:14:582025-09-11 15:56:05Ambasciatore del bere Fabiano Bucci
La Parolina, ristorante stellato guidato dalla chef Iside De Cesare, è un’eccellenza gastronomica che nasce nel cuore dell’Alta Tuscia, a Trevinano, al confine tra Lazio, Umbria e Toscana. Sin dalla sua apertura nel 2005, il ristorante si distingue per un’identità ben radicata nel territorio e per un’atmosfera che unisce la raffinatezza dell’alta cucina al calore dell’accoglienza familiare.
La filosofia culinaria de La Parolina si fonda su un’attenta selezione di materie prime locali, valorizzando i prodotti autentici che raccontano l’anima del territorio. Accanto alle eccellenze regionali, trovano spazio anche ingredienti d’alta gamma provenienti dal panorama nazionale e internazionale, come i culatelli selezionati da produttori d’eccellenza, il caviale e il foie gras, che arricchiscono le proposte con un tocco di sofisticata eleganza.
Il menù degustazione è un percorso gastronomico pensato dagli chef per chi desidera lasciarsi guidare da creatività e passione. È un invito a esplorare il pensiero culinario della cucina de La Parolina, attraverso piatti che rispecchiano una visione personale, innovativa ma sempre radicata nella tradizione.
Il menù à la carte offre invece una selezione varia e raffinata, ispirata alle tre regioni che si incontrano sul territorio: Lazio, Umbria e Toscana. Ogni portata nasce da un’idea, da un prodotto, da un racconto, e prende vita grazie all’estro degli chef e alla qualità delle materie prime.
Anche la carta dei vini segue la stessa filosofia: non una semplice lista, ma un progetto coerente con la cucina. La selezione predilige vitigni autoctoni e aziende vinicole che esprimono l’identità del territorio, con un occhio di riguardo per le eccellenze del Lazio, regione in forte crescita enologica. Cantine emergenti e storiche convivono armoniosamente, accanto a qualche etichetta internazionale e tagli bordolesi scelti con attenzione. Il vino, qui, è parte integrante dell’esperienza gastronomica.
A La Parolina, ogni dettaglio è pensato per far sentire l’ospite al centro di un’esperienza autentica. Il senso di famiglia è il filo conduttore che unisce cucina, servizio e accoglienza: un luogo in cui ci si sente a casa.
Cuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.
La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana. Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.
La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.
Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.
Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia.
Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.
Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.
“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.
Dove nasce il nome del ristorante lo racconta Romano: “il nome c’era e l’abbiamo tenuto, ci piaceva l’idea di una ristorazione sussurrata, fatta di paroline. Avevamo un sogno e ci siamo impegnati tutto e fino all’ultimo per realizzarlo”. Il primo estimatore de La Parolina è Luigi Cremona, storico critico gastronomico e instancabile talent scout delle migliori cucine italiane. Pochi mesi dopo l’apertura arriva la prima segnalazione in guida ed è il Gambero Rosso a notare la cucina di Iside e Romano, che non si allontanano dal territorio in cui lavorano e vivono, concependo piatti fortemente legati ai piccoli produttori che avevano intorno e che oggi sono cresciuti con loro. Nel 2008 arriva l’importante riconoscimento della stella Michelin per l’edizione 2009 della guida e nello stesso anno arriva anche Azzurra, la prima figlia di Iside e Romano.
Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.
Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione. “L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.
Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa. “Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.
Iside De Cesare ha inoltre partecipato al talent riservato agli aspiranti chef in onda su SkyUno, Masterchef Italia, condotto da Bruno Barbieri, Joe Bastianch, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. La chef stellata de ”La Parolina” è stata una delle ospiti della puntata decisiva dello show, andata in onda nel 2015, in cui i concorrenti si sono sfidati per conquistare il titolo di quinto Masterchef italiano. Per l’Invention Test, Iside, ha proposto Trota in olio cottura alle erbe e salsa di cetriolo.
I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.
Indirizzo Ristorante La Parolina
Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)
Tel. +39 0763 717130
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/08/la-parolina-3-2.jpg8001044docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-08-07 13:34:202025-08-07 13:43:38La Parolina – Chef Iside De Cesare
Nel cuore della Tuscia, affacciato sul più grande lago vulcanico d’Europa, si trova il ristorante Pepe Nero. Il suggestivo specchio d’acqua di Bolsena, con i suoi riflessi mutevoli e la quiete silenziosa delle sponde, fa da sfondo a una nuova visione gastronomica, guidata dalla mente e dalle mani dello Salvo Cravero, chef ai fornelli del locale. Con lui, il ristorante Pepe Nero si dirige verso una proposta gourmet, ricercata, emozionale e contemporanea.
Cravero, molisano d’origine ma da anni radicato in questo territorio, è portatore di una sensibilità gastronomica affinata nel tempo e arricchita da esperienze diverse, sempre coerente però con un’idea di cucina che unisce radici e visione, memoria e ricerca. La sua impronta si avverte immediatamente nella nuova filosofia del ristorante: piatti curati nei minimi dettagli, colorati, tecnicamente precisi, e rispettosi della materia prima, pensati per raccontare il territorio senza rimanerne prigionieri.
Il Pepe Nero non è soltanto “un ristorante vista lago”. La sua sala, con una trentina di coperti, si affaccia direttamente sulle acque tranquille del Bolsena, abbracciando il paesaggio attraverso ampie vetrate e una passerella in legno che sembra condurre l’ospite al centro stesso del lago. Un’atmosfera che invita al silenzio e alla contemplazione, in cui la cucina si fa esperienza totale.
Il menu è costruito come un percorso sensoriale: parte dall’acqua dolce, ma non si ferma lì. Pesci del lago come coregone e persico si alternano a materie prime marine pregiate come ostriche, scampi, gamberi e tonno. La cucina d’acqua dolce si arricchisce mantenendo però sempre un’identità ben precisa. Accanto alle proposte di mare, trovano spazio anche carni selezionate, come l’agnello e la pecora, interpretate con eleganza e modernità.
Ma il vero fiore all’occhiello del ristorante Pepe Nero è la centralità della proposta vegetale. Le verdure, coltivate in gran parte nel territorio circostante o selezionate da piccoli produttori di fiducia, non sono più un semplice accompagnamento ma si fanno protagoniste: trasformate, esaltate, reinterpretate. Dall’antipasto al dolce, ogni piatto contiene un riferimento al mondo vegetale, in una narrazione coerente e attenta alla stagionalità.
L’ambiente è rustico nei materiali ma raffinato nei dettagli e si allinea perfettamente con l’anima del luogo in cui si trova: legni naturali, linee pulite, un arredo sobrio in cui predomina il bianco che lascia spazio alla luce e al paesaggio. La carta dei vini completa l’esperienza con una selezione curata di etichette italiane e internazionali, pensata per valorizzare ogni singola proposta dello chef. Un’attenzione particolare è rivolta ai vitigni autoctoni del Lazio e dell’Italia centrale, ma non mancano incursioni d’autore tra Champagne, Riesling tedeschi e Pinot Noir francesi. Una carta vini attenta e dinamica accompagna le proposte dello chef e i percorsi di degustazione guidano l’ospite in un viaggio sensoriale costruito su misura.
A rendere ancora più unica l’esperienza del Pepe Nero, è l’atmosfera complessiva che si respira: un servizio discreto e premuroso, capace di accogliere con calore e professionalità. Ogni dettaglio è pensato per garantire comfort, intimità e la possibilità di vivere un momento di sospensione, in cui tutto, dal paesaggio alla mise en place, dai profumi in cucina ai calici in sala, è in equilibrio perfetto.
Questa nuova stagione del ristorante non è passata inosservata: la Guida MICHELIN 2025 ha già segnalato il Pepe Nero tra le realtà più interessanti del territorio, così come il Gambero Rosso, che ne ha riconosciuto l’identità nuova, forte, capace di dialogare con le migliori cucine d’autore italiane pur restando fedele al lago, alla Tuscia, a quella cultura contadina e lacustre che ancora oggi permea ogni angolo di questa terra.
Nel cuore di Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena, Pepe Nero Ristòria è un rifugio di eleganza dove la cucina si fa emozione. Avvolto dalla luce del lago e dal silenzio del paesaggio, ogni dettaglio racconta un’esperienza autentica, raffinata e senza tempo.
Con uno sguardo contemporaneo e radici profonde nella Tuscia, lo Chef Salvo Cravero dà vita a una cucina che racconta il territorio, fondendo con eleganza sapori di lago e suggestioni marine.
Ogni piatto è un equilibrio tra tecnica raffinata, creatività sensibile e rispetto assoluto per la materia prima. Una visione gastronomica che custodisce la memoria e la trasforma in esperienza.
In definitiva, Pepe Nero con Salvo Cravero si afferma come una delle mete gourmet più intriganti del Lazio. Un ristorante che non punta solo all’eleganza estetica, ma a una profonda coerenza tra forma e sostanza, tradizione e sperimentazione. Un luogo dove il tempo rallenta, la cucina emoziona, e ogni piatto racconta una storia.
Salvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.
Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.
Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.
Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.
Oltre al lavoro ai fornelli, negli anni Salvo comincia anche a portare la sua cucina in televisione, partecipando a programmi come “Cucine d’Italia”, “Panino Amore Mio” su Gambero Rosso Channel e “Ricette all’Italiana” su Rete 4, con Anna Moroni e Davide Mengacci. Questo gli permette di farsi conoscere da un pubblico più ampio e di raccontare il suo modo di fare cucina in modo semplice e diretto. Nel 2018 arriva un incarico di grande prestigio: curare i menù di prima classe per Alitalia, nella classe Magnifica, progetto che lo vede coinvolto anche con Joe Bastianich.
In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.
Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.
La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.
Nel cuore di Fondi, la Polakkeria di Dario Saltarelli è molto più di un semplice negozio: è un piccolo tempio del gusto dove tradizione, passione e innovazione si incontrano ogni giorno. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, regione di cui è originario Saltarelli, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.
Nato, dunque, dal desiderio di onorare l’eredità familiare e valorizzare il legame con il territorio, questo spazio è interamente dedicato alla celebre polacca, il dolce tipico aversano divenuto simbolo della città, che qui viene proposto in diverse varianti, sempre con ingredienti selezionati e lavorazioni artigianali. Ma la Polakkeria non è solo il regno della polacca: è anche una boutique del gusto in cui trovare lievitati d’eccellenza, dolci della tradizione rivisitati con creatività e una selezione di prodotti unici, che raccontano la filosofia di Dario Saltarelli, fatta di autenticità, qualità e amore per la pasticceria. Entrare nella Polakkeria significa vivere un’esperienza sensoriale in cui ogni morso racchiude una storia, un ricordo, un’emozione.
Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.
Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.
Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.
Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano.
Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale
Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’
Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.
Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.
Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.
Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.
Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.
Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:
2019 Bruxelles – ITQ- The Crystal Taste Award al Panettone Artigianale Classico, il primo al mondo a ricevere il prestigioso riconoscimento Internazionale
2019 Roma -Campidoglio – Premiazione “Le Eccellenze italiane” “Ambasciatore DocItaly per la pasticceria Regione Campania”
2018 Inserimento nella Guida de La Repubblica della prima “Polakkeria® d’ Italia
2018 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
2018 Partnership ufficiale con la Reggia di Caserta, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, per la produzione di Grandi Lievitati adornati da manufatti di San Leucio, patria della seta.
2017 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
2016 (Torino) Primo Premio Miglior Panettone Artigianale d’Italia
Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto.
Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.
Chiara Giannotti nasce a Roma il 31 maggio 1976, in una famiglia dove il vino non è solo una tradizione, ma un’eredità culturale radicata da tre generazioni. Dopo un percorso scolastico che le conferisce una formazione internazionale presso il liceo francese Chateaubriand, prosegue gli studi universitari laureandosi cum laude in Lettere con indirizzo in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Roma Tre, arricchendo il proprio percorso con un anno di Erasmus alla prestigiosa University College London. Fin da giovanissima entra nel mondo del lavoro affiancando la madre e i fratelli nell’azienda vinicola di famiglia, la storica Fazi Battaglia, che all’epoca comprendeva anche l’azienda Fassati in Toscana e, in seguito, la tenuta Greto delle Fate nella zona del Morellino di Scansano.
Il suo impegno nelle aziende di famiglia è totale e poliedrico: segue la produzione, si occupa del marketing e della comunicazione, cura i rapporti commerciali con l’estero. Accanto a questa esperienza sul campo, Chiara intraprende un percorso di formazione specifica, conseguendo nel 2002 il diploma ufficiale di Sommelier presso l’AIS e ottenendo nel 2007 il prestigioso titolo di Dame Chevalier de Champagne, riconoscimento riservato a chi si distingue per la promozione della cultura dello Champagne. Nel 2001 diventa anche imprenditrice agricola, rilevando personalmente una piccola azienda in Toscana che entra nel gruppo di famiglia. I suoi 15 anni nelle cantine rappresentano un periodo fondamentale, in cui matura una visione profonda e concreta della viticoltura, del lavoro in vigna e in cantina, e di tutto ciò che si cela dietro una bottiglia di vino.
Nel 2015, in seguito alla cessione delle aziende familiari a un gruppo industriale, Chiara avvia un nuovo capitolo professionale. Fortemente guidata dalla passione e dalla conoscenza del vino, decide di concentrare le proprie energie sulla comunicazione e sulla divulgazione. Nasce così Vino.tv, una delle prime WebTv italiane dedicate interamente al mondo del vino, pensata come spazio dinamico e multicanale (blog, social, video) capace di coniugare contenuto, competenza e intrattenimento. Il suo stile è fresco, diretto, glamour senza essere superficiale. Ha un talento naturale per il racconto audiovisivo, sa costruire format coinvolgenti, interviste agili e mai scontate, alternando approfondimento e leggerezza con grande equilibrio.
In breve tempo Vino.tv si afferma come un punto di riferimento nel panorama italiano della comunicazione enologica. Chiara si distingue per la capacità di rivolgersi a un pubblico ampio, mantenendo un linguaggio accessibile ma fondato su solide competenze. Il suo approccio parte sempre dal rispetto per il lavoro di chi produce, e si arricchisce della consapevolezza maturata lavorando direttamente nei vigneti e nelle cantine. Questo le permette di raccontare il vino in modo autentico, mai artefatto, valorizzando le storie, i territori, i volti che si celano dietro ogni etichetta.
Nel frattempo, diventa degustatrice professionista per importanti testate e guide di settore, tra cui DoctorWine, e docente in corsi di avvicinamento al vino. Cura rubriche su emittenti televisive e radiofoniche (da Gold TV a La7, da Radio Food a canali digitali) portando il vino al grande pubblico, con intelligenza e spirito divulgativo. Collabora inoltre con case d’asta e piattaforme specializzate in fine wine, come esperta nella selezione, valutazione e certificazione di vini da collezione e investimento. È una delle prime donne a rompere il predominio maschile nel mondo delle aste vinicole, selezionando lotti rari, stilando cataloghi e portando un approccio contemporaneo e competente a un settore tradizionalmente chiuso.
Nel 2019 viene chiamata dalla casa editrice Rizzoli a scrivere il suo primo libro, “La Cantina Perfetta”, pubblicato in Italia e negli Stati Uniti con il titolo “The Perfect Wine Cellar”. Il volume è un viaggio tra le bottiglie più prestigiose e le strategie per costruire una cantina personale, pensato sia per collezionisti sia per appassionati curiosi. Anche in questo progetto Chiara dimostra la capacità di rendere accessibili temi complessi, mantenendo rigore e credibilità.
Chiara Giannotti è oggi una figura di riferimento nel mondo del vino italiano. Alla competenza tecnica unisce una visione contemporanea e inclusiva. Non racconta solo il prodotto, ma tutto ciò che ruota attorno: cultura, stile di vita, sostenibilità, emozione. Il vino, per lei, è un racconto da ascoltare e da condividere, una porta aperta su territori e persone, un’esperienza che coinvolge i sensi ma anche l’anima. La sua comunicazione è vivace, empatica, mai autoreferenziale: il suo obiettivo non è impressionare, ma coinvolgere, incuriosire, avvicinare. Che si tratti di un video, di un articolo, di una lezione o di una degustazione, il suo approccio è sempre guidato da passione, rispetto e desiderio di trasmettere.
Dotata di una grande energia comunicativa e di una profonda conoscenza del settore, Chiara continua a innovare il linguaggio del vino, sperimentando nuovi format, aprendo strade, creando connessioni tra mondi diversi. Vive tra Roma e Le Marche, dove ha sede l’attività di famiglia, ma il suo sguardo è sempre rivolto al futuro, alle nuove generazioni, al cambiamento. Autentica, brillante, instancabile, ha fatto della sua voce una risorsa preziosa per il mondo del vino. E la sua storia, oggi, è la dimostrazione che le radici profonde e la visione aperta possono convivere, dando vita a un modo nuovo, vivo e appassionante di raccontare un mondo antico.
Nel cuore di Roma, dove le trame della storia si intrecciano con quelle della creatività contemporanea, prende vita una realtà unica e raffinata: l’Atelier Persechino. È il 1997 quando Sabrina Persechino, architetto e fashion designer, decide di dar forma concreta alla sua visione estetica fondando uno studio nel quartiere Testaccio, uno dei più autentici e vitali della Capitale. Il luogo prescelto non è casuale: l’antico Lanificio Sonnino, un edificio industriale dei primi del Novecento, un tempo popolato da lavoratrici che trattavano la lana con tecniche pionieristiche. Oggi, tra quelle stesse mura, si realizzano capi d’Alta Moda che fondono architettura, arte e moda in un linguaggio visivo e materico unico nel panorama del Made in Italy.
Sabrina Persechino è una figura poliedrica, eclettica, capace di muoversi con disinvoltura tra mondi apparentemente lontani ma in realtà profondamente connessi. Architetto di formazione, con una laurea conseguita all’Università La Sapienza di Roma, ha successivamente perfezionato il suo percorso creativo allo IED – Istituto Europeo di Design, specializzandosi in fashion design. Il suo lavoro è l’emblema di una sintesi complessa e armoniosa tra razionalità e immaginazione, struttura e leggerezza, rigore e sensibilità.
La sua passione per la moda nasce molto presto, all’età di otto anni, quando capisce di voler costruire una propria identità estetica e creativa. La volontà di distinguersi e di raccontarsi attraverso l’abito, inteso come estensione del sé, sarà il motore di una carriera che la porterà ad affermarsi tra i protagonisti dell’Alta Moda italiana. L’Atelier Persechino non è soltanto un laboratorio di sartoria: è uno spazio di sperimentazione continua, un’officina del pensiero, dove ogni collezione è frutto di ricerca e contaminazione.
Le sue creazioni sono riconoscibili per l’equilibrio impeccabile tra progettazione architettonica e spirito couture. Gli abiti disegnati da Sabrina Persechino sono vere e proprie architetture da indossare, strutture dinamiche che dialogano con il corpo, valorizzandolo attraverso linee geometriche, tagli netti e materiali innovativi. Ogni capo nasce da un disegno, spesso architettonico, che viene poi trasformato in bozzetto di moda, interpretato attraverso il tessuto e rifinito con tecniche sartoriali d’avanguardia. L’uso del taglio laser, delle sovrapposizioni grafiche, delle trasparenze strutturate non è mai fine a sé stesso, ma funzionale a trasmettere un’idea, una visione, un’interpretazione dello spazio.
I materiali impiegati spaziano dai tessuti più tradizionali a quelli sperimentali, in una continua esplorazione delle potenzialità materiche: lane compatte, sete leggere, tessuti tecnici, inserti metallici, microstrutture architettoniche. Anche la palette cromatica è studiata con rigore e audacia: bianchi assoluti, neri profondi, grigi architettonici, ma anche lampi di colore decisi e caldi, rossi, aranci, blu cobalto, in un equilibrio visivo che sottolinea la forza e l’eleganza delle forme.
In ogni collezione, la stilista rivendica un forte legame con il mondo dell’arte e del design. Nella collezione Autunno/Inverno 2019-2020, ad esempio, rende omaggio alla scuola del Bauhaus, la celebre istituzione tedesca che ha rivoluzionato l’arte, il design e l’architettura del XX secolo. In questa interpretazione personale, i principi del funzionalismo si traducono in capi puliti, essenziali, strutturati, ma ricchi di dettagli architettonici, evidenziando la stretta connessione tra forma e funzione, estetica e utilizzo.
L’arte, per Sabrina Persechino, non è solo una fonte di ispirazione, ma un linguaggio da interpretare e ricreare. Le sue collezioni si rifanno a grandi maestri del passato e del presente, interpretandone l’essenza attraverso l’abito. Le forme fluide di Zaha Hadid, le geometrie rigorose di Le Corbusier, le strutture modulabili di Santiago Calatrava: tutto diventa stimolo creativo. Ogni sfilata è un racconto, una narrazione tridimensionale che prende vita sulla passerella e che riflette il pensiero profondo della sua autrice.
Il laboratorio all’interno dell’ex lanificio non è solo un luogo di produzione, ma una fucina culturale. Qui si incontrano architetti, artisti, modellisti, artigiani, in un continuo scambio di competenze che dà vita a collezioni contemporanee e complesse. La filosofia dell’Atelier si basa su un sapere antico, quello della sartoria italiana, unito a una visione futuristica in cui anche le tecnologie più avanzate trovano spazio e senso. Le tecniche di lavorazione, pur essendo di matrice artigianale, vengono rilette attraverso una lente moderna, che esalta la precisione, la modularità e l’innovazione.
La moda di Sabrina Persechino è anche un progetto culturale. Non si limita all’indumento, ma si fa portavoce di una nuova idea di donna: colta, sofisticata, autonoma, consapevole. Una donna che non ha paura di farsi notare, che abita lo spazio con grazia e decisione, che riconosce nella moda un mezzo di espressione e non un semplice orpello estetico. L’architettura dell’abito diventa così la metafora di un’identità solida, costruita nel tempo, stratificata, complessa ma armonica.
Il riconoscimento nazionale e internazionale del lavoro di Sabrina Persechino arriva non solo dalle passerelle dell’AltaRoma, dove le sue sfilate sono tra le più attese e applaudite, ma anche dalle collaborazioni con istituzioni culturali, mostre, eventi artistici, che le permettono di estendere il proprio linguaggio oltre i confini della moda. I suoi capi, esposti in contesti museali e gallerie, diventano opere d’arte a tutti gli effetti, testimoni di un sapere che unisce il pensiero progettuale alla manualità artigiana.
L’identità dell’Atelier Persechino si radica profondamente nel patrimonio del Made in Italy: nella cura per il dettaglio, nella qualità dei materiali, nella valorizzazione delle maestranze. Ma la sua vera forza è nella capacità di guardare oltre, di proporre una visione nuova e personale, dove il sapere tecnico diventa emozione estetica, e la moda diventa architettura del sogno.
In un tempo in cui la moda rischia di diventare effimera e ripetitiva, Sabrina Persechino propone una via alternativa, più colta, più solida, più autentica. Un percorso che affonda le radici nell’arte e nella storia, ma che ha il coraggio di innovare, di proporre, di costruire. In questo equilibrio perfetto tra forma e contenuto, tra estetica e funzione, risiede il cuore pulsante dell’universo Persechino.
Contatti
Atelier Persechino si trova a Roma, in Via dei Magazzini Generali 20/A.
Gerardo Sacco nasce a Crotone nel 1940, e fin da giovane manifesta una forte inclinazione per l’arte orafa. Ancora adolescente trova lavoro in un piccolo laboratorio orafo, dove scopre la sua vera vocazione: plasmare e modellare metalli preziosi con una maestria che lo accompagnerà per tutta la vita. Desideroso di approfondire le sue competenze, si trasferisce a Valenza Po, celebre centro italiano della lavorazione dell’oro, dove perfeziona tecniche e processi che gli consentono di affinare ulteriormente il suo talento. Tornato nella sua città natale con un bagaglio tecnico e creativo più ricco, fonda nel 1963 la propria ditta artigianale, un laboratorio-bottega in cui riscopre e recupera metodi di lavorazione antichi, radicati nella cultura magnogreca e nella tradizione mediterranea, reinterpretandoli in chiave moderna.
Fin dall’inizio la sua produzione si distingue per originalità e qualità: il primo campionario presentato gli vale il primo premio alla Mostra dell’Artigianato Orafo di Firenze e l’Oscar dell’Artigianato a Sanremo, aprendo le porte a un percorso di successo che lo porta a essere riconosciuto come uno dei maestri orafi più importanti d’Italia. Le sue creazioni, oltre a essere apprezzate nel panorama nazionale, trovano spazio in prestigiose esposizioni internazionali, tra cui il Complesso del Vittoriano a Roma e i Musei Vaticani, nonché in eventi promossi dagli Istituti Italiani di Cultura in città come Bruxelles, Lisbona, Copenaghen e Madrid. I suoi gioielli hanno accompagnato sul red carpet e nelle produzioni artistiche star del calibro di Liz Taylor, Isabella Rossellini, Monica Bellucci ed Elena Sofia Ricci, confermando il suo ruolo di protagonista nell’arte orafa contemporanea.
L’arte di Gerardo Sacco nasce da un profondo legame con la sua terra, un crocevia di culture e tradizioni che si riflettono nei suoi lavori. Il Mediterraneo, con le sue leggende, i miti della Magna Grecia e i colori caldi dei tramonti sul mare, è fonte inesauribile di ispirazione. I suoi gioielli si trasformano in vere e proprie narrazioni, dove maschere apotropaiche, simboli di protezione e fortuna, si intrecciano con perle, pietre preziose e metalli nobili per dare vita a pezzi unici, carichi di fascino e significato. Ogni creazione è un omaggio all’unicità, un incontro armonioso tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.
La “bottega” di Gerardo Sacco rappresenta il cuore pulsante dell’intero progetto artistico. Qui, mani esperte e appassionate danno forma a manufatti che sono il risultato di un’attenta ricerca e di una sapienza artigianale che si tramanda di generazione in generazione. La minuziosità con cui vengono selezionati i materiali, la precisione delle lavorazioni, l’attenzione al dettaglio raccontano una storia di dedizione e amore per l’arte orafa. La sfida di Sacco è stata sempre quella di valorizzare e tutelare la tradizione manuale, arricchendola però con l’uso di tecnologie all’avanguardia, capaci di innovare senza mai tradire l’essenza stessa del lavoro artigianale.
L’equilibrio tra l’antico e il moderno è ciò che caratterizza la ricerca artistica di Gerardo Sacco, che si pone come esempio emblematico dell’“Artigiano del Futuro”. Un maestro capace di coniugare la sapienza di un mestiere antico con una visione creativa e contemporanea del Made in Italy, facendo convivere competenze manuali con strumenti digitali e tecnologici. Il risultato sono gioielli raffinati, innovativi e sempre portatori di un valore culturale ed estetico profondo.
In questo modo, Gerardo Sacco ha saputo trasformare l’arte orafa in un linguaggio universale, capace di raccontare storie millenarie e di emozionare chiunque entri in contatto con le sue creazioni. Ogni gioiello è un piccolo capolavoro che coniuga originalità, tecnica e sensibilità artistica, testimonianza concreta di come l’eccellenza artigianale italiana possa vivere nel presente e guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e prestigio.
Contatti
Gerardo Sacco & C. S.r.l. – Via Antonio De Curtis, 2 88900 Crotone customer@gerardosacco.com
Lucio Picone nasce a Frasso Telesino, in provincia di Benevento, e nel 1970 si trasferisce in Toscana insieme alla famiglia, dando inizio a un percorso di vita e lavoro che lo avrebbe portato a diventare uno dei più apprezzati artigiani calzaturieri italiani. Fin da giovanissimo, a soli quindici anni, Lucio entra nel mondo della calzatura lavorando in un calzaturificio a Monsummano Terme, centro storico e rinomato per la sua tradizione manifatturiera nel settore. Qui inizia una lunga esperienza di formazione, fatta di impegno, pazienza e passione, che gli permette di acquisire le competenze tecniche necessarie per trasformare una semplice scarpa in un’opera d’arte.
Dopo oltre trent’anni di lavoro e di perfezionamento, Lucio riesce a realizzare un sogno coltivato a lungo: aprire una bottega artigianale tradizionale a Pieve a Nievole, nel cuore della provincia di Pistoia, dove può esprimere liberamente la sua creatività e mettere a frutto tutta la sua esperienza. Questa bottega diventa ben presto un punto di riferimento per una clientela esigente e raffinata, che include personaggi di rilievo provenienti dal mondo dello sport e dello spettacolo. Grazie alla qualità delle sue creazioni e alla meticolosità con cui segue ogni fase della lavorazione, Lucio si afferma come uno dei migliori artigiani calzaturieri in Italia.
Il successo di Lucio Picone non è solo frutto di esperienza, ma anche di una costante ricerca tecnica e stilistica. Egli ha scelto di non accontentarsi della produzione industriale, prediligendo metodi tradizionali e manuali come le lavorazioni Goodyear e Norvegese, riconosciute a livello internazionale per la loro durata e comodità. In particolare, la lavorazione Norvegese, con le sue cuciture esterne a treccia e a punto lineare, conferisce alle scarpe una caratteristica estetica ricca e un’eccezionale resistenza. Ma Lucio non si limita a replicare tecniche classiche: ha ideato personalmente una tecnica innovativa che arricchisce l’aspetto esterno delle calzature unendo piccole strisce di pelle e spago in una sorta di ricamo, rendendo ogni paio di scarpe un pezzo unico, riconoscibile e originale.
Lucio Picone è un vero artista perché controlla con attenzione ogni dettaglio del processo produttivo: dalla scelta dei materiali, selezionando solo pellami di altissima qualità, ai colori, che consiglia personalmente ai suoi clienti per ottenere abbinamenti eleganti e armoniosi. Questa cura artigianale gli permette di offrire scarpe su misura, completamente realizzate a mano, capaci di coniugare stile classico, comfort e robustezza. Le sue creazioni sono pensate per accompagnare chi le indossa in ogni momento della vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero fino alle occasioni più formali e cerimoniali.
La bottega di Lucio Picone è quindi molto più di un semplice laboratorio: è un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano, dove la passione per l’arte della calzatura si trasforma in pezzi di eccellenza artigianale. Grazie alla sua dedizione, alla ricerca continua e all’amore per il mestiere, Lucio ha saputo costruire un’attività solida e riconosciuta, incarnando l’ideale dell’artigiano moderno che valorizza il lavoro manuale e la qualità sopra ogni cosa. La sua storia è la testimonianza di come talento, esperienza e passione possano trasformare una professione in un vero e proprio atto creativo e artistico.
Contatti
Lucio Picone – Via Matteotti, 22 51018 – Pieve a Nievole (PT) Tel. +39 338 7510156
Sandro Bastioli nasce a Spoleto nel 1949 e scopre presto l’inclinazione al disegno, che lo accompagna fin dall’infanzia. Dopo un periodo in Svizzera, si trasferisce a Milano dove perfeziona le sue capacità pittoriche sotto la guida del Prof. Cino Balleri alla Libera Accademia di Pittura di Bovisio Masciago. La sua prima produzione artistica spazia dai nudi femminili ai paesaggi umbri, fino alle nature morte di chiara ispirazione caravaggesca, con le quali inizia a farsi conoscere al pubblico.
Nel 1977 espone le sue prime opere in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, per poi allestire personali a Milano, Torino e Lecce, dove vince il Premio Martinez. Seguiranno numerose esposizioni a livello nazionale, da Gabicce a Gualdo Tadino, da Rieti a Roma, dove nel 1990 partecipa alla “Settimana degli Umbri a Roma” ottenendo un riconoscimento ufficiale. La sua ricerca artistica si evolve e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, abbandona gradualmente i soggetti vegetali per concentrarsi sulla materia: pietre scavate, ciottoli levigati, superfici marmoree e muri antichi diventano protagonisti della sua pittura.
Il passaggio al linguaggio materico rappresenta una svolta definitiva. I nudi si trasformano in statue, i frutti in frammenti di roccia, fino a scomparire completamente nella produzione più matura. La materia diventa centro di una riflessione estetica ed esistenziale che si concretizza in uno stile geometrico, essenziale, ma emotivamente denso. Espone a New York nel 2000 presso “La MaMa Gallery”, inaugurando la stagione culturale dello storico spazio fondato da Ellen Stewart. Seguono mostre a Schwetzingen (Germania), Marsciano, Oslo e ancora a Roma, Spoleto e Vigevano. Le sue opere vengono apprezzate anche da critici e riviste di settore, tra cui Artribune, che gli dedica una copertina per la mostra “Spoleto Contemporanea” nel 2016 al Museo d’Arte Moderna di Spoleto – Palazzo Collicola.
Nel tempo, Sandro Bastioli ha saputo costruire un percorso coerente e profondo, in cui la tecnica raffinata si coniuga con una visione poetica della realtà, capace di dare voce al silenzio della materia.
La sua pittura si fonda su un concetto chiave: “Materia”. Non si tratta solo di un riferimento alla sostanza fisica dei soggetti raffigurati, ma di una vera e propria visione artistica che mira a catturare il peso del tempo e la trasformazione impressa dagli eventi sulle superfici. Attraverso la pittura, elementi altrimenti trascurabili o inanimati vengono investiti di nuova importanza, recuperati dal silenzio e restituiti a una dimensione di significato e bellezza.
Ogni oggetto scelto – che sia una parete scrostata, un legno consunto, un metallo arrugginito – viene isolato dal proprio contesto, per essere osservato e interpretato come testimone silenzioso del tempo. I segni lasciati dagli anni diventano trame da decifrare, quasi un codice genetico che l’artista cerca di ricostruire per restituire identità e memoria. Il realismo con cui queste superfici vengono rese non è un esercizio tecnico fine a sé stesso, ma un modo per avvicinarsi all’anima nascosta delle cose.
La luce e l’ombra giocano un ruolo centrale nella costruzione dell’immagine. L’ombra, in particolare, non è solo assenza di luce, ma strumento espressivo che accarezza le superfici, ne esalta la tridimensionalità, suggerisce profondità interiori. Attraverso questo equilibrio, l’artista sembra voler infondere una parvenza di vita ai soggetti, un’eco della loro esistenza.
Il lavoro di Sandro Bastioli si muove quindi su un doppio binario: da una parte l’attenzione al dettaglio e alla tecnica, dall’altra una tensione poetica che cerca il significato dentro ciò che è stato abbandonato, consumato, trascurato. In questa dialettica, la materia non è solo oggetto, ma diventa metafora. Ed è in questa trasformazione che si compie il senso più profondo della sua arte.
Contatti
Sandro Bastioli vive ed espone a Spoleto in via Fontesecca 13
A poco più di 50 chilometri da Roma, in quella fascia di terra tra i Castelli Romani e la Valle del Sacco, ha preso forma uno dei più sorprendenti casi di successo del mondo enogastronomico italiano. Si chiama Mirko Giannella, è cresciuto a San Cesareo, e in pochi anni è diventato uno dei più grandi tagliatori di prosciutto crudo a coltello al mondo. Un cortador professionista riconosciuto a livello internazionale, che ha saputo trasformare una passione familiare in un mestiere d’eccellenza, oggi al centro del suo ambizioso progetto imprenditoriale: Jamón Experience.
Mirko nasce da una famiglia di macellai. Il suo imprinting arriva dal nonno, che preparava i salumi e affettava il prosciutto rigorosamente a mano: lunghe fette sottili che raccontavano un sapere antico. È così che nasce il suo amore per il crudo, ma anche per il coltello. Inizia a lavorare giovanissimo, a 19 anni, tra salumerie e negozi di paese, senza mai smettere di affinare il gesto, di studiare, di osservare. A folgorarlo definitivamente è la tecnica spagnola, quella dei cortadores de jamón, veri e propri artisti della lama che tagliano in piccoli frammenti il pregiato Pata Negra, valorizzandolo con maestria.
Autodidatta, Mirko si forma seguendo i tutorial della celebre cortadora iberica Miriam Lopez Ortega, fondatrice del blog JamónLovers. Apprende da video, perfeziona dal vivo, sperimenta ogni giorno su prosciutti italiani e jamón iberici. “I piccoli pezzi di crudo danno il giusto valore al prodotto – racconta – si spalmano sul palato, offrono un equilibrio tra magro e grasso, e rendono ogni assaggio un’esperienza sensoriale”.
Nel giro di pochi anni arrivano i riconoscimenti: nel 2018 vince la gara di taglio a mano a Salumi da Re, organizzata da Gambero Rosso e Antica Corte Pallavicina a Polesine Zibello. Seguono masterclass, eventi e corsi in tutta Italia. Ma è nel 2021 che conquista la scena internazionale, trionfando a Madrid al primo Concorso Internazionale di Taglio del Prosciutto Iberico. L’anno dopo vince due premi al Salón Gourmets come miglior cortador e per il piatto più creativo, diventando il primo straniero a superare gli spagnoli nella patria del jamón.
Sull’onda dei successi, Giannella fonda Jamón Experience, un progetto che rivoluziona l’idea di prosciutto nel mondo della ristorazione. Nel 2022 apre il suo laboratorio a San Cesareo, 40 metri quadri dedicati esclusivamente al taglio a coltello e confezionamento sottovuoto di jamón iberici e crudi italiani di altissima qualità. L’obiettivo è offrire un prodotto già tagliato e pronto all’uso, in porzioni omogenee, che mantenga inalterate estetica e sapore grazie a un sottovuoto eseguito con perizia e attenzione.
“Il sottovuoto è il sistema più congeniale per i ristoratori – spiega – perché garantisce un food cost preciso, azzera gli sprechi, elimina la necessità di un cortador fisso in loco, ed è immediato da servire. Basta immergere la busta in acqua tiepida per 30 secondi: le fette si staccano come appena tagliate”.
Oggi Mirko Giannella è cortador ufficiale per alcune delle più rinomate aziende di jamón spagnolo – tra cui MIO, Beher, Arturo Sánchez, Fisan – e di crudi italiani d’eccellenza come la Cinta Senese di Renieri, il Nero di Calabria di Franco Simone e l’Antico Nero di Paolo Tanara. Organizza corsi di formazione professionale, degustazioni, eventi privati e masterclass con altri campioni del settore, come il cortador spagnolo Alvaro Diezma, vincitore del titolo nel 2020. Collabora con ristoranti per la realizzazione di vere e proprie carte dei prosciutti, partecipa a fiere di settore come Tuttofood a Milano, e guida un team affiatato di giovani collaboratori, contribuendo alla nascita di una nuova generazione di professionisti del taglio.
Per Giannella, il mestiere del tagliatore è anche una missione culturale. “Un cortador deve amare il proprio lavoro e il prodotto su cui opera. Il rispetto dell’animale passa anche dalla valorizzazione del suo sacrificio. Tagliare bene significa onorare quella vita, evitando sprechi, esaltando il sapore, donando bellezza e senso”. La sua tecnica non è spagnola o italiana: è corretta. L’unica che permette di ottenere il massimo rendimento, di esprimere l’equilibrio tra magro e grasso, di comporre piatti coreografici che uniscono estetica e sapore.
Oggi, con l’apertura del nuovo punto vendita a Colle La Noce, a due passi dall’autostrada Roma-Napoli, Jamón Experience è diventato il riferimento per gli appassionati di prosciutto crudo. Un luogo dove acquistare jamón iberico di altissima gamma, prosciutti italiani selezionati, confezioni pronte all’uso e, soprattutto, entrare in contatto con la cultura del taglio professionale. Un piccolo tempio del crudo, nato dal talento e dalla determinazione di un ragazzo dei Castelli Romani.
Mirko Giannella non ha solo fondato un’attività. Ha creato un nuovo mestiere, ha portato in Italia una cultura antica e l’ha fatta propria, con umiltà e ambizione. E oggi è tra i pochi al mondo in grado di raccontare un prosciutto prima ancora che con le parole, con un coltello.
Contatti
Mirko Giannella Jamón Experience – Via Colle del Noce, 9, 00030 San Cesareo RM
Telefono: 389 191 9686
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/07/giannella-4-e1753210590917.jpg1019996docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-07-09 00:39:562025-07-22 20:56:36Mestro del Taglio Mirko Giannella
Angela Fiorini è diventata, quasi suo malgrado, un punto di riferimento per chi cerca la pasta fresca più buona nei dintorni di Roma. Il suo laboratorio artigianale, “Meraviglie in Pasta”, si trova a Zagarolo, in provincia di Roma, e da anni attira appassionati e curiosi da tutta la regione. La fama è arrivata col tempo, passo dopo passo, grazie al lavoro quotidiano, alla qualità eccellente dei prodotti e a una passione per l’arte bianca che si sente al primo assaggio. I ravioli ricotta e spinaci sono ormai un piccolo culto tra gli estimatori, ma basta affacciarsi al banco per capire che ogni pasta qui racconta una storia: quella di una famiglia unita e laboriosa che ha scelto di investire nel territorio e nella tradizione, con coraggio e amore autentico.
Tutti la chiamano “mamma Angela”, anche chi non la conosce da tempo. È lei il cuore pulsante di questa realtà artigianale, sostenuta dalle sue tre figlie – Valentina, Eleonora e Beatrice Eugani – e dalla piccola nipote Irene, che cresce tra sfoglie e sorrisi. Un lavoro collettivo, costruito nel tempo con dedizione, precisione e spirito di sacrificio. Le figlie sono a loro volta abili pastaie, formate alla scuola di casa, quella fatta di gesti precisi e ricette tramandate a voce. Il risultato è una pasta che profuma di casa e di territorio, ma che non rinuncia a innovare: ogni prodotto è realizzato con tecnica impeccabile, sfoglia sottile e ruvida al punto giusto, ripieni soffici e saporiti, sempre freschissimi.
Il segreto di Meraviglie in Pasta sta nella morbidezza, un tratto distintivo che attraversa tutta la produzione, affiancato dalla scelta rigorosa delle materie prime. Uova di galline allevate a terra, farine macinate a pietra, olio extravergine d’oliva di qualità: tutto è pensato per valorizzare il sapore genuino e naturale dei piatti. Il nuovo negozio, attualmente in preparazione, aprirà nel prossimo autunno. “Speriamo in tempo per la Sagra dell’Uva, un evento importantissimo qui a Zagarolo”, racconta Angela, con lo stesso entusiasmo di sempre. Per l’occasione, sono stati creati ravioli speciali a base d’uva e salsiccia, oppure ripieni con tordo matto, una preparazione tipica della zona a base di carne equina speziata. Ricette che raccontano il territorio in modo autentico e gustoso.
La produzione spazia dai ravioli ai quadrucci, passando per gnocchi lunghi a “coda de soreca”, una pasta povera fatta solo di acqua e farina, perfetta condita con sughi semplici ma intensi, come olive nere e tonno fresco. Non mancano i grandi classici come cannelloni, tortellini e lasagne, né le ricette pronte da infornare: crespelle, rotoli di ricotta e spinaci, timballi. La cucina è sempre attiva per rispondere anche alle esigenze di chi non vuole o non può cucinare a casa ma non intende rinunciare alla bontà di un piatto fatto con amore e competenza.
A luglio 2024, la FIEEA – Federation International Excellences Edible Art – ha nominato Angela Fiorini delegata regionale per la pasta artigianale. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo la sua competenza, ma anche la dedizione instancabile e la visione che ha saputo trasmettere alla sua famiglia e a tutto il territorio. “Un risultato straordinario”, ha commentato la sindaca di Zagarolo, Emanuela Panzironi, “che porta il nome di Angela e quello di Zagarolo in tutta Italia”. Un traguardo che non cambia però la sostanza: ogni giorno, Angela e le sue figlie continuano a lavorare con le mani in pasta, come all’inizio, con la stessa passione e lo stesso rigore.
La storia di Meraviglie in Pasta nasce, come molte storie italiane, da una scelta coraggiosa. Quando un piccolo laboratorio di pasta all’uovo stava per chiudere, Angela e Valentina decisero di rilevarlo. Un gesto quasi impulsivo, ma radicato in una tradizione familiare solida, nutrita di valori ciociari, rispetto per la terra e amore per la cucina. Quel gesto si è trasformato in un’impresa: oggi Meraviglie in Pasta è una bottega cult, apprezzata ben oltre i confini del comune, celebrata in TV e sulla stampa gastronomica, protagonista anche di una rubrica fissa su Alice, la rivista di cucina dove Angela racconta ricette, trucchi e storie.
I ravioli al tordo matto, quelli all’uva, il raviolio all’extravergine, i ravioli alla carbonaraa, alla gricia e alla amatriciana. Classici intramontabili della cucina del Lazio, reinterpretati in forma di ripieno con equilibrio e maestria, che diventano così una vera e propria esperienza gustativa. Per valorizzarli al meglio, l’artigiana di Zagarolo suggerisce di servirli con un condimento semplice, che non copra ma esalti i sapori decisi della farcitura: un filo di olio extravergine a crudo con una grattugiata di pecorino, oppure un leggero soffritto di aglio, olio e peperoncino. Per i ravioli all’amatriciana, anche qualche pomodorino fresco può completare il piatto con una nota di dolcezza e colore. Idee semplici che nascono dall’esperienza quotidiana e dalla conoscenza profonda delle materie prime, per portare in tavola piatti autentici, sorprendenti nella loro essenza più vera.E poi ci sono le varianti più creative, come i ravioli ripieni di carne affumicata di maiale e mela, o quelli al pistacchio e menta.
Ognuno racconta qualcosa di sé, di un territorio, di un’idea. E Angela non si limita a venderli: li racconta, li spiega, suggerisce come cuocerli al meglio. Lo fa con entusiasmo, con competenza, con una passione che si legge negli occhi e si sente nelle parole. Basta starla a sentire per avere l’acquolina in bocca, ancora prima di assaggiare.
Contatti
Meraviglie in Pasta – via valle del formale, 61, 00039 Zagarolo RM
Chi ama il buon cibo, chi non si accontenta e cerca sempre la qualità vera, quella fatta di sapori autentici, ingredienti genuini e accoglienza sincera, trova nella Salumeria Paciotti un punto di riferimento solido e riconoscibile. Situata nel cuore del quartiere Trionfale, a Roma, in via Marcantonio Bragadin 51/53, questa storica bottega è da anni sinonimo di eccellenza gastronomica italiana, proposta con una cura che si tramanda di generazione in generazione.
Stefano Paciotti e la sua famiglia portano avanti ogni giorno un lavoro fatto di passione, attenzione e profondo rispetto per i prodotti. Nulla viene lasciato al caso: ogni salume, ogni formaggio, ogni specialità presente nei banchi della salumeria è frutto di una selezione attenta e rigorosa. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire solo il meglio, mantenendo intatti freschezza e gusto degli ingredienti. Il risultato è un’esperienza di acquisto che va ben oltre il semplice gesto quotidiano: è un viaggio nei sapori più autentici d’Italia, guidato da chi conosce a fondo ciò che propone e ama profondamente questo mestiere.
Da Paciotti Salumeria è possibile trovare una ricca varietà di affettati e insaccati di alta qualità, tutti rigorosamente privi di derivati del latte e senza glutine. Una scelta precisa e consapevole, pensata per garantire a chiunque – senza eccezioni – il piacere di gustare il meglio della tradizione gastronomica italiana, anche seguendo regimi alimentari specifici. Una qualità accessibile a tutti, senza rinunce.
Entrare nella salumeria significa immergersi in un mondo di profumi e sapori che raccontano storie, territori e tradizioni. Superato l’arco dei prosciutti crudi di Parma e San Daniele D.O.P., si apre uno spazio familiare e accogliente, dove il tempo sembra rallentare e ogni consiglio diventa un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo. Dai salumi rari ai formaggi a latte crudo stagionati nelle malghe, fino ai prodotti sott’olio realizzati secondo metodi antichi, ogni referenza racconta un lavoro fatto con serietà e competenza. Ma la Salumeria Paciotti non è soltanto salumi e formaggi. È anche un punto vendita specializzato in eccellenze alimentari italiane: conserve artigianali, pasta di grano duro trafilata al bronzo, oli extravergini di oliva selezionati, vini del territorio e tante altre specialità regionali.
Tutti prodotti che portano in tavola l’Italia più autentica, fatta di tradizioni vive, sapori veri e mani esperte. Ogni prodotto racconta una storia, e ogni consiglio dato dietro al bancone è parte di un percorso che unisce cibo, cultura e passione.
A rendere tutto ancora più speciale è la professionalità dello staff. La cordialità di Stefano e dei suoi collaboratori è parte integrante dell’esperienza. Ogni cliente viene accolto con il sorriso e con quella tipica simpatia romana che fa sentire subito a casa. L’acquisto diventa così un momento di condivisione, di ascolto, di scambio. Non si entra solo per comprare, ma anche per chiacchierare, imparare, scoprire. È questo che crea un legame forte e duraturo con chi sceglie questa salumeria.
La Salumeria Paciotti non è soltanto un luogo dove acquistare eccellenze. È uno spazio dove riscoprire il significato profondo della qualità, ricevere consigli da chi conosce a fondo ogni prodotto, portare a casa non solo ottimo cibo, ma un frammento autentico d’Italia. Una realtà fatta di passione, accoglienza e tanto, tantissimo gusto. La famiglia Paciotti accoglie ogni giorno con entusiasmo chi desidera vivere un’esperienza gastronomica vera, fondata sui valori della tradizione e della qualità.
Contatti
Via Marcantonio Bragadin 51/53 a Roma. Tel.: 0639733646
In ogni pagnotta che esce dal suo forno, in ogni brioche col tuppo che lievita pazientemente dietro il vetro del laboratorio, c’è una storia. Una storia che sa di farina e d’amore, di sudore e memoria, di mani sapienti che non hanno mai dimenticato da dove vengono. È la storia di Tommaso Cannata, panificatore messinese, maestro dell’arte bianca e custode orgoglioso di un patrimonio che ha scelto non solo di tramandare, ma di rinnovare con visione, passione e coraggio.
Nato a Messina nel 1964, figlio e nipote di panificatori, Tommaso cresce tra sacchi di farina e lievito che respira come ossigeno. Fin da bambino osserva suo padre all’opera, ne assorbe i gesti, l’etica, la dedizione. E capisce che quell’arte è molto più che un mestiere: è una missione. Una strada tracciata con il cuore, fatta di albe silenziose e di forni accesi, che diventa eredità, identità, futuro.
Insieme alla moglie Nicoletta e ai figli Salvatore e Chiara, Tommaso rappresenta oggi la quarta generazione della famiglia Cannata. E con loro ha dato vita, nel 2012, a un sogno concreto: il Cannata Sicilian Bakery, il primo bakery bistrot di Messina. Ma non un panificio qualunque. È un luogo dove il pane torna protagonista, dove il profumo della tradizione incontra l’eccellenza della ricerca, dove ogni impasto è fatto solo con grani antichi siciliani e lievitato con il lievito madre “Turi”, chiamato così in omaggio al padre e al figlio Salvatore.
Turi è più di un lievito. È una creatura viva, curata con amore da decenni, tramandata come un bene prezioso. È l’anima di un pane che parla di passato ma guarda lontano. Come Tommaso, che da sempre porta avanti una battaglia silenziosa ma potente: quella per la riscoperta, la valorizzazione e la comunicazione dell’agrobiodiversità siciliana.
È per questo che Cannata è anche co-fondatore dell’associazione Simenza, realtà che riunisce agricoltori, artigiani e studiosi per proteggere e promuovere i semi contadini della Sicilia. Semi veri, autentici, non geneticamente modificati, coltivati con rispetto per la terra e per le persone.
Nel panificio di Tommaso, ogni prodotto ha una storia e una scelta dietro: farine integrali da chicco intero, niente farine raffinate, nessuna scorciatoia. Solo genuinità, tempo, cura. Le sue focacce gourmet erano già un’innovazione negli anni ’90, quando ancora la panificazione moderna era agli albori. E oggi lo sono ancora di più, perché raccontano una Sicilia che osa, che innova, che si mette in discussione.
Tra le sue creazioni più amate, spiccano la focaccia messinese e il celebre pitone (ripieno di scarola, acciughe e tuma), ma anche gli arancini, rivisitati con farine di grano antico e riso locale: nasce così “l’arancinu”, simbolo di un’identità che evolve senza mai snaturarsi.
Nel 2019 Tommaso decide di portare la sua visione anche oltre lo Stretto. Lo fa scegliendo la città simbolo del cambiamento italiano: Milano. Qui apre Cannata Sicilian Bakery in Corso Indipendenza, un panificio moderno con caffetteria e laboratorio a vista, che porta nella capitale del design e della moda tutto il calore, il gusto e la verità della sua Sicilia. Qui tutto parla della sua terra: le forme, i profumi, le farine, i nomi, perfino l’arredo, realizzato con materiali naturali e dettagli artigianali.
La Sicilia di Tommaso a Milano si sente e si vede. Ed è proprio a Milano che nasce anche il progetto “I Compari”, una collaborazione con l’imprenditore Antonio Longhi, che unisce tradizione e imprenditorialità, territorio e innovazione, sotto il claim “Sicily for life”. Un messaggio chiaro e deciso: non è la Sicilia del folclore, ma quella che lavora, che crea, che esporta cultura alimentare con orgoglio e competenza.
Tommaso mette la sua faccia in ogni progetto. E lo fa con umiltà e coerenza. Si definisce un “messinese doc”, ma è prima di tutto un uomo che ha saputo trasformare un mestiere antico in un linguaggio universale. Le sue brioche col tuppo, realizzate con farine Petra Bio 1010 e Petra Evolutiva, sono un inno alla diversità agricola italiana. Ogni scelta, ogni ingrediente, ogni forno acceso raccontano una filosofia di vita: la qualità come atto politico, la lentezza come valore, il pane come cultura.
Tommaso Cannata è molto più di un bakery chef. È un narratore, un portavoce, un riferimento per chi crede che il pane non sia solo cibo, ma atto di memoria, bellezza e resistenza. I suoi laboratori sono luoghi vivi, in cui si intrecciano saperi, tecniche, storie. E anche Milano, grazie a lui, ha imparato a respirare il profumo della Sicilia più autentica.
La sua famiglia lo accompagna in ogni passo: Nicoletta, compagna di vita e d’impresa, Chiara e Salvo, testimoni di una continuità che non è semplice eredità, ma scelta consapevole. Insieme tengono acceso un forno che non brucia mai, ma che scalda il cuore di chi crede ancora nei sapori veri e nei sogni impastati a mano.
Oggi, Tommaso Cannata è uno dei volti più credibili e appassionati del panorama artigianale italiano. Il suo nome è garanzia di qualità, tradizione e innovazione. La sua è una Sicilia che non si racconta con le parole, ma con i gesti, con il profumo di una focaccia appena sfornata, con l’accoglienza di una brioche calda all’alba, con la fermezza di chi ha scelto di restare se stesso, ovunque vada.
Il suo pane è buono perché è vero. E racconta una storia che ha il sapore eterno delle cose fatte con amore.
In un mondo dove troppo spesso il cibo è standardizzato, replicato, e privo di anima, c’è chi ancora costruisce un prodotto un’idea alla volta, con la dedizione di un artigiano e la mente di un ricercatore. Stefano Ferrara, gelatiere da oltre venticinque anni, è questo: uno sperimentatore del gusto, un alchimista moderno, un innovatore con un’attenzione specifica alla salute e al benessere.
Ferrara, dopo numerose esperienze nel campo della gelateria prima con Pinguino Gelateria Naturale e poi con GelatoLab, arriva a fondare nel 2024 Formaessenza, un nuovo laboratorio a vista e punto vendita che funge anche da centro di ricerca di nuove tecniche e nuove materie prime, finalizzate alla produzione di un gelato gustoso e funzionale. L’attenzione alla salute non è solo una tendenza, ma un principio fondante del suo lavoro.
Da oltre quindici anni Ferrara studia ingredienti naturali e zuccheri alternativi, come quello integrale di cocco, con l’obiettivo di ridurre gli zuccheri aggiunti e creare un prodotto adatto a tutti, senza rinunciare al piacere. Da Formaessenza viene proposta una nuova visione del gelato attraverso nuove forme e metodi di consumo del gelato: come il barattolo. “La mia filosofia sul gelato – racconta Stefano – è quella uscire dal concetto del tradizionale, per dargli il valore di un dolce importante con contaminazioni da parte della pasticceria.
Vincolare la qualità del prodotto ai limiti segnati dal prezzo di un cono da passeggio è secondo me troppo stringente per puntare a materie prime di eccellenza”.
Ferrara ha , quindi, declinato le sue conoscenze e competenze in 6 linee di prodotto con diverse texture, conistenze e sapori: nascono così i “Lovers”, torte semifredde della tradizione o contemporanee, gli “Spiritoso” gusti divertenti per chi ama i bouquet alcolici, i “Must Have” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Quintaessenza” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Gelaveg” la linea 100% vegana, e i “Kelato” un gelato ipocalorico e totalmente privo di zuccheri, adatto ai regimi dietetici chetogenici in collaborazione con il nutrizionista prof. Flavio De Gregorio.
Oltre a questi si aggiungono anche “I-Conico”, un cono gelato senza vuoti e riempito con 5 diverse consistenze che si alternano dalla cima al fondo e “Diametro 7”, nuova interpretazione del biscotto. Un numero che oltre a far riferimento al diametro dei due dischi circolari utilizzati, si rifà all’idea pitagorica del 7 come simbolo di evoluzione e cambiamento. Tre sono i diversi gusci che Ferrara ha studiato: biscotto frolla, biscotto savoiardo e brioche, in modo da avere diverse consistenze al morso.
Stefano Ferrara ha inoltre collaborato con chef e pasticceri, approfondendo tecniche di cottura a bassa temperatura, fermentazioni e ossidazioni, portando innovazione nel settore.
Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre Coni del Gambero Rosso, il premio come Miglior Cioccolato d’Italia e il premio a Formaessenza ome miglior nuova gelateria alle Puntarelle d’Oro 2025. Tutti i prodotti sono privi di coloranti, emulsionanti, stabilizzanti o conservanti artificiali. Solo ingredienti naturali, selezionati con cura, seguendo le stagioni. Stefano Ferrara non vende solo gelato: offre un’esperienza e Formaessenza non è solo il nome della sua gelateria, è il suo manifesto.
La forma cambia, l’essenza resta.
Formessenza si trova a Roma in via Enrico Fermi 102/104, Stefano Ferrara Gelateria Via F.Cilea 244/246, Roma.
Tra le strade di Canicattì, nel cuore dell’Agrigentino, c’è una bottega che profuma di Sicilia autentica. La Macelleria Giardina non è solo un negozio di carne: è un luogo in cui si respira tradizione, ricerca e passione. Gianni Giardina, classe 1978, è il macellaio che ne porta avanti il nome, con l’orgoglio di chi fa parte di una famiglia che da tre generazioni si dedica a questo mestiere. Con le mani esperte, l’approccio artigianale e la mente sempre aperta alla sperimentazione, Gianni ha saputo trasformare una bottega di quartiere in un punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità, tanto da essere scelto anche da grandi chef, come Pino Cuttaia, che si affida a lui per selezionare i tagli migliori da portare in cucina.
Gianni ha cominciato presto: aveva solo sette anni quando ha iniziato ad affiancare il padre tra i banchi della macelleria. A dieci ha eseguito il suo primo disosso. Dopo gli studi e il servizio militare, ha frequentato la Scuola di Macelleria di Nocera, diplomandosi con ottimi voti. Poi è volato negli Stati Uniti, a New York, per imparare nuove tecniche di taglio e affinare le sue competenze sul barbecue. Al ritorno, ha deciso di rivoluzionare l’attività di famiglia, aprendo nel 2009 un secondo punto vendita dedicato in particolare ai salumi, agli stagionati e alle frollature lunghe. Oggi è anche docente in scuole private, dove insegna trasformazione e conservazione naturale, ed è uno dei fondatori della Nazionale Italiana Macellai, di cui è vicepresidente.
Il suo lavoro parte sempre da una scelta precisa: valorizzare gli animali allevati allo stato brado, senza uso di antibiotici, in Sicilia. Sceglie razze autoctone, come la Cinisara o la Comisana, che vive libere nei pascoli siciliani, alimentandosi con foraggi naturali e mangimi vegetali, no OGM. Secondo Gianni, queste carni hanno un sapore unico e una fibra dolce, perché sono figlie del territorio. Non si tratta di migliori o peggiori, semplicemente sono diverse e per questo meritano di essere conosciute e difese. Segue tutta la filiera: dalla nascita degli animali alla loro alimentazione, fino alla macellazione, al taglio e alla frollatura. Quest’ultima è una fase fondamentale: da un minimo di trenta giorni a un massimo di quarantacinque, con controlli rigorosi del pH per garantire sicurezza, tenerezza e gusto.
Entrando nella sua macelleria si viene accolti da un banco frigo che mescola sapori del mondo con eccellenze locali. Ma sono proprio i salumi e le carni siciliane a raccontare meglio la sua visione. Capocolli, pancette, mortadelle di Cinisara, speck siculo, prosciutti di suino locale: ogni prodotto è il risultato di una lavorazione artigianale precisa, fatta senza fretta, con attenzione alla materia prima. Non si tratta solo di “produrre”, ma di dare identità a un sapore, raccontare una storia. Come quella del prosciutto di pecora, una delle sue creazioni più conosciute, che Gianni realizza con un procedimento complesso ma naturale. Si parte da pecore “strippotte”, cioè che non hanno mai avuto gravidanze: la loro carne ha un grasso più dolce e abbondante. Dopo l’aromatizzazione e la salamoia, il prosciutto viene cotto a vapore e poi abbattuto in positivo per eliminare ogni carica batterica. Il risultato è un prosciutto dal colore rosa intenso, profumato, morbido, con un gusto che rimanda immediatamente alla Sicilia, all’agnello alla brace, ai formaggi ovini, alla campagna.
Ma Gianni non si limita ai salumi. Ama recuperare anche il cosiddetto quinto quarto, le parti meno nobili degli animali che diventano base per piatti della tradizione siciliana come la robba cotta, la stigghiola, il mussu o la gelatina di maiale. Una cucina popolare, vera, che racconta la storia del territorio e delle persone. La sua filosofia è semplice ma concreta: dare valore a ciò che già esiste, rispettare i tempi della natura, non forzare nulla, puntare sulla qualità senza compromessi. Negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 2019 è stato nominato “Best in Sicily” per la migliore macelleria, nel 2021 la Nazionale Italiana Macellai si è classificata seconda agli Europei in Francia e ha vinto il premio del pubblico, mentre nel 2022 Gianni è stato premiato come campione mondiale di disosso al World Butcher’s Challenge di Sacramento. Successi che non gli hanno mai fatto perdere il contatto con le sue radici. Ogni giorno, infatti, lo si può trovare dietro il banco, a tagliare, frollare, spiegare, consigliare. A chi entra in negozio per comprare una braciola, Gianni racconta come cuocerla, quale vino abbinarci, da dove arriva quell’animale.
La sua non è solo una macelleria, è un presidio culturale. In un mondo che va veloce, in cui spesso si perde il legame con la terra, il lavoro di Gianni Giardina è un invito a rallentare e riscoprire il valore del cibo, quello vero, fatto con le mani, con pazienza e con amore.
A Canicattì, tra le colline siciliane, c’è ancora chi lavora come una volta, ma con lo sguardo rivolto al futuro. E non è un caso se anche i grandi chef passano da lui. Perché quando la qualità è frutto di un sapere autentico, la strada giusta si trova sempre. Anche se parte da un piccolo laboratorio, tra le vie della provincia.
Salvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.
Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.
Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.
Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.
Oltre al lavoro ai fornelli, negli anni Salvo comincia anche a portare la sua cucina in televisione, partecipando a programmi come “Cucine d’Italia”, “Panino Amore Mio” su Gambero Rosso Channel e “Ricette all’Italiana” su Rete 4, con Anna Moroni e Davide Mengacci. Questo gli permette di farsi conoscere da un pubblico più ampio e di raccontare il suo modo di fare cucina in modo semplice e diretto. Nel 2018 arriva un incarico di grande prestigio: curare i menù di prima classe per Alitalia, nella classe Magnifica, progetto che lo vede coinvolto anche con Joe Bastianich.
In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.
Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.
La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.
Cuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.
La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana. Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.
La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.
Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.
Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia.
Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.
Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.
“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.
Dove nasce il nome del ristorante lo racconta Romano: “il nome c’era e l’abbiamo tenuto, ci piaceva l’idea di una ristorazione sussurrata, fatta di paroline. Avevamo un sogno e ci siamo impegnati tutto e fino all’ultimo per realizzarlo”. Il primo estimatore de La Parolina è Luigi Cremona, storico critico gastronomico e instancabile talent scout delle migliori cucine italiane. Pochi mesi dopo l’apertura arriva la prima segnalazione in guida ed è il Gambero Rosso a notare la cucina di Iside e Romano, che non si allontanano dal territorio in cui lavorano e vivono, concependo piatti fortemente legati ai piccoli produttori che avevano intorno e che oggi sono cresciuti con loro. Nel 2008 arriva l’importante riconoscimento della stella Michelin per l’edizione 2009 della guida e nello stesso anno arriva anche Azzurra, la prima figlia di Iside e Romano.
Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.
Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione. “L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.
Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa. “Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.
Iside De Cesare ha inoltre partecipato al talent riservato agli aspiranti chef in onda su SkyUno, Masterchef Italia, condotto da Bruno Barbieri, Joe Bastianch, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. La chef stellata de ”La Parolina” è stata una delle ospiti della puntata decisiva dello show, andata in onda nel 2015, in cui i concorrenti si sono sfidati per conquistare il titolo di quinto Masterchef italiano. Per l’Invention Test, Iside, ha proposto Trota in olio cottura alle erbe e salsa di cetriolo.
I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.
Indirizzo Ristorante La Parolina
Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)
Tel. +39 0763 717130
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2015/09/CHEF-ISIDE-DE-CESARE-LA-PAROLINA-e1753209454461.jpg596832docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-07-08 00:20:092025-10-08 17:12:35Chef Iside De Cesare
Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.
Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.
Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.
Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.
Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’
Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.
Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.
Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.
Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.
Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.
Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:
2019 Bruxelles – ITQ- The Crystal Taste Award al Panettone Artigianale Classico, il primo al mondo a ricevere il prestigioso riconoscimento Internazionale
2019 Roma -Campidoglio – Premiazione “Le Eccellenze italiane” “Ambasciatore DocItaly per la pasticceria Regione Campania”
2018 Inserimento nella Guida de La Repubblica della prima “Polakkeria® d’ Italia
2018 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
2018 Partnership ufficiale con la Reggia di Caserta, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, per la produzione di Grandi Lievitati adornati da manufatti di San Leucio, patria della seta.
2017 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
2016 (Torino) Primo Premio Miglior Panettone Artigianale d’Italia
Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto.
Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.
Dopo anni di duro lavoro e ricerca, nasce RISOINFIORE, un brand che distingue un riso speciale con caratteristiche uniche sul fronte della qualità e sicurezza alimentare. Produttori con vendita diretta a conduzione famigliare, con il supporto pratico dell’azienda di Adolfo Barbonaglia (marito di Paola), presente da TRE generazioni nel mondo agricolo, esclusivamente a coltivazione riso.
Il destino aveva già fatto incrociare le strade delle loro famiglie nel 1935 (vedi foto): la nonna e la bisnonna di Paola erano le mondine del nonno di Adolfo. RISOINFIORE negli ultimi anni si è dedicata, oltre alla coltivazione, anche alla commercializzazione del proprio riso. Quando si parla di riso, generalmente, si è soliti operare una distinzione solo tra riso bianco e riso integrale. Tutto questo perché molto spesso si presta più attenzione alla tipologia di un prodotto che alla qualità dello stesso.
Ecco perché solo raramente si sente parlare di riso a residuo ZERO. “Che il Vercellese sia terra risicola, lo conferma il fatto che il celebre cereale, già nel 1860, venne coltivato per 30mila ettari, primato italiano dell’epoca. Se la storia del riso è quasi millenaria, apprezzato anche da Alessandro Magno, nel VI secolo a.C., quella dell’Azienda RisoInFiore è iniziata dieci anni fa, quando Paola Fiore, sostenuta dall’esperienza di ben tre generazioni dell’impresa agricola del marito, Adolfo Barbonaglia, pensa di creare un riso UNICO fuori dagli schemi tradizionali del mercato.
Nel 2017, il primo raccolto e la prima commercializzazione del prodotto a marchio registrato in Italia ed Europa, 100% esente da residui di sostanze fitosanitarie. Per noi è importante che nei piatti di noi consumatori arrivi un prodotto sano, il tutto supportato da controlli rigorosi e analisi “multiresiduali full”, facilmente rintracciabili con un click sul sito.
Oltre alla salute delle persone, il fitofarmaco reca danni anche all’ambiente: ecco perchè coltiviamo in agricoltura sostenibile, conservativa e di precisione prestando particolare attenzione alle biodiversità nelle risaie, con utilizzo di energia rinnovabile ed essiccazione di tipo “dolce”. L’evoluzione del riso nel terzo millennio passa da Stroppiana: qualità, tracciabilità ed eco sostenibilità, i caratteri distintivi di RisoInFiore.
RISO INTEGRALE Solo decorticato e calibrato. Completo di gemma è naturalmente ricco di fibra e proteine. Adatto per insalate di riso e contorni. Tempo di cottura: 40/50 minuti. Confezioni da 500 gr, 1 kg e 5 kg. Confezionato in atmosfera protetta 500g / 1Kg – 4,68€ / 6,76€
RISO SEMI LAVORATO Riso particolarmente indicato per risotti e minestre. La lavorazione semi integrale rende il prodotto ricco di fibra, e lascia intatto il gusto originale del riso. Tempo di cottura: 17/19 minuti. Confezioni da 500 gr, 1 kg e 5 kg. Confezionato in atmosfera protetta – 500g / 1Kg – 4,68€/6,67€
RISO CRISTALLINO PER SUSHI Ideale per sushi. Varietà Japonica Leonardo, tipo Lungo A cristallino. Perlatura assente. Lavorato con macchine a temperatura e umidità controllata 1 Kg – 6,76€
Riso Tradizionale 500 g / 1Kg – 4,68€ / 6,67€
FARINA DI RISO SEMI INTEGRALE Ottenuta da chicchi interi di riso Gloria semi lavorato a residuo zero, macinata a pietra. Ottima per dolci, pastelle e tempure. Senza glutine. Confezioni da 500 gr e 5 kg. SCHEDA FARINA DI RISO SEMI INTEGRALE 250g – 4,16€
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/02/risoinfiore-1.jpg7121265docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-05-19 11:49:422025-05-19 11:50:55Riso in Fiore
La storia dei liquori Terre Pompeiane viene dagli anni del dopoguerra.Fu il nonno materno del fondatore, il Sig. Nastro Fiorentino per tutti Fior ‘o gassusar, ad avviare, con molti sacrifici, una piccola fabbrica di bibite nella centrale Via Duca d’Aosta a Pompei. Era la Pompei post bellica, in cui si toccava il fermento della gente nel voler ricostruire dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, riappropriarsi della propria vita e ritor-nare a godere di momenti spensierati e conviviali.
Fu allora che nonno Fiore, con la sua Spuma Carciofo divenne uno dei punti di riferimento per “l’aperitivo” dei suoi concittadini e degli abitanti dei paesi limitrofi. Successivamente nonno Fiore si dedicò alla distribuzione di bibite ed aprì, nel 1960, un chiosco nella centralissima Piazza Schettini. L’attività di Nonno Fiore ha affascinato sin da piccolo Vincenzo che si diverti-va d aiutarlo offrendo bibite fresche e biscotti di Castellammare ai pellegrini che si fermavano al chiosco. E qui,senza dubbio, affonda le radici la sua passione per le bibite ed i drink.
Una storia di famiglia fatta di passione e coraggio, da nonno Fiore la missione passa ad Enzo che dopo aver fatto le più disparate espe-rienze di vita al ritorno da Londa dove aveva avuto la possibilità di conoscer, vivere e gestire alcuni dei pub più importanti della City, nell’aprile 2000, fa nascere “Noenemy”, locale cool/moderno con radici antiche, il vecchio chiosco di Nonno Felice.che in poco tempo. Un vero “monumento” della movida di Pompei, punto di riferimento per i pellegrini in visita al Santuario e luogo di ritrovo per residenti. Nel 2004, spinto dalla innata passione per i liquori fonda, in un piccolo laboratorio nei pressi degli Scavi archeologici di Pompei, Noenemy Corporation, che si dedica alla produzione di soft drink, bevande gassate a bassa gradazione alcolica che, da subito, incontrano il favore del pubblico.
Un escalaction di successi, tanto impegno e soddisfazioni, uno stu-dio attento del mercato che lo spinge a produrre liquori ispirati ad antiche ricette e realizzati con prodotti ti-pici del territorio vesuviano. Prodotti artigianali, realizzati seguendo un disciplinare rigoroso e meticoloso che prevede l’impiego di materie prime di altissima qualità che garantisce un prodotto di elevatissimo profilo. Un Viaggio attraverso i liquori della tradizione che lo porta a creare un prodotto che traduce perfettamente il suo territorio, racconta la Campania, la Napoletanità, la tradizione con un pizzico di innovazione “BABA’ RE”, una GENIALITÀ ormai diventata virale, il liquore di punta di Terre Pompeiane, una moda che non tramonterà!
BABARE’ il prodotto di punta di Terre Pompeiane. Un liquore al babà realizzato con i migliori Rhum dei Caraibi e deliziosi pezzetti di Babà. Perfetto a fine pasto e come regalo innovativo! 500ml 20,00€
Il Forno Rizzo nasce grazie alla passione di Alessandro Rizzo per la pasticceria e il buon cibo. Passione condivisa con la moglie Catia, con la quale, dopo un periodo di lavoro a Varmo, acquista l’attuale panificio pasticceria “Il forno” a Tarcento e lo avvia con entusiasmo e motivazione. Pian piano il Forno cresce e si migliora, si allarga con la caffetteria, e le nuove proposte gastronomiche. Oggi il Forno fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”.
I nostri prodotti sono fatti rigorosamente con il lievito madre. La nostra esperienza nasce dalla contaminazione dei grandi maestri pasticceri come Danilo Freguja, Piergiorgio Giorilli, Achille Zoia, Marco Rinella, Gianluca Fusto, Cristian Beduschi, David Bedu, Josep Pascual, Ezio Marinato, Giuliano Pediconi. ELENCO PRODOTTI: – pane – pizza gourmet e focacce salate – pizza spianata e pizza vaporosa – tramezzini – pasticceria salata – pasticceria mignon – biscotteria – torte da forno – torte di crema – torte bavaresi – torte personalizzate – croissant e brioches – daneseria – panettone dolce e salato – pandoro – colombe – lievitati – dolci fritti
Tutti i nostri panettoni sono prodotti esclusivamente con farine da grani italiani. IL Forno Rizzo fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”. atto come tradizione pasticcera comanda, ricco di deliziosa uvetta e profumati canditi e lievitato in modo naturale, il nostro panettone ha una leggerezza e una fragranza tale da non temere confronti.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/02/rizzo.jpg7121265docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-05-19 11:49:422025-05-19 11:50:36Forno Rizzo – Friuli Venezia Giulia
Il Panettone classico artigianale, è preparato artigianalmentedal mastrodolciario Dario Saltarelli econtiene soloprodotti naturalie di qualità e la lievitazioneavviene semprecon metodinaturali e peralmeno 48 ore.
Vincitore 1°premio assolutomiglio panettone classicoartigianale Torino2016 e 2017
L’azienda agricola Nicola Monterisi si dedica alla produzione di oli Extra Vergine d’ Oliva pregiati fin dalla metà dell’Ottocento. Piccola realtà del panorama agroalimentare pugliese, sorge in una terra da sempre votata alla coltura dell’olivo, situata a mezza collina tra la bassa Murgia e il mare Adriatico, nel comune di Andria .
La struttura dispone di più di 3 ettari di oliveto specializzato, dove sono messe a dimora 840 piante di sola varietà Coratina con sesto di impianto tradizionale, ventilati dalle brezze salmastre che, indirettamente, proteggono naturalmente dagli attacchi della mosca. Nell’ ultima campagna olearia sono stati raccolti 235 quintali di olive, che hanno consentito di produrre circa 35 ettolitri di olio extravergine. Dal 1992 l’azienda, vocata al BIOLOGICO da svariati anni, è diretta con impegno e risultati da Nicola Monterisi, che porta avanti con capacità la tradizione familiare della passione per l’olio Extra Vergine d’ Oliva, fedele al “Motto Di Famiglia”. Perito agrario d’esperienza, assaggiatore e selezionatore di oli fin dal 1996, nel 2004 completa le sue già vaste competenze con un master in Elaiotecnica, volto a fin dal valorizzare ancora di più il suo olio attraverso l’impiego di tecnologie e meno di d’estrazione sempre più avanzati.
L’ azienda agricola Nicola Monterisi produce oli per palati raffinati, per soddisfare il gusto di un consumatore sempre più attento ed esigente, che sappia riconoscere il valore della genuinità e dell’eccellenza. La missione dell’azienda è privilegiare la qualità alla quantità, realizzando un olio d’oliva sempre all’altezza delle aspettative di intenditori e buongustai. Monocultivar prodotta: Coratina. Tecnica di estrazione: le olive sanissime di Coratina, raccolte al momento giusto portano alla frangitura tutto il loro contenuto aromatico ed antiossidante. I dati dei polifenoli a livelli stellari lo documentano.
La bassa temperatura di gramola a 24 °C ed un frantoio tecnologico a ciclo continuo e gramole chiuse garantiscono una estrazione esente da difetti e ossidazioni non volute, mantenendo integre le caratteristiche organolettiche tipiche della Cultivar Coratina. I riconoscimenti di questa piccola ma pignola produzione sono tutti ben dati. Indubbiamente una azienda ben condotta basata sulla conoscenza che il mercato premia.
Olio Evo Bio Cru 250 ml / 500 ml – 8,44€ /13,33 €
Olio Evo Bio 250 ml / 500 ml – 8,56€ / 11,93€
Olio Evo Bio Ricerca 250 ml / 500 ml – 9,12€ / 13,89€
Orcio di Ceramica Cru Bio o Ricerca 250 ml / 500ml – 18,25€ / 25,27€
Giuseppe Santoro, classe 1987, vanta un’esperienza ventennale nel mondo della pasticceria, un settore che ha saputo trasformare da semplice passione in una vera e propria vocazione. Fin da giovane ha dedicato tempo, studio e sacrificio a perfezionarsi, consapevole che l’arte dolciaria richiede non solo manualità e precisione, ma anche creatività, costanza e un continuo aggiornamento.
Nel corso della sua carriera ha frequentato alcune delle più prestigiose accademie del settore, tra cui la Chocolate Academy di Milano, punto di riferimento internazionale per chi vuole specializzarsi nella lavorazione del cioccolato, l’Hangar 78 di Melarredo a Pianiga (Padova), laboratorio d’innovazione culinaria e centro di ricerca gastronomica, e la Red Academy di Lanciano, fucina di talenti della pasticceria e della cucina moderna. Queste esperienze formative gli hanno permesso di accrescere le sue competenze tecniche e di aprirsi a nuove visioni creative, fondamentali per un professionista che vuole distinguersi.
A rendere ancora più significativo il suo percorso sono stati gli incontri con alcuni tra i più grandi Maestri della pasticceria internazionale, figure del calibro di Leonardo Di Carlo, innovatore e punto di riferimento della pasticceria scientifica, Angelo Musa, campione del mondo e MOF francese, e Cécile Moritel, icona di eleganza e precisione nell’arte del dessert. Affiancare professionisti di questo livello ha rappresentato per Giuseppe un’occasione unica di crescita, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano e professionale.
La sua esperienza non si è limitata al territorio italiano: nel 2012/2013 ha infatti lavorato in Inghilterra presso una nota catena di ristoranti a Cambridge, ricoprendo il ruolo di responsabile per starter e dessert. Questa avventura internazionale gli ha permesso di confrontarsi con un pubblico diverso, di comprendere nuove esigenze gastronomiche e di affinare la capacità di adattare la tradizione pasticcera italiana ai gusti e alle richieste di una clientela cosmopolita.
La carriera di Giuseppe è costellata di esperienze significative, tra cui la curatela, nel 2022, della parte dolciaria – inclusa la torta nuziale – per il matrimonio di Alex Belli e Delia Duran, evento che ha attirato l’attenzione mediatica e confermato la sua abilità nel coniugare eleganza, gusto e spettacolarità in creazioni pensate per occasioni uniche.
Il 3 marzo 2024 segna una tappa fondamentale del suo percorso: Giuseppe entra ufficialmente a far parte della famiglia Doc Italy come Diplomatico del Gusto, un riconoscimento che premia la sua dedizione, la sua professionalità e la capacità di rappresentare con orgoglio la pasticceria italiana nel mondo.
Per Giuseppe, la pasticceria non è solo un mestiere, ma un linguaggio universale fatto di sapori, profumi ed emozioni. Ogni dolce che crea racconta una storia, esprime una ricerca continua tra tradizione e innovazione e porta con sé il desiderio di regalare un momento di felicità autentica a chi lo assapora.
Mail: giuseppesantoro15@yahoo.com
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/03/santoro-2.jpg529539docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-03-30 15:32:262025-10-03 19:40:22Diplomatico del Gusto Giuseppe Santoro
Cresciuto tra la farina, il maneggio e il mare, Lorenzo Minervini, classe 1992, rappresenta appieno la figura del pizzaiolo di nuova generazione. La sua infanzia trascorsa a stretto contatto con la natura e con le tradizioni della sua terra, gli ha permesso di sviluppare fin da subito un forte legame con i sapori autentici e con il valore del lavoro artigianale. La passione per l’arte bianca, unita alla determinazione e alla costante voglia di migliorarsi, lo hanno condotto a intraprendere un percorso formativo e professionale ricco e complesso.
Nel dicembre 2020 Lorenzo consegue la laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Foggia, presentando una tesi innovativa dedicata alla “Formulazione di pizza proteica utilizzando farine di legumi”. Questo lavoro di ricerca testimonia non solo il suo interesse per l’aspetto creativo e pratico della pizza, ma anche per quello scientifico e nutrizionale, con l’obiettivo di proporre un prodotto che fosse al tempo stesso gustoso, equilibrato e salutare. Non pago dei primi risultati raggiunti, nel 2021 ottiene un secondo diploma presso l’Istituto Alberghiero di Molfetta, arricchendo ulteriormente le sue competenze tecniche e professionali.
Attualmente, Lorenzo è studente del corso di Laurea Magistrale in Scienze Biotecnologiche degli Alimenti e della Nutrizione Umana, un percorso che gli permette di approfondire le dinamiche legate alla qualità, alla sicurezza e al valore nutrizionale degli alimenti. Parallelamente, esercita con passione la professione di pizzaiolo nella pizzeria di famiglia, “La Macchia degli Esperti”, situata a Molfetta (Ba). La pizzeria sorge in una cornice suggestiva, immersa tra ulivi secolari e piante spontanee, un contesto che ispira Lorenzo a mantenere sempre vivo il legame con la natura e con la sua terra, trasformando ogni pizza in un racconto di tradizione e innovazione.
Il suo stile si caratterizza per una pizza tonda che rappresenta un punto d’incontro tra impasto tradizionale e contemporaneo. Utilizza un mix di farine e semole, sia locali che nazionali, combinandole sapientemente grazie alla tecnica di impastamento indiretto con biga. Questo metodo consente di ottenere un impasto leggero, digeribile, croccante e profumato, in grado di esaltare al massimo i sapori degli ingredienti utilizzati.
La filosofia di Lorenzo è chiara: proporre una pizza semplice, equilibrata e genuina, senza eccessi e senza l’aggiunta di topping troppo elaborati. La sua attenzione si concentra principalmente sulla stagionalità e sulla freschezza delle materie prime, selezionate con cura per preservarne le caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Un esempio significativo è l’utilizzo delle zucchine fresche, che vengono tagliate alla julienne direttamente sulla pizza, evitando così la precottura e mantenendo intatti gusto, consistenza e proprietà nutritive.
Per Lorenzo, la pizza non è solo un piatto, ma un mezzo attraverso cui trasmettere identità, rispetto per il territorio e amore per la tradizione, arricchiti da una costante ricerca scientifica e da un approccio moderno. Il suo lavoro è il frutto di un equilibrio delicato tra manualità, conoscenza tecnica e creatività, elementi che lo rendono un interprete autentico e appassionato della nuova generazione di pizzaioli italiani.
La Macchia degli Esperti – Pizzeria, Equitazione & Campi Sportivi si trova in Via dei Portuali, 70056 Molfetta (BA)
Valerio Esposito – Gelatiere, Cioccolatiere e Innovatore del Gusto
Classe 1991, Valerio Esposito nasce in una famiglia di pasticceri. Il papà Umberto, con la sua storica pasticceria nel centro di Aprilia, è stato un punto di riferimento per oltre trent’anni e ha trasmesso a Valerio il fascino dell’arte bianca. Dopo gli studi alberghieri e le esperienze in cucina, Valerio scopre la sua vera passione: il gelato artigianale. Nel 2010 fonda ad Aprilia Tonka – Gelateria Artigianale, con l’obiettivo di proporre un prodotto naturale, fresco, legato al territorio e realizzato con ingredienti di filiera corta. Nel suo percorso di formazione ha seguito corsi con diversi maestri che sono vere istituzioni del settore, per poi sviluppare una propria filosofia di gelato, personale e distintiva. L’incontro con sua moglie Jennifer Boero segna l’inizio di un percorso condiviso anche nel lavoro. Insieme approfondiscono lo studio delle materie prime e del cacao, fino ad aprire nel 2019 Divino – Bean to Bar Chocolate, piccola cioccolateria artigianale in cui le fave di cacao selezionate e trasformate da Valerio diventano praline e creazioni di Jennifer. Negli anni, Valerio ha ampliato la sua ricerca artigianale al mondo dei distillati, dando vita insieme ad altri soci al progetto Pontinus – Spiriti Pontini, che comprende gin, vermouth e bitter: un percorso collettivo dedicato alla valorizzazione del territorio pontino attraverso prodotti che fondono tradizione, storia e innovazione.
Da sempre impegnato sul fronte della sostenibilità, Valerio ha ideato con Tonka una serie di progetti pluriennali che hanno coinvolto associazioni, ONG e istituzioni, affrontando temi cruciali come la riforestazione, la tutela delle api, la lotta alla plastica negli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai (con il progetto IceTonka, in collaborazione con Legambiente e un maestro scultore del ghiaccio), fino ad arrivare al tema della gestione delle risorse idriche e alla riduzione dello spreco alimentare con il progetto Zero Sprechi – Un circolo virtuoso per il Pianeta.
Questa visione lo ha portato a presentare il libro educativo Gelatopoli e le sue iniziative di sensibilizzazione direttamente alla FAO, confermandolo come uno dei gelatieri piùattivi nel coniugare artigianalità e impegno sociale. Il percorso di Valerio è stato riconosciuto a livello nazionale con numerosi premi, tra cui:
Campione regionale Gelato World Tour 2016;
Vincitore Festival del Gelato Artigianale 2020;
Premio Gambero Rosso 2023 come Miglior Gelateria d’Italia per la valorizzazione delle produzioni locali;
Inserimento nei Tre Coni del Gambero Rosso dal 2024;
Top 10 giovani talenti della gelateria artigianale nella Power List 2025 della rivista Dolce e Salato.
Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti ottenuti, che confermano un percorso fatto di ricerca, innovazione e radicamento al territorio. Oggi Valerio continua a sperimentare e raccontare, attraverso gelato, cioccolato e distillati, valori di sostenibilità, artigianalità e cultura gastronomica, trasformando ogni sua creazione in un’esperienza che unisce gusto, identità e memoria collettiva.
Tonka si trova in Via Ugo Foscolo 15, 04011, Aprilia (LT)
Il salentino Donato Perrone ha portato a Roma il profumo e la dolcezza del vero pasticciotto salentino, conquistando la capitale e guadagnandosi il titolo di Re Pasticciotto. Da sempre appassionato di pasticceria, Donato ha trasformato le ricette della tradizione familiare, tramandate da sua nonna, in un progetto ambizioso e di grande successo: “Re Pasticciotto – Pasticceria Salentina”, un angolo di Salento nel cuore di Roma. Dopo il diploma alla scuola alberghiera come chef, Donato ha deciso di dare vita al suo sogno, fondando un laboratorio dove ogni giorno tradizione e innovazione si incontrano. In un ambiente giovane e creativo, riesce a fondere la genuinità delle ricette tipiche con la fantasia e la ricerca di gusti nuovi, dando vita a specialità uniche e inimitabili. Ogni pasticciotto che nasce dalle sue mani ha una storia, una personalità e una connotazione precisa, frutto della sua esperienza e della sua voglia di sperimentare.
Donato racconta che la sua passione è nata da bambino, osservando la nonna preparare i dolci tradizionali del Salento. L’aiutava con entusiasmo e, fin da allora, ha coltivato la curiosità verso l’arte dolciaria, fino a farla diventare la sua professione. Dopo le prime esperienze lavorative nel 1990 con maestri del calibro di Fedele di Galatina e Rafelino di Galatina, ha continuato a crescere come cuoco e poi come pasticcere, trovando nella pasticceria il suo vero linguaggio. Oggi, oltre a essere un maestro del gusto, è anche insegnante di scuola alberghiera a Roma, dove trasmette ai giovani la stessa passione che ha guidato il suo percorso.
La sua missione quotidiana è quella di proporre una pasticceria salentina autentica e di qualità, specializzata soprattutto nel pasticciotto, simbolo indiscusso della tradizione pugliese. Donato utilizza esclusivamente materie prime provenienti dal Salento, acquistate da piccoli produttori locali, per garantire freschezza, genuinità e valorizzare i prodotti della sua terra d’origine. È convinto che siano proprio questi ingredienti a fare la differenza, a dare quel sapore unico che rende il suo pasticciotto inconfondibile.
Le creazioni di Donato Perrone sono numerose e originali: ne esistono oltre cinquanta varianti, ognuna con una propria identità e un equilibrio particolare di sapori. Tra le più amate spiccano il classico pasticciotto alla crema, il crema e pinoli, conosciuto come la “torta della nonna”, e il raffinato cubano al rum, dal gusto deciso e avvolgente. L’ispirazione per le sue creazioni nasce dalla vita quotidiana e dalla voglia di combinare ingredienti nuovi e di qualità. Ogni dolce è frutto di passione, studio e creatività, qualità che hanno permesso a Donato Perrone di trasformare una ricetta di famiglia in un’icona gastronomica amata da tutti. Il suo laboratorio non è solo una pasticceria, ma un luogo in cui la tradizione del Salento incontra la modernità di Roma, regalando emozioni autentiche e indimenticabili a ogni morso.
Francesco Camassa, nato a Grottaglie (Taranto), è un macellaio artigiano che porta avanti con orgoglio una tradizione familiare lunga generazioni, fondata sui valori dell’artigianato, della qualità e della passione per la carne. Con spirito moderno e grande curiosità, Francesco ha saputo trasformare l’eredità di famiglia in un percorso di innovazione, fondendo sapere antico, ricerca e formazione continua. Animato dal desiderio di far evolvere la professione e di diffondere la cultura della qualità, Francesco ha intrapreso un percorso di formazione costante, arricchendo la tradizione con competenze tecniche e scientifiche di alto livello. È giudice qualificato con certificazione presso l’Istituto De Gustibus Carnis di Verona, riconoscimento che ne attesta la competenza e l’autorevolezza nel valutare tagli, tecniche di lavorazione e qualità delle carni a livello professionale. Francesco è Presidente e socio fondatore dell’A.I.M.A. – Associazione Italiana Macellerie Artigiane, realtà nazionale nata per promuovere la formazione, la divulgazione e la crescita professionale nel settore della macelleria. AIMA rappresenta oggi una rete solida di professionisti e artigiani che condividono conoscenze, esperienze e valori comuni, con l’obiettivo di elevare il livello qualitativo e culturale del mestiere.
È anche socio fondatore dell’associazione Butcher for Children, un progetto che unisce macellai da tutta Italia con un obiettivo solidale: organizzare eventi benefici a sostegno della ricerca e delle cure pediatriche per i bambini ricoverati negli ospedali. Un’iniziativa che riflette lo spirito umano e altruista che accompagna da sempre il suo modo di intendere il lavoro. Oltre ai progetti nazionali, Francesco Camassa è fortemente impegnato anche a livello europeo, dove collabora con importanti realtà del settore agroalimentare e distributivo. La sua esperienza e il suo approccio innovativo lo hanno portato a instaurare partnership strategiche con grandi distributori di carne europei, con l’obiettivo di promuovere standard di qualità elevati, trasparenza nella filiera e valorizzazione delle produzioni artigianali italiane.
Questo impegno internazionale consolida il suo ruolo di ambasciatore della cultura della carne artigianale, capace di connettere le eccellenze italiane con il mercato e i professionisti del resto d’Europa. Francesco è Capitano e socio della Nazionale Italiana Macellai, squadra che rappresenta la categoria nelle competizioni mondiali. Nel 2017, durante la prima competizione assoluta della Nazionale, tenutasi a Belfast (Irlanda), ha ricevuto la nomina di Miglior Macellaio al Mondo, riconoscimento condiviso con altri sette maestri internazionali. Un risultato che testimonia la sua eccellenza tecnica, la dedizione e la capacità di rappresentare la macelleria italiana nel mondo con competenza e orgoglio. Formatore e cultore della materia, Francesco è specializzato nella frollatura delle carni, anche in forme estreme, una pratica che padroneggia unendo conoscenza scientifica e sensibilità artigianale. È inoltre giudice in numerose competizioni nazionali e internazionali, tra cui The Golden Steak, celebre campionato della bistecca con l’osso, oggi divenuto anche un programma televisivo di successo. Francesco Camassa incarna la figura del macellaio contemporaneo: un professionista che unisce tradizione, formazione e innovazione, capace di valorizzare il prodotto e la cultura gastronomica italiana in chiave moderna. Il suo impegno nella formazione dei giovani, nella solidarietà sociale e nella collaborazione europea fa di lui non solo un eccellente artigiano, ma anche un promotore dei valori autentici dell’artigianato e dell’eccellenza italiana nel mondo.
Macelleria Camassa: Via Madonna di Pompei, 80, 74023 Grottaglie TA
Telefono: 099 561 0287
Mail: info@macelleriacamassa.it
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/03/camassa-3.jpg1020943docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-03-08 12:47:062025-10-16 21:33:22Maestro Macellaio Francesco Camassa
Martino De Mita, classe 1989, è un macellaio di terza generazione, figlio d’arte e figlio della sua terra: Martina Franca, in provincia di Taranto. Un luogo che ama profondamente, con i suoi allevamenti, i profumi della Murgia e le tipicità che lo hanno cresciuto e formato, in primis le celebri bombette e il Capocollo di Martina Franca, entrambi riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.).
In famiglia lo conoscono bene: la sua testa dura è proverbiale, “più di un sasso della cutizza” – come si dice in dialetto – o dell’asino martinese. Sin da ragazzino Martino sognava di fare il macellaio, ma non tutti ci credevano. Suo padre, uomo silenzioso, lo lasciava provare; la madre, severa, lo rimproverava spesso; e il nonno, considerato a Martina Franca il “Re dei fornelli”, non mancava di fargli notare un limite: “Martino, tu sei mancino… e i mancini non sono buoni per il disosso”. Parole dure per un ragazzino che sognava di stare dietro un banco carni. Per cinque lunghi anni, il forno del nonno gli rimase negato: solo dopo la maggiore età gli fu concesso di cucinare qualcosa, e non per i clienti, “al massimo per il personale”.
Eppure Martino non si è mai arreso. Testardo e determinato, ha ingoiato i rospi e si è formato con una gavetta dura, fatta di sacrificio e costanza. Alla fine il sogno è diventato realtà: non solo è entrato in macelleria, ma è diventato persino un macellaio da competizione, conquistando un posto nella Nazionale Italiana Macellai e partecipando al prestigioso World Butchers’ Challenge, il mondiale di macelleria a Sacramento, in California. Il percorso però non è stato facile. Per entrare in Nazionale ha dovuto superare due prove impegnative, e quando la stanchezza e i dubbi si facevano sentire, è stata la moglie a spronarlo a non mollare. Alla fine Martino ce l’ha fatta, ma il destino gli ha presentato un’altra sfida: durante un allenamento, nel far volare le lame, si è procurato un grave infortunio, recidendosi quattro tendini e un nervo. Ha subito due interventi e rischiato di perdere la sensibilità delle dita. Sembrava la fine di ogni sogno.
E invece no. La Nazionale lo ha voluto comunque al suo fianco, portandolo in Francia, a Clermont-Ferrand, per fargli sentire l’affetto di una squadra che è diventata una seconda famiglia. Martino ricorda ancora l’abbraccio dei compagni e l’emozione incontenibile di quella vittoria, che gli ha strappato lacrime di orgoglio. Oggi, con la stessa testardaggine che lo accompagna da sempre, Martino De Mita continua a inseguire il suo sogno, fatto di carni pregiate, tradizioni da custodire e innovazioni da portare avanti. La sua è la storia di un macellaio che ha saputo trasformare la passione in mestiere, l’ostacolo in sfida, il limite in forza.
Macelleria Braceria Tredicilettere: Strada Provinciale 69 Zona G n.25 San Paolo 74015 Martina Franca (TA)
Potrebbe davvero intitolarsi così un docufilm dedicato a Martina Sera, giovane professionista di Cerveteri che ha trasformato la passione di famiglia in una carriera di successo. La sua storia nasce in una macelleria che per lei, fin da bambina, è stata come un parco giochi: tra i profumi delle carni e i gesti sapienti dei suoi genitori, ha imparato osservando, rubando con gli occhi ogni segreto del mestiere.
La bottega di famiglia, aperta dal nonno Damiano nel 1984 – noto allevatore della zona – è diventata negli anni un punto di riferimento non solo per Cerveteri e dintorni, ma anche per numerosi clienti che arrivano dalla Capitale. Oggi Martina e suo fratello Damiano portano avanti l’eredità di tre generazioni, unendo tradizione e innovazione, con dedizione e amore per un mestiere che considerano un vero patrimonio culturale.
In un settore storicamente dominato dagli uomini, Martina si è saputa ritagliare un ruolo di primo piano grazie alla sua competenza, alla sua tenacia e alla voglia di crescere costantemente. Con il tempo ha conquistato la stima dei grandi maestri della macelleria italiana – da Orlando Di Mario a Mara Labella, da Camassa a La Ganga – diventando un punto di riferimento per i colleghi e un orgoglio per la sua comunità.
Sempre attenta a ogni innovazione, curiosa di scoprire nuove tecniche e prodotti, Martina vive la carne come una materia viva da rispettare, trasformare e valorizzare. È questa filosofia che l’ha portata a far parte della Nazionale Italiana Macellai, con cui ha partecipato ai Mondiali di Parigi ottenendo un ottimo piazzamento su oltre 70 squadre internazionali. Un traguardo che si aggiunge al prestigioso riconoscimento di Diplomatica del Gusto per Doc Italy.
La sua macelleria non è solo un luogo di vendita, ma un laboratorio dove ricerca, passione e tradizione si intrecciano per offrire ai clienti non semplici prodotti, ma esperienze. Con Oritum, Martina condivide la sua arte con professionisti e appassionati, insegnando a scegliere, lavorare e raccontare la carne come parte integrante della nostra identità gastronomica e culturale.
Martina Sera è la dimostrazione che il futuro della macelleria italiana passa anche attraverso la sensibilità, la professionalità e la visione delle nuove generazioni, capaci di trasformare un mestiere antico in una moderna eccellenza.
Macelleria Damiano&figli – via Francesco Barboni, 19, 00052 Cerveteri (RM)
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/09/martina-sera-pp-1-e1760719532490.jpg545662docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-03-02 20:32:572025-10-17 18:45:45Diplomatica del Gusto Martina Sera
Osvaldo Palermo, dopo aver conseguito il diploma in informatica, inizia la sua carriera come dimostratore per alcune delle aziende più specializzate nella produzione di semilavorati per gelateria. È proprio entrando nei laboratori, osservando da vicino gli artigiani e i loro metodi di lavorazione, che cresce in lui la curiosità e il desiderio di andare oltre: capire la materia prima, conoscerne le caratteristiche e valorizzarla in creazioni capaci di distinguersi per genuinità e qualità.
Questa passione lo porta nel 1994, insieme alla moglie Antonella, ad aprire la prima gelateria Fiordipanna a Cornaredo, alle porte di Milano. Un nome scelto non a caso: semplice, diretto e trasparente, proprio come il suo gelato, fatto di ricette autentiche e ingredienti di eccellenza. Fin da subito la filosofia di Osvaldo è chiara: offrire gusti in cui i sapori si distinguano nettamente, senza artifici, con l’utilizzo di materie prime nobili e certificate.
Il latte fresco intero Alta Qualità, la panna fresca della Centrale del Latte di Milano, il pistacchio di Stigliano (Matera) – lavorato secondo una ricetta ideata dallo stesso Osvaldo e adottata dall’azienda produttrice – il limone IGP biologico di Siracusa, la nocciola dell’Azienda Agricola Rapalino di Benevello (Cuneo), scelta per la tostatura leggera, e il cioccolato Valrhona, simbolo di eccellenza e rispetto ambientale: sono solo alcuni degli ingredienti che raccontano la sua costante ricerca della perfezione.
Accanto ad Antonella, e grazie al sostegno dei cognati Ornella Gerundino e Alessandro Fraccola, Fiordipanna cresce e si espande con l’apertura di altri due punti vendita: nel 2006 a Bollate e nel 2014 ad Arese. Tre realtà accomunate dalla stessa filosofia: nessun grasso vegetale idrogenato, niente olio di palma, conservanti, coloranti o semilavorati, ma solo trasparenza, freschezza e qualità.
Nel 2019 nasce FiordiLab, un laboratorio centralizzato e interamente Gluten Free, dedicato alla produzione e vendita non solo di gelato, ma anche di pasticceria senza glutine: semifreddi, mousse, biscotti, plum-cake, meringhe, baci di dama, sbrisolone, crostate e torte, fino ad arrivare ai soggetti in cioccolato Valrhona. Un progetto che rafforza ulteriormente l’identità del marchio e l’impegno verso un’offerta inclusiva e attenta alle esigenze di tutti.
Fiordipanna è anche un luogo di condivisione e formazione: le vetrine delle gelaterie, infatti, sono spesso tappezzate dai disegni dei bambini delle scuole che vengono ospitati periodicamente per assistere alla produzione del gelato. Un modo per trasmettere ai più piccoli la passione per il mestiere, ma anche il rispetto per il cibo, la materia prima e la tradizione artigiana.
Dal 1994 a oggi, Osvaldo Palermo continua a essere fedele alla sua filosofia: creare un gelato capace di raccontare storie di territorio e di qualità, mantenendo sempre un equilibrio perfetto tra innovazione e tradizione. Una filosofia che ha reso Fiordipanna un punto di riferimento per chi cerca nel gelato non solo un dolce, ma un’esperienza di gusto autentica e senza compromessi.
Fiordipanna Arese, Piazza 11 Settembre, 5, 20044 Arese MI
Dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00
WhatsApp 3371060075
Telefono 0291632658
Fiordipanna Cornaredo, Piazza della Libertà, 36, 20007 Cornaredo MI
Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00. Il lunedì dalle 13:00 alle 23:00
La storia di Francesco Dioletta nel mondo della ristorazione comincia presto. È il 1979 quando, ancora ragazzo, muove i primi passi a Roma, presso il ristorante La Canonica in via della Paglia, a Santa Maria in Trastevere. Pochi anni dopo, nel 1985, torna nella sua L’Aquila e realizza un primo sogno: apre il Bar Duomo, affacciato sulla piazza simbolo della città. È proprio lì che, quasi per caso, scopre l’universo del gelato artigianale: nel 1997, nei locali accanto al bar, inaugura la sua prima gelateria. Quella che sembrava soltanto una curiosità diventa presto una vera e propria passione, destinata a trasformarsi in un mestiere e in una missione di vita.
Negli ultimi 25 anni il mondo del gelato è profondamente cambiato. Oggi, grazie alla ricerca e all’impegno di tanti maestri gelatieri, la qualità è cresciuta in maniera evidente. Anche la clientela si è trasformata: sempre più consapevole e attenta agli ingredienti, ricerca un gelato dal sapore autentico, privo di emulsionanti e aromi artificiali, capace di unire gusto e leggerezza. Lo stesso Dioletta ama ripetere che il cliente e il gelatiere sono cresciuti insieme, condividendo un percorso fatto di maggiore informazione, curiosità e attenzione alla materia prima.
Nel laboratorio delle Gelaterie Duomo entrano solo materie prime selezionate con cura. Nulla è lasciato al caso: ogni ingrediente è valutato attraverso la sua scheda tecnica e testato personalmente. Tra quelli che regalano maggiore soddisfazione a Dioletta c’è la farina di semi di carrube, indispensabile per conferire cremosità al gelato, nonostante i costi in continuo aumento. E se dovesse scherzare sul gusto che toglierebbe dal bancone, la scelta cadrebbe sul pistacchio, per via dei costi altissimi del pistacchio di Bronte Dop: un paradosso, perché resta il più richiesto dai clienti e, insieme alla nocciola, è anche il suo preferito.
Dal 1985 a oggi, quella che era una piccola attività è diventata un punto di riferimento per il gelato artigianale italiano. Le Gelaterie Duomo contano oggi tre punti vendita a L’Aquila e uno ad Avezzano. Accanto a Francesco ci sono sempre stati la moglie Pina e, oggi, i figli Enrico e Luca, che portano avanti l’attività con passione, nel segno di valori come serietà, autenticità e rispetto per il prodotto.
La storia delle Gelaterie Duomo si intreccia inevitabilmente con quella della città: il terremoto del 2009 ha imposto una dura prova, ma nel 2016, con la riapertura del locale storico in Piazza Duomo, la rinascita è stata anche un messaggio di speranza. Da lì è nata l’idea di centralizzare i laboratori e di coronare un altro sogno: produrre e imbottigliare un latte d’eccellenza, frutto di una collaborazione con una piccola stalla di Paganica che alleva vacche di razza pezzata rossa italiana. Un progetto che racconta il legame profondo con la terra d’Abruzzo e la ricerca costante della massima qualità.
Negli anni, il lavoro e la dedizione di Francesco Dioletta non sono passati inosservati. Dal 2019 le Gelaterie Duomo hanno ottenuto i Tre Coni Gambero Rosso, massimo riconoscimento del settore, confermato fino a oggi: un primato unico in Abruzzo. Nel 2023, inoltre, Dioletta è stato nominato Ambasciatore del Gusto dall’Associazione Nazionale Doc Italy, titolo riconfermato anche nel 2024 e nel 2025.
Il banco delle Gelaterie Duomo è un viaggio nei sapori: dai grandi classici come pistacchio e nocciola, ai gusti che raccontano la storia e le tradizioni abruzzesi. Ci sono quelli legati all’infanzia, come la pizza dolce abruzzese; quelli che celebrano i pastori, come Transumanza con ricotta di pecora, caffè e cioccolato; oppure le creazioni dedicate alla città, come Celestino, un gusto celeste a base di spirulina che richiama la figura di Papa Celestino V. Non mancano poi sperimentazioni con ingredienti locali come lo zafferano, i formaggi del territorio o la frutta da agricoltura rigenerativa. Ogni gusto è il risultato di studio, ricerca e amore per la propria terra.
Gelaterie Duomo
L’Aquila : Piazza Duomo, 32 | Corso Vittorio Emanuele, 27 | Centro Commerciale L’Aquilone
Avezzano : Via Camillo Corradini, 147/149
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/Dioletta-latte-scaled-1.jpg969701docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-03-01 00:45:422025-10-01 00:58:30Maestro Gelatiere Francesco Dioletta
Davide Merlino è un pizzaiolo di grande competenza e sensibilità, riconosciuto a livello nazionale per la sua specializzazione nella pizza senza glutine e per il suo impegno nel rendere la cucina un luogo inclusivo, accessibile e di qualità per tutti. Celiaco e autore del blog Altramentecuoco, ha trasformato una condizione personale in una missione professionale, costruendo la sua carriera attorno alla cucina gluten free e diventando uno dei principali punti di riferimento del settore. Delegato Nazionale per lo Street Food di DOC Italy, Davide Merlino rappresenta l’eccellenza artigianale e l’umanità di un mestiere che unisce passione, ricerca e responsabilità. La sua visione gastronomica si fonda su valori solidi — inclusività, rispetto delle diversità alimentari, qualità e professionalità — che negli anni gli hanno permesso di affermarsi non solo come pizzaiolo, ma anche come promotore culturale del buon cibo. Fondatore di Sicily Event, realtà che si occupa dell’organizzazione di manifestazioni dedicate al mondo del food e della birra, Merlino promuove le eccellenze siciliane e il cibo come strumento di cultura, socialità e condivisione. È un uomo coerente, appassionato, che crede nella forza del lavoro e nella responsabilità di chi cucina per gli altri.
Il suo ultimo e ambizioso progetto è ÈSSENZA – Pizza & Bistrot, inaugurato a Campofelice di Roccella: un locale inclusivo e contemporaneo in cui convivono due forni separati, di cui uno interamente dedicato alla produzione gluten free. Il bistrot, che rientra nel circuito AiC (Associazione Italiana Celiachia), è un modello di ristorazione attenta, sicura e rispettosa, capace di unire la qualità dell’artigianalità italiana alla necessità di garantire la serenità di chi deve seguire un’alimentazione priva di glutine. Con ÈSSENZA, Davide Merlino ha dato vita a un luogo che incarna la sua filosofia: un laboratorio di idee e sapori dove tradizione e innovazione convivono, dove la pizza non è solo un piatto ma un messaggio di accoglienza e libertà. La sua storia è quella di un uomo che ha trasformato una sfida personale in un percorso di successo e di ispirazione per tanti, dimostrando che la vera cucina è quella che non esclude nessuno.
ÈSSENZA: Largo Vittorio Emanuele Orlando 2, Campofelice di Roccella
Chef Giuseppe Di Iorio nasce in una famiglia di origine romane e calabresi. Grazie a suo padre si avvicina sin da piccolo al mondo della cucina, imparando ad apprezzare i sapori autentici della nostra tradizione culinaria. Dopo la scuola alberghiera a Roma, inizia la sua carriera nel Ristorante Margutta per poi volare a Londra nel ristorante del prestigioso Hyde Park Hotel, sotto la guida di Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del famoso indirizzo inglese. Al ritorno nella Capitale, entra nell’alta ristorazione alberghiera, prima all’Hotel Inghilterra poi al Parco dei Principi. Nel 2005 raggiunge Sestito al ristorante stellato Mirabelle dell’Hotel Splendide Royal, dove ha l’opportunità di far crescere la sua expertise con un’esigente clientela internazionale, dalle celebrity ai capi di Stato. Dal 2010 è lo chef alla guida del Ristorante Aroma. Nel 2014 riceve la prima Stella Michelin. Chef Di Iorio propone un percorso in cui svela la sua filosofia ed essenza culinaria, fatta di creatività, contaminazioni, passione, tecnica e rispetto per la materia prima.
Alla base dei menu, una ricerca ossessiva degli ingredienti che ama reperire tra i piccoli produttori locali. Il territorio è il punto di partenza dei suoi piatti, che crea focalizzandosi sull’essenza del gusto secondo l’amato principio del less is more. Piatti di grande personalità diventano un omaggio ad ingredienti che lo chef seleziona con la stessa attenzione al dettaglio che caratterizza tutte le fasi del suo lavoro. La straordinaria tradizione della cucina italiana si rinnova in preparazioni che sorprendono piacevolmente. Spirito di squadra, attenzione al dettaglio e servizio impeccabile contribuiranno a far vivere agli ospiti momenti memorabili.
Celebre l’episodio in cui ha accolto Quentin Tarantino e Leonardo DiCaprio con uno spaghetto pomodoro e basilico, accompagnato da un calice di Barolo e la magia di un tramonto sul monumento più iconico del mondo. “È forse il piatto più semplice e allo stesso tempo più difficile”, racconta lo chef, “perché bilanciare tre ingredienti così basilari richiede rigore e sensibilità”. Ogni sua creazione è un ritorno all’essenza del cibo, un equilibrio tra esperienza, tradizione e tecnica, che si rinnova costantemente con passione e dedizione.
Per Di Iorio, la cucina non è mai stata solo un mestiere, ma una forma d’arte, un mezzo per esprimere sé stesso e condividere emozioni attraverso il gusto. Nato da madre romana e padre calabrese, Giuseppe Di Iorio cresce in una famiglia numerosa, con un padre che amava cucinare e che gli trasmette la passione per la tavola e i sapori autentici. Dopo il diploma alla Scuola Alberghiera di Roma, inizia la sua formazione al Ristorante Margutta, per poi volare a Londra al prestigioso Hyde Park Hotel, dove lavora accanto a Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del celebre indirizzo inglese. Al suo ritorno in Italia entra nel mondo dell’alta ristorazione romana, lavorando presso l’Hotel Inghilterra e il Parco dei Principi, fino a raggiungere nuovamente Sestito al ristorante Mirabelle, una stella Michelin, sulla terrazza dell’Hotel Splendide Royal.
Con maturità, personalità e visione, Di Iorio approda infine al ristorante Aroma, dove dà vita al suo progetto più ambizioso: una cucina che unisce passione, dedizione e rispetto per la materia prima, con un’attenzione estrema al dettaglio e alla qualità. La proposta culinaria di Chef Di Iorio è molto legata al territorio e alla materia prima. Le ricette gourmet rielaborano i sapori e i gusti della tradizione italiana. Oggi, Giuseppe Di Iorio rappresenta una delle voci più autorevoli della cucina italiana: un artigiano del gusto capace di reinterpretare la tradizione con grazia e innovazione, mantenendo sempre viva la sua filosofia più autentica – quella che vede nella semplicità, nella passione e nel rispetto per il cibo le basi di ogni grande creazione.
Aroma Restaurant: Via Labicana, 125 – Roma
Mail: g.diorio@aromarestaurant.it
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/di-iorio-3.jpg702795docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-02-17 19:23:372025-10-17 19:32:21Chef Giuseppe Di Iorio
Gianluca Nana, classe 1978, è un macellaio per passione e professione, che dopo oltre vent’anni trascorsi dietro il banco ha trasformato un sogno in realtà fondando Nana Meat & Wine, un luogo dove la carne diventa arte, cultura e condivisione. Il suo impegno costante per la qualità e la ricerca dell’eccellenza è stato riconosciuto da importanti realtà del settore: Braciami Ancora lo ha premiato come miglior ristorante di carne, mentre Restaurant Guru nel 2021 ha assegnato a Nana Meat & Wine il titolo di “Miglior Carne a La Spezia”. La scintilla che ha acceso la sua vocazione è nata a soli 19 anni, durante il servizio militare nei Vigili del Fuoco. Spesso si ritrovava in cucina, ad aiutare e osservare chi preparava i pasti, e fu lì che capì che quello era il suo mondo. Poco dopo, in un supermercato, si avvicinò per la prima volta al banco macelleria e da quel momento nacque un amore autentico e duraturo. Da allora Gianluca ha scelto di dedicare la sua vita a questo mestiere, spinto da curiosità, determinazione e dal desiderio continuo di imparare. Dopo anni di formazione e di lavoro nella grande distribuzione, comprese che per distinguersi doveva conoscere a fondo la cucina. Ha così intrapreso un lungo percorso di studio e specializzazione, frequentando corsi in tutta Italia, formando personale e collaborando con professionisti del settore, fino a diventare un punto di riferimento nel mondo delle carni. Per Gianluca ogni sfida è un’occasione di crescita: non si ferma mai finché non raggiunge l’obiettivo.
La sua filosofia di lavoro si fonda su una visione precisa: la macelleria è artigianato, estetica e rispetto per la materia prima. Ogni taglio richiede manualità, sensibilità e attenzione ai dettagli. Preferisce la mannaia alla segaossi, perché per lui ogni gesto deve essere fatto con cura e consapevolezza. Non si limita a vendere carne, ma costruisce esperienze su misura per il cliente, proprio come farebbe un sarto con un abito. Non cerca ciò che è di moda, ma ciò che è autentico, vero, e che racconta una storia. Quando la pandemia ha messo tutto in discussione, Gianluca non si è arreso: ha trasformato la crisi in un’opportunità di innovazione. Studiando i maestri dell’American Barbecue, ha creato un nuovo modo di interpretare la cucina della carne, fondando NanaBurgher, simbolo di resilienza e creatività, dimostrando che la passione può superare qualsiasi difficoltà. Nel tempo ha capito che il suo mestiere non poteva limitarsi al banco o alla cucina. Così è diventato formatore e consulente, tenendo corsi per macellai, chef e appassionati, condividendo la sua visione basata su manualità, conoscenza e rispetto della materia prima. Ha iniziato a collaborare con ristoratori e aziende, aiutandoli a costruire una propria identità autentica nel mondo del food. Il suo lavoro non è vendere carne, ma raccontarla: ogni taglio ha una storia, e il suo compito è valorizzarla con rispetto e passione.
Gianluca Nana è, inoltre, autore di “Non è solo un pezzo di carne”, un volume che mette ordine e fa chiarezza sulle informazioni spesso confuse o incomplete che circolano a proposito della produzione e del consumo di carne. Il libro offre un approccio pratico per informare il lettore su come acquistare, utilizzare e apprezzare la carne in modo intelligente e consapevole grazie all’esperienza trentennale dell’autore e alla sua capacità di chiarire temi cruciali come la scelta dei tagli, la lettura delle etichette, le tecniche di frollatura e cottura e la gestione degli scarti. Si tratta dunque di un manuale completo per mangiare carne con maggiore consapevolezza, senza rinunciare alla qualità, scritto da un esperto con esperienza trentennale e una comunnity di oltre 120.000 follower. Perfetto per chi vuole scoprire come trattare e cucinare la carne in modo ottimale, conoscendo ogni aspetto della filiera.
Macelleria Nana: Piazza Saint Bon 4 – 19122 La Spezia
Andrea Bongi è l’anima di Pizzeria Centrale, locale storico a Pontassieve, cittadina a pochi chilometri da Firenze, che oggi è rinnovato con un’anima contemporanea e propone un’offerta totalmente centrata sulla pizza, basata su un impasto con grani antichi, un continuo dialogo con il territorio e un’accurata ricerca sulle materie prime. La storia della Pizzeria Centrale s’intreccia con quella di Pontassieve sin dal 1955, con tre generazioni di pizzaioli. Nel 2023 la pizzeria viene rilevata da Andrea Bongi, pizzaiolo con diverse esperienze sul territorio. Memore di ciò che negli anni il locale ha rappresentato per Pontassieve, Andrea l’ha ristrutturata senza stravolgerne l’anima, ma reinterpretando l’arte bianca con una consapevolezza tutta contemporanea: nella scelta delle materie prime e delle farine, nella natura degli impasti e nei tempi necessari a una loro corretta maturazione.
Ma soprattutto, consapevolezza di quanto profondamente le radici della Pizzeria Centrale affondino in un territorio da rispettare e riscoprire, con le sue tradizioni e i suoi prodotti. L’impasto ideato da Andrea Bongi è diretto alla napoletana, al 65% d’idratazione, ottenuto da farina di tipo 1, con germe di grano e grani antichi come la Timilia e il Perciasacchi, e da farina di tipo 0, da grano toscano macinato a pietra. Sono farine grezze, poco raffinate e a basso contenuto di glutine, che danno origine a un impasto originale e saporito, che lievita e matura complessivamente per almeno 36 ore.
Nella lista degli ingredienti e dei condimenti, accanto a eccellenze agro-alimentari nazionali come i pomodori vesuviani, il fiordilatte campano o il tonno e le alici di Cetara, Andrea affianca prodotti locali come la Tarese del Valdarno, il Bardiccio della Valdisieve o il Prosciutto Crudo di Grigio del Casentino, frutto del lavoro di quegli artigiani che, con caparbietà e orgoglio, portano avanti un pezzo di tradizione del territorio. Andrea Bongi fa parte, dal 2025, dell’Alleanza dei Cuochi di Slow Food, per l’impegno a utilizzare Presìdi e prodotti della comunità Slow Food. Un discorso a parte meritano i funghi, per lo più porcini, raccolti personalmente da Andrea, cercatore professionista che, quando la stagione lo consente, batte i vicini boschi del Casentino e della Rufina.
Pizzeria Centrale: Via Giuseppe Garibaldi 42/44 – Pontassieve (FI)
Telefono: 0557098231
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/bongi-pp.jpg402368docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-02-16 23:55:302025-10-16 23:58:37Maestro Pizzaiolo Andrea Bongi
Matteo Vari è un pizzaiolo romano riconosciuto per la sua straordinaria capacità di unire tradizione, tecnica e innovazione. La sua filosofia nasce dal profondo rispetto per la pizza napoletana classica, ma si sviluppa in una costante ricerca sull’impasto, sulle fermentazioni e sulla qualità delle materie prime, con l’obiettivo di offrire un prodotto autentico, leggero e contemporaneo. La passione di Matteo per la pizza nasce da giovanissimo, quando inizia a lavorare nei laboratori artigianali della sua città. Con il tempo, trasforma la curiosità in competenza, approfondendo le scienze degli impasti, la lievitazione naturale e le nuove frontiere della panificazione moderna. Oggi è riconosciuto come uno dei rappresentanti della nuova generazione di pizzaioli italiani, capace di fondere il sapere tradizionale con le più moderne tecniche di lavorazione.
La sua professionalità e il suo talento lo hanno portato a distinguersi in ambito nazionale, vincendo importanti competizioni e ottenendo riconoscimenti prestigiosi. Matteo Vari è stato vincitore del “Pizza Talent Show” e dell’ottava edizione di “Master Pizza Champion”, dove ha conquistato il primo posto con la sua celebre pizza “Lady 2.0”, un perfetto esempio di equilibrio tra innovazione e rispetto della tradizione. Nel corso della sua carriera, Matteo ha partecipato a numerosi eventi di rilievo, tra cui il G7 di Ortigia, dove ha rappresentato con orgoglio la pizza italiana di qualità, simbolo del Made in Italy nel mondo. Alla base del suo lavoro c’è la ricerca dell’equilibrio perfetto: un impasto croccante fuori, soffice dentro e altamente digeribile.
Per ottenere questo risultato, Matteo seleziona personalmente farine di grano italiano e utilizza processi di maturazione lunghi e naturali. Le sue pizze si distinguono per la leggerezza, la fragranza e la capacità di valorizzare ogni ingrediente in modo armonico. Oltre al suo talento come pizzaiolo, Matteo Vari è anche un formatore e consulente, collaborando con scuole e aziende del settore per diffondere la cultura della pizza di qualità e promuovere un approccio consapevole e sostenibile al cibo.
Mail: v.matteo91@gmail.com
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2025/10/3b62b9a1-060d-4208-a55c-c2a2e757b4c4.jpg402378docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2025-02-16 17:31:372025-10-16 17:47:20Maestro Pizzaiolo Matteo Vari
Fondata nel 1999 da Gennaro Galeotafiore, conosciuto come il “re dei fritti”, Sapori di Napoli è un’eccellenza campana nel mondo della ristorazione, simbolo della migliore tradizione culinaria napoletana reinterpretata in chiave moderna. L’azienda nasce come laboratorio artigianale dedicato alla produzione di prodotti tipici napoletani, fondando la propria filosofia sulla ricerca di materie prime di altissima qualità e sull’equilibrio tra artigianalità e innovazione. Gennaro Galeotafiore, appassionato cultore della cucina partenopea, ha saputo elevare l’arte della frittura a un simbolo di identità gastronomica, conquistando il titolo di ambasciatore DOC Italy per il fritto napoletano.
La sua missione è da sempre quella di preservare e rinnovare la tradizione, creando prodotti che raccontano i sapori autentici della Campania attraverso nuove forme e interpretazioni contemporanee. Il primo decennio di attività, dal 1999 al 2009, segna la nascita e la crescita dell’azienda. Il successo ottenuto e la crescente domanda rendono necessario l’ampliamento della capacità produttiva: nel 2008, Sapori di Napoli trasferisce il proprio stabilimento alle falde del Vesuvio, mantenendo intatta la cura artigianale che da sempre contraddistingue la qualità dei suoi prodotti. Nel secondo decennio, dal 2010 al 2019, l’azienda vive una fase di consolidamento e innovazione.
Nel 2012 viene introdotta la linea “Sfornamì”, che affianca la storica “Friggimì”, ampliando l’offerta con prodotti “pronto forno” pratici, gustosi e versatili. Nel 2016 inizia un importante processo di ammodernamento: viene rinnovata la sede, aumentata la capacità di stoccaggio e potenziato il reparto produttivo. In questo periodo, Sapori di Napoli ottiene le certificazioni BRC e IFS, garanzia di altissimi standard qualitativi. Dal 2020, l’azienda entra nel suo terzo decennio, caratterizzato da un processo di internazionalizzazione che porta il marchio oltre i confini nazionali.
Sapori di Napoli approda su mercati come Stati Uniti, Giappone e Austria, collaborando con eventi di prestigio come la Mostra del Cinema di Venezia e Casa Sanremo, che consolidano ulteriormente la sua immagine di eccellenza italiana. Attenta alle nuove esigenze dei consumatori e ai cambiamenti delle abitudini alimentari, l’azienda ha sviluppato una divisione Ricerca e Sviluppo dedicata all’innovazione nel settore del “frozen food”, offrendo soluzioni pratiche senza rinunciare alla qualità e al gusto della tradizione.
Dopo oltre vent’anni di attività, Sapori di Napoli continua il suo percorso con la stessa passione che l’ha resa un punto di riferimento nel panorama gastronomico italiano. Come afferma “il re dei fritti”: “Continueremo a garantire a tutti i clienti attimi di felicità per il palato, in ogni momento della giornata con un pasto veloce, una cena in compagnia, un aperitivo o una occasione speciale. ”
Scorre sangue marsicano nelle vene di Americo Finucci, chef di origini celanesi e titolare, insieme a Sara Dell’Elce, del Kikka Restaurant Wine & Cocktail Bar di Montesilvano. La sua cucina è un viaggio che unisce memoria e innovazione, tradizione e ricerca, valorizzando i prodotti d’eccellenza che raccontano un territorio e le sue radici.
Riconosciuto tra i Maestri del Gusto, Americo si distingue per conoscenza delle materie prime, per la scelta di prodotti d’eccellenza che raccontino e facciano assaporare un territorio, per una cucina sana che unisca tradizione e innovazione, per una continua ricerca e sperimentazione “creativa”, per una cultura profonda fatta di rispetto e tutela della natura e i suoi frutti, per prediligere produttori “vanto e tesoro dell’Italia”. Per lui, un piatto non è un quadro, ma deve sapere di storia e trasmettere emozioni autentiche. Al suo staff insegna un principio fondamentale: chi si siede a tavola accetta e si fida del cibo che gli viene offerto, e questo impone il dovere di ripagare tale fiducia con amore, rispetto e sapori che richiamino quelli di un tempo. Preservare le ricette originali significa custodire la tradizione, ma al tempo stesso renderla viva attraverso nuove interpretazioni creative.
Per Americo Finucci, l’Italia per anni ha recitato il ruolo di protagonista tra le cucine del mondo e deve tornare ad esserlo attraverso il messaggio che lasciamo ai nostri figli . L’amore per la nostra cucina si diffonde attraverso i sapori, gli odori e i gesti di una domenica in famiglia. Il nostro pesce, le nostre carni, i nostri ortaggi erano gli ingredienti principali con cui si con divano le domeniche in famiglia, a casa dei Nonni. Il suo ristorante, il Kikka Restaurant, gioca con il nome “Chicca”, che a Roma indica qualcosa di prezioso e speciale, trasformandolo in un concetto originale: Kolazione, Kucina, Kocktail. Qui i clienti possono assaporare piatti autentici della tradizione romana – dalla carbonara alla cacio e pepe – insieme ad aperitivi e cocktail raffinati, accompagnati da un’accurata selezione di vini.
L’ambiente elegante e accogliente, la passione dello staff e la filosofia culinaria di Americo Finucci rendono ogni esperienza nel ristorante Kikka un omaggio alla cultura gastronomica italiana, capace di rinnovarsi senza perdere mai il legame con le sue radici più profonde.
Kikka Lounge Bar: C.so Umberto I, 16, 65015 Montesilvano PE
Giovane talentuoso originario di un piccolo Comune del Litorale Laziale, Luca Di Francesco è un vero Maestro dell’Arte Bianca, la sua grande curiosità lo spinge costantemente alla ricerca di nuovi sapori e saperi nel mondo della pizza e dei lievitati.
Grazie al suo amore smisurato per la panificazione fin da giovanissimo ha vissuto tra farine, lievitazioni e impasti. Nonostante alle superiori si fosse iscritto, non per sua volontà, all’Istituto Tecnico, sin da subito aveva compreso che la sua strada non era quella e la sua passione per la cucina e in particolare per | pizzeria, in
Maestro Luca Di Francesco
Ambasciatrore del Gusto Doc Italy
breve lo portò a cambiare rotta. La voglia di capire, sperimentare, imparare, negli anni lo hanno spinto a
ENZIMA
confrontarsi con i vari settori che ruotano attorno ai lievitati e
ad approfondire le tematiche relative alla panificazione e alla pasticceria.
Nel 2024, il suo sogno diventa realtà e nasce “Enzima” il suo concept di locale dove continuare a crescere e sperimentare, dove all’impasto non può mancare un abbinamento di ingredienti e tecniche, dove è vietato l’utilizzo di prodotti chimici, dove far conoscere la vera pizza gourmet, dove unire il mondo della farina e dei lievitati a quello della cucina d’autore, dove parlare di territorio e di identità, dove spiegare con la sua proposta gastronomica che il cibo è una cosa semplice, di immediata comprensione e che è la manualità e la materia prima di qualità a fare la differenza.
Luca ha un obiettivo legare i suoi clienti grazie ala qualità dei prodotti ma soprattutto all’unicità degli stessi, il suo pane ha una sua identità, i suoi sfogliati e lievitati sono riconoscibili, la sua pizza porta una firma indelebile fatta di stagionalità e abbinamenti geniali.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2024/07/LUCA-BULGARIA.jpg445460docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2024-07-08 14:05:462024-07-08 14:05:49Maestro Pizzaiolo Luca Di Francesco
La Banca del Sapore si trova a Guidonia in Zona Collevrde (Mappa).
Si presenta con due grandi vetrate con entrata sul lato piazza e due vetrine sul lato strada /chiesa.
La tipologia dei prodotti venduta è prevalentemente di origine Biologica per i prodotti confezionati, mentre per i prodotti da banco vengono scelti quelli di provenienza territorialmente identificabile e di alta qualità.
Il Pugnalone è nato nel 2000 come Consorzio tra aziende agricole biologiche con lo scopo di coordinare le produzioni agricole dei soci e curarne la commercializzazione, specializzandosi nella produzione di legumi e cereali Biologici.
Tale attività le ha consentito di sviluppare rapporti commerciali con importanti realtà produttive e di trasformazione del mondo del biologico e soprattutto conoscere ed apprezzare il valore delle produzioni di qualità di realtà imprenditoriali piccole e grandi del meraviglioso territorio Italiano.
Tale attività le ha consentito di sviluppare rapporti commerciali con importanti realtà produttive e di trasformazione del mondo del biologico e soprattutto conoscere ed apprezzare il valore delle produzioni di qualità di realtà imprenditoriali piccole e grandi del meraviglioso territorio Italiano.
La realizzazione del punto vendita Banca del Sapore è stato lo strumento per trasferire queste conoscenze e soprattutto il gusto per il cibo sano e genuino anche ad un pubblico lontano dai marchi di distribuzione del cibo di qualità, con una particolarità in più.
Il punto vendita si caratterizza per la vendita di prodotti esclusivamente italiani di aziende selezionate per l’alta qualità delle produzioni, senza però trascurare le esigenze del consumo quotidiano.
Dal latte e formaggi 100% Umbria di una grande cooperativa di allevatori, ai salumi di eccellenza delle più rinomate scuole di alta salumeria italiane, dai formaggi d’alpeggio delle piccole realtà del territorio, alla pasta biologica di grani antichi, il punto vendita offre una gamma completa di prodotti dalla prima colazione alla cena nel segno del gusto e dell’alta qualità.
Selezione dei Prodotti venduti
RISO GLORIA BIANCO 0-RES g 500
PZ
€ 4,00
RISO GLORIA SEMINT 0-RES g 500
PZ
€ 4,00
RISO NERONE Integral BIO g 500
PZ
€ 3,60
RISO ROSSO SELV Integral BIO g 500
PZ
€ 3,30
GUANCIALE AMATRICIANO STAG SA.
KG
€ 18,80
LONZA AMATRICIANA SA.NO.
KG
€ 23,80
PETTO TACCHINO FORNO “IL NAZIONALE”
KG
€ 26,90
FIOCCO PROSCIUTTO -CULATTA
KG
€ 29,90
MORTADELLA “LA FAVOLA”
KG
€ 19,50
PROSCIUTTO AMATRICIANO IGP S/O
KG
€ 34,30
PROSCIUTTO PARMA S/O BEDOGNI
KG
€ 39,90
CACIOTTA SAPORE DELICATO
KG
€ 13,90
FIOCCO DI LATTE BIO
KG
€ 10,70
PECORINO ROCCACCIO STAG 12 MES
KG
€ 26,90
BACCALA’ GRATINATO Kg 1
KG
€ 31,90
MOZZAR OVOLE BUFALA g 250 AMAS
PZ
€ 4,90
CUOR D’OR DI CAPRA
KG
€ 21,35
PECORINO IL COLLE CLA
KG
€ 26,50
STRACCHINO AL SALE DI CERVIA
KG
€ 16,90
Freshly baked traditional bread on wooden table
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/04/il-pugnalone.png6721027docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2020-04-15 12:24:582020-04-16 10:46:19Banca del Sapore – Guidonia Colleverde
Pugliese di nascita e romano di adozione, Antonio Putignano intraprende la sua carriera da cuoco all’età di tredici anni.
Diplomato presso l’istituto alberghiero di San Benedetto del Tronto in tecnico dei servizi della ristorazione, approda a Roma nell’anno del Giubileo (2000) ed anno dopo anno nel 2010 apre un ristorante di proprietà.
In seguito torna però alla sua vera passione: “cucinare”. Si dedica infatti interamente a nuovi studi personali e da autodidatta si lancia nel mondo “gourmet”, dove il piatto recita la sua parte in intere composizioni per toccare una sinestesia di sapori e colori che madre natura offre di sua spontanea volontà.
Si racconta dicendo: “…in cucina la cosa importante non è sapere dove andiamo ma senza ombra di dubbio dobbiamo conoscere la strada dalla quale arriviamo, la tradizione culinaria italiana è parte integrante della nostra vita. Non c’è viaggio, vacanza o semplici passeggiate in cui non troviamo la nostra storia a parlarci e non solo nel cibo ma nell’arte nell’artigianato nella cultura paesana o cittadina che sia. Del mio lavoro ne ho fatto la mia vita! … non ho fatto altro che questo. Indossare la giacca da chef mi ha sempre inorgoglito rendendo fruttuosa la mia vena creativa in ambito culinario. Nel corso della mia carriera ho conseguito diversi riconoscimenti in merito alla promulgazione e lo sviluppo del territorio italiano in enogastronomia, ultimo (solo per data) è stato quello di essere nominato Ambasciatore del gusto Doc Italy per la Puglia. Ritengo necessario“ricordare” attraverso il cibo la nostra storia e la nostra cultura.Riparto sempre da li!… Dalla tradizione per trasformarla in forme e colori nuovi senza mai trasgredire alla regola principale in cucina: il gusto”.
Marchio italiano con un nome dalla sonorità finlandese e la bandiera norvegese come logo, Napapijri si fonda fin dal principio sull’intersezionalità: sfidare i luoghi comuni, pensare fuori dagli schemi, percorrere un viaggio inaspettato nella natura e nella creatività.
Napapijri nasce nel 1987 all’ombra della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, dove un produttore italiano di borse da viaggio reinventa l’abbigliamento outdoor coniugando materiali innovativi e una particolare attenzione per lo stile. Ispirato alle grandi spedizioni esplorative del secolo scorso, rende omaggio agli intrepidi avventurieri che hanno trasformato le proprie vite in avventure uniche. Il nostro primo prodotto, l’iconica borsa Bering, racchiude tutto questo in poco più di 60 cm di lunghezza, e diventa immediatamente un accessorio irrinunciabile.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/04/napapijri-logo-216x120.jpg120216docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2020-04-01 17:43:472020-04-01 17:43:47NAPAPJRI c.c. Tiburtino 20% di sconto
WHYCON Centro Comm.le Gran Roma Via Aristide Merloni 141, 00155 Roma RM 06 228 2370
IL GRUPPO FONDATO NEL 2009 DA RAFFAELLA PAGANO E GIANFRANCO SATTA È CRESCIUTO CON IL PASSAPAROLA GRAZIE ALLA SUA FORMULA INNOVATIVA. FINO A DIVENTARE UNO DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI DEL MERCATO.
L’idea alla base del progetto è stata semplice ma complessa al tempo stesso: rompere gli schemi del mercato della cosmesi, caratterizzato esclusivamente da marchi che propongono prodotti a prezzi esorbitanti, per offrire a tutti la possibilità di acquistare collezioni di Make-Up, Skin Care e Body Care di elevata qualità, al giusto prezzo ed accessibili a tutti. L’esperienza nel settore, la conoscenza dell’intera filiera produttiva e dei trend beauty, sono state le basi per dar vita ad un concept retail che soddisfasse i desideri dei consumatori ogni giorno: l’intuizione ha portato all’eliminazione di costosi passaggi intermedi tra produttore e consumatore, investendo sulla qualità delle texture e skinfeel pur mantenendo un posizionamento sul mercato molto competitivo.
WAROVSKY SWAROVSKI è il marchio di punta della Swarovski International Holdings. È specializzata nella produzione di manufatti in cristallo e deve la sua fama sia all’alta qualità della lavorazione che a quella del materiale usato.
Il particolare cristallo è stato ideato da Daniel Swarovski, nato in Boemia nel 1862. La sua composizione è in vetro e piombo (circa il 30%), ma l’esatta formula è gelosamente custodita come segreto industriale. Il logo aziendale è rappresentato da un cigno che è apposto su ogni prodotto come segno di autenticità. La materia prima viene utilizzata per diverse linee di prodotto: dai componenti per bigiotteria all’ottica di precisione, dall’oggettistica per la casa alla gioielleri
imberland ha lanciato il suo originale stivale giallo nel 1973; da pratica calzatura da outdoor è diventata un modello iconico e senza tempo. Oggi però Timberland rappresenta molto altro. Uomini, donne e bambini di tutto il mondo si rivolgono a Timberland per scarpe, abbigliamento e accessori in collezioni per l’outdoor versatili e complete. L’ottimo livello di qualità e realizzazione dell’originale stivale giallo è quello che caratterizza ancora tutte le nostre collezioni.
Come marchio lifestyle per attività all’aperto, Timberland si impegna alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente attraverso un efficiente utilizzo delle risorse e con attività di piantumazione e a favore delle aree verdi nelle città.
Indirizzo: Via Aristide Merloni, 141, 00155 Roma RMCALVIN KLEIN è un marchio leader nel lifestyle a livello internazionale caratterizzato da uno stile audace, progressivo, seducente e spesso minimal. Crea e lancia sul mercato collezioni di abbigliamento di design per uomo e donna e una gamma di altri prodotti tra cui accessori, capi sportivi, intimo e costumi da bagno. I marchi Clavin Klein includono Calvin Klein By Appointment, CALVIN KLEIN Established 1978, CALVIN KLEIN JEANS, Calvin Klein Underwear e CALVIN KLEIN PERFORMANCE.
CALVIN KLEIN JEANS è il marchio di jeans conosciuto per il fit innovativo, per i dettagli unici e per le campagne pubblicitarie d’alto impatto. Calvin Klein Jeans si distingue per lo stile provocatorio, sexy e giovanile.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/04/CKLOGO-216x120.png120216docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2020-04-01 17:30:332020-04-01 17:30:33CALVIN KLEIN JEANS – Granroma – sconto 20%
thck.granroma@gruppomartino.euScopri la nuova collezione di abbigliamento Tommy Jeans e sfoggia un look che unisce stile classico e moderno, per un risultato sempre cool. Dai un tocco old-school ai tuoi outfit quotidiani con le nuove t-shirt Tommy Jeans, perfette per un weekend fuori città o una serata di relax. Ritrova lo stile college anni ’90 con la gamma di felpe con e senza cappuccio Tommy Jeans, realizzate in morbido cotone e decorate con il logo ricamato.
Completa il tuo outfit con le giacche Tommy Jeans, disponibili in un’ampia varietà di colori brillanti e sfumature delicate per un look che non passa inosservato. In alternativa, dai un tocco preppy al tuo outfit con la selezione di maglioni Tommy Jeans, una classica icona dello stile Tommy Hilfiger. Rinnova il tuo guardaroba e fai una dichiarazione di stile con la nuova collezione Tommy Jeans.
WYCON COSMETICS È UN BRAND ITALIANO NATO NEL 2009 DA UN’INTUIZIONE DI GIANFRANCO SATTA, IMPRENDITORE E DISTRIBUTORE STORICO NEL SETTORE DELLA COSMETICA FEMMINILE E RAFFAELLA PAGANO, PRODUCT MANAGER, PROFONDA CONOSCITRICE DEL MONDO MAKE-UP E BODY CARE.
L’idea alla base del progetto è stata semplice ma complessa al tempo stesso: rompere gli schemi del mercato della cosmesi, caratterizzato esclusivamente da marchi che propongono prodotti a prezzi esorbitanti, per offrire a tutti la possibilità di acquistare collezioni di Make-Up, Skin Care e Body Care di elevata qualità, al giusto prezzo ed accessibili a tutti. L’esperienza nel settore, la conoscenza dell’intera filiera produttiva e dei trend beauty, sono state le basi per dar vita ad un concept retail che soddisfasse i desideri dei consumatori ogni giorno: l’intuizione ha portato all’eliminazione di costosi passaggi intermedi tra produttore e consumatore, investendo sulla qualità delle texture e skinfeel pur mantenendo un posizionamento sul mercato molto competitivo.
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SWAROVSKI è il marchio di punta della Swarovski International Holdings. È specializzata nella produzione di manufatti in cristallo e deve la sua fama sia all’alta qualità della lavorazione che a quella del materiale usato.
Il particolare cristallo è stato ideato da Daniel Swarovski, nato in Boemia nel 1862. La sua composizione è in vetro e piombo (circa il 30%), ma l’esatta formula è gelosamente custodita come segreto industriale. Il logo aziendale è rappresentato da un cigno che è apposto su ogni prodotto come segno di autenticità. La materia prima viene utilizzata per diverse linee di prodotto: dai componenti per bigiotteria all’ottica di precisione, dall’oggettistica per la casa alla gioielleria.
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Il brand Timberland per molto tempo è stato associato alla moda del decennio 1980 che vedeva il classico scarponcino della Sequoia associato ad altri capi “storici”.
La mitica azienda di scarpe Timberland statunitense è stata una delle prime a praticare una politica di sostenibilità ambientale, e nel 2011 è entrata nell’orbita dall’azienda di abbigliamento VF Corporation. Al giorno d’oggi ci sono centinaia di modelli di scarpe Timberland, oltre che vestiti e altri accessori.
Timberland diventa sempre più green Il marchio scommette sulle iniziative eco-sostenibili e lancia la nuova collaborazione con il designer inglese Christopher Raeburn. Puntando su tre principi etici: REMADE, REDUCE e RECYCLED.
Custode di una secolare tradizione del paese e della mia famiglia, io, Luigi Viola , maestro elementare in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver insegnato per oltre 35 anni, ho deciso di dedicare a tempo pieno le mie energie al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di nettare, che correva il rischio di estinzione, il Moscato di Saracena.
Coinvolgendo l’intera famiglia: mia moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ho saputo trasmettere la mia passione e l’amore per la nostra terra, ho incrementato la produzione di questo vino da meditazione, che, una volta proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un riscontro eccezionale. Col tempo ho ampliato la gamma dei prodotti puntando sempre sulla qualità e genuinità ed eleganza utilizzando vitigni autoctoni quali Magliocco dolce, Guarnaccia, Malvasia e Mantonico.
Ciò che era nato quasi per scommessa è divenuto per noi tutti, un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che ci ha permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni veramente affascinanti.I nostri vigneti sono situati nel territorio di Saracena, nella contrada Rinni a 350 m slm, con un’esposizione tale da ricevere i raggi del sole da quando sorge e fino a quando tramonta.
Ad Est-Sud Est si affacciano sulla piana di Sibari e sul mare Ionio, ricevendone le correnti miti provenienti dal mare, mentre a nord sono riparate dai venti freddi dalla Catena del Pollino. Tutto ciò crea un microclima con sensibili escursioni termiche che consentono alle uve di raggiungere una concentrazione alta di profumi. Nei nostri vigneti sono coltivate uve autoctone quali Magliocco dolce, Moscatello di Saracena, Guarnaccia bianca, Malvasia, Mantonico e “Adduroca”, termine dialettale che sta per “odorosa, profumata”. Il sistema di allevamento è a cordone speronato con un sesto di impianto di 1m x 2,20m.
Pratichiamo l’agricoltura Biologica certificata Bioagricert. Negli ultimi anni stiamo recuperando degli antichi vigneti ad alberello ottenendo uva di alta qualità ed evitando, cosi, che vengano abbandonati.
Olio Evo Biologico 250ml – 8,50€
Rosso Viola (75cl) Magliocco dolce 100%; pratica della agricoltura biologica certificata Bioagricert, utilizzo di letame e sovescio; macerazione prefermentativa a freddo per 3 giorni; fermentazione in acciaio termocontrollata con macerazione per almeno 8 giorni 500ml – 20,00€
Bianco Margherita (75cl): Guarnaccia bianca 65%, Mantonico bianco 35%; pratica della agricoltura biologica certificata Bioagricert, utilizzo di letame e sovescio; macerazione dalle 4 alle 6 ore; fermentazione e affinamento per 7 mesi in acciaio e 10% in barriques, 7 mesi di affinamento in bottiglia prima della commercializzazione 500ml – 20,00€
Grappa Di Moscato Passito Barricato 500ml – 40,00€
Passito Moscato di Saracena (50cl) : Guarnaccia 50% e Malvasia 50% (uve dalle quali si ottiene il mosto); Moscatello di Saracena da 15 a 30 Kg per ogni hl di mosto e “Adduroca” ( termine dialettale per indicare un’uva aromatica molto profumata) in piccole percentuali. Il Moscato di Saracena è un raffinato e delizioso vino passito da meditazione che, prodotto solo in questo paese con un procedimento antichissimo, prevede la vinificazione separata dell’uva moscato, ottenuta dal vitigno autoctono e da altre uve. Il mosto ottenuto vinificando le uve malvasia e guarnaccia viene concentrato per aumentare il tenore zuccherino, mentre l’aroma ed il gusto particolari provengono dall’uva moscatello, raccolte e appassite alcune settimane prima della vendemmia. Gli acini del moscatello e dell’adduroca disidratati vengono selezionati, schiacciati manualmente e quindi aggiunti al mosto ( prima spremitura) concentrato. Dopo una lunga e lenta fermentazione si ha un passito color giallo ambra con riflessi aurei, dall’aroma intenso e dal sapore di miele, fichi secchi, frutta esotica 500ml – 45,00€
Era l’antico testamento dei nonni…quello di saper viva la coltivazionedel “CORNO DI CAPRA”… Lafamiglia Gliubizzi, da semprelegata all’agricoltura, sin dal suoapprodo a Baragiano, da bencinque generazioni è deditaall’agricoltura e, in special modo,alla coltivazione del CORNO DI CAPRA. Venduto dagli inizi del1900 nella vicina cittadina diAvigliano, famosa ancora oggi perl’utilizzo, nelle sue molteplici attività ristorative del “Peperone Crusco” e del Baccalà.
Leonardo Bussoletti è un’azienda agricola che si trova a Narni, in provincia di Terni, in una zona particolarmente vocata alla viticoltura. Leonardo Bussoletti, il titolare, con il prezioso supporto dell’agronomo Federico Curtaz, conduce in biologico, ad oggi, 7 ettari di vigna, composti principalmente da ciliegiolo ed a seguire da grechetto e trebbiano. Seguendo i principi del biologico certificato da Suolo e Salute, si prediligono fermentazioni spontanee, senza lieviti selezionati, ma con il sistema del pied de cuve, ovvero con l’utilizzo delle proprie uve.
Andrea De Luca è un maestro pizzaiolo nato a Roma il 27 Luglio del 1987, proviene da una famiglia di agricoltori, in cui gli è stata trasmessa la cultura del mangiare sano, con prodotti naturali e cibo fatto in casa. Inoltre sua nonna era una grande cuoca, ha lavorato per la nobile famiglia Odescalchi, forse lei su tutti ha avuto maggiore influenza sulla propensione di Andrea per l’arte culinaria. Andrea si diploma presso la scuola alberghiera, specializzandosi nel settore di sala e bar, dopodiché si trasferisce in Irlanda dove sperimenta un’esperienza lavorativa in tale settore. Terminata l’esperienza irlandese, Andrea si addentra in una nuova avventura, decide di prendere in gestione una pizzeria al taglio, sita nel comune di Ladispoli, in provincia di Roma. Sebbene non possiede le dovute conoscenze sulla materia, dimostra un’ottima inclinazione verso l’arte bianca, appassionandosi giorno dopo giorno maggiormente alla professione del pizzaiolo. Decide, dunque, di affiancare il suo dipendente pizzaiolo, per apprendere questa nobile arte, imparando con il tempo a gestire l’intero processo produttivo che porta alla pizza.
Divenuto un buon pizzaiolo, Andrea decide di fare nuove esperienze lontano dall’Italia, vende quindi la sua attività, e si trasferisce in l’Australia, a Perth, capitale dello stato australiano dell’Australia Occidentale . Qui conosce Raffaele Brotzu, titolare della pizzeria “Delisio Pizza Romana”, e detentore del titolo di campione del mondo di pizza in teglia, ottenuto al “World Pizza Champions” di Las Vegas.
Sotto la guida formativa del maestro Brotzu, Andrea matura notevolmente dal punto di vista professionale, inoltre l’avventura in un nuovo paese, con una nuova cultura, lo aiuta a maturare anche dal punto di vista caratteriale. Tornato in Italia fa molte esperienze nelle più note pizzerie della provincia romana, tra cui lavora presso “Alberto’s Pizza” di Alberto Di Pietro a Cerenova, pizzeria “Doppio Zero” a Ladispoli ed una breve esperienza da “Pizzarium” di Gabriele Bonci a Roma. Inoltre fa esperienze importanti anche in eccellenti ristoranti, su tutti il ristorante “Gli Ulivi”(due forchette gambero rosso), con lo chef Pierluigi Gallo, ed il ristorante-pizzeria “Exquisitaly” con lo chef Antonello Migliore.
Naturalmente Andrea, durante la sua carriera, ha dedicato molto tempo alla sua formazione, studiando costantemente da autodidatta e seguendo corsi di formazione: nel 2012 segue un corso professionale di pizzaiolo presso “Associazioni Pizzerie Italiane”, specializzandosi in pizza in teglia; nel 2015 frequenta un corso da chef presso “Italian Chef Academy”.
Il mondo delle competizioni lo ha sempre stimolato, quando può partecipa sempre ai campionati di pizza, che gli hanno permesso di ottenere una buona notorietà nell’ambiente, riscuotendo buoni piazzamenti, tra cui: nell’edizione del 2017 del “Campionato Italiano Assoluto Di Pizza” si classifica ottavo nella categoria pizza in teglia; nel 2018 viene premiato presso “la Città Della Pizza” a Roma come miglior novità di pizzeria a taglio, durante la sua esperienza al “Exquisitaly”; sempre nel 2018 al “Campionato Internazionale Di Pizza Alla Castagna” ottiene un ottavo posto.Nel aprile 2019 partecipa al ITALIAN PIZZA CONTEST Piazzondosi sul podio al terzo posto.
Nel 2019 apre la sua pizzeria “Teglia Romana” a Ladispoli, dove prepara un impasto diretto, con un mix di farine, di cui il 60% di tipo 1, il 30% di tipo 0 ed il 10% di semola rimacinata. Idrata l’impasto all’80%, lo fa maturare per 48 ore ed infine farcisce le sue pizze con ingredienti a km 0 di ottima qualità.
Nella sua pizzeria Andrea prepara pizze esclusive come la gricia con cipolla caramellata; la pizza patate ‘nduja, bottarga e salsa verde; la pizza con carciofi alla romana, pancetta, pecorino romano e liquirizia; e molte altre con cui delizia ogni giorno il palato dei suoi clienti.
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2020/01/IMG-20200109-WA0028-e1578646812585.jpg9961200docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2020-01-10 10:00:352025-07-09 18:40:59Andrea De Luca
https://www.docitaly.net/wp-content/uploads/2016/11/antonio-marini-230x300.jpg300230docitaly/wp-content/uploads/2016/11/docitaly.pngdocitaly2016-11-30 21:40:562016-11-30 21:51:13Antonio Marini – Sezione una vita per… Vice Procuratore della Repubblica – Lazio
Maestro Gianni Molaro
da tiziana sirnaNel 2004 Gianni Molaro corona il suo sogno adolescenziale facendo scendere le sue creazioni dalla meravigliosa scalinata di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna a Roma, per “Donna sotto le stelle”. A Palazzo Venezia in Roma, presenta una sua collezione completamente dipinta a mano, la sartoria diviene fondamenta essenziale di nevrotiche sculture di tessuto che vitalizzano il corpo senza mai vestirlo. L’abito perde la sua funzione ancestrale di copertura, protezione, dimentica il suo ruolo di narciso vanitoso e diviene mezzo per scandagliare le oscurità dell’anima, per delineare i lineamenti ed i sussulti dell’inconscio.
Gianni Molaro è considerato dalla stampa di moda lo stilista più creativo per gli abiti da sposa. La rivista di moda Rendez Vous nel 2013 lo ha definito il profeta dell’Art Couture. Egli è alla continua ricerca di ricami, forme e scollature, che rendono la sposa preziosa e raffinata ,romantica e femminile, sensuale e solare.
Testimonial e presentatrice Camilla Nata
da tiziana sirnaCamilla Nata, origini torinesi, inizia la s attività di giornalista pubblicando articoli sulla rivista mensile Eco mese e, dal 1997 al 1999, collaborando con le emittenti piemontesi Telealpi (Pianeta donna) e Quarta Rete Tv (Campane a festa, Estate ballerina, Agenzia spettacoli, La Terra e il sole). Nel 2000 inizia la sua collaborazione con Stream (Agrinews, Il villaggio dei mondiali). Passa quindi a Rai3 come inviata per il programma quotidiano Cominciamo bene estate. Nel gennaio 2003, è l’inviata speciale di Italia che vai, il magazine di RaiUno condotto da Paolo Brosio e Tessa Gelisio. Nel 2003 conduce su Rai2 Vivere in salute. Nel 2004 per Rai1 è inviata per La vita in diretta e dal 2005 per Festa Italiana
Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale
Dott.ssa Camilla Nata – Conduttrice e Giornalista
Per l’allegria, la professionalità, la competenza e la capacità di catturare l’attenzione, “CONDURRE SENZA MAI TRACINARE”, divertire ed informare.
Per la sua conduzione fresca ma ricercata, moderna ma impegnata, per l’essersi specializzata nel settore Food, uno dei comparti che più’ contribuiscono a tenere alto il Nome dell’Italia nel Mondo.
Per riuscire a spiegare dalle più complicate regole dell’economia alle ricette di cucina con la stessa naturalezza
Per essere sempre positiva e sorridente, riuscendo a mettere a proprio agio l’intervistato o la platea.
Per le grandi doti di intrattenimento e comunicazione
A Camilla Nata si conferisce il Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale
Anthony Peth Ambasciatore del Made in Italy conduce il Viaggio Attraverso le Eccellenze
da tiziana sirnaAutore, regista, conduttore televisivo
Anthony, inizia la sua carriera all’età di 18 anni, dopo essersi trasferito dalla Sardegna a Roma per laurearsi e specializzarsi in Lettere indirizzo Spettacolo e successivamente una seconda laurea in Beni Culturali.
Comincia il suo percorso professionale dopo essere stato scelto da Maurizio Costanzo fra i conduttori fissi del programma “Voglia” (Mediaset).
Nel frattempo prosegue la sua formazione presso Cinecittà Campus, frequentando corsi di perfezionamento in conduzione televisiva, regia e scrittura televisiva.
Varie le esperienze teatrali: “Suore Scatenate” di Gegia, “Gli anni del boom” di Riccardo de Torrebruna, “Dannato da un insolito destino”, al musical “San Francesco” nel ruolo di Cristo.
Dopo di che un lungo percorso come aiuto regia per cinema e fiction, nei film: “Sexual Radar” di Luca Martera,”Il segreto di Candida” di Angelo Caruso, nella sitcom “Colpi di Sole” per Raidue e “Boris” per Fox e Rai.
Dopo aver scritto il format ‘WakaShow’, programma demenziale composto da 15 comici e da un reality ‘l’Isola dei formosi’, dalla rete sky le viene proposto di condurlo e con grande sorpresa il format ha avuto un ricco successo di share portando la messa in onda da 3 a 15 puntate concludendo la puntata con la vittoria del primo minorenne in un reality.
In seguito la conduzione di nuovi programmi interattivi per ragazzi e adulti, dal programma “Crazy” sul boom tecnologico dei video web e la grande ondata di videoclip amatoriali di giovani talenti comicial format “Tg a chi?”, tg satirico con servizi di denuncia e reportage sulla politica e il gossip dell’Italia, in onda per l’ intera stagione annuale su Sky e replica sul canale della capitale Teleroma.
Per tre anni regista per Sky della rubrica 3,2,1 ciak, rubrica di cinema che segue tutti i festival di cinema in Italia e all’estero.
Anthony oltre a lavorare per la tv è regista di due importanti manifestazioni cinematografiche e benefiche, “Sorridendo Film Festival” in collaborazione con Rai Cinema presso Cinecittà studios, “Galà dell’arte per la Ricerca” in collaborazione col Ministero della Salute presso il Teatro Brancaccio.
Di recente ha condotto i format “Quelli che..Gli opinionisti”, programma di satira politica in chiave comica, ideato da Gegia e Franco Bonafiglia per Gold TV e Sky in diretta ogni Domenica.
Your Way Management di Emanuela Corsello
Via Nomentana, 175 – 00161 Roma – p.iva: 09878101006 – C.F.CRSMNL74E46H501Q E-mail: yourwaymanagement@gmail.com – info@yourwaymanagement.com tel. 06-4403659 – Cell. 3331858886 www.yourwaymanagement.com
Debutta alla regia con la fiction “Obiettivo salvezza”, scritta da Simone Terranova protagonista insieme a Ninni Bruschetta, Fioretta Mari, Matteo Branciamore, Andrea Roncato, Roberto Ciufoli, Isabelle Adriani, Fabrizio Bracconeri, Alessio Di Clemente, Ciro Esposito, Josafat Vagni, Billo Thiam, Claudia Galanti, e tanti altri.
Attualmente conduce “Ricominciamo da noi” ogni Domenica sera in onda su GoldTv. Testimonial della Campagna nazionale della Sicurezza Italiana 2014. Testimonial del Made in Italy nel Mondo per la Comunità Europea. Special Guest italiana del nuovo videoclip “Gol” di Osmani Garcia feat Pitbull.
Dal 7 Novembre ogni venerdì dall 14 alle 17 su Trs FM102.3 e su Sky al timone del programma radiofonico “Attenti a quei due” con un personaggio dello spettacolo ospite ogni settimana.
In fase di scrittura per due nuovi format per il palinsesto invernale Sky.
Premi conferiti nel 2013/14:
Vincitore del David di Michelangelo 2012/13, per la categoria Spettacolo e Tv. Vincitore del premio Eccellenza al Talento Artistico Emergente al Galà dell’arte. Vincitore del premio DocItaly della Regione Lazio come “Giovane Promessa” Vincitore del Premio “Domenico Aliquò” 2013 come professionista nello Spettacolo. Vincitore del David di Michelangelo sul Sociale 2013/14.
Vincitore del premio “Rivelazione Televisiva Emergente 2014” al Galà dei Cittadini del Comune di Roma. Onorificenza come “Ambasciatore Televisivo dello Spettacolo per la Sicurezza Italiana” Premio Speciale Medusa d’oro 2014 Vincitore per lo Spettacolo 2014 al Napoli Cultural Classic
Premio Speciale per lo Spettacolo al Nettuno Photo Festival Vincitore del Premio in onore a Massimo Troisi come Nastro televisivo nascente 2014 al Pompei Cinema Festival
Madrina Doc Italy Fioretta Mari
da tiziana sirnaNasce da padre fiorentino e madre siciliana. La sua carriera di attrice inizia prestissimo, dimostrandosi subito una bambina prodigio, collaborando con grandi attori teatrali e cinematografici quali Turi Ferro, Oreste Lionello, Vittorio Gassmann, Jean Louis Barrault, Madeleine Renaud, Leo Gullotta, Massimo Troisi, Aldo Giuffré, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pino Caruso e Mario Scaccia. Oltre che per i suoi spettacoli teatrali (più di 150, nelle più importanti città del mondo, da New York a Londra, da Parigi a Mosca, passando per Berlino, Rio de Janeiro, Budapest e Montevideo), ha acquisito molta fama, soprattutto fra i giovani, grazie al programma tv Amici di Maria De Filippi, in onda su Canale 5, in
cui ha svolto il ruolo di insegnante di dizione e recitazione.
Il 24 luglio 2010 è stata premiata ad Alghero con il “Grand Prix Corallo Città di Alghero” per la sua attività di attrice.[1] Nel settembre 2010 diventa direttrice artistica della ArtAcademy Carrara (Accademia Nazionale dei Mestieri dello Spettacolo), una nuova “talent academy” che si prefigge l’obiettivo di formare nuovi talenti; nello specifico Fioretta Mari si occupa di insegnare dizione e recitazione. Dal 2009 insegna presso lo Strasberg Institute di New York city, dove ha portato il metodo d’insegnamento della Commedia dell’arte, lasciando entusiasti gli allievi che, a parere della co-direttrice insieme ad Anna Strasberg, Victoria Krane “non si erano mai mostrati così attenti ed entusiasti nei confronti di un docente”.
Dal 2015 è la direttrice artistica del festival per attori ACT Italy che, dopo varie tappe in tutta Italia, si è concluso, con grande successo, il 2, 3 e 4 luglio 2015 con la “tre giorni” al Teatro Parioli di Roma.
Fioretta Mari con Carlo Ludovici e Lucio Rama nel 1973
Regista[modifica | modifica wikitesto]
Fateci un applauso
Saggio su Garcia Lorca
Voce dal sen fuggita
Teatro[modifica | modifica wikitesto]
Anatra all’arancia
L’avaro
La figlia di Jorio
Tovarich
Il malato immaginario
Parole d’amore parole
La città del mondo
Pasquino
Menopause
Filmografia[modifica | modifica wikitesto]
Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Il lumacone (1974)
La prima notte di nozze (1976)
Bello di mamma (1980)
Il fratello minore (2000)
Vuoti a perdere (1999)
Stregati dalla luna (2001)
Sexum Superando – Isabella Morra (2005)
Alice (2010)
Sharm el Sheikh – Un’estate indimenticabile (2010)
A Sud di New York (2010)
Ballando il silenzio (2015)
Televisione
Luna Park (1979)
Stiamo bene insieme – serie TV (2002)
Amici di Maria De Filippi (2002)
Ricomincio da me – miniserie TV (2005)
Camera Cafè (4ª stagione) (episodio “Il tema di italiano”) (2008)
Fratelli detective – serie TV (2011)
Discografia
33 giri
1979 – Io sono fatta così (Cinevox, CAB 2007)
Art For Food by Roberto Fallani
da tiziana sirnaProgetto “Doc Italy- Viaggio Attraverso l’Eccellenza” nato da un’idea di Tiziana Sirna grazie al sodalizio con due artisti di fama Mondiale, la scultrice e orafa Paola Crema e il designer, scultore e orafo Roberto Fallani e alla collaborazione di 2 importanti studi di grafica e servizi per il Web, Gianni Rossi Graphic.
Per la prima volta l’arte scende in campo con un contributo tangibile al comparto Italiano più’ importante e di tendenza, il “Made in Italy”, comparto però quello dell’agroalimentare ostacolato da leggi e burocrazia invece che esser supportato e promosso dallo Stato e da chi lo rappresenta.
Un’altro modo di vedere la comunicazione e l’immagine del Food&Beverage, ogni prodotto d’Eccellenza “OPERA D’ARTE” della ns Italia, avrà come etichette una creazione dei due straordinari artisti.
“Art for Food” a cura di Roberto Fallani.
Il ferro e luce Artista del “limite”, Roberto Fallani. Limite nel senso d’ esuberanza creativa e poliedricità, di discipline che interagiscono fino a rifiutare qualsiasi codice esegetico; ma anche limite della visione in sè, resa estrema dagli innumerevoli innesti culturali, stilistici e mnemonici. La risposta di Fallani al verbo postmoderno sta in questa esasperazione del gusto inteso come “summa” della sua esperienza di artista rabdomante, là dove tutto appare in uno stato di mutazione e di ibrido. Di qui certe insinuazioni avveneristiche della forma che richiamano una sorta d’ archeologia decorativa, di fantastica rivisitazione del moderno degna di “Metropolis” e di Flash Gordon. Il ferro, simbolo dell’era proto-industriale ottocentesca, diventa così per Fallani materiale e insieme metafora di una contemporaneità che “avanza” incontro al passato per ritrovarvi la sua legittimazione estetica; così come il bullone e l’ingranaggio dichiarano la loro falsa vocazione costruttiva e meccanica facendosi elementi plastici assoluti, quasi in una parodia di tutti i funzionalismi possibili. Totems tecnologici, queste “sculture illuminanti” rilanciano in definitiva il primato della bellezza sull’oggetto d’uso, proprio nel momento in cui trasgrediscono il sillogismodel “bello in quanto utile”. Sono macchine di luce, segnali che non possono indicare altro se non l’enigma della forma che, alle soglie del terzo millennio, si è liberata della storia e dei suoi dogmi. Giuliano Serafini. Designer, architetto, scultore e orafo, Roberto Fallani vive ed opera a Firenze.
Art for Wine by Paola Crema
da tiziana sirnaProgetto Doc Italy nato nel 2014 per l’Asta di Beneficenza dei Reali d’Inghilterra.
L’Arte incontra il Vino, la scultrice internazionale Paola Crema “ETICHETTA” l’Eccellenza “Casato Unico”
Coralli di Torre del Greco
da docitalyIl fatto che la storia di Torre del Greco sia legata all’amore per il corallo è cosa nota, ma forse non tutti sanno che fu una storia d’amore ad influenzarne il destino. Il corallo, per la città di Torre del Greco, ha rappresentato da sempre più di quanto si pensi. Il corallo per Torre è stato ricchezza, ma ancor prima sudore e mezzo per far fronte alla miseria. I Torresi però, in origine, il corallo sapevano solo pescarlo, perciò quando un certo Paolo Bartolomeo Martin sbarcò nel porto della città, fu una vera manna dal cielo.
L’intraprendente Paolo Bartolomeo Martin, di origini genovesi, era partito da Marsiglia lasciandosi dietro un forte declino della lavorazione del corallo, causato dalla rivoluzione francese. Dotato di un’inquieta personalità e di innate abilità nell’incidere cammei, “il Marsigliese”, così chiamato dalla gente del porto, una volta arrivato nella città torrese non ci mise molto a capirne il grosso potenziale commerciale. Alle capacità di Paolo Bartolomeo Martin, i Torresi devono la nascita del primo laboratorio per la lavorazione dei cammei in corallo e su conchiglia.
“Il Marsigliese”, però, profondamente preso dalle sue mire imprenditoriali, non aveva calcolato un imprevisto: l’amore. “Galeotto fu il rametto e chi lo pescò”, se così si può dire. Fu in una giornata come le altre, mentre si trovava nel porto di Torre del Greco a contrattare su una vendita di corallo, che lo sguardo del nostro Martin si posò sulla bellissima sorella di un pescatore. Ne rimase letteralmente incantato. Complici il sole, il luccichio del mare o, forse, la componente magica di quei rametti rossi e grezzi, e per il Marsigliese non ci fu più scampo. E amore fu!
Paolo Bartolomeo Martin, allora, decise di stabilirsi definitivamente a Torre del Greco per amore e, nel 1805 chiese al Governo Borbonico il permesso per avviare la lavorazione del corallo nella città.
Fu grazie a questo incontro dunque, che nella città campana iniziò la grande produzione di gioielli, suppellettili e artiginato con i coralli. I coralli di Torre del Greco rappresentano ormai un’eccellenza artigianale italiana, famosa nel mondo per la lavorazione raffinata del corallo rosso del Mediterraneo. Da generazioni, maestri incisori trasformano questa preziosa materia in gioielli unici, simbolo di tradizione, arte e identità del territorio campano. I maestri artigiani torresi trasformano con straordinaria maestria “l’oro rosso” in gioielli e opere d’arte, tramandando tecniche antiche di incisione per realizzare decorazioni in rilievo o in incavo, senza asportare il preziosissimo materiale e creare scarti.
Oggi, questa tradizione vive tra botteghe storiche e nuove generazioni di artigiani, che fondono arte e innovazione, mantenendo viva l’anima di un patrimonio culturale unico al mondo. Ecco, dunque, come una storia d’amore abbia influenzato il destino di una città che ha potuto trasformarsi da molo di pescatori a capitale mondiale degli artisti dell’oro rosso.
Montappone e “Il Cappellaio Pazzo”
da docitaly“Iervicella”
Un primato mondiale
Quanti di voi si sono chiesti dove comprerà mai i suoi eccentrici “copricapo” la regina Elisabetta?
Il suo segno di riconoscimento è “Made in Italy” come la gran parte dei cappelli più famosi al mondo; molti di voi penseranno, sicuramente al nord, in qualche mega grigia azienda con più’ di 300 dipendenti e l’ora di pausa tra sigarette, cemento e “amianto”, e invece no!
La Capitale del Cappello è un piccolo centro dell’entroterra marchigiano, neppure 1.800 abitanti quasi cento produttori di cappelli tra cui 45 aziende e più’ di 50 meravigliosi artigiani.
Per capire di più’ di questo “bizzarro fenomeno economico” mi rivolgo al Presidente del consorzio Capeldoc Marche, che mi racconta una storia da cui avrebbe potuto prendere spunto Salvatores per uno dei suoi film; in un marchigiano italianizzato mi fa vivere, step by step, “la favola di un successo”; esordisce con la battuta <<ero povero”, il mio babbo coltivava una striscetta di terreno in cui “c’era di tutto” incluso il grano, si tagliava con la falce e raccoglievamo anche la “iervcella” in dialetto, una sorta di paglia, che lavoravamo dal vespro a notte fonda intrecciando cappelli>> anche lui ne intrecciava come tutta la sua famiglia e la mattina dopo partiva col papà verso Senigallia per vendere il risultato del loro duro lavoro. Prima a piedi, poi in bicicletta, spiga dopo spiga, porta dopo porta, intreccio dopo intreccio si comprò la sua “mitica Vespa” dando una grande “spinta” al suo business e dalla Fiat 500 in poi un crescendo di successi, prima 2 operai , poi tre, poi 4 fino ad avere un impero che esporta cappelli in tutto il mondo…
Ha scritto anche un libricino con la sua storia, gli chiedo perché non lo mette su internet, mi risponde <<cosa?Gliene regalerò uno a lei, lo do solo agli amici e ai clienti che vengono in azienda>> si è quasi risentito, alla mia domanda ha risposto perplesso; il bello di quest’angolo di Marche in cui il passato e il futuro si fondono è la genuinità delle persone, la semplicità di imprenditori che mi parlano delle regole più’ all’avanguardia dell’economia internazionale, che formano un consorzio per essere competitivi nelle esportazioni, che riescono e portare all’estero dal 50 all’ 80% della loro produzione e si scandalizzano se gli si chiede di pubblicare la loro storia sul web, perchè qui alla base ci sono i rapporti umani, convivono con il primato dei cappelli dalla fine del’ ottocento.
Mi viene in mente Forrest Gump, che conobbe Elvis Presley, John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, John Lennon, George Wallace e Richard Nixon, vinse i mondiali di Ping Pong, fu una stella del football non avendo neppure lontanamente idea di quanto quello che gli accadeva fosse eccezionale; in egual modo a Montappone quello che a me sembra incredibile è del tutto normale; che qui’ si rifornisca la disney, warner bros, nike, i sovrani o i più famosi personaggi del jet set mondiale non stupisce nessuno, è la loro normalità, la quotidianità che vivono da sempre, ma che una storia fatta di emozioni, di vita, di fatica e di sacrifici venga “utilizzata” nel web quasi scandalizza. Rapita dal suo racconto mi ero dimenticata la natura del mio articolo, la prima domanda che mi viene in mente, ma che quasi temo fare per non distruggere l’atmosfera surreale che “questa favola moderna” mi ha regalato, è sulla crisi e come loro la stiano vivendo, Serafino con una grande dignità e rigore, cambiando tono e lasciando da parte il dialetto che aveva reso ancora più’ piacevole la nostra amichevole chiacchierata, mi risponde che “si sente e tanto, che però loro amano il loro lavoro, vivono per quello, si sono consorziati proprio per essere pronti ad affrontare qualsiasi problema o sventura anche se quella che sta vivendo l’Italia è una catastrofe”.
Sono pronti a tutto gli imprenditori e gli artigiani di “questa straordinaria” terra pur di tutelare il loro lavoro e gli amati dipendenti “di questa grande famiglia con tanto di cappello”, puntano sull’estero , << perché all’estero pagano>> in Italia arrivano ad avere l’80%& dei crediti non onorati, produrre per vendere in Italia per loro vorrebbe forse dire “morire” e il loro ingegno, il loro saper vivere li porta a cercare ogni soluzione per ottimizzare le esportazioni e rendere sempre più’ noto, visibile e appetibile il loro distretto, hanno fatto nascere così:
la festa del “Cappello Pazzo” (3 giorni di eventi e proposte che attirano una moltitudine di stranieri) e il “Museo del cappello (custodisce materiali e manufatti relativi alla produzione del cappello). Che primato per un piccolo paese nascosto tra i Monti Sibillini e il Conero, che con Falerone, Massa Fermana e Monte Vidon Corrado ci fa scoprire una nuova geografia produttiva, la più cliccata “google map delle materie prime”, questa favola moderna ci fa rivivere atmosfere di un passato orma quasi dimenticato fatto di antichissime macchine per cucire manovrate da nonnine canute con la stessa immediatezza con nanno la pasta di casa. Un’overdose di cappelli e cappellifici con un sindaco cappellaio e bocconiano, Giuseppe Mochi, un parroco che saluta e omaggia sorridente mostrando il suo fedele cappello di feltro nero, il medico che fa visita con la coppola e una mostra permanente che prendendo spunto da Lewis Carroll consacrata al “cappellaio pazzo”.
Un insolito viaggio attraverso cappelli indossati da personaggi internazionali lontanissimi, nel Ns immaginario, da una scenografia tanto agreste e vicinissimi alle grandi metropoli, da Johnny Depp, Daniel Day Lewis, dalla regina Elisabetta a Blake Lively da Mena Suvari a Naomi Watts, da Cameron Diaz a Brigitte Bardot da Richard Burton a Brad Pitt..per arrivare ai nostri mostri sacri. Federico Fellini, Vittorio Gassman, Massimo Troisi, Silvana Mangano, Alberto Sordi, e tanti, tanti altri. Anche il noto New York Times racconta “Montappone e i suoi cappelli”.
<<L’importante distretto, punto di riferimento internazionale della produzione di cappelli e sede del celebre evento “Il Cappello di Paglia”, è stato oggetto di una lunga recensione a firma dell’inviato Christopher Petkanas, nell’edizione domenicale (25 marzo 2007) del prestigioso quotidiano. “Se siete proprio interessati ai copricapo, Montappone dovrebbe allora trovarsi nel vostro elenco!” . “I cappelli – prosegue l’inviato del NYT – sono la grande norma della moda, un antidoto rassicurante alle ridicolaggini volgari delle stelline smutandate ed un eco attutito di un tempo in cui le signore erano Signore>>.
Cilindrio, bombetta, basco, berretta, boogie hat, borsellino,cappello da baseball, cappello da cowboy, cappello di paglia,cappello frigio, colbacco, chullo, cloche, coppola, panama, kippah,paglietta, papalina,pileo, por pie, trilby, tuba, zucchetto.. i cappelli erano, sono e saranno ispirazione per artisti, registi, stilisti e tutta l'”Italia” del fare”, nel loro significato intrinseco che va al di là del semplice accessorio. Parlando con Serafino Tirabassi mi è venuta una gran voglia di passare una settimana a Montappone e non solo per capirne di più’ di cappelli.
Cosa dire a questa realtà “di casa nostra” che tiene alto il nome dell’Italia, culla europea della produzione di cappelli, che produce il 70% del prodotto destinato al mercato nazionale, che esporta i propri manufatti in molti paesi, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti d’America, Russia, che da occupazione a circa 1500 addetti con un fatturato annuo che si aggira sui 170 milioni di euro…
” Chapeaux!”
Campane Del Molise
da tiziana sirnaProduzione di Campane
L’arte di forgiare il bronzo è molto antica nella zona di Agnone, come testimoniato dalla Tavola Osca e dal materiale archeologico oggi riunito in collezioni civiche e private; nel corso dei secoli gli artigiani si specializzarono nella fabbricazione delle campane. Originariamente gli stabilimenti di produzione non esistevano, a causa della difficoltà di trasporto del prodotto e delle vie disagiate: erano perciò gli artigiani, con dei laboratori mobili, a spostarsi per costruire le campane sul posto. Tra le molte famiglie dedite a quest’arte, spiccano i Marinelli, che sono gli unici in Molise a produrre ancora campane. Fino alla II Guerra Mondiale esisteva una campana, fusa nell’anno 1000, fabbricata dalla famiglia. La Fonderia Marinelli, nel 1924, è stata fregiata del titolo ” Pontificia ” da Papa Pio XI. Agnone può oggi vantare una forte penetrazione commerciale in Italia e nel mondo: la Pontificia Fonderia Marinelli ha fabbricato campane per le più svariate occasioni, sia religiose che mondane; da ricordare, le Campane del sorriso, dedicate a Papa Luciani, la Campana per il centenario di Lourdes, o le campane ricordo per famose trasmissioni televisive. Oggi si usano le stesse tecniche dei maestri del Medioevo e del Rinascimento che richiedono un lavoro attento e paziente. L’arte delle campane, infatti, non è semplice: spessore, peso, circonferenza, altezza sono i fattori determinanti per la buona riuscita delle campane e per la loro “voce”. Si riportano alcune note sulle diverse fasi della fabbricazione di una campana:
1) Innanzitutto si costruisce, con la guida di una sagoma di legno, una struttura in mattoni che corrisponde esattamente all’interno della campana “anima”, di forma tronco-conica.
2) Sull’anima si sovrappongono strati di argilla fino a formare lo spessore voluto. L’argilla usata è di una qualità speciale, in quanto deve resistere all’azione erosiva del metallo liquido durante la colata. Sulla superficie levigata ottenuta con la sagoma, si applicano in cera tutti i fregi, le iscrizioni, gli stemmi e le figure che decoreranno la ” falsa campana”. 3) L’ultima fase di formatura consiste nel preparare il ” mantello”, che si ottiene sovrapponendo strati successivi di argilla. Questa viene applicata a pennello in strati sottili e uniformi, lasciando essiccare tra un’applicazione e l’altra.
4) La fossa, dove vengono calate le forme, viene completamente riempita di terra, in modo da evitare lo spostamento del mantello causato dalla spinta della colata metallica. Si procede così alla realizzazione della campana colando il bronzo ( 78 parti di rame e 22 di stagno), a 1150° C nello spazio libero tra mantello e anima. Il ciclo di lavorazione di una campana varia da trenta a novanta giorni. La fase di formatura è la più delicata al fine della riuscita delle campane; la variazione del timbro, e la possibilità di dotarle di una nota fissa così da poter formare dei concerti sono dovuti a speciali accorgimenti.
5) Dopo il raffreddamento, la campana grezza viene liberata del mantello e dell’anima e delle sbavature della colata, infine viene lucidata con spazzole e bulini. Si collauda il suono rilevandone la tonalità con apparecchi adatti e l’intervento di maestri di musica.
Sempre ad Agnone è possibile visitare il museo internazionale storico della campana.
Link di interesse:
Marinelli, Pontificia Fonderia di Campane
www.campanemarinelli.com
Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti conditi da tante soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e la storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane.
Cavolo Nero, Cavolo Palmizio, Cavolo Penna – Toscana
da tiziana sirnaIl cavolo nero toscano chiamato anche cavolo palmizio o cavolo a penna è un cavolo molto resistente sia per quanto riguarda le avversità climatiche che per quanto si riferisce al terreno.
E’ davvero un peccato che questo gustoso cavolo sia poco conosciuto al di fuori della sua patria d’origine: la Toscana.
Questo ortaggio come tutti i cavoli appartiene alla famiglia delle Brassicacee il genere è Oleracea e il suo nome scientifico è Brassica oleracea varietà “acephala” cioè senza testa.
Infatti a differenza di altre varietà di cavolo non forma una “testa” compatta ma le sue foglie si sviluppano in orizzontale.
E’ un tipo primitivo di cavolo il cavolo nero toscano infatti quelle serrate e morbide teste che molti cavoli hanno sono il frutto di una selezione varietale che si è svolta nel corso di molte generazioni.
Non riesco bene a comprendere come questo cavolo rustico e gustoso che cresce in un periodo come quello invernale raro di verdure fresche sia così poco conosciuto al di fuori del suo luogo d’origine la Toscana meriterebbe davvero maggiore notorietà.
Fa quindi parte di quegli ortaggi rari che meriterebbero maggiore diffusione.
Se vuoi gustare il cavolo nero toscano durante l’inverno devi seminarlo in estate da giugno sino ad agosto e trapiantarlo nel luogo scelto circa un mese dopo la semina.
Le sue bollose foglie, più gustose dopo aver preso una leggera gelata forniranno un ottimo alimento vitaminico e saporito durante il periodo invernale.
Zafferano di Sardegna
da docitalySul piano meramente agricolo la Sardegna si connota per la sua pastorizia, per l’arte casearia e recentemente per la qualità delle sue produzioni enologiche, ma da tempo … e non da poco … anche per un patrimonio di produzioni tipiche che ne hanno caratterizzato da generazioni la sua peculiarità turistica e gastronomica. Una regione povera di produzioni agricole estensive, di massa. Una terra ricca di cultura, quanto di specificità locali , apprezzate sempre più anche dai tanti stranieri che visitano l’isola durante il loro soggiorno. Lo zafferano è tra le colture di Sardegna più originali e antiche. Tra gli attuali storici che hanno saputo ben illustrare il posizionamento dello zafferano nella società e nelle dinamiche delle storie locali va citato certamente Antonio Casti. Tra i suoi ultimi scritti un dotto vademecum sullo Zafferano di San Gavino Monreale e sull’introduzione di questa spezia in Sardegna. Tra i primi documenti storici sulla presenza dello zafferano nell’area possiamo citare la Grotta della Vipera a Cagliari per le scritte sulla tomba di Attilia Pomptilia …” su tzaffaranu profumau” da parte di Cassio Filippo nel I secolo d.C. A tali primordi la vera reintroduzione produttiva va segnalata nel periodo della dominazione bizantina (VI – IX secolo) quando nell’isola una serie di monaci devoti a San Basilio coltivavano e diffondevano le tecniche di produzione dello zafferano. Un uso molto ampio dello zafferano di questa comunità di monaci che ne divulgarono oltre le utilizzazioni salutistiche, anche le grandi opportunità gastronomiche. Un ruolo non indifferente lo ebbe la comunità del Convento di Santa Lucia in quel di San Gavino Monreale, uno dei comuni maggiormente produttivi di zafferano in Sardegna e in Italia. Era uso coltivare gli orti nei pressi dei monasteri o nelle vicinanze delle case nobiliari e la sua utilizzazione si estendeva anche ad impieghi come quello aromatico e medicinale. Poco oltre anche lo stesso Ordine Francescano, successivo a i Monaci di San Basilio, favorirono la coltivazione dello zafferano di San Gavino e dei comuni del Medio Campidano, facendolo conoscere ed apprezzare oltre i confini dell’isola. La storiografia sull’uso e le tradizioni dello zafferano in Sardegna ci portano a segnalare che solo in questa regione il lessico sullo zafferano utilizzato da generazioni e delle famiglie ha una sua specificità linguistica: zafferano (tzaffaranu), Crini (le foglie dello zafferano, Ena (i pistilli), Grofu (il giorno di massima produzione dei fiori), Cuguddau (quando il fiore nelle prime ore del mattino è ancora chiuso), Furconis (peduncolo biancastro che collega i tre pistilli e che si consiglia di separarlo in quanto non contiene gli elementi essenziali presenti nei pistilli) … in concreto questa spezia entra a pieno titolo nella cultura e nelle tradizioni del popolo sardo. La Sardegna produce una gran quantità di zafferanoma molto viene utilizzato all’interno dell’isola per soddisfare la grande varietà di pietanze e di piatti che sono esaltati dalleunicità organolettiche dello zafferano sardo. Una cultura che un tempo era riservata alle famiglie benestanti , nobiliari e che invitavano i propri familiari a proseguire nelle generazioni tali coltivazioni, in quanto indice di prestigio e di considerazione da parte delle famiglie del luogo. Sono state trovati e segnalati dallo storico Casti documenti testamentari molto interessanti , in cui si disponeva che ai molti figli … e alla mia moglie venisse regolamentata la divisione dei bulbi …” Giuseppe Aru nel 1820 disponeva che le cipolle di zafferano piantate in via Oristano a San Gavino per 10 starelli dovessero andare alla moglie e il restante ai suoi 11 figli …” il prezzo era affidato ai mercatali o ai Consoli dei porti di arrivo delle merci e confrontando i soldi per libbra( 400 gr) dello zafferano rispetto ad altre spezie quali il pepe, lo zucchero, lo zenzero … lo zafferano con i 50 soldi era la spezia più cara e ricercata. La coltivazione si è tramandata di generazione in generazione sino ai giorni nostri. La Sardegna è indubbiamente in Italia la regione maggior produttrice di zafferano il cui nucleo storico e produttivo è concentrato nei comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca nel Medio Campidano con altre piccole isole produttive al nord della Sardegna. Una valorizzazione di questa realtà produttiva è giunta con il recente riconoscimento comunitario della DOP (Denominazione di Origine Protetta) a tutto il prodotto dell’isola. Purtroppo ad oggi le poche e scarse rivendicazioni di tale riconoscimento da parte dei produttori rispetto alle aspettative, sono un dato di fatto, ciò dovuto per gli alti costi burocratici che non permettono di poter usufruire di tale riconoscimento. Di certo al di là degli aspetti normativi lo zafferano entra nella famiglia sarda in modo così eclatante nel periodo di raccolta dei fiori, con un coinvolgimento di vicini e parenti. Un entusiasmo che certamente coinvolge giovani generazioni e le donne, principali protagoniste di tale spezia.
Radicchio di Treviso – Veneto
da docitalyIl Radicchio Rosso di Treviso è una varietà di cicoria, è caratterizzato da un colore rosso scuro intenso, da striature bianche, da una consistenza croccante e da un inconfondibile gusto delicatamente amarognolo.
Si presenta in due varianti: precoce o tardivo. Il Radicchio Rosso di Treviso Precoce, meno pregiato, ha foglia più larga e sapore più amaro. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate, i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato. Segue quindi, la raccolta e la toelettatura prima della commercializzazione.
Il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo è invece assai più pregiato, in ragione della complessità del processo di produzione. Si presenta con foglie lunghe e affusolate, con una costa centrale bianca e foglie di un colore rosso-violaceo intenso. Secondo il disciplinare di produzione la raccolta dal campo aperto può iniziare solo dopo che le piante abbiano subito due brinate. Una volta raccolto (ancora con il suo fittone o radice) viene legato in mazzi e posto con il fittone immerso in vasche di acqua di falda a temperatura costante (12-15 gradi) per la fase di imbianchimento. La temperatura mite dell’acqua favorisce la ripresa del processo vegetazionale, ma l’assenza di luce impedisce alla pianta di produrre clorofilla: da qui il colore tipico e l’ammorbidimento delle note amare della cicoria. Dopo un periodo di forzatura in acqua, che varia dai venti ai quindici giorni, il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo IGP è pronto per la toelettatura finale.
Cenni storici
La coltivazione del Radicchio Rosso di Treviso è frutto di una tradizione che affonda nei secoli. Alcune ricerche iconografiche condotte da Tiziano Temesta dell’Università di Padova (pubblicate ne: Il Radicchio di Treviso alle Nozze di Cana) hanno dimostrato come il radicchio fosse coltivato già dalla metà del XVI secolo. Lo si vede rappresentato in alcuni dipinti come “Le Nozze di Cana” di Leandro da Ponte detto Il Bassano (oggi al Museo del Louvre di Parigi). Ma il processo di produzione si sarebbe affinato solo nella seconda metà del XIX secolo. Sarebbe stato il vivaista Francesco Van Den Borre, giunto dal Belgio nel 1870 per realizzare un giardino patrizio, a portare nella zona del Trevigiano la tecnica di imbiachimento già in uso per le cicorie belga. È nell’anno 1900 che il Radicchio Rosso di Treviso raggiunge la consacrazione con la realizzazione sotto la Loggia dei Grani di Piazza dei Signori a Treviso della prima mostra dedicata ai produttori del Radicchio Rosso di Treviso e voluta dall’agronomo di origine lombarda, Giuseppe Benzi.
Cipolla Alifana – Campania
da docitalyLa cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).
La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.
Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.

La cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).
La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.
Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.
Dott. Simone Genangeli
da docitalySimone Genangeli classe ’84, dopo aver conseguito il diploma classico presso il liceo Villa Sora di Frascati, intraprende un brillante percorso accademico nel campo dell’economia e della finanza. Nel 2004 inizia gli studi in Economia Aziendale presso l’Università Tor Vergata di Roma, dove consegue la laurea triennale. Nello stesso anno prosegue la sua formazione iscrivendosi alla LUISS Guido Carli, dove ottiene la laurea magistrale in Finanza Aziendale con una tesi dal titolo “Alleanze strategiche nel settore automotive”.
Durante la stesura della tesi magistrale, nel gennaio 2011, frequenta il Master di primo livello in Mercati Finanziari presso l’Università Tor Vergata, finanziato da Banca Fideuram in partnership con Il Sole 24 Ore, nell’ambito del progetto “Essere Fideuram, Essere Consulente”. Questo percorso formativo, mirato all’inserimento di giovani professionisti nel mondo della consulenza finanziaria, segna l’inizio del suo cammino professionale.
Nel maggio 2011, Simone inizia la sua carriera come Private Banker all’interno del gruppo Fideuram, con l’obiettivo di sviluppare, gestire e consolidare un portafoglio clienti di alto profilo. Da allora, dedica la propria attività alla gestione di patrimoni privati e corporate, elaborando soluzioni personalizzate basate sulle esigenze e sugli obiettivi di ciascun cliente.
Il suo approccio si distingue per la profonda attenzione alla relazione umana e alla fiducia reciproca, elementi che considera fondamentali nel suo lavoro. Disponibilità, empatia e capacità di problem solving sono i pilastri del suo metodo, orientato a offrire un servizio di consulenza finanziaria d’eccellenza, capace di rispondere con professionalità alle sfide e alle preoccupazioni dei clienti. Il suo compito è quello di gestire patrimoni privati e contesti corporate secondo delle soluzioni personalizzate, che nascono dalle esigenze dei clienti stessi. Gestisce e risolve le difficoltà, le preoccupazioni di tutti coloro che gli hanno affidato i propri risparmi, con l’obiettivo di erogare un servizio di eccellenza per tutti.
Nel marzo 2021, grazie alla collaborazione tra Fideuram e l’Università Cattolica di Milano, consegue la qualifica di Wealth Advisor ovvero un consulente patrimoniale che svolge un ruolo concepito sulla base di un ampio rapporto fiduciario, che oltre a dedicarsi alla pianificazione e gestione dei risparmi, alla pianificazione previdenziale, alla tutela della persona e della famiglia, si occupa di fare consulenza anche sugli aspetti extra-finanziari come il passaggio generazionale, l’asset protection, e degli altri servizi legati alla complessità di un patrimonio importante.
Oggi, Simone Genangeli rappresenta un punto di riferimento nel panorama della consulenza patrimoniale italiana, un professionista capace di coniugare rigore tecnico, visione strategica e un approccio umano fondato sulla fiducia, la responsabilità e la trasparenza.
Mail: sgenangeli@fideuram.it
Simona Ferrazza – Servitalia Appalti srls
da docitalyLa Servitalia Appalti srls è un’impresa di servizi attiva nel settore delle pulizie professionali da oltre dieci anni e la sua lunga permanenza in un mercato altamente competitivo è il risultato di impegno costante, serietà e professionalità, valori che l’azienda mette quotidianamente al centro del proprio lavoro. Per Servitalia Appalti la pulizia non significa soltanto igienizzare con cura gli ambienti domestici o lavorativi, ma anche garantire fiducia, la certezza di far entrare nei propri spazi persone qualificate, discrete e affidabili, in grado di svolgere ogni mansione con competenza e rispetto. Gestita da Fabrizio e Roberta Santoni, l’azienda rappresenta un punto di riferimento per chi cerca un servizio serio e accurato, selezionando rigorosamente il proprio personale e assicurando interventi di alta qualità e un rapporto di fiducia duraturo con il cliente.
La Servitalia Appalti offre soluzioni complete per la gestione e la pulizia degli ambienti di lavoro, con servizi personalizzati che rispondono alle diverse esigenze delle imprese. Assicurare ogni giorno un ambiente lavorativo igienizzato e accogliente è l’obiettivo primario dell’azienda, che si distingue per la volontà di instaurare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco con il cliente, intervenendo negli spazi con discrezione e professionalità. Il personale, selezionato con cura, è tempestivo nel problem solving e preciso nell’esecuzione delle mansioni, garantendo una pulizia meticolosa e strutturata. Tra i principali servizi offerti ci sono la pulizia e igienizzazione degli ambienti di lavoro, il lavaggio di ogni tipo di superficie manuale o con macchinari industriali, la sanificazione dei servizi igienici, la pulizia e disincrostazione di superfici vetrate, l’intermediazione rifiuti, il facchinaggio e la manutenzione delle aree verdi.
In un contesto in cui le esigenze familiari e lavorative rendono difficile gestire le faccende domestiche, la Servitalia Appalti offre anche un servizio completo di Home Cleaning e Babysitting pensato per alleggerire le giornate e garantire serenità alle famiglie. Affidarsi a Servitalia Appalti significa scegliere personale qualificato e regolarmente assunto, a cui aprire la propria casa con fiducia e tranquillità. L’azienda si occupa della gestione delle pulizie ordinarie e mensili assicurando ambienti sempre puliti, ordinati e sani. Un ambiente igienizzato è anche una garanzia di salute per i più piccoli e contribuisce a migliorare il benessere familiare riducendo lo stress e restituendo armonia alla vita quotidiana. Il servizio di Home Cleaning offre pulizia e igienizzazione degli ambienti domestici con personale qualificato e regolarmente assunto, mentre il servizio di Babysitting mette a disposizione operatori esperti e selezionati affidabili nel prendersi cura dei bambini e nella gestione degli impegni familiari quotidiani. La Servitalia Appalti srls si conferma così un alleato prezioso per aziende e famiglie, sinonimo di fiducia, professionalità e attenzione ai dettagli, in grado di offrire soluzioni su misura per ogni esigenza.
Servitalia Appalti srls: Via di Torrenova, 41 00133 Roma
Mail: servizioclienti@servitaliappalti.it
Telefono: 06/20.68.37.30
Dr. Andrea Crudi
da docitalyNato nel 1976, il dottor Andrea Crudi è un medico chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva, con una formazione solida e una carriera costellata da esperienze di rilievo sia in Italia che all’estero. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha proseguito il suo percorso formativo approfondendo le tecniche più avanzate di chirurgia estetica e ricostruttiva in contesti internazionali di alto livello. Nel corso della sua carriera, il dottor Crudi ha maturato una competenza specifica in numerosi interventi di chirurgia estetica, tra cui rinosettoplastica, blefaroplastica, mastoplastica additiva e riduttiva, mastopessi, addominoplastica e lipofilling.
Oltre alla chirurgia, si occupa con grande dedizione anche di medicina estetica, offrendo trattamenti come filler e procedure mini-invasive, sempre orientati a valorizzare la naturale armonia del viso e del corpo senza stravolgerne i tratti. Dal 2009 opera presso il Gruppo Villa Claudia di Roma, una struttura di eccellenza nel panorama medico italiano, dove unisce rigore scientifico, competenza tecnica e sensibilità estetica. Parallelamente, svolge attività di formazione scientifica sia in Italia che all’estero. È CTU del Tribunale di Roma, membro di numerose associazioni di professionisti del settore della chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva. La sua pratica è guidata da una filosofia chiara: coniugare rigore scientifico e attenzione all’estetica, accompagnando ciascun paziente verso risultati equilibrati e personalizzati.
Dottor Andrea Crudi – chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva: Via Flaminia Nuova, 280, 00191 Roma RM
Telefono: 376 277 9938
Martino Group
da docitalyMartino Group rappresenta una solida realtà nel settore retail, fondata nel 2001 e cresciuta fino a diventare un punto di riferimento nazionale. Martino Group è molto più di un operatore retail. E’ pioniere di un nuovo modo di concepire il mercato, una realtà dinamica capace di trasformare ogni spazio commerciale in un palcoscenico di esperienze. La loro storia è fatta di coraggio, intuizione e una dedizione costante alla qualità. Gestione strategica avanzata per brand che mirano a una crescita sostenibile e di valore, con store posizionati nelle aree commerciali più prestigiose. La loro visione omnicanale collega il mondo fisico e digitale per offrire un’esperienza d’acquisto fluida, intuitiva e sempre più coinvolgente. Ogni brand nel loro network trova un partner capace di valorizzarlo, creando esperienze immersive che trasformano il retail in ispirazione e desiderio. Ogni dettaglio, dall’arredo alla selezione prodotto, riflette la nostra cura e competenza multisettoriale.
Martino Group si distingue per la capacità di operare in diversi settori del retail, supportando marchi di fama internazionale e puntando costantemente a nuove opportunità di mercato. Il loro portfolio include nomi prestigiosi quali Timberland, Swarovski, Calvin Klein, Mango e Nyx Cosmetics, ognuno gestito con rigore e attenzione al dettaglio. Offre esperienze che vanno oltre l’acquisto, rendendo ogni interazione un’occasione di scoperta. Il loro know-how in make-up, apparel, footwear e gioielli garantisce un coinvolgimento autentico e di qualità. Martino Group opera con 52 store fisici in Lazio, Campania, Puglia, Piemonte e Sardegna, posizionati nelle principali vie dello shopping e nei maggiori centri commerciali, oltre a tre outlet. A questi si aggiungono due e-commerce, per un’esperienza di acquisto senza confini.
Telefono: +39 0668802555
Amministrazione: amministrazione@gruppomartino.eu
Marketing: marketing@gruppomartino.eu
Info: infostore@gruppomartino.eu
System Lazio
da docitalySystem Lazio, con oltre 20 anni di esperienza, supporta imprenditori nel settore Retail attraverso soluzioni tecnologiche innovative che ottimizzano i processi aziendali e valorizzano i dati di vendita.
L’azienda propone CRONO RETAIL, una suite di applicazioni avanzate per trasformare i dati dei punti vendita in strategie vincenti. CRONO RETAIL permette di prendere decisioni rapide e affidabili, migliorando la pianificazione strategica, l’ottimizzazione delle risorse e le campagne di marketing personalizzate. System Lazio offre supporto in tutte le fasi del progetto, dalla consulenza iniziale al post-vendita, garantendo il successo dei propri clienti.
Da oltre 20 anni, System Lazio Srl è il partner strategico per gli imprenditori del settore Retail, supportandoli nell’ottimizzazione dei processi aziendali e nel raggiungimento dei loro obiettivi di crescita.
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La Nostra Forza
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Sergio Valente
da docitalySergio Valente, esordisce nel 1966 con una copertina di Vogue Italiafirmata da Helmut Newton e nel 1971 apre il suo primo Beauty Center in Via Condotti, a Roma, che in poco tempo diventa luogo di richiamo per gran parte delle donne del jet set internazionale. Dopo alcuni anni arriva a New York nel prestigioso store Bergdorf&Goodman. Tra le celebrities che si sono affidate alle mani di Sergio Valente ci sono nomi di spicco del cinema come Marcello Mastroianni, Placido Domingo, Florinda Bolkan, Tony Musante, Anita Ekberg, Charlize Theron, Sharon Stone, Helen Mirren e della moda come Claudia Shiffer, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Maria Carla Boscono, Megan Gale, Vanessa Hassler.
Richiesto dai più grandi stilisti tra cui Valentino, Fendi, Versace, Ferrè, Capucci, Lancetti, Curiel, Mila Shon, Oscar de la Renta e Sarli, nel 1991 istituisce il Premio Sergio Valente per la scoperta di giovani talenti italiani del suo settore. Nei suoi 50 anni di carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero tra i quali nel 1970 “l’Oscar dell’Arte e della Moda”, nel 1990 il prestigioso “World Hair Designer” a New Orleans, nel 1995, al Congresso Intercoiffeur, il prestigioso “President Award-Most Creative Contribution” e nel 2002 viene insignito dell’Onorificenza di Ufficiale “Al Merito della Repubblica Italiana”. I suoi viaggi di lavoro lo portano in giro per il mondo e incontra le più prestigiose istituzioni dei governi cinesi, giapponesi e del mondo arabo. Nel 1985, esce il suo primo libro “Ricci e Capricci“, la seconda pubblicazione a lui dedicata esce nel 1995, “Idee per la testa” e nel 2005 viene pubblicato il suo terzo libro “La testa nella Moda” con cui Sergio Valente ripercorre le tappe della sua lunga e gloriosa carriera. Importante il suo ventennale impegno nel sociale con “Il Natale dei Cento Alberi d’Autore” e “L’Arte nell’Uovo di Pasqua”, le due manifestazioni benefiche da lui ideate per la raccolta fondi per sostenere associazioni bisognose e progetti di ricerca scientifica.
Nel 2009 apre il prestigioso e moderno beauty atelier in via del Babuino 107 (Piazza di Spagna). Nel 2011 è stato insignito del titolo di Commendatore al merito dal Presidente della Repubblica Italiana e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una vita dedicata alla bellezza femminile attraverso l’esaltazione del gusto, della raffinatezza e dello stile. Nel 2013 ha ricevuto da Intercoiffure Italia il prestigiosissimoriconoscimento alla carriera con le “Forbici d’Oro” e recentemente a Parigi gli è stato conferito il riconoscimento Personality Of The Year per le sue creazioni. Nel 2015 pubblica il libro fotografico “100“. Una prestigiosa raccolta dei migliaia di alberi d’autore realizzati negli anni da stilisti e case di moda. Da 25 anni cura l’immagine delle star nazionali e internazionali per il Concerto di Natale in Vaticano.
Telefono: +39 06 6794515 / +39 06 69190294 / +39 06 6787676
E-mail: info@sergiovalente.net
Gianluca Mattiozzi
da docitalyGianluca Mattiozzi è uno stilista che ha fatto della sartoria un linguaggio, della moda una forma d’arte capace di raccontare storie ed emozioni. La sua filosofia creativa si fonda su un principio semplice ma profondo: creare capi unici, pensati per resistere al tempo e per diventare parte della vita di chi li indossa.
Ogni punto di cucitura e ogni dettaglio dei suoi abiti riflettono passione, dedizione e un rispetto assoluto per la tradizione sartoriale italiana. La ricerca dei tessuti è un rituale: Gianluca seleziona con cura le fibre più pregiate, privilegiando materiali di eccellenza come il fresco lana made in Napoli, che diventa tela di creazioni eleganti, raffinate e senza compromessi sulla qualità.
Nei suoi capi convivono tradizione e modernità: le trame e i colori dialogano tra loro trasformando l’abito in un’opera d’arte da indossare, capace di esprimere personalità e carattere. Non si tratta solo di moda, ma di un’esperienza emozionante, di un percorso che porta chi sceglie le sue creazioni a vivere il guardaroba come un palcoscenico della propria identità. Per Mattiozzi lo stile non è mai effimero né legato a tendenze passeggere: è invece l’essenza dell’eleganza intramontabile, il simbolo di un lusso fatto di cura, artigianalità e autenticità. Indossare un abito firmato da lui significa abbracciare la bellezza della sartoria italiana e raccontare se stessi con classe e distinzione.
Gianluca Mattiozzi shop: Via Bolsena 14, 63813 Monte Urano FM, Italia
Telefono: 3384855820
Email: gianluca.ecomm@gmail.com
Maestro Macellaio Orlando Di Mario
da docitalyNato nel 1965 e cresciuto tra le colline e la pianura pontina, Orlando Di Mario è oggi il presidente della Nazionale Italiana Macellai, ruolo che interpreta con lo stesso temperamento e la stessa passione che lo hanno sempre contraddistinto dietro il banco carni. Vive a Sermoneta (Latina), dove conduce insieme a Mara, compagna di vita e di nazionale, una macelleria originale e accogliente, punto di riferimento per chi cerca qualità e tradizione.
Le radici di Orlando affondano a Norma, borgo della provincia pontina, e con il suo territorio conserva un legame viscerale: “Questa pianura è la mia fonte di vita” – ama ripetere – perché qui ci sono i suoi affetti, ma anche il lavoro che gli permette di vivere e di crescere nella sua professione.
Ogni mattina, proprio come faceva suo padre Elia, sale a bordo del camion e gira per le stalle della zona. Con alcuni allevatori ha stretto un vero e proprio patto: da loro vuole soltanto il meglio, le carni più pregiate, frutto di animali allevati con cura e alimentati nel rispetto della tradizione. Non si limita a osservare: spesso assaggia persino il mais destinato ai bovini per testarne la qualità e sentirne il profumo. Una dedizione che racconta quanto la sua ricerca della perfezione parta sempre dalla materia prima. Al negozio, invece, è Mara ad accogliere i clienti – che conosce tutti per nome – e a spiegare con passione le caratteristiche delle carni selezionate: grasse, sapide, uniche. Una filosofia di lavoro che si fonda sulla fiducia, sul rapporto diretto con la comunità e su una profonda conoscenza del mestiere.
Orlando Di Mario è riconosciuto come Maestro Macellaio, titolo che testimonia la sua esperienza e la sua dedizione a un’arte antica che lui ha saputo rinnovare con professionalità e passione. Alla guida della Nazionale Italiana Macellai, porta la sua squadra sui palcoscenici internazionali dei World Butcher’s Challenge, diffondendo l’eccellenza italiana nel mondo e dimostrando che la macelleria non è solo un mestiere, ma un patrimonio culturale e identitario da preservare. Con il suo esempio, Orlando continua a insegnare ai giovani macellai che la vera forza di questo lavoro sta nelle basi: rispetto per gli animali, conoscenza del territorio, selezione attenta e passione. La stessa che ogni giorno lo spinge a cercare “il top del top”, a favore di chi sceglie la sua macelleria e di chi, con orgoglio, porta il tricolore nel mondo insieme a lui.
Macelleria Labella: V. Le Pastine, 23, 04013 Carrara LT
Telefono: 0773 318243
Maestro Pasticcere Mauro Morandin
da docitalyMauro Morandin è uno dei nomi più affermati della pasticceria artigianale italiana, con radici profonde nella Valle d’Aosta e una passione che affonda le sue origini nell’infanzia trascorsa tra profumi di zucchero, farina e lievito madre. La sua bottega, la Pasticceria Morandin a Saint-Vincent, è oggi un punto di riferimento per chi cerca dolcezza autentica, tradizione rispettata e innovazione raffinata.
Tra i prodotti più amati e rinomati ci sono i panettoni (in varianti classiche e speciali), le colombe pasquali, la pasticceria fresca, la confetteria e la cioccolateria. Le sue creazioni si distinguono non solo per la tecnica, ma anche per la materia prima: canditi di arance o cedri calabresi, fave di cacao provenienti da almeno sette origini (Ghana, Ecuador, etc.), lievito madre, farine particolari, burro di latteria. Tra le specialità locali, Morandin valorizza molto i dolci tipici valdostani come i torcetti, le tegole, il Panciucco, le praline al Genepy e la Malvasia passita, sempre con una forte attenzione alla stagionalità, al gusto autentico e alla digeribilità. Mauro Morandin non è solo un artigiano del dolce: è anche un maestro riconosciuto, premiato più volte. Ha ottenuto il premio Gambero Rosso come miglior panettone Milano nel 2011 e nel 2017, e il premio “Una Mole di Panettoni” nel 2014 per il miglior panettone tradizionale.
Oltre a produrre, insegna: tiene corsi sia per pasticceri professionisti che per appassionati, in scuole rinomate come Cast Alimenti (Brescia) o Alma (Parma). La sua missione è tramandare non solo le ricette, ma l’idea che fare dolci sia anche una responsabilità verso ingredienti, tradizione e gusto. Pur radicato nel passato, Morandin non rinuncia a sperimentare.
Un esempio recente: il Panettone al Vermouth Ducale, dove l’originalità del Vermouth si unisce al classico impasto lievitato, creando una sinergia tra dolcezza, note agrumate e speziate. Questo tipo di creazione mostra quanto la sua produzione possa essere contemporanea senza perdere l’anima. Il laboratorio/punto vendita in Via Chanoux 105, a Saint-Vincent (Aosta) è il fulcro dell’attività: qui nascono i lievitati, le paste fresche, i cioccolatini, i canditi, le gelatine e tutte quelle piccole creazioni che fanno la differenza. Ogni prodotto è frutto di processi artigianali, tempi di lievitazione naturali, selezione minuziosa delle materie prime e assenza di conservanti o additivi. Mauro Morandin non realizza solo dolci: costruisce esperienze. Ognuno dei suoi prodotti è un invito al piacere lento, al sapore che racconta luoghi, sapori, tradizioni. È la cura nel dettaglio, il rispetto per ciò che si è fatto ieri e la volontà di rendere ogni dolce “un piacere che resta” il ricordo di una festa, il gusto di un momento condiviso.
Via Chanoux 105 | 11027 – Saint-Vincent (AO)
Telefono: +39 0166 512690; +39 347 6872091
Ambasciatore per il Bere Jordy Di Leone
da docitalyJordy Di Leone nasce da madre di Monterotondo e padre di origini metà etiopi e metà calabresi. Un’eredità culturale ricca, che gli ha permesso fin da subito di sentirsi a suo agio con il Sud e con tutte le contaminazioni di gusto, colore e tradizione che lo caratterizzano.
La sua carriera inizia quasi per scommessa, a soli 15 anni. Il padre, chef da 36 anni, non desiderava che intraprendesse la strada della ristorazione. Jordy, però, era determinato: per poter lavorare in un bar, il patto era chiaro – mantenere una media scolastica di almeno 7. Da lì parte il suo percorso, muovendo i primi passi nella caffetteria, passando poi per la sala, lavorando nelle discoteche e persino all’estero.
Pur essendo oggi riconosciuto come uno dei più apprezzati mixologist italiani, Jordy non ama definirsi con questa parola. Per lui la miscelazione è un concetto universale, che non ha bisogno di etichette: parte da un semplice Vodka Lemon fino ad arrivare a un Campari shakerato. Perché la vera essenza di questo mestiere sta nel dettaglio, nel gesto minimo che può trasformare un cocktail in un’esperienza.
Con oltre vent’anni di esperienza nel settore del beverage, Jordy Di Leone ha lavorato come bartender nei locali più prestigiosi di Roma, distinguendosi per passione, tecnica e un approccio sempre innovativo. Oggi è non solo un professionista stimato, ma anche un formatore: collabora con brand di fama nazionale, offre consulenze a locali e firma corsi dedicati al mondo della miscelazione. A Roma ha lanciato il suo corso barman con il brand Miscelando in Italia ed è tra i fondatori e top trainer di Effemme Academy, la scuola di formazione barman di Effemme Horeca, uno dei più importanti distributori del beverage nella capitale.
La sua filosofia è chiara: ogni cocktail deve essere un viaggio, un racconto. Qualcosa che sappia unire il familiare con l’inaspettato, la tradizione con l’innovazione. I suoi drink portano con sé sapori, colori e profumi di terre lontane, arricchiti da tecniche moderne e ingredienti scelti, spesso con un legame diretto al Sud del mondo. Non a caso, nel 2019 è stato premiato come giovane vincitore di Cucinema, competizione che unisce il cinema alla cucina e al beverage.
Tra le sue esperienze più significative, Jordy cita Botaniko, un progetto a cui è legato come a un figlio e che rappresenta il risultato di anni di studio, sperimentazione e dedizione. Per lui il rispetto per il cliente è al centro di tutto: “I protagonisti sono quelli che varcano la porta, non chi sta dietro al bancone.” Determinazione, etica professionale e voglia di mettersi in gioco sono i tratti distintivi del suo percorso. Perché, come lui stesso afferma, in questo lavoro non bisogna mai perdere la velocità, la capacità di imparare dagli errori e la curiosità di andare sempre oltre i propri limiti.
Gelaterie Duomo di Francesco Dioletta
da docitalyLa storia di Francesco Dioletta nel mondo della ristorazione comincia presto. È il 1979 quando, ancora ragazzo, muove i primi passi a Roma, presso il ristorante La Canonica in via della Paglia, a Santa Maria in Trastevere. Pochi anni dopo, nel 1985, torna nella sua L’Aquila e realizza un primo sogno: apre il Bar Duomo, affacciato sulla piazza simbolo della città. È proprio lì che, quasi per caso, scopre l’universo del gelato artigianale: nel 1997, nei locali accanto al bar, inaugura la sua prima gelateria. Quella che sembrava soltanto una curiosità diventa presto una vera e propria passione, destinata a trasformarsi in un mestiere e in una missione di vita.
Negli ultimi 25 anni il mondo del gelato è profondamente cambiato. Oggi, grazie alla ricerca e all’impegno di tanti maestri gelatieri, la qualità è cresciuta in maniera evidente. Anche la clientela si è trasformata: sempre più consapevole e attenta agli ingredienti, ricerca un gelato dal sapore autentico, privo di emulsionanti e aromi artificiali, capace di unire gusto e leggerezza. Lo stesso Dioletta ama ripetere che il cliente e il gelatiere sono cresciuti insieme, condividendo un percorso fatto di maggiore informazione, curiosità e attenzione alla materia prima.
Nel laboratorio delle Gelaterie Duomo entrano solo materie prime selezionate con cura. Nulla è lasciato al caso: ogni ingrediente è valutato attraverso la sua scheda tecnica e testato personalmente. Tra quelli che regalano maggiore soddisfazione a Dioletta c’è la farina di semi di carrube, indispensabile per conferire cremosità al gelato, nonostante i costi in continuo aumento. E se dovesse scherzare sul gusto che toglierebbe dal bancone, la scelta cadrebbe sul pistacchio, per via dei costi altissimi del pistacchio di Bronte Dop: un paradosso, perché resta il più richiesto dai clienti e, insieme alla nocciola, è anche il suo preferito.
Dal 1985 a oggi, quella che era una piccola attività è diventata un punto di riferimento per il gelato artigianale italiano. Le Gelaterie Duomo contano oggi tre punti vendita a L’Aquila e uno ad Avezzano. Accanto a Francesco ci sono sempre stati la moglie Pina e, oggi, i figli Enrico e Luca, che portano avanti l’attività con passione, nel segno di valori come serietà, autenticità e rispetto per il prodotto.
La storia delle Gelaterie Duomo si intreccia inevitabilmente con quella della città: il terremoto del 2009 ha imposto una dura prova, ma nel 2016, con la riapertura del locale storico in Piazza Duomo, la rinascita è stata anche un messaggio di speranza. Da lì è nata l’idea di centralizzare i laboratori e di coronare un altro sogno: produrre e imbottigliare un latte d’eccellenza, frutto di una collaborazione con una piccola stalla di Paganica che alleva vacche di razza pezzata rossa italiana. Un progetto che racconta il legame profondo con la terra d’Abruzzo e la ricerca costante della massima qualità.
Negli anni, il lavoro e la dedizione di Francesco Dioletta non sono passati inosservati. Dal 2019 le Gelaterie Duomo hanno ottenuto i Tre Coni Gambero Rosso, massimo riconoscimento del settore, confermato fino a oggi: un primato unico in Abruzzo. Nel 2023, inoltre, Dioletta è stato nominato Ambasciatore del Gusto dall’Associazione Nazionale Doc Italy, titolo riconfermato anche nel 2024 e nel 2025.
Il banco delle Gelaterie Duomo è un viaggio nei sapori: dai grandi classici come pistacchio e nocciola, ai gusti che raccontano la storia e le tradizioni abruzzesi. Ci sono quelli legati all’infanzia, come la pizza dolce abruzzese; quelli che celebrano i pastori, come Transumanza con ricotta di pecora, caffè e cioccolato; oppure le creazioni dedicate alla città, come Celestino, un gusto celeste a base di spirulina che richiama la figura di Papa Celestino V. Non mancano poi sperimentazioni con ingredienti locali come lo zafferano, i formaggi del territorio o la frutta da agricoltura rigenerativa. Ogni gusto è il risultato di studio, ricerca e amore per la propria terra.
Gelaterie Duomo
L’Aquila : Piazza Duomo, 32 | Corso Vittorio Emanuele, 27 | Centro Commerciale L’Aquilone
Avezzano : Via Camillo Corradini, 147/149
Dott.ssa Concetta Tassone Galea – AT Group Italia
da docitalyLa Dottoressa Concetta Tassone Galea rappresenta da anni una figura di riferimento nel panorama della promozione culturale e dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane. La sua carriera è costellata di incarichi prestigiosi e riconoscimenti che testimoniano il suo costante impegno nel valorizzare il patrimonio artistico, enogastronomico e imprenditoriale del nostro Paese.
Dal 2015 è Ambasciatrice dell’Unione Camere Regionale di Arti e Moda, membro di Confindustria, della prestigiosa associazione gastronomica internazionale “Chaîne des Rôtisseurs” e della Fondazione Italia-Cina, consolidando così un profilo professionale che unisce competenze manageriali, visione strategica e sensibilità culturale. Lo stesso anno riceve un importante riconoscimento dal Comune di Siderno Marina, che la celebra come Illustre Cittadina per merito del suo instancabile impegno nella promozione del territorio calabrese, conferitole dal Sindaco Ing. Pietro Fuda.
La sua attività si intreccia con quella di AT Group Italia, realtà da lei guidata che si occupa della distribuzione di prodotti Made in Italy sul mercato cinese e della valorizzazione della cultura italiana a livello internazionale. L’azienda opera in diversi settori chiave: dall’internazionalizzazione delle attività imprenditoriali italiane alla definizione di strategie di sviluppo del marketing internazionale, fino alla pianificazione di progetti culturali rivolti principalmente ai mercati asiatici ed europei. Tra le aree di maggiore impatto si distinguono la promozione del turismo Made in Italy, il supporto a programmi di formazione e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e tecnologico, nonché la creazione di scambi culturali volti a rafforzare la cooperazione tra l’Italia e i Paesi esteri.
A gennaio 2025, dall’esperienza e dalla visione della Dottoressa Tassone, nasce “Sideros Magna”, associazione da lei fondata e presieduta, concepita come un ponte culturale tra Italia e Cina. Il nome trae ispirazione dall’antico quartiere delle fonderie di Locri Epizefiri, luogo simbolo della Magna Grecia, celebre per il Codice di Zaleuco, per la tradizione pitagorica e per l’eredità culturale che ancora oggi ispira l’Europa intera.
Sideros Magna si propone come piattaforma di dialogo internazionale: con radici profonde nella tradizione e uno sguardo rivolto al futuro, l’associazione promuove le eccellenze artistiche e artigianali italiane, incoraggia lo sviluppo di scambi culturali e stimola nuove forme di cooperazione tra istituzioni, accademici, artisti e imprenditori. L’obiettivo è trasformare la storia condivisa tra due grandi civiltà, quella italiana e quella cinese, in una concreta opportunità di crescita reciproca, dando vita a iniziative artistiche, programmi educativi e progetti di valorizzazione culturale.
Grazie alla sua azione dinamica e concreta, la Dottoressa Concetta Tassone Galea continua a rappresentare un ponte tra culture, unendo idealmente la Magna Grecia e l’Oriente in un percorso di dialogo e di collaborazione che guarda con fiducia e visione al futuro.
“AT GROUP ITALIA”
Mobile: +39.392.9336357
Mail : atgroupitalia2@gmail.com
Office:+39.0964.380580 Skype: calabria.dreams.2 Facebook: AT-Groupitalia
Alessandro Scorsone
da docitalyQuando si parla di sommelier in Italia, il nome di Alessandro Scorsone è sinonimo di professionalità, eleganza e cultura del vino. Figura tra le più riconosciute nel panorama enologico nazionale e internazionale, ha saputo trasformare la sua passione in una vera missione: raccontare il vino come patrimonio culturale, sociale ed emozionale, capace di unire persone, territori e tradizioni.
La sua carriera è costellata da riconoscimenti e incarichi prestigiosi. Sommelier professionista AIS, Scorsone è da anni un punto di riferimento nella comunicazione del vino e nell’organizzazione di eventi enogastronomici di altissimo livello. La sua competenza tecnica, unita a un innato carisma, lo hanno reso il “sommelier della Repubblica”, volto noto in occasioni istituzionali e cerimonie ufficiali a Palazzo Chigi e al Quirinale, dove ha spesso avuto l’onore di curare il servizio dei vini durante eventi di Stato.
Oltre alla sua attività di sommelier, Scorsone è un formatore appassionato: da anni guida corsi e degustazioni, trasmettendo a giovani aspiranti e a professionisti già avviati la sua visione del vino come linguaggio universale. Convinto che dietro ogni calice ci sia una storia da raccontare, ha contribuito a far crescere la consapevolezza del consumatore e la conoscenza delle eccellenze italiane nel mondo. Numerose le sue apparizioni televisive e collaborazioni giornalistiche, che ne hanno consolidato il ruolo di ambasciatore della cultura enologica. Tra i riconoscimenti ottenuti spicca il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, che premia non solo la sua competenza tecnica, ma anche il suo impegno nella promozione di valori come l’accoglienza, l’ospitalità e il rispetto delle tradizioni.
Il suo approccio professionale è guidato da alcuni principi chiave: valorizzare la biodiversità italiana, sostenere la qualità delle produzioni, difendere il legame inscindibile tra vino e territorio. Scorsone non si limita a parlare di etichette e annate: il suo lavoro è una costante ricerca di equilibrio tra conoscenza e emozione, tra rigore tecnico e piacere della convivialità.
Oggi Alessandro Scorsone continua a essere un protagonista indiscusso del mondo del vino, capace di coniugare l’esperienza del grande sommelier con la capacità di comunicare il fascino di un settore che rappresenta uno dei pilastri del Made in Italy. Il suo percorso è la testimonianza di come il vino, nelle mani di un vero maestro, possa diventare non solo un prodotto da degustare, ma un’esperienza culturale e sensoriale che racconta l’anima dell’Italia.
Nicola Di Noia
da docitalyNicola Di Noia rappresenta una delle figure di riferimento del panorama agroalimentare italiano, capace di coniugare preparazione scientifica, esperienza gestionale e una profonda passione per la valorizzazione delle filiere. Agronomo di formazione e assaggiatore professionista di olio extra vergine di oliva, ha dedicato gran parte della sua carriera allo sviluppo e alla promozione di settori chiave del Made in Italy, diventando portavoce autorevole di qualità, tracciabilità e innovazione.
Dopo la laurea in Agraria presso l’Università di Bari, con specializzazione in olivicoltura, ha intrapreso un percorso che lo ha visto protagonista di numerosi incarichi di rilievo. In Coldiretti ha maturato una lunga esperienza nel comparto olivicolo, fino a ricoprire il ruolo di Direttore Generale di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano, dove ha guidato strategie e progetti a sostegno della filiera. Parallelamente, come Consigliere Delegato di Evoo School Italia, ha promosso la formazione e la cultura dell’olio di qualità, contribuendo alla crescita professionale di produttori e operatori.
Il suo riconosciuto profilo tecnico lo ha portato a far parte di importanti organismi internazionali: dal Comitato consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) al gruppo di lavoro “Olio d’oliva e olive da tavola” del Copa-Cogeca, in cui ha rappresentato le istanze italiane e ha contribuito al confronto sulle politiche europee di settore.
Nel 2025 la sua carriera ha compiuto un ulteriore passo avanti con la nomina a Direttore Generale dell’A.I.A. – Associazione Italiana Allevatori, realtà di primaria importanza nel panorama agro-zootecnico nazionale. Un incarico che conferma la sua capacità di visione strategica e di leadership, oggi applicata a un comparto fondamentale per l’economia e la sostenibilità alimentare del Paese.
Oltre agli incarichi istituzionali, Nicola Di Noia continua a essere un ambasciatore della qualità italiana: il suo impegno si concentra sulla promozione delle eccellenze, sulla diffusione di una cultura alimentare consapevole e sulla valorizzazione delle imprese agricole e agroalimentari.
Tra i valori che lo guidano emergono il rispetto per il lavoro degli agricoltori, la difesa delle produzioni autentiche e il sostegno all’innovazione sostenibile. Per Di Noia, infatti, il futuro del settore risiede nell’equilibrio tra tradizione e modernità, con una filiera che sappia garantire al consumatore trasparenza, qualità e benessere.
Con una carriera costellata di riconoscimenti e ruoli di prestigio, Nicola Di Noia si conferma oggi come un punto di riferimento per chi crede nell’agroalimentare italiano come motore di sviluppo economico, culturale e sociale.
Maestro Pizzaiolo Gino Sorbillo
da docitalyNel cuore pulsante di Napoli, tra i vicoli vivi e carichi di storia, dove l’aria profuma di basilico e lievito, nasce una delle storie più affascinanti del panorama gastronomico italiano: quella di Gino Sorbillo, pizzaiolo, ambasciatore della vera pizza napoletana nel mondo, interprete moderno di una tradizione antica, maestro capace di far convivere sapienza popolare e visione contemporanea. Insomma Gino Sorbillo è molto più di un pizzaiolo.
È un simbolo di Napoli che, attraverso le sue pizze racconta l’anima autentica del capoluogo campano. Nato nel 1974 nel cuore pulsante della città, tra i vicoli stretti e vivaci del centro storico, Gino appartiene a una delle famiglie di pizzaioli più antiche di Napoli: i Sorbillo. I suoi nonni, Luigi Sorbillo e Carolina Esposito, fondarono nel 1935 la storica pizzeria in via dei Tribunali, oggi considerata da molti la “via sacra” della pizza napoletana.
Cresciuto tra farina e passione, tra mani in pasta e racconti tramandati, Gino ha respirato sin da piccolo il profumo della tradizione. Il padre Salvatore, diciannovesimo di ventuno fratelli, tutti pizzaioli, gli ha trasmesso un sapere antico, ma è stato Gino a trasformarlo in un linguaggio universale anche grazie alle sue partecipazioni in programmi tv e ai social. Con la sua energia creativa e il suo spirito innovativo, ha trasformato il mestiere di famiglia in un’arte contemporanea, aprendo la pizza napoletana al mondo senza mai tradirne l’anima popolare: generosa, accogliente, di strada. Ama ricordare che la sua è la pizza dei vicoli, quella grande, generosa, accessibile a tutti, che sazia la fame e scalda il cuore. È la pizza dei poveri, ma ha un’anima nobile, fatta di ingredienti veri e di umanità profonda.
Oggi, ogni pizza firmata Sorbillo è un inno alla terra campana grazie alle farine biologiche, le verdure di stagione, gli aromi freschi e i prodotti d’eccellenza italiana utilizzati. Un equilibrio sapiente tra innovazione e memoria. Sfrutta con rispetto e creatività le materie prime straordinarie della Campania, dalla mozzarella di bufala alle erbe selvatiche, continuando a ricercare le eccellenze italiane da combinare, raccontare, condividere.
In questa alchimia di ingredienti, Gino trova la sua voce. Ogni pizza è un messaggio, un manifesto di artigianalità e cultura. L’impasto, frutto di lievitazioni lente e naturali, accoglie topping che cambiano con le stagioni, in un menù in costante aggiornamento, capace di unire memoria e sorpresa, radici e visione. Gino Sorbillo è tra i principali protagonisti della rivoluzione della pizza napoletana degli ultimi decenni. Quella che ha trasformato un cibo popolare in un prodotto d’eccellenza, che ha riportato la dignità al mestiere del pizzaiolo, che ha fatto della pizza un ponte tra culture, un’esperienza emozionale, un gesto d’amore. La sua capacità comunicativa, la sua passione instancabile e il suo volto familiare lo rendono uno dei pizzaioli più conosciuti in Italia e nel mondo.
Frequenti sono le sue partecipazioni al palinsesto televisivo, pizzaiolo di Masterchef per tre edizioni, giudice per la gara di pizza tra i giudici di Masterchef Israele, Menù di Benedetta, Alice TV, e da cinque anni alla rubrica “Pizza” de La Prova del Cuoco su Rai 1 e sul suo magazine mensile. Inoltre è stato protagonista di molti documentari e docufiction su Napoli e sulla Pizza prodotti e mandati in onda in tutto il mondo da Discovery, National Geographic e Arkè. Con Gino Sorbillo la Pizza Napoletana arriva per la prima volta allo Chef Congress Identità Golose nel gennaio 2011. Anche a Festa a Vico, Le Strade della Mozzarella, Taste, Witaly, Gusto in Scena è continua la sua partecipazione.
Assieme a suo fratello minore Toto, Gino ha aperto altre sei sedi: Lievito Madre al Mare, Lievito Madre al Duomo, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo (quest’ultima in tre luoghi distinti della città e a Milano). Ogni locale è un’estensione della sua filosofia: accoglienza, qualità, semplicità e verità. Oggi Gino Sorbillo è anche il fondatore della Casa della Pizza, luogo che nasce nel centro storico di Napoli, a pochi passi dalla pizzeria, in quella che fu l’abitazione della zia Esterina, donna simbolo della Pizza Fritta Napoletana, la prima dei 21 figli della famiglia Sorbillo. Una casa aperta a pizzaioli, curiosi, artisti, dove la pizza diventa il punto di partenza per un dialogo più ampio: sul gusto, sull’accoglienza, sulla città.
Nel giugno del 2016 è stato insignito dalla Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA Maestro di Arte e Mestieri, unico della categoria dei Piazzaioli, alla presenza del ministero dei beni culturali e del Presidente della Repubblica Mattarella. Oggi Gino Sorbillo continua a impastare e a raccontare, attraverso la pizza, la storia e la tradizione di Napoli.
Quella di Gino Sorbillo è una narrazione in continua evoluzione. Parte dai vicoli di Napoli ma arriva ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare, a gustare, a capire. La sua pizza è un mezzo, non un fine: un mezzo per parlare di radici, artigianato, rispetto per la terra, per promuovere una cultura alimentare fatta di stagionalità e territorio. Oggi, Gino Sorbillo è simbolo vivente della pizza napoletana nel mondo, ambasciatore di un sapere antico che ha saputo rinnovare, portavoce di una Napoli vera, orgogliosa, generosa. E ogni volta che stende una pizza, con le mani esperte e lo sguardo fiero, è come se disegnasse un ponte tra passato e futuro.
La pizza napoletana di Gino Sorbillo si può degustare in Napoli nella storica sede in Via dei Tribunali e in Piazza Vanvitelli, Roma, Genova, Bologna, Padova, Milano, Bergamo, Torino, Tokyo (Giappone). Imperdibili le pizze fritte con insegna “Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo” con sedi in Napoli e Milano.
Contatti: info@sorbillo.it
Maestro Pizzaiolo Stefano Miozzo
da docitalyZio Mo’ Pizza e Bistrot nasce dal sogno nel cassetto di Stefano Miozzo e di sua moglie Katia Gobeo: un sogno coltivato per molti anni e infine realizzato anche grazie al contributo del nipote Mattia Gobeo. Il progetto, inaugurato nel 2021 a Legnago (VR), si fonda su valori chiari — ricerca, passione e famiglia — e su un’idea di qualità che parte dalla selezione accurata delle materie prime, passa per lo studio e la sperimentazione e si aggiorna continuamente grazie al confronto con importanti professionisti del settore, all’uso di ingredienti di prima scelta e alle tecniche di lavorazione più moderne.
Particolare attenzione è riservata alle intolleranze: dall’impasto agli ingredienti, le pizze senza glutine sono pensate per essere gustose e sicure.Al centro del progetto c’è Stefano Miozzo, Maestro Istruttore dal 2015 con oltre vent’anni di esperienza, protagonista di una lunga serie di successi: nel 2016 si è classificato secondo al programma televisivo Master Pizza Chef e ha partecipato al Giro Pizza d’Europa ad Amburgo. Nel 2017 ha vinto la categoria Pizza in Pala, il titolo come miglior team con il Pizza Team Penelope, il premio Triathlon, ha sfiorato il podio nella categoria Gluten Free e ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano, stabilendo il primato per il maggior numero di riconoscimenti ottenuti in una sola edizione del Campionato Mondiale della Pizza.
Nel 2018 ha vinto la categoria Classica al Campionato Mondiale della Pizza, si è classificato terzo nella categoria Pizza a Due (insieme a uno chef), ha conquistato nuovamente il Triathlon, ha ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano e nello stesso anno ha ottenuto tre titoli PizzAward a Napoli, risultati che lo hanno proiettato nella Hall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.
Dal 2018 Stefano è testimonial del Molino Magri e ha collaborato alla Ricerca & Sviluppo della linea Crockizza (miscela per pizza in pala, in teglia, pinsa e prodotti gourmet); dal 2021 sviluppa con Molino Magri un nuovo concetto di pizza classica. Accanto a lui, la moglie Katia Gobeo porta oltre trent’anni di esperienza nella gestione di sala, eventi e matrimoni: la sua attenzione al servizio, alla personalizzazione e alla formazione del team è il cuore dell’accoglienza che Zio Mo’ vuole offrire. Katia ha inoltre affiancato con impegno lo sviluppo degli impasti Gluten Free.Lo Chef Mattia Gobeo, dopo percorsi formativi e importanti esperienze in cucine internazionali e ristoranti italiani, è diventato l’anima della cucina di Zio Mo’, dove fonde tradizione e modernità e crea una profonda sinergia con la pizzeria grazie alle sue preparazioni. Appassionato di pasticceria, firma la carta dei dolci e le proposte per il bar. Si è classificato secondo al Premio Heinz Beck nel contesto del Campionato Mondiale della Pizza ed è stato finalista al concorso AMPI GIOVANI 2022.
Ogni pizza e ogni piatto nascono da ricerca e selezione delle migliori materie prime, rispettando stagionalità e biodiversità del territorio: Zio Mo’ non propone solo cibo, ma un percorso gustativo che racconta ingredienti, tradizioni e storie.
I risultati non hanno tardato ad arrivare: due Spicchi Gambero Rosso nella Guida Pizzerie d’Italia 2025 e, a conferma del lavoro costante di tutta la squadra, i Tre Spicchi Gambero Rosso 2026, sempre nella stessa categoria con un punteggio di 90/100. Un riconoscimento che premia impasti e lievitazioni, materia prima, cura delle combinazioni, servizio e coerenza tra location e proposta culinaria — un traguardo che rende orgogliosa tutta la squadra e che Zio Mo’ condivide con i clienti e con la comunità di Verona e provincia.
Zio Mo’ Pizza e Bistrot: Via Luciano Lama, 3, 37045 Legnago VR
Telefono: 0442 190 8071
Mestro Piazziolo Fabio Alveti
da docitalyEssere pizzaiolo, per Fabio Alveti, significa mettersi costantemente alla prova, guardare al futuro senza dimenticare gli insegnamenti del passato e trarre dal presente la voglia di crescere, con l’obiettivo di offrire ai clienti un servizio sempre migliore. La sua idea fissa è una: creare un impasto su misura, capace di adattarsi ai gusti e alle esigenze di ciascuno, celiaci e non, con un’attenzione particolare alla salute.
Per Fabio, ascoltare le necessità dei clienti, comprese le intolleranze alimentari, è fondamentale. Nella sua pizzeria Altro che Impasto ad Ardea, ha voluto due laboratori separati per garantire le stesse pietanze con e senza glutine, perché crede che l’inclusione sociale e l’uguaglianza alimentare siano valori da condividere soprattutto a tavola. Oltre a cucinare, si impegna a informare e sensibilizzare sul tema della celiachia, collaborando con l’AIC e portando avanti progetti di educazione come i corsi da Baby pizzaiolo nelle scuole.
Classe 1975, dopo essersi formato alla Scuola Italiana Pizzaioli, ha frequentato master sulla celiachia e corsi dedicati ai diversi impasti, partecipando a numerose competizioni in Italia e all’estero. I risultati parlano da soli: dall’11° posto al National Division Pizza Expo di Las Vegas nel 2025, ai podi ottenuti nel 2024 con la pizza senza glutine al Campionato del Mondo della Pizza e al MasterPizzaChampion, fino al titolo di Campione del Mondo nel 2022 nella categoria senza glutine. Già nel 2017 aveva contribuito a un Guinness World Record con la Nazionale Italiana Pizzaioli, e per tre anni consecutivi è stato inserito nel Wall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.
Oltre alle gare, Fabio ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi come Uomini e Donne di Maria De Filippi, Il Boss delle Pizze, MasterPizzaChampion e L’Ingrediente Perfetto su La7 con Maria Grazia Cucinotta. La sua pizzeria, grazie alla credibilità conquistata, è stata premiata per due anni consecutivi con il massimo delle “chioccioline” nella prestigiosa guida Osterie d’Italia di Slow Food.
Il suo impegno non si limita alla cucina: spesso è chiamato come giudice di gara nelle competizioni del settore ed è stato nominato Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la pizza senza glutine. Inoltre, è detentore di un brevetto europeo per una speciale piastra che consente di effettuare consegne a domicilio mantenendo la pizza calda e fragrante.
Fabio si definisce il “paladino del senza glutine” e il suo motto è chiaro: non si smette mai di imparare per migliorare. Insieme al suo staff, continua a cercare l’impasto perfetto, lavorando esclusivamente con ingredienti italiani certificati e nel pieno rispetto delle normative. Nei due laboratori separati, dedicati al senza glutine e al glutine, impasta artigianalmente pizze tonde romane, dolci e salate, tutte eccellenti, che sforna e consegna ogni sera — martedì escluso — e che, grazie al servizio online, arrivano anche in tutta Europa sotto forma di basi precotte senza glutine.
Altrocheimpasto – Via Furio Camillo, 11, 00040 Ardea RM, Italia
Ambasciatore del bere Fabiano Bucci
da docitalyFabiano Bucci è un professionista poliedrico che ha fatto della passione per l’ospitalità, la formazione e l’educazione la sua missione.
La sua storia inizia dietro un bancone, come barman e bartender, dove per anni ha creato cocktail e drink che hanno lasciato il segno, coniugando tecnica, creatività e attenzione al dettaglio. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare una visione a 360° del mondo del bar, diventando un punto di riferimento tanto per la miscelazione quanto per la caffetteria.
Col tempo, infatti, Fabiano si è specializzato nel settore del caffè, studiandolo con rigore tecnico e approfondendo ogni aspetto: dall’estrazione al servizio, fino alla comunicazione con il cliente. È oggi riconosciuto come Coffee Specialist per Kimbo, brand per il quale cura formazione, consulenze e sviluppo della cultura del caffè in Italia. Parallelamente, collabora con Latte Sano come Latte Artist, unendo precisione tecnica e creatività estetica per trasformare ogni tazza in un’esperienza visiva ed emozionale.
La sua formazione non si ferma alla tecnica: Fabiano ha infatti approfondito anche il campo della comunicazione, consapevole che un professionista del bar non serve solo bevande, ma esperienze. Questa attenzione lo ha portato anche a pubblicare il libro La Magia del Bancone, un’opera che racconta l’arte e la psicologia del rapporto con il cliente, offrendo strumenti pratici a baristi e operatori del settore.
Accanto alla carriera da trainer e formatore nel mondo del caffè, Fabiano ha scelto di investire in un percorso altrettanto importante: quello educativo. È infatti educatore specializzato in psicologia infantile e Tutor ADHD, unendo le competenze acquisite dietro il bancone a una profonda sensibilità verso il mondo dei bambini e delle famiglie. Questo percorso gli permette di proporre progetti innovativi in cui caffè, formazione ed educazione inclusiva si incontrano, portando avanti una visione unica che intreccia professionalità, empatia e creatività.
Fabiano Bucci rappresenta una nuova generazione di professionisti: capace di coniugare il rigore tecnico del barista e del coffee trainer con la dimensione educativa e sociale dell’educatore, diventando così un esempio concreto di come passione, studio e impegno possano trasformarsi in un percorso professionale e umano che lascia il segno.
Fabiano Bucci sin da adolescente individuò la sua strada. Ne sono passati di anni e, nonostante il lungo percorso di formazione, una carriera ormai avviata, riconoscimenti concreti e mille esperienze, quell’emozione lo pervade ad ogni cappuccino che oggi è diventata un arte, come un cantante ad ogni uscita sul palco, l’adrenalina sale ogni volta che sale sul bancone.
Esperto in Latte Art, raffinata tecnica capace di trasformare una comune tazzina in una piccola opera d’arte, utilizzando gli effetti di colore prodotti dalla crema di latte e dal caffè quando si incontrano, spazia tra cocktail, cappuccini, flair e caffè con maestria e naturalezza. Proprio il caffè diventa la sua nuova passione, i suoi mille segreti, profumi e saperi lo affascinano e incuriosiscono, inizia a studiare l’oro nero con un approccio scientifico che gli donerà consapevolezza e perfezionamento delle tecniche di utilizzo (tra i corsi frequentati:“Aicaf Accademia Italiana Maserati del caffè” – “ SCA specialty coffee association” – “IIAC Istituto internazionale assaggiatori caffè”).
Ha collezionato premi e riconoscimenti tra cui: 3 posto al gran premio di caffetteria italiana 2018, primo classificato per L’Espresso italiano Champion 2019 e sempre nel 2019 primo classificato alla Latte Art throwdown.
Accademia Degustibus
Via fontana dell’Oste 2 – Colleferro (RM)
Email: fabiano.bucci@yahoo.it
La Parolina – Chef Iside De Cesare
da docitalyLa Parolina, ristorante stellato guidato dalla chef Iside De Cesare, è un’eccellenza gastronomica che nasce nel cuore dell’Alta Tuscia, a Trevinano, al confine tra Lazio, Umbria e Toscana. Sin dalla sua apertura nel 2005, il ristorante si distingue per un’identità ben radicata nel territorio e per un’atmosfera che unisce la raffinatezza dell’alta cucina al calore dell’accoglienza familiare.
La filosofia culinaria de La Parolina si fonda su un’attenta selezione di materie prime locali, valorizzando i prodotti autentici che raccontano l’anima del territorio. Accanto alle eccellenze regionali, trovano spazio anche ingredienti d’alta gamma provenienti dal panorama nazionale e internazionale, come i culatelli selezionati da produttori d’eccellenza, il caviale e il foie gras, che arricchiscono le proposte con un tocco di sofisticata eleganza.
Il menù degustazione è un percorso gastronomico pensato dagli chef per chi desidera lasciarsi guidare da creatività e passione. È un invito a esplorare il pensiero culinario della cucina de La Parolina, attraverso piatti che rispecchiano una visione personale, innovativa ma sempre radicata nella tradizione.
Il menù à la carte offre invece una selezione varia e raffinata, ispirata alle tre regioni che si incontrano sul territorio: Lazio, Umbria e Toscana. Ogni portata nasce da un’idea, da un prodotto, da un racconto, e prende vita grazie all’estro degli chef e alla qualità delle materie prime.
Anche la carta dei vini segue la stessa filosofia: non una semplice lista, ma un progetto coerente con la cucina. La selezione predilige vitigni autoctoni e aziende vinicole che esprimono l’identità del territorio, con un occhio di riguardo per le eccellenze del Lazio, regione in forte crescita enologica. Cantine emergenti e storiche convivono armoniosamente, accanto a qualche etichetta internazionale e tagli bordolesi scelti con attenzione. Il vino, qui, è parte integrante dell’esperienza gastronomica.
A La Parolina, ogni dettaglio è pensato per far sentire l’ospite al centro di un’esperienza autentica. Il senso di famiglia è il filo conduttore che unisce cucina, servizio e accoglienza: un luogo in cui ci si sente a casa.
Cuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.
La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana. Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.
La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.
Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.
Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia.
Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.
Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.
“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.
Dove nasce il nome del ristorante lo racconta Romano: “il nome c’era e l’abbiamo tenuto, ci piaceva l’idea di una ristorazione sussurrata, fatta di paroline. Avevamo un sogno e ci siamo impegnati tutto e fino all’ultimo per realizzarlo”. Il primo estimatore de La Parolina è Luigi Cremona, storico critico gastronomico e instancabile talent scout delle migliori cucine italiane. Pochi mesi dopo l’apertura arriva la prima segnalazione in guida ed è il Gambero Rosso a notare la cucina di Iside e Romano, che non si allontanano dal territorio in cui lavorano e vivono, concependo piatti fortemente legati ai piccoli produttori che avevano intorno e che oggi sono cresciuti con loro. Nel 2008 arriva l’importante riconoscimento della stella Michelin per l’edizione 2009 della guida e nello stesso anno arriva anche Azzurra, la prima figlia di Iside e Romano.
Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.
Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione.
“L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.
Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa.
“Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.
Iside De Cesare ha inoltre partecipato al talent riservato agli aspiranti chef in onda su SkyUno, Masterchef Italia, condotto da Bruno Barbieri, Joe Bastianch, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. La chef stellata de ”La Parolina” è stata una delle ospiti della puntata decisiva dello show, andata in onda nel 2015, in cui i concorrenti si sono sfidati per conquistare il titolo di quinto Masterchef italiano. Per l’Invention Test, Iside, ha proposto Trota in olio cottura alle erbe e salsa di cetriolo.
I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.
Indirizzo
Ristorante La Parolina
Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)
Tel. +39 0763 717130
Ristòria Pepe Nero – Chef Salvo Cravero
da docitalyNel cuore della Tuscia, affacciato sul più grande lago vulcanico d’Europa, si trova il ristorante Pepe Nero. Il suggestivo specchio d’acqua di Bolsena, con i suoi riflessi mutevoli e la quiete silenziosa delle sponde, fa da sfondo a una nuova visione gastronomica, guidata dalla mente e dalle mani dello Salvo Cravero, chef ai fornelli del locale. Con lui, il ristorante Pepe Nero si dirige verso una proposta gourmet, ricercata, emozionale e contemporanea.
Cravero, molisano d’origine ma da anni radicato in questo territorio, è portatore di una sensibilità gastronomica affinata nel tempo e arricchita da esperienze diverse, sempre coerente però con un’idea di cucina che unisce radici e visione, memoria e ricerca. La sua impronta si avverte immediatamente nella nuova filosofia del ristorante: piatti curati nei minimi dettagli, colorati, tecnicamente precisi, e rispettosi della materia prima, pensati per raccontare il territorio senza rimanerne prigionieri.
Il Pepe Nero non è soltanto “un ristorante vista lago”. La sua sala, con una trentina di coperti, si affaccia direttamente sulle acque tranquille del Bolsena, abbracciando il paesaggio attraverso ampie vetrate e una passerella in legno che sembra condurre l’ospite al centro stesso del lago. Un’atmosfera che invita al silenzio e alla contemplazione, in cui la cucina si fa esperienza totale.
Il menu è costruito come un percorso sensoriale: parte dall’acqua dolce, ma non si ferma lì. Pesci del lago come coregone e persico si alternano a materie prime marine pregiate come ostriche, scampi, gamberi e tonno. La cucina d’acqua dolce si arricchisce mantenendo però sempre un’identità ben precisa. Accanto alle proposte di mare, trovano spazio anche carni selezionate, come l’agnello e la pecora, interpretate con eleganza e modernità.
Ma il vero fiore all’occhiello del ristorante Pepe Nero è la centralità della proposta vegetale. Le verdure, coltivate in gran parte nel territorio circostante o selezionate da piccoli produttori di fiducia, non sono più un semplice accompagnamento ma si fanno protagoniste: trasformate, esaltate, reinterpretate. Dall’antipasto al dolce, ogni piatto contiene un riferimento al mondo vegetale, in una narrazione coerente e attenta alla stagionalità.
L’ambiente è rustico nei materiali ma raffinato nei dettagli e si allinea perfettamente con l’anima del luogo in cui si trova: legni naturali, linee pulite, un arredo sobrio in cui predomina il bianco che lascia spazio alla luce e al paesaggio. La carta dei vini completa l’esperienza con una selezione curata di etichette italiane e internazionali, pensata per valorizzare ogni singola proposta dello chef. Un’attenzione particolare è rivolta ai vitigni autoctoni del Lazio e dell’Italia centrale, ma non mancano incursioni d’autore tra Champagne, Riesling tedeschi e Pinot Noir francesi. Una carta vini attenta e dinamica accompagna le proposte dello chef e i percorsi di degustazione guidano l’ospite in un viaggio sensoriale costruito su misura.
A rendere ancora più unica l’esperienza del Pepe Nero, è l’atmosfera complessiva che si respira: un servizio discreto e premuroso, capace di accogliere con calore e professionalità. Ogni dettaglio è pensato per garantire comfort, intimità e la possibilità di vivere un momento di sospensione, in cui tutto, dal paesaggio alla mise en place, dai profumi in cucina ai calici in sala, è in equilibrio perfetto.
Questa nuova stagione del ristorante non è passata inosservata: la Guida MICHELIN 2025 ha già segnalato il Pepe Nero tra le realtà più interessanti del territorio, così come il Gambero Rosso, che ne ha riconosciuto l’identità nuova, forte, capace di dialogare con le migliori cucine d’autore italiane pur restando fedele al lago, alla Tuscia, a quella cultura contadina e lacustre che ancora oggi permea ogni angolo di questa terra.
Nel cuore di Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena, Pepe Nero Ristòria è un rifugio di eleganza dove la cucina si fa emozione. Avvolto dalla luce del lago e dal silenzio del paesaggio, ogni dettaglio racconta un’esperienza autentica, raffinata e senza tempo.
Con uno sguardo contemporaneo e radici profonde nella Tuscia, lo Chef Salvo Cravero dà vita a una cucina che racconta il territorio, fondendo con eleganza sapori di lago e suggestioni marine.
Ogni piatto è un equilibrio tra tecnica raffinata, creatività sensibile e rispetto assoluto per la materia prima. Una visione gastronomica che custodisce la memoria e la trasforma in esperienza.
In definitiva, Pepe Nero con Salvo Cravero si afferma come una delle mete gourmet più intriganti del Lazio. Un ristorante che non punta solo all’eleganza estetica, ma a una profonda coerenza tra forma e sostanza, tradizione e sperimentazione. Un luogo dove il tempo rallenta, la cucina emoziona, e ogni piatto racconta una storia.
Salvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.
Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.
Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.
Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.
Oltre al lavoro ai fornelli, negli anni Salvo comincia anche a portare la sua cucina in televisione, partecipando a programmi come “Cucine d’Italia”, “Panino Amore Mio” su Gambero Rosso Channel e “Ricette all’Italiana” su Rete 4, con Anna Moroni e Davide Mengacci. Questo gli permette di farsi conoscere da un pubblico più ampio e di raccontare il suo modo di fare cucina in modo semplice e diretto. Nel 2018 arriva un incarico di grande prestigio: curare i menù di prima classe per Alitalia, nella classe Magnifica, progetto che lo vede coinvolto anche con Joe Bastianich.
In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.
Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.
La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.
Contatti
Telefono: +39 0761 871909 – +39 345 5937752
Mail: info@salvocravero.com – info@pepeneroristorante.eu
Pepe Nero Ristorante – Viale Regina Margherita, 01010 Capodimonte (VT), Italia
La Polakkeria – Maestro Pasticcere Dario Saltarelli
da docitalyNel cuore di Fondi, la Polakkeria di Dario Saltarelli è molto più di un semplice negozio: è un piccolo tempio del gusto dove tradizione, passione e innovazione si incontrano ogni giorno. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, regione di cui è originario Saltarelli, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.
Nato, dunque, dal desiderio di onorare l’eredità familiare e valorizzare il legame con il territorio, questo spazio è interamente dedicato alla celebre polacca, il dolce tipico aversano divenuto simbolo della città, che qui viene proposto in diverse varianti, sempre con ingredienti selezionati e lavorazioni artigianali. Ma la Polakkeria non è solo il regno della polacca: è anche una boutique del gusto in cui trovare lievitati d’eccellenza, dolci della tradizione rivisitati con creatività e una selezione di prodotti unici, che raccontano la filosofia di Dario Saltarelli, fatta di autenticità, qualità e amore per la pasticceria. Entrare nella Polakkeria significa vivere un’esperienza sensoriale in cui ogni morso racchiude una storia, un ricordo, un’emozione.
Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.
Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.
Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.
Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero.
Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano.
Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale
Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’
Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.
Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.
Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.
Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.
Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.
Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:
Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto.
Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.
Contatti
Dario Saltarelli® – Polakkeria®
Telefono: +39 3392663230
info@dariosaltarelli.it
info@polakkeria.it
Sommelier Chiara Giannotti
da docitalyChiara Giannotti nasce a Roma il 31 maggio 1976, in una famiglia dove il vino non è solo una tradizione, ma un’eredità culturale radicata da tre generazioni. Dopo un percorso scolastico che le conferisce una formazione internazionale presso il liceo francese Chateaubriand, prosegue gli studi universitari laureandosi cum laude in Lettere con indirizzo in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Roma Tre, arricchendo il proprio percorso con un anno di Erasmus alla prestigiosa University College London. Fin da giovanissima entra nel mondo del lavoro affiancando la madre e i fratelli nell’azienda vinicola di famiglia, la storica Fazi Battaglia, che all’epoca comprendeva anche l’azienda Fassati in Toscana e, in seguito, la tenuta Greto delle Fate nella zona del Morellino di Scansano.
Il suo impegno nelle aziende di famiglia è totale e poliedrico: segue la produzione, si occupa del marketing e della comunicazione, cura i rapporti commerciali con l’estero. Accanto a questa esperienza sul campo, Chiara intraprende un percorso di formazione specifica, conseguendo nel 2002 il diploma ufficiale di Sommelier presso l’AIS e ottenendo nel 2007 il prestigioso titolo di Dame Chevalier de Champagne, riconoscimento riservato a chi si distingue per la promozione della cultura dello Champagne. Nel 2001 diventa anche imprenditrice agricola, rilevando personalmente una piccola azienda in Toscana che entra nel gruppo di famiglia. I suoi 15 anni nelle cantine rappresentano un periodo fondamentale, in cui matura una visione profonda e concreta della viticoltura, del lavoro in vigna e in cantina, e di tutto ciò che si cela dietro una bottiglia di vino.
Nel 2015, in seguito alla cessione delle aziende familiari a un gruppo industriale, Chiara avvia un nuovo capitolo professionale. Fortemente guidata dalla passione e dalla conoscenza del vino, decide di concentrare le proprie energie sulla comunicazione e sulla divulgazione. Nasce così Vino.tv, una delle prime WebTv italiane dedicate interamente al mondo del vino, pensata come spazio dinamico e multicanale (blog, social, video) capace di coniugare contenuto, competenza e intrattenimento. Il suo stile è fresco, diretto, glamour senza essere superficiale. Ha un talento naturale per il racconto audiovisivo, sa costruire format coinvolgenti, interviste agili e mai scontate, alternando approfondimento e leggerezza con grande equilibrio.
In breve tempo Vino.tv si afferma come un punto di riferimento nel panorama italiano della comunicazione enologica. Chiara si distingue per la capacità di rivolgersi a un pubblico ampio, mantenendo un linguaggio accessibile ma fondato su solide competenze. Il suo approccio parte sempre dal rispetto per il lavoro di chi produce, e si arricchisce della consapevolezza maturata lavorando direttamente nei vigneti e nelle cantine. Questo le permette di raccontare il vino in modo autentico, mai artefatto, valorizzando le storie, i territori, i volti che si celano dietro ogni etichetta.
Nel frattempo, diventa degustatrice professionista per importanti testate e guide di settore, tra cui DoctorWine, e docente in corsi di avvicinamento al vino. Cura rubriche su emittenti televisive e radiofoniche (da Gold TV a La7, da Radio Food a canali digitali) portando il vino al grande pubblico, con intelligenza e spirito divulgativo. Collabora inoltre con case d’asta e piattaforme specializzate in fine wine, come esperta nella selezione, valutazione e certificazione di vini da collezione e investimento. È una delle prime donne a rompere il predominio maschile nel mondo delle aste vinicole, selezionando lotti rari, stilando cataloghi e portando un approccio contemporaneo e competente a un settore tradizionalmente chiuso.
Nel 2019 viene chiamata dalla casa editrice Rizzoli a scrivere il suo primo libro, “La Cantina Perfetta”, pubblicato in Italia e negli Stati Uniti con il titolo “The Perfect Wine Cellar”. Il volume è un viaggio tra le bottiglie più prestigiose e le strategie per costruire una cantina personale, pensato sia per collezionisti sia per appassionati curiosi. Anche in questo progetto Chiara dimostra la capacità di rendere accessibili temi complessi, mantenendo rigore e credibilità.
Chiara Giannotti è oggi una figura di riferimento nel mondo del vino italiano. Alla competenza tecnica unisce una visione contemporanea e inclusiva. Non racconta solo il prodotto, ma tutto ciò che ruota attorno: cultura, stile di vita, sostenibilità, emozione. Il vino, per lei, è un racconto da ascoltare e da condividere, una porta aperta su territori e persone, un’esperienza che coinvolge i sensi ma anche l’anima. La sua comunicazione è vivace, empatica, mai autoreferenziale: il suo obiettivo non è impressionare, ma coinvolgere, incuriosire, avvicinare. Che si tratti di un video, di un articolo, di una lezione o di una degustazione, il suo approccio è sempre guidato da passione, rispetto e desiderio di trasmettere.
Dotata di una grande energia comunicativa e di una profonda conoscenza del settore, Chiara continua a innovare il linguaggio del vino, sperimentando nuovi format, aprendo strade, creando connessioni tra mondi diversi. Vive tra Roma e Le Marche, dove ha sede l’attività di famiglia, ma il suo sguardo è sempre rivolto al futuro, alle nuove generazioni, al cambiamento. Autentica, brillante, instancabile, ha fatto della sua voce una risorsa preziosa per il mondo del vino. E la sua storia, oggi, è la dimostrazione che le radici profonde e la visione aperta possono convivere, dando vita a un modo nuovo, vivo e appassionante di raccontare un mondo antico.
Contatti
Telefono: 348 3803611
Mail: chiara@vino.tv
Sabrina Persechino
da docitalyNel cuore di Roma, dove le trame della storia si intrecciano con quelle della creatività contemporanea, prende vita una realtà unica e raffinata: l’Atelier Persechino. È il 1997 quando Sabrina Persechino, architetto e fashion designer, decide di dar forma concreta alla sua visione estetica fondando uno studio nel quartiere Testaccio, uno dei più autentici e vitali della Capitale. Il luogo prescelto non è casuale: l’antico Lanificio Sonnino, un edificio industriale dei primi del Novecento, un tempo popolato da lavoratrici che trattavano la lana con tecniche pionieristiche. Oggi, tra quelle stesse mura, si realizzano capi d’Alta Moda che fondono architettura, arte e moda in un linguaggio visivo e materico unico nel panorama del Made in Italy.
Sabrina Persechino è una figura poliedrica, eclettica, capace di muoversi con disinvoltura tra mondi apparentemente lontani ma in realtà profondamente connessi. Architetto di formazione, con una laurea conseguita all’Università La Sapienza di Roma, ha successivamente perfezionato il suo percorso creativo allo IED – Istituto Europeo di Design, specializzandosi in fashion design. Il suo lavoro è l’emblema di una sintesi complessa e armoniosa tra razionalità e immaginazione, struttura e leggerezza, rigore e sensibilità.
La sua passione per la moda nasce molto presto, all’età di otto anni, quando capisce di voler costruire una propria identità estetica e creativa. La volontà di distinguersi e di raccontarsi attraverso l’abito, inteso come estensione del sé, sarà il motore di una carriera che la porterà ad affermarsi tra i protagonisti dell’Alta Moda italiana. L’Atelier Persechino non è soltanto un laboratorio di sartoria: è uno spazio di sperimentazione continua, un’officina del pensiero, dove ogni collezione è frutto di ricerca e contaminazione.
Le sue creazioni sono riconoscibili per l’equilibrio impeccabile tra progettazione architettonica e spirito couture. Gli abiti disegnati da Sabrina Persechino sono vere e proprie architetture da indossare, strutture dinamiche che dialogano con il corpo, valorizzandolo attraverso linee geometriche, tagli netti e materiali innovativi. Ogni capo nasce da un disegno, spesso architettonico, che viene poi trasformato in bozzetto di moda, interpretato attraverso il tessuto e rifinito con tecniche sartoriali d’avanguardia. L’uso del taglio laser, delle sovrapposizioni grafiche, delle trasparenze strutturate non è mai fine a sé stesso, ma funzionale a trasmettere un’idea, una visione, un’interpretazione dello spazio.
I materiali impiegati spaziano dai tessuti più tradizionali a quelli sperimentali, in una continua esplorazione delle potenzialità materiche: lane compatte, sete leggere, tessuti tecnici, inserti metallici, microstrutture architettoniche. Anche la palette cromatica è studiata con rigore e audacia: bianchi assoluti, neri profondi, grigi architettonici, ma anche lampi di colore decisi e caldi, rossi, aranci, blu cobalto, in un equilibrio visivo che sottolinea la forza e l’eleganza delle forme.
In ogni collezione, la stilista rivendica un forte legame con il mondo dell’arte e del design. Nella collezione Autunno/Inverno 2019-2020, ad esempio, rende omaggio alla scuola del Bauhaus, la celebre istituzione tedesca che ha rivoluzionato l’arte, il design e l’architettura del XX secolo. In questa interpretazione personale, i principi del funzionalismo si traducono in capi puliti, essenziali, strutturati, ma ricchi di dettagli architettonici, evidenziando la stretta connessione tra forma e funzione, estetica e utilizzo.
L’arte, per Sabrina Persechino, non è solo una fonte di ispirazione, ma un linguaggio da interpretare e ricreare. Le sue collezioni si rifanno a grandi maestri del passato e del presente, interpretandone l’essenza attraverso l’abito. Le forme fluide di Zaha Hadid, le geometrie rigorose di Le Corbusier, le strutture modulabili di Santiago Calatrava: tutto diventa stimolo creativo. Ogni sfilata è un racconto, una narrazione tridimensionale che prende vita sulla passerella e che riflette il pensiero profondo della sua autrice.
Il laboratorio all’interno dell’ex lanificio non è solo un luogo di produzione, ma una fucina culturale. Qui si incontrano architetti, artisti, modellisti, artigiani, in un continuo scambio di competenze che dà vita a collezioni contemporanee e complesse. La filosofia dell’Atelier si basa su un sapere antico, quello della sartoria italiana, unito a una visione futuristica in cui anche le tecnologie più avanzate trovano spazio e senso. Le tecniche di lavorazione, pur essendo di matrice artigianale, vengono rilette attraverso una lente moderna, che esalta la precisione, la modularità e l’innovazione.
La moda di Sabrina Persechino è anche un progetto culturale. Non si limita all’indumento, ma si fa portavoce di una nuova idea di donna: colta, sofisticata, autonoma, consapevole. Una donna che non ha paura di farsi notare, che abita lo spazio con grazia e decisione, che riconosce nella moda un mezzo di espressione e non un semplice orpello estetico. L’architettura dell’abito diventa così la metafora di un’identità solida, costruita nel tempo, stratificata, complessa ma armonica.
Il riconoscimento nazionale e internazionale del lavoro di Sabrina Persechino arriva non solo dalle passerelle dell’AltaRoma, dove le sue sfilate sono tra le più attese e applaudite, ma anche dalle collaborazioni con istituzioni culturali, mostre, eventi artistici, che le permettono di estendere il proprio linguaggio oltre i confini della moda. I suoi capi, esposti in contesti museali e gallerie, diventano opere d’arte a tutti gli effetti, testimoni di un sapere che unisce il pensiero progettuale alla manualità artigiana.
L’identità dell’Atelier Persechino si radica profondamente nel patrimonio del Made in Italy: nella cura per il dettaglio, nella qualità dei materiali, nella valorizzazione delle maestranze. Ma la sua vera forza è nella capacità di guardare oltre, di proporre una visione nuova e personale, dove il sapere tecnico diventa emozione estetica, e la moda diventa architettura del sogno.
In un tempo in cui la moda rischia di diventare effimera e ripetitiva, Sabrina Persechino propone una via alternativa, più colta, più solida, più autentica. Un percorso che affonda le radici nell’arte e nella storia, ma che ha il coraggio di innovare, di proporre, di costruire. In questo equilibrio perfetto tra forma e contenuto, tra estetica e funzione, risiede il cuore pulsante dell’universo Persechino.
Contatti
Atelier Persechino si trova a Roma, in Via dei Magazzini Generali 20/A.
Sito ufficiale: moda.atelierpersechino.com
Gerardo Sacco
da docitalyGerardo Sacco nasce a Crotone nel 1940, e fin da giovane manifesta una forte inclinazione per l’arte orafa. Ancora adolescente trova lavoro in un piccolo laboratorio orafo, dove scopre la sua vera vocazione: plasmare e modellare metalli preziosi con una maestria che lo accompagnerà per tutta la vita. Desideroso di approfondire le sue competenze, si trasferisce a Valenza Po, celebre centro italiano della lavorazione dell’oro, dove perfeziona tecniche e processi che gli consentono di affinare ulteriormente il suo talento. Tornato nella sua città natale con un bagaglio tecnico e creativo più ricco, fonda nel 1963 la propria ditta artigianale, un laboratorio-bottega in cui riscopre e recupera metodi di lavorazione antichi, radicati nella cultura magnogreca e nella tradizione mediterranea, reinterpretandoli in chiave moderna.
Fin dall’inizio la sua produzione si distingue per originalità e qualità: il primo campionario presentato gli vale il primo premio alla Mostra dell’Artigianato Orafo di Firenze e l’Oscar dell’Artigianato a Sanremo, aprendo le porte a un percorso di successo che lo porta a essere riconosciuto come uno dei maestri orafi più importanti d’Italia. Le sue creazioni, oltre a essere apprezzate nel panorama nazionale, trovano spazio in prestigiose esposizioni internazionali, tra cui il Complesso del Vittoriano a Roma e i Musei Vaticani, nonché in eventi promossi dagli Istituti Italiani di Cultura in città come Bruxelles, Lisbona, Copenaghen e Madrid. I suoi gioielli hanno accompagnato sul red carpet e nelle produzioni artistiche star del calibro di Liz Taylor, Isabella Rossellini, Monica Bellucci ed Elena Sofia Ricci, confermando il suo ruolo di protagonista nell’arte orafa contemporanea.
L’arte di Gerardo Sacco nasce da un profondo legame con la sua terra, un crocevia di culture e tradizioni che si riflettono nei suoi lavori. Il Mediterraneo, con le sue leggende, i miti della Magna Grecia e i colori caldi dei tramonti sul mare, è fonte inesauribile di ispirazione. I suoi gioielli si trasformano in vere e proprie narrazioni, dove maschere apotropaiche, simboli di protezione e fortuna, si intrecciano con perle, pietre preziose e metalli nobili per dare vita a pezzi unici, carichi di fascino e significato. Ogni creazione è un omaggio all’unicità, un incontro armonioso tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.
La “bottega” di Gerardo Sacco rappresenta il cuore pulsante dell’intero progetto artistico. Qui, mani esperte e appassionate danno forma a manufatti che sono il risultato di un’attenta ricerca e di una sapienza artigianale che si tramanda di generazione in generazione. La minuziosità con cui vengono selezionati i materiali, la precisione delle lavorazioni, l’attenzione al dettaglio raccontano una storia di dedizione e amore per l’arte orafa. La sfida di Sacco è stata sempre quella di valorizzare e tutelare la tradizione manuale, arricchendola però con l’uso di tecnologie all’avanguardia, capaci di innovare senza mai tradire l’essenza stessa del lavoro artigianale.
L’equilibrio tra l’antico e il moderno è ciò che caratterizza la ricerca artistica di Gerardo Sacco, che si pone come esempio emblematico dell’“Artigiano del Futuro”. Un maestro capace di coniugare la sapienza di un mestiere antico con una visione creativa e contemporanea del Made in Italy, facendo convivere competenze manuali con strumenti digitali e tecnologici. Il risultato sono gioielli raffinati, innovativi e sempre portatori di un valore culturale ed estetico profondo.
In questo modo, Gerardo Sacco ha saputo trasformare l’arte orafa in un linguaggio universale, capace di raccontare storie millenarie e di emozionare chiunque entri in contatto con le sue creazioni. Ogni gioiello è un piccolo capolavoro che coniuga originalità, tecnica e sensibilità artistica, testimonianza concreta di come l’eccellenza artigianale italiana possa vivere nel presente e guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e prestigio.
Contatti
Gerardo Sacco & C. S.r.l. – Via Antonio De Curtis, 2 88900 Crotone
customer@gerardosacco.com
Lucio Picone
da docitalyLucio Picone nasce a Frasso Telesino, in provincia di Benevento, e nel 1970 si trasferisce in Toscana insieme alla famiglia, dando inizio a un percorso di vita e lavoro che lo avrebbe portato a diventare uno dei più apprezzati artigiani calzaturieri italiani. Fin da giovanissimo, a soli quindici anni, Lucio entra nel mondo della calzatura lavorando in un calzaturificio a Monsummano Terme, centro storico e rinomato per la sua tradizione manifatturiera nel settore. Qui inizia una lunga esperienza di formazione, fatta di impegno, pazienza e passione, che gli permette di acquisire le competenze tecniche necessarie per trasformare una semplice scarpa in un’opera d’arte.
Dopo oltre trent’anni di lavoro e di perfezionamento, Lucio riesce a realizzare un sogno coltivato a lungo: aprire una bottega artigianale tradizionale a Pieve a Nievole, nel cuore della provincia di Pistoia, dove può esprimere liberamente la sua creatività e mettere a frutto tutta la sua esperienza. Questa bottega diventa ben presto un punto di riferimento per una clientela esigente e raffinata, che include personaggi di rilievo provenienti dal mondo dello sport e dello spettacolo. Grazie alla qualità delle sue creazioni e alla meticolosità con cui segue ogni fase della lavorazione, Lucio si afferma come uno dei migliori artigiani calzaturieri in Italia.
Il successo di Lucio Picone non è solo frutto di esperienza, ma anche di una costante ricerca tecnica e stilistica. Egli ha scelto di non accontentarsi della produzione industriale, prediligendo metodi tradizionali e manuali come le lavorazioni Goodyear e Norvegese, riconosciute a livello internazionale per la loro durata e comodità. In particolare, la lavorazione Norvegese, con le sue cuciture esterne a treccia e a punto lineare, conferisce alle scarpe una caratteristica estetica ricca e un’eccezionale resistenza. Ma Lucio non si limita a replicare tecniche classiche: ha ideato personalmente una tecnica innovativa che arricchisce l’aspetto esterno delle calzature unendo piccole strisce di pelle e spago in una sorta di ricamo, rendendo ogni paio di scarpe un pezzo unico, riconoscibile e originale.
Lucio Picone è un vero artista perché controlla con attenzione ogni dettaglio del processo produttivo: dalla scelta dei materiali, selezionando solo pellami di altissima qualità, ai colori, che consiglia personalmente ai suoi clienti per ottenere abbinamenti eleganti e armoniosi. Questa cura artigianale gli permette di offrire scarpe su misura, completamente realizzate a mano, capaci di coniugare stile classico, comfort e robustezza. Le sue creazioni sono pensate per accompagnare chi le indossa in ogni momento della vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero fino alle occasioni più formali e cerimoniali.
La bottega di Lucio Picone è quindi molto più di un semplice laboratorio: è un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano, dove la passione per l’arte della calzatura si trasforma in pezzi di eccellenza artigianale. Grazie alla sua dedizione, alla ricerca continua e all’amore per il mestiere, Lucio ha saputo costruire un’attività solida e riconosciuta, incarnando l’ideale dell’artigiano moderno che valorizza il lavoro manuale e la qualità sopra ogni cosa. La sua storia è la testimonianza di come talento, esperienza e passione possano trasformare una professione in un vero e proprio atto creativo e artistico.
Contatti
Lucio Picone – Via Matteotti, 22 51018 – Pieve a Nievole (PT)
Tel. +39 338 7510156
Sandro Bastioli
da docitalySandro Bastioli nasce a Spoleto nel 1949 e scopre presto l’inclinazione al disegno, che lo accompagna fin dall’infanzia. Dopo un periodo in Svizzera, si trasferisce a Milano dove perfeziona le sue capacità pittoriche sotto la guida del Prof. Cino Balleri alla Libera Accademia di Pittura di Bovisio Masciago. La sua prima produzione artistica spazia dai nudi femminili ai paesaggi umbri, fino alle nature morte di chiara ispirazione caravaggesca, con le quali inizia a farsi conoscere al pubblico.
Nel 1977 espone le sue prime opere in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, per poi allestire personali a Milano, Torino e Lecce, dove vince il Premio Martinez. Seguiranno numerose esposizioni a livello nazionale, da Gabicce a Gualdo Tadino, da Rieti a Roma, dove nel 1990 partecipa alla “Settimana degli Umbri a Roma” ottenendo un riconoscimento ufficiale. La sua ricerca artistica si evolve e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, abbandona gradualmente i soggetti vegetali per concentrarsi sulla materia: pietre scavate, ciottoli levigati, superfici marmoree e muri antichi diventano protagonisti della sua pittura.
Il passaggio al linguaggio materico rappresenta una svolta definitiva. I nudi si trasformano in statue, i frutti in frammenti di roccia, fino a scomparire completamente nella produzione più matura. La materia diventa centro di una riflessione estetica ed esistenziale che si concretizza in uno stile geometrico, essenziale, ma emotivamente denso. Espone a New York nel 2000 presso “La MaMa Gallery”, inaugurando la stagione culturale dello storico spazio fondato da Ellen Stewart. Seguono mostre a Schwetzingen (Germania), Marsciano, Oslo e ancora a Roma, Spoleto e Vigevano. Le sue opere vengono apprezzate anche da critici e riviste di settore, tra cui Artribune, che gli dedica una copertina per la mostra “Spoleto Contemporanea” nel 2016 al Museo d’Arte Moderna di Spoleto – Palazzo Collicola.
Nel tempo, Sandro Bastioli ha saputo costruire un percorso coerente e profondo, in cui la tecnica raffinata si coniuga con una visione poetica della realtà, capace di dare voce al silenzio della materia.
La sua pittura si fonda su un concetto chiave: “Materia”. Non si tratta solo di un riferimento alla sostanza fisica dei soggetti raffigurati, ma di una vera e propria visione artistica che mira a catturare il peso del tempo e la trasformazione impressa dagli eventi sulle superfici. Attraverso la pittura, elementi altrimenti trascurabili o inanimati vengono investiti di nuova importanza, recuperati dal silenzio e restituiti a una dimensione di significato e bellezza.
Ogni oggetto scelto – che sia una parete scrostata, un legno consunto, un metallo arrugginito – viene isolato dal proprio contesto, per essere osservato e interpretato come testimone silenzioso del tempo. I segni lasciati dagli anni diventano trame da decifrare, quasi un codice genetico che l’artista cerca di ricostruire per restituire identità e memoria. Il realismo con cui queste superfici vengono rese non è un esercizio tecnico fine a sé stesso, ma un modo per avvicinarsi all’anima nascosta delle cose.
La luce e l’ombra giocano un ruolo centrale nella costruzione dell’immagine. L’ombra, in particolare, non è solo assenza di luce, ma strumento espressivo che accarezza le superfici, ne esalta la tridimensionalità, suggerisce profondità interiori. Attraverso questo equilibrio, l’artista sembra voler infondere una parvenza di vita ai soggetti, un’eco della loro esistenza.
Il lavoro di Sandro Bastioli si muove quindi su un doppio binario: da una parte l’attenzione al dettaglio e alla tecnica, dall’altra una tensione poetica che cerca il significato dentro ciò che è stato abbandonato, consumato, trascurato. In questa dialettica, la materia non è solo oggetto, ma diventa metafora. Ed è in questa trasformazione che si compie il senso più profondo della sua arte.
Contatti
Sandro Bastioli vive ed espone a Spoleto in via Fontesecca 13
cell +39 3355853955
dipinti@sandrobastioli.it
Mestro del Taglio Mirko Giannella
da docitalyA poco più di 50 chilometri da Roma, in quella fascia di terra tra i Castelli Romani e la Valle del Sacco, ha preso forma uno dei più sorprendenti casi di successo del mondo enogastronomico italiano. Si chiama Mirko Giannella, è cresciuto a San Cesareo, e in pochi anni è diventato uno dei più grandi tagliatori di prosciutto crudo a coltello al mondo. Un cortador professionista riconosciuto a livello internazionale, che ha saputo trasformare una passione familiare in un mestiere d’eccellenza, oggi al centro del suo ambizioso progetto imprenditoriale: Jamón Experience.
Mirko nasce da una famiglia di macellai. Il suo imprinting arriva dal nonno, che preparava i salumi e affettava il prosciutto rigorosamente a mano: lunghe fette sottili che raccontavano un sapere antico. È così che nasce il suo amore per il crudo, ma anche per il coltello. Inizia a lavorare giovanissimo, a 19 anni, tra salumerie e negozi di paese, senza mai smettere di affinare il gesto, di studiare, di osservare. A folgorarlo definitivamente è la tecnica spagnola, quella dei cortadores de jamón, veri e propri artisti della lama che tagliano in piccoli frammenti il pregiato Pata Negra, valorizzandolo con maestria.
Autodidatta, Mirko si forma seguendo i tutorial della celebre cortadora iberica Miriam Lopez Ortega, fondatrice del blog JamónLovers. Apprende da video, perfeziona dal vivo, sperimenta ogni giorno su prosciutti italiani e jamón iberici. “I piccoli pezzi di crudo danno il giusto valore al prodotto – racconta – si spalmano sul palato, offrono un equilibrio tra magro e grasso, e rendono ogni assaggio un’esperienza sensoriale”.
Nel giro di pochi anni arrivano i riconoscimenti: nel 2018 vince la gara di taglio a mano a Salumi da Re, organizzata da Gambero Rosso e Antica Corte Pallavicina a Polesine Zibello. Seguono masterclass, eventi e corsi in tutta Italia. Ma è nel 2021 che conquista la scena internazionale, trionfando a Madrid al primo Concorso Internazionale di Taglio del Prosciutto Iberico. L’anno dopo vince due premi al Salón Gourmets come miglior cortador e per il piatto più creativo, diventando il primo straniero a superare gli spagnoli nella patria del jamón.
Sull’onda dei successi, Giannella fonda Jamón Experience, un progetto che rivoluziona l’idea di prosciutto nel mondo della ristorazione. Nel 2022 apre il suo laboratorio a San Cesareo, 40 metri quadri dedicati esclusivamente al taglio a coltello e confezionamento sottovuoto di jamón iberici e crudi italiani di altissima qualità. L’obiettivo è offrire un prodotto già tagliato e pronto all’uso, in porzioni omogenee, che mantenga inalterate estetica e sapore grazie a un sottovuoto eseguito con perizia e attenzione.
“Il sottovuoto è il sistema più congeniale per i ristoratori – spiega – perché garantisce un food cost preciso, azzera gli sprechi, elimina la necessità di un cortador fisso in loco, ed è immediato da servire. Basta immergere la busta in acqua tiepida per 30 secondi: le fette si staccano come appena tagliate”.
Oggi Mirko Giannella è cortador ufficiale per alcune delle più rinomate aziende di jamón spagnolo – tra cui MIO, Beher, Arturo Sánchez, Fisan – e di crudi italiani d’eccellenza come la Cinta Senese di Renieri, il Nero di Calabria di Franco Simone e l’Antico Nero di Paolo Tanara. Organizza corsi di formazione professionale, degustazioni, eventi privati e masterclass con altri campioni del settore, come il cortador spagnolo Alvaro Diezma, vincitore del titolo nel 2020. Collabora con ristoranti per la realizzazione di vere e proprie carte dei prosciutti, partecipa a fiere di settore come Tuttofood a Milano, e guida un team affiatato di giovani collaboratori, contribuendo alla nascita di una nuova generazione di professionisti del taglio.
Per Giannella, il mestiere del tagliatore è anche una missione culturale. “Un cortador deve amare il proprio lavoro e il prodotto su cui opera. Il rispetto dell’animale passa anche dalla valorizzazione del suo sacrificio. Tagliare bene significa onorare quella vita, evitando sprechi, esaltando il sapore, donando bellezza e senso”. La sua tecnica non è spagnola o italiana: è corretta. L’unica che permette di ottenere il massimo rendimento, di esprimere l’equilibrio tra magro e grasso, di comporre piatti coreografici che uniscono estetica e sapore.
Oggi, con l’apertura del nuovo punto vendita a Colle La Noce, a due passi dall’autostrada Roma-Napoli, Jamón Experience è diventato il riferimento per gli appassionati di prosciutto crudo. Un luogo dove acquistare jamón iberico di altissima gamma, prosciutti italiani selezionati, confezioni pronte all’uso e, soprattutto, entrare in contatto con la cultura del taglio professionale. Un piccolo tempio del crudo, nato dal talento e dalla determinazione di un ragazzo dei Castelli Romani.
Mirko Giannella non ha solo fondato un’attività. Ha creato un nuovo mestiere, ha portato in Italia una cultura antica e l’ha fatta propria, con umiltà e ambizione. E oggi è tra i pochi al mondo in grado di raccontare un prosciutto prima ancora che con le parole, con un coltello.
Contatti
Mirko Giannella Jamón Experience – Via Colle del Noce, 9, 00030 San Cesareo RM
Telefono: 389 191 9686
Maestra Pastaia Angela Fiorini
da docitalyAngela Fiorini è diventata, quasi suo malgrado, un punto di riferimento per chi cerca la pasta fresca più buona nei dintorni di Roma. Il suo laboratorio artigianale, “Meraviglie in Pasta”, si trova a Zagarolo, in provincia di Roma, e da anni attira appassionati e curiosi da tutta la regione. La fama è arrivata col tempo, passo dopo passo, grazie al lavoro quotidiano, alla qualità eccellente dei prodotti e a una passione per l’arte bianca che si sente al primo assaggio. I ravioli ricotta e spinaci sono ormai un piccolo culto tra gli estimatori, ma basta affacciarsi al banco per capire che ogni pasta qui racconta una storia: quella di una famiglia unita e laboriosa che ha scelto di investire nel territorio e nella tradizione, con coraggio e amore autentico.
Tutti la chiamano “mamma Angela”, anche chi non la conosce da tempo. È lei il cuore pulsante di questa realtà artigianale, sostenuta dalle sue tre figlie – Valentina, Eleonora e Beatrice Eugani – e dalla piccola nipote Irene, che cresce tra sfoglie e sorrisi. Un lavoro collettivo, costruito nel tempo con dedizione, precisione e spirito di sacrificio. Le figlie sono a loro volta abili pastaie, formate alla scuola di casa, quella fatta di gesti precisi e ricette tramandate a voce. Il risultato è una pasta che profuma di casa e di territorio, ma che non rinuncia a innovare: ogni prodotto è realizzato con tecnica impeccabile, sfoglia sottile e ruvida al punto giusto, ripieni soffici e saporiti, sempre freschissimi.
Il segreto di Meraviglie in Pasta sta nella morbidezza, un tratto distintivo che attraversa tutta la produzione, affiancato dalla scelta rigorosa delle materie prime. Uova di galline allevate a terra, farine macinate a pietra, olio extravergine d’oliva di qualità: tutto è pensato per valorizzare il sapore genuino e naturale dei piatti. Il nuovo negozio, attualmente in preparazione, aprirà nel prossimo autunno. “Speriamo in tempo per la Sagra dell’Uva, un evento importantissimo qui a Zagarolo”, racconta Angela, con lo stesso entusiasmo di sempre. Per l’occasione, sono stati creati ravioli speciali a base d’uva e salsiccia, oppure ripieni con tordo matto, una preparazione tipica della zona a base di carne equina speziata. Ricette che raccontano il territorio in modo autentico e gustoso.
La produzione spazia dai ravioli ai quadrucci, passando per gnocchi lunghi a “coda de soreca”, una pasta povera fatta solo di acqua e farina, perfetta condita con sughi semplici ma intensi, come olive nere e tonno fresco. Non mancano i grandi classici come cannelloni, tortellini e lasagne, né le ricette pronte da infornare: crespelle, rotoli di ricotta e spinaci, timballi. La cucina è sempre attiva per rispondere anche alle esigenze di chi non vuole o non può cucinare a casa ma non intende rinunciare alla bontà di un piatto fatto con amore e competenza.
A luglio 2024, la FIEEA – Federation International Excellences Edible Art – ha nominato Angela Fiorini delegata regionale per la pasta artigianale. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo la sua competenza, ma anche la dedizione instancabile e la visione che ha saputo trasmettere alla sua famiglia e a tutto il territorio. “Un risultato straordinario”, ha commentato la sindaca di Zagarolo, Emanuela Panzironi, “che porta il nome di Angela e quello di Zagarolo in tutta Italia”. Un traguardo che non cambia però la sostanza: ogni giorno, Angela e le sue figlie continuano a lavorare con le mani in pasta, come all’inizio, con la stessa passione e lo stesso rigore.
La storia di Meraviglie in Pasta nasce, come molte storie italiane, da una scelta coraggiosa. Quando un piccolo laboratorio di pasta all’uovo stava per chiudere, Angela e Valentina decisero di rilevarlo. Un gesto quasi impulsivo, ma radicato in una tradizione familiare solida, nutrita di valori ciociari, rispetto per la terra e amore per la cucina. Quel gesto si è trasformato in un’impresa: oggi Meraviglie in Pasta è una bottega cult, apprezzata ben oltre i confini del comune, celebrata in TV e sulla stampa gastronomica, protagonista anche di una rubrica fissa su Alice, la rivista di cucina dove Angela racconta ricette, trucchi e storie.
I ravioli al tordo matto, quelli all’uva, il raviolio all’extravergine, i ravioli alla carbonaraa, alla gricia e alla amatriciana. Classici intramontabili della cucina del Lazio, reinterpretati in forma di ripieno con equilibrio e maestria, che diventano così una vera e propria esperienza gustativa. Per valorizzarli al meglio, l’artigiana di Zagarolo suggerisce di servirli con un condimento semplice, che non copra ma esalti i sapori decisi della farcitura: un filo di olio extravergine a crudo con una grattugiata di pecorino, oppure un leggero soffritto di aglio, olio e peperoncino. Per i ravioli all’amatriciana, anche qualche pomodorino fresco può completare il piatto con una nota di dolcezza e colore. Idee semplici che nascono dall’esperienza quotidiana e dalla conoscenza profonda delle materie prime, per portare in tavola piatti autentici, sorprendenti nella loro essenza più vera.E poi ci sono le varianti più creative, come i ravioli ripieni di carne affumicata di maiale e mela, o quelli al pistacchio e menta.
Ognuno racconta qualcosa di sé, di un territorio, di un’idea. E Angela non si limita a venderli: li racconta, li spiega, suggerisce come cuocerli al meglio. Lo fa con entusiasmo, con competenza, con una passione che si legge negli occhi e si sente nelle parole. Basta starla a sentire per avere l’acquolina in bocca, ancora prima di assaggiare.
Contatti
Meraviglie in Pasta – via valle del formale, 61, 00039 Zagarolo RM
Telefono: 351 404 4037
Mestro Salumiere Stefano Paciotti
da docitalyChi ama il buon cibo, chi non si accontenta e cerca sempre la qualità vera, quella fatta di sapori autentici, ingredienti genuini e accoglienza sincera, trova nella Salumeria Paciotti un punto di riferimento solido e riconoscibile. Situata nel cuore del quartiere Trionfale, a Roma, in via Marcantonio Bragadin 51/53, questa storica bottega è da anni sinonimo di eccellenza gastronomica italiana, proposta con una cura che si tramanda di generazione in generazione.
Stefano Paciotti e la sua famiglia portano avanti ogni giorno un lavoro fatto di passione, attenzione e profondo rispetto per i prodotti. Nulla viene lasciato al caso: ogni salume, ogni formaggio, ogni specialità presente nei banchi della salumeria è frutto di una selezione attenta e rigorosa. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire solo il meglio, mantenendo intatti freschezza e gusto degli ingredienti. Il risultato è un’esperienza di acquisto che va ben oltre il semplice gesto quotidiano: è un viaggio nei sapori più autentici d’Italia, guidato da chi conosce a fondo ciò che propone e ama profondamente questo mestiere.
Da Paciotti Salumeria è possibile trovare una ricca varietà di affettati e insaccati di alta qualità, tutti rigorosamente privi di derivati del latte e senza glutine. Una scelta precisa e consapevole, pensata per garantire a chiunque – senza eccezioni – il piacere di gustare il meglio della tradizione gastronomica italiana, anche seguendo regimi alimentari specifici. Una qualità accessibile a tutti, senza rinunce.
Entrare nella salumeria significa immergersi in un mondo di profumi e sapori che raccontano storie, territori e tradizioni. Superato l’arco dei prosciutti crudi di Parma e San Daniele D.O.P., si apre uno spazio familiare e accogliente, dove il tempo sembra rallentare e ogni consiglio diventa un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo. Dai salumi rari ai formaggi a latte crudo stagionati nelle malghe, fino ai prodotti sott’olio realizzati secondo metodi antichi, ogni referenza racconta un lavoro fatto con serietà e competenza. Ma la Salumeria Paciotti non è soltanto salumi e formaggi. È anche un punto vendita specializzato in eccellenze alimentari italiane: conserve artigianali, pasta di grano duro trafilata al bronzo, oli extravergini di oliva selezionati, vini del territorio e tante altre specialità regionali.
Tutti prodotti che portano in tavola l’Italia più autentica, fatta di tradizioni vive, sapori veri e mani esperte. Ogni prodotto racconta una storia, e ogni consiglio dato dietro al bancone è parte di un percorso che unisce cibo, cultura e passione.
A rendere tutto ancora più speciale è la professionalità dello staff. La cordialità di Stefano e dei suoi collaboratori è parte integrante dell’esperienza. Ogni cliente viene accolto con il sorriso e con quella tipica simpatia romana che fa sentire subito a casa. L’acquisto diventa così un momento di condivisione, di ascolto, di scambio. Non si entra solo per comprare, ma anche per chiacchierare, imparare, scoprire. È questo che crea un legame forte e duraturo con chi sceglie questa salumeria.
La Salumeria Paciotti non è soltanto un luogo dove acquistare eccellenze. È uno spazio dove riscoprire il significato profondo della qualità, ricevere consigli da chi conosce a fondo ogni prodotto, portare a casa non solo ottimo cibo, ma un frammento autentico d’Italia. Una realtà fatta di passione, accoglienza e tanto, tantissimo gusto. La famiglia Paciotti accoglie ogni giorno con entusiasmo chi desidera vivere un’esperienza gastronomica vera, fondata sui valori della tradizione e della qualità.
Contatti
Via Marcantonio Bragadin 51/53 a Roma. Tel.: 0639733646
Email: info@paciottisalumeria.it
Pec: paciottisalumeria@pec.it
Maestro Panificatore Tommaso Cannata
da docitalyIn ogni pagnotta che esce dal suo forno, in ogni brioche col tuppo che lievita pazientemente dietro il vetro del laboratorio, c’è una storia. Una storia che sa di farina e d’amore, di sudore e memoria, di mani sapienti che non hanno mai dimenticato da dove vengono. È la storia di Tommaso Cannata, panificatore messinese, maestro dell’arte bianca e custode orgoglioso di un patrimonio che ha scelto non solo di tramandare, ma di rinnovare con visione, passione e coraggio.
Nato a Messina nel 1964, figlio e nipote di panificatori, Tommaso cresce tra sacchi di farina e lievito che respira come ossigeno. Fin da bambino osserva suo padre all’opera, ne assorbe i gesti, l’etica, la dedizione. E capisce che quell’arte è molto più che un mestiere: è una missione. Una strada tracciata con il cuore, fatta di albe silenziose e di forni accesi, che diventa eredità, identità, futuro.
Insieme alla moglie Nicoletta e ai figli Salvatore e Chiara, Tommaso rappresenta oggi la quarta generazione della famiglia Cannata. E con loro ha dato vita, nel 2012, a un sogno concreto: il Cannata Sicilian Bakery, il primo bakery bistrot di Messina. Ma non un panificio qualunque. È un luogo dove il pane torna protagonista, dove il profumo della tradizione incontra l’eccellenza della ricerca, dove ogni impasto è fatto solo con grani antichi siciliani e lievitato con il lievito madre “Turi”, chiamato così in omaggio al padre e al figlio Salvatore.
Turi è più di un lievito. È una creatura viva, curata con amore da decenni, tramandata come un bene prezioso. È l’anima di un pane che parla di passato ma guarda lontano. Come Tommaso, che da sempre porta avanti una battaglia silenziosa ma potente: quella per la riscoperta, la valorizzazione e la comunicazione dell’agrobiodiversità siciliana.
È per questo che Cannata è anche co-fondatore dell’associazione Simenza, realtà che riunisce agricoltori, artigiani e studiosi per proteggere e promuovere i semi contadini della Sicilia. Semi veri, autentici, non geneticamente modificati, coltivati con rispetto per la terra e per le persone.
Nel panificio di Tommaso, ogni prodotto ha una storia e una scelta dietro: farine integrali da chicco intero, niente farine raffinate, nessuna scorciatoia. Solo genuinità, tempo, cura. Le sue focacce gourmet erano già un’innovazione negli anni ’90, quando ancora la panificazione moderna era agli albori. E oggi lo sono ancora di più, perché raccontano una Sicilia che osa, che innova, che si mette in discussione.
Tra le sue creazioni più amate, spiccano la focaccia messinese e il celebre pitone (ripieno di scarola, acciughe e tuma), ma anche gli arancini, rivisitati con farine di grano antico e riso locale: nasce così “l’arancinu”, simbolo di un’identità che evolve senza mai snaturarsi.
Nel 2019 Tommaso decide di portare la sua visione anche oltre lo Stretto. Lo fa scegliendo la città simbolo del cambiamento italiano: Milano. Qui apre Cannata Sicilian Bakery in Corso Indipendenza, un panificio moderno con caffetteria e laboratorio a vista, che porta nella capitale del design e della moda tutto il calore, il gusto e la verità della sua Sicilia. Qui tutto parla della sua terra: le forme, i profumi, le farine, i nomi, perfino l’arredo, realizzato con materiali naturali e dettagli artigianali.
La Sicilia di Tommaso a Milano si sente e si vede. Ed è proprio a Milano che nasce anche il progetto “I Compari”, una collaborazione con l’imprenditore Antonio Longhi, che unisce tradizione e imprenditorialità, territorio e innovazione, sotto il claim “Sicily for life”. Un messaggio chiaro e deciso: non è la Sicilia del folclore, ma quella che lavora, che crea, che esporta cultura alimentare con orgoglio e competenza.
Tommaso mette la sua faccia in ogni progetto. E lo fa con umiltà e coerenza. Si definisce un “messinese doc”, ma è prima di tutto un uomo che ha saputo trasformare un mestiere antico in un linguaggio universale. Le sue brioche col tuppo, realizzate con farine Petra Bio 1010 e Petra Evolutiva, sono un inno alla diversità agricola italiana. Ogni scelta, ogni ingrediente, ogni forno acceso raccontano una filosofia di vita: la qualità come atto politico, la lentezza come valore, il pane come cultura.
Tommaso Cannata è molto più di un bakery chef. È un narratore, un portavoce, un riferimento per chi crede che il pane non sia solo cibo, ma atto di memoria, bellezza e resistenza. I suoi laboratori sono luoghi vivi, in cui si intrecciano saperi, tecniche, storie. E anche Milano, grazie a lui, ha imparato a respirare il profumo della Sicilia più autentica.
La sua famiglia lo accompagna in ogni passo: Nicoletta, compagna di vita e d’impresa, Chiara e Salvo, testimoni di una continuità che non è semplice eredità, ma scelta consapevole. Insieme tengono acceso un forno che non brucia mai, ma che scalda il cuore di chi crede ancora nei sapori veri e nei sogni impastati a mano.
Oggi, Tommaso Cannata è uno dei volti più credibili e appassionati del panorama artigianale italiano. Il suo nome è garanzia di qualità, tradizione e innovazione. La sua è una Sicilia che non si racconta con le parole, ma con i gesti, con il profumo di una focaccia appena sfornata, con l’accoglienza di una brioche calda all’alba, con la fermezza di chi ha scelto di restare se stesso, ovunque vada.
Il suo pane è buono perché è vero. E racconta una storia che ha il sapore eterno delle cose fatte con amore.
Contatti
Via XXVII luglio 83/85 – 98123 Messina
Telefono: 090 6409130
Maestro Gelatiere Stefano Ferrara
da docitalyIn un mondo dove troppo spesso il cibo è standardizzato, replicato, e privo di anima, c’è chi ancora costruisce un prodotto un’idea alla volta, con la dedizione di un artigiano e la mente di un ricercatore.
Stefano Ferrara, gelatiere da oltre venticinque anni, è questo: uno sperimentatore del gusto, un alchimista moderno, un innovatore con un’attenzione specifica alla salute e al benessere.
Ferrara, dopo numerose esperienze nel campo della gelateria prima con Pinguino Gelateria Naturale e poi con GelatoLab, arriva a fondare nel 2024 Formaessenza, un nuovo laboratorio a vista e punto vendita che funge anche da centro di ricerca di nuove tecniche e nuove materie prime, finalizzate alla produzione di un gelato gustoso e funzionale. L’attenzione alla salute non è solo una tendenza, ma un principio fondante del suo lavoro.
Da oltre quindici anni Ferrara studia ingredienti naturali e zuccheri alternativi, come quello integrale di cocco, con l’obiettivo di ridurre gli zuccheri aggiunti e creare un prodotto adatto a tutti, senza rinunciare al piacere. Da Formaessenza viene proposta una nuova visione del gelato attraverso nuove forme e metodi di consumo del gelato: come il barattolo. “La mia filosofia sul gelato – racconta Stefano – è quella uscire dal concetto del tradizionale, per dargli il valore di un dolce importante con contaminazioni da parte della pasticceria.
Vincolare la qualità del prodotto ai limiti segnati dal prezzo di un cono da passeggio è secondo me troppo stringente per puntare a materie prime di eccellenza”.
Ferrara ha , quindi, declinato le sue conoscenze e competenze in 6 linee di prodotto con diverse texture, conistenze e sapori: nascono così i “Lovers”, torte semifredde della tradizione o contemporanee, gli “Spiritoso” gusti divertenti per chi ama i bouquet alcolici, i “Must Have” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Quintaessenza” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Gelaveg” la linea 100% vegana, e i “Kelato” un gelato ipocalorico e totalmente privo di zuccheri, adatto ai regimi dietetici chetogenici in collaborazione con il nutrizionista prof. Flavio De Gregorio.
Oltre a questi si aggiungono anche “I-Conico”, un cono gelato senza vuoti e riempito con 5 diverse consistenze che si alternano dalla cima al fondo e “Diametro 7”, nuova interpretazione del biscotto. Un numero che oltre a far riferimento al diametro dei due dischi circolari utilizzati, si rifà all’idea pitagorica del 7 come simbolo di evoluzione e cambiamento. Tre sono i diversi gusci che Ferrara ha studiato: biscotto frolla, biscotto savoiardo e brioche, in modo da avere diverse consistenze al morso.
Stefano Ferrara ha inoltre collaborato con chef e pasticceri, approfondendo tecniche di cottura a bassa temperatura, fermentazioni e ossidazioni, portando innovazione nel settore.
Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre Coni del Gambero Rosso, il premio come Miglior Cioccolato d’Italia e il premio a Formaessenza ome miglior nuova gelateria alle Puntarelle d’Oro 2025. Tutti i prodotti sono privi di coloranti, emulsionanti, stabilizzanti o conservanti artificiali. Solo ingredienti naturali, selezionati con cura, seguendo le stagioni. Stefano Ferrara non vende solo gelato: offre un’esperienza e Formaessenza non è solo il nome della sua gelateria, è il suo manifesto.
La forma cambia, l’essenza resta.
Formessenza si trova a Roma in via Enrico Fermi 102/104, Stefano Ferrara Gelateria Via F.Cilea 244/246, Roma.
Maestro Macellaio Gianni Giardina
da docitalyTra le strade di Canicattì, nel cuore dell’Agrigentino, c’è una bottega che profuma di Sicilia autentica. La Macelleria Giardina non è solo un negozio di carne: è un luogo in cui si respira tradizione, ricerca e passione. Gianni Giardina, classe 1978, è il macellaio che ne porta avanti il nome, con l’orgoglio di chi fa parte di una famiglia che da tre generazioni si dedica a questo mestiere. Con le mani esperte, l’approccio artigianale e la mente sempre aperta alla sperimentazione, Gianni ha saputo trasformare una bottega di quartiere in un punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità, tanto da essere scelto anche da grandi chef, come Pino Cuttaia, che si affida a lui per selezionare i tagli migliori da portare in cucina.
Gianni ha cominciato presto: aveva solo sette anni quando ha iniziato ad affiancare il padre tra i banchi della macelleria. A dieci ha eseguito il suo primo disosso. Dopo gli studi e il servizio militare, ha frequentato la Scuola di Macelleria di Nocera, diplomandosi con ottimi voti. Poi è volato negli Stati Uniti, a New York, per imparare nuove tecniche di taglio e affinare le sue competenze sul barbecue. Al ritorno, ha deciso di rivoluzionare l’attività di famiglia, aprendo nel 2009 un secondo punto vendita dedicato in particolare ai salumi, agli stagionati e alle frollature lunghe. Oggi è anche docente in scuole private, dove insegna trasformazione e conservazione naturale, ed è uno dei fondatori della Nazionale Italiana Macellai, di cui è vicepresidente.
Il suo lavoro parte sempre da una scelta precisa: valorizzare gli animali allevati allo stato brado, senza uso di antibiotici, in Sicilia. Sceglie razze autoctone, come la Cinisara o la Comisana, che vive libere nei pascoli siciliani, alimentandosi con foraggi naturali e mangimi vegetali, no OGM. Secondo Gianni, queste carni hanno un sapore unico e una fibra dolce, perché sono figlie del territorio. Non si tratta di migliori o peggiori, semplicemente sono diverse e per questo meritano di essere conosciute e difese. Segue tutta la filiera: dalla nascita degli animali alla loro alimentazione, fino alla macellazione, al taglio e alla frollatura. Quest’ultima è una fase fondamentale: da un minimo di trenta giorni a un massimo di quarantacinque, con controlli rigorosi del pH per garantire sicurezza, tenerezza e gusto.
Entrando nella sua macelleria si viene accolti da un banco frigo che mescola sapori del mondo con eccellenze locali. Ma sono proprio i salumi e le carni siciliane a raccontare meglio la sua visione. Capocolli, pancette, mortadelle di Cinisara, speck siculo, prosciutti di suino locale: ogni prodotto è il risultato di una lavorazione artigianale precisa, fatta senza fretta, con attenzione alla materia prima. Non si tratta solo di “produrre”, ma di dare identità a un sapore, raccontare una storia. Come quella del prosciutto di pecora, una delle sue creazioni più conosciute, che Gianni realizza con un procedimento complesso ma naturale. Si parte da pecore “strippotte”, cioè che non hanno mai avuto gravidanze: la loro carne ha un grasso più dolce e abbondante. Dopo l’aromatizzazione e la salamoia, il prosciutto viene cotto a vapore e poi abbattuto in positivo per eliminare ogni carica batterica. Il risultato è un prosciutto dal colore rosa intenso, profumato, morbido, con un gusto che rimanda immediatamente alla Sicilia, all’agnello alla brace, ai formaggi ovini, alla campagna.
Ma Gianni non si limita ai salumi. Ama recuperare anche il cosiddetto quinto quarto, le parti meno nobili degli animali che diventano base per piatti della tradizione siciliana come la robba cotta, la stigghiola, il mussu o la gelatina di maiale. Una cucina popolare, vera, che racconta la storia del territorio e delle persone. La sua filosofia è semplice ma concreta: dare valore a ciò che già esiste, rispettare i tempi della natura, non forzare nulla, puntare sulla qualità senza compromessi. Negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 2019 è stato nominato “Best in Sicily” per la migliore macelleria, nel 2021 la Nazionale Italiana Macellai si è classificata seconda agli Europei in Francia e ha vinto il premio del pubblico, mentre nel 2022 Gianni è stato premiato come campione mondiale di disosso al World Butcher’s Challenge di Sacramento. Successi che non gli hanno mai fatto perdere il contatto con le sue radici. Ogni giorno, infatti, lo si può trovare dietro il banco, a tagliare, frollare, spiegare, consigliare. A chi entra in negozio per comprare una braciola, Gianni racconta come cuocerla, quale vino abbinarci, da dove arriva quell’animale.
La sua non è solo una macelleria, è un presidio culturale. In un mondo che va veloce, in cui spesso si perde il legame con la terra, il lavoro di Gianni Giardina è un invito a rallentare e riscoprire il valore del cibo, quello vero, fatto con le mani, con pazienza e con amore.
A Canicattì, tra le colline siciliane, c’è ancora chi lavora come una volta, ma con lo sguardo rivolto al futuro. E non è un caso se anche i grandi chef passano da lui. Perché quando la qualità è frutto di un sapere autentico, la strada giusta si trova sempre. Anche se parte da un piccolo laboratorio, tra le vie della provincia.
Contatti
Macelleria Giardina – Canicattì (AG) – Via Ernesto Basile, 1 – 0922 831131
Chef Salvo Cravero
da docitalySalvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.
Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.
Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.
Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.
In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.
Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.
La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.
Contatti
Telefono: +39 0761 871909 – +39 345 5937752
Mail: info@salvocravero.com – info@pepeneroristorante.eu
Pepe Nero Ristorante – Viale Regina Margherita, 01010 Capodimonte (VT), Italia
Chef Iside De Cesare
da docitalyCuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.
La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana.
Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.
La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.
Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.
Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia.
Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.
Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.
“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.
Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.
Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione.
“L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.
Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa.
“Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.
I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.
Indirizzo
Ristorante La Parolina
Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)
Tel. +39 0763 717130
Maestro Pasticcere Dario Saltarelli
da docitalyDario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.
Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.
Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.
Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.
Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’
Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.
Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.
Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.
Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.
Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.
Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:
Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto.
Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.
Contatti
Dario Saltarelli® – Polakkeria®
Telefono: +39 3392663230
info@dariosaltarelli.it
info@polakkeria.it
Riso in Fiore
da docitalyIl destino aveva già fatto incrociare le strade delle loro famiglie nel 1935 (vedi foto): la nonna e la bisnonna di Paola erano le mondine del nonno di Adolfo. RISOINFIORE negli ultimi anni si è dedicata, oltre alla coltivazione, anche alla commercializzazione del proprio riso. Quando si parla di riso, generalmente, si è soliti operare una distinzione solo tra riso bianco e riso integrale. Tutto questo perché molto spesso si presta più attenzione alla tipologia di un prodotto che alla qualità dello stesso.
Ecco perché solo raramente si sente parlare di riso a residuo ZERO. “Che il Vercellese sia terra risicola, lo conferma il fatto che il celebre cereale, già nel 1860, venne coltivato per 30mila ettari, primato italiano dell’epoca. Se la storia del riso è quasi millenaria, apprezzato anche da Alessandro Magno, nel VI secolo a.C., quella dell’Azienda RisoInFiore è iniziata dieci anni fa, quando Paola Fiore, sostenuta dall’esperienza di ben tre generazioni dell’impresa agricola del marito, Adolfo Barbonaglia, pensa di creare un riso UNICO fuori dagli schemi tradizionali del mercato.
Nel 2017, il primo raccolto e la prima commercializzazione del prodotto a marchio registrato in Italia ed Europa, 100% esente da residui di sostanze fitosanitarie. Per noi è importante che nei piatti di noi consumatori arrivi un prodotto sano, il tutto supportato da controlli rigorosi e analisi “multiresiduali full”, facilmente rintracciabili con un click sul sito.
Oltre alla salute delle persone, il fitofarmaco reca danni anche all’ambiente: ecco perchè coltiviamo in agricoltura sostenibile, conservativa e di precisione prestando particolare attenzione alle biodiversità nelle risaie, con utilizzo di energia rinnovabile ed essiccazione di tipo “dolce”. L’evoluzione del riso nel terzo millennio passa da Stroppiana: qualità, tracciabilità ed eco sostenibilità, i caratteri distintivi di RisoInFiore.
Terre Pompeiane – Babarè
da docitalyLa storia dei liquori Terre Pompeiane viene dagli anni del dopoguerra. Fu il nonno materno del fondatore, il Sig. Nastro Fiorentino per tutti Fior ‘o gassusar, ad avviare, con molti sacrifici, una piccola fabbrica di bibite nella centrale Via Duca d’Aosta a Pompei. Era la Pompei post bellica, in cui si toccava il fermento della gente nel voler ricostruire dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, riappropriarsi della propria vita e ritor-nare a godere di momenti spensierati e conviviali.
Fu allora che nonno Fiore, con la sua Spuma Carciofo divenne uno dei punti di riferimento per “l’aperitivo” dei suoi concittadini e degli abitanti dei paesi limitrofi. Successivamente nonno Fiore si dedicò alla distribuzione di bibite ed aprì, nel 1960, un chiosco nella centralissima Piazza Schettini. L’attività di Nonno Fiore ha affascinato sin da piccolo Vincenzo che si diverti-va d aiutarlo offrendo bibite fresche e biscotti di Castellammare ai pellegrini che si fermavano al chiosco. E qui,senza dubbio, affonda le radici la sua passione per le bibite ed i drink.
Una storia di famiglia fatta di passione e coraggio, da nonno Fiore la missione passa ad Enzo che dopo aver fatto le più disparate espe-rienze di vita al ritorno da Londa dove aveva avuto la possibilità di conoscer, vivere e gestire alcuni dei pub più importanti della City, nell’aprile 2000, fa nascere “Noenemy”, locale cool/moderno con radici antiche, il vecchio chiosco di Nonno Felice.che in poco tempo. Un vero “monumento” della movida di Pompei, punto di riferimento per i pellegrini in visita al Santuario e luogo di ritrovo per residenti. Nel 2004, spinto dalla innata passione per i liquori fonda, in un piccolo laboratorio nei pressi degli Scavi archeologici di Pompei, Noenemy Corporation, che si dedica alla produzione di soft drink, bevande gassate a bassa gradazione alcolica che, da subito, incontrano il favore del pubblico.
Un escalaction di successi, tanto impegno e soddisfazioni, uno stu-dio attento del mercato che lo spinge a produrre liquori ispirati ad antiche ricette e realizzati con prodotti ti-pici del territorio vesuviano. Prodotti artigianali, realizzati seguendo un disciplinare rigoroso e meticoloso che prevede l’impiego di materie prime di altissima qualità che garantisce un prodotto di elevatissimo profilo. Un Viaggio attraverso i liquori della tradizione che lo porta a creare un prodotto che traduce perfettamente il suo territorio, racconta la Campania, la Napoletanità, la tradizione con un pizzico di innovazione “BABA’ RE”, una GENIALITÀ ormai diventata virale, il liquore di punta di Terre Pompeiane, una moda che non tramonterà!
Forno Rizzo – Friuli Venezia Giulia
da docitalyIl Forno Rizzo nasce grazie alla passione di Alessandro Rizzo per la pasticceria e il buon cibo. Passione condivisa con la moglie Catia, con la quale, dopo un periodo di lavoro a Varmo, acquista l’attuale panificio pasticceria “Il forno” a Tarcento e lo avvia con entusiasmo e motivazione. Pian piano il Forno cresce e si migliora, si allarga con la caffetteria, e le nuove proposte gastronomiche.
Oggi il Forno fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”.
I nostri prodotti sono fatti rigorosamente con il lievito madre. La nostra esperienza nasce dalla contaminazione dei grandi maestri pasticceri come Danilo Freguja, Piergiorgio Giorilli, Achille Zoia, Marco Rinella, Gianluca Fusto, Cristian Beduschi, David Bedu, Josep Pascual, Ezio Marinato, Giuliano Pediconi.
ELENCO PRODOTTI:
– pane
– pizza gourmet e focacce salate
– pizza spianata e pizza vaporosa
– tramezzini
– pasticceria salata
– pasticceria mignon
– biscotteria
– torte da forno
– torte di crema
– torte bavaresi
– torte personalizzate
– croissant e brioches
– daneseria
– panettone dolce e salato
– pandoro
– colombe
– lievitati
– dolci fritti
Tutti i nostri panettoni sono prodotti esclusivamente con farine da grani italiani. IL Forno Rizzo fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”. atto come tradizione pasticcera comanda, ricco di deliziosa uvetta e profumati canditi e lievitato in modo naturale, il nostro panettone ha una leggerezza e una fragranza tale da non temere confronti.
Pasticceria Saltarelli – Campania
da docitalyIl Panettone classico artigianale, è preparato artigianalmentedal mastrodolciario Dario Saltarelli econtiene soloprodotti naturalie di qualità e la lievitazioneavviene semprecon metodinaturali e peralmeno 48 ore.
Vincitore 1°premio assolutomiglio panettone classicoartigianale Torino2016 e 2017
Olio Monterisi – Puglia
da docitalyL’azienda agricola Nicola Monterisi si dedica alla produzione di oli Extra Vergine d’ Oliva pregiati fin dalla metà dell’Ottocento. Piccola realtà del panorama agroalimentare pugliese, sorge in una terra da sempre votata alla coltura dell’olivo, situata a mezza collina tra la bassa Murgia e il mare Adriatico, nel comune di Andria .
La struttura dispone di più di 3 ettari di oliveto specializzato, dove sono messe a dimora 840 piante di sola varietà Coratina con sesto di impianto tradizionale, ventilati dalle brezze salmastre che, indirettamente, proteggono naturalmente dagli attacchi della mosca. Nell’ ultima campagna olearia sono stati raccolti 235 quintali di olive, che hanno consentito di produrre circa 35 ettolitri di olio extravergine. Dal 1992 l’azienda, vocata al BIOLOGICO da svariati anni, è diretta con impegno e risultati da Nicola Monterisi, che porta avanti con capacità la tradizione familiare della passione per l’olio Extra Vergine d’ Oliva, fedele al “Motto Di Famiglia”. Perito agrario d’esperienza, assaggiatore e selezionatore di oli fin dal 1996, nel 2004 completa le sue già vaste competenze con un master in Elaiotecnica, volto a fin dal valorizzare ancora di più il suo olio attraverso l’impiego di tecnologie e meno di d’estrazione sempre più avanzati.
L’ azienda agricola Nicola Monterisi produce oli per palati raffinati, per soddisfare il gusto di un consumatore sempre più attento ed esigente, che sappia riconoscere il valore della genuinità e dell’eccellenza. La missione dell’azienda è privilegiare la qualità alla quantità, realizzando un olio d’oliva sempre all’altezza delle aspettative di intenditori e buongustai. Monocultivar prodotta: Coratina. Tecnica di estrazione: le olive sanissime di Coratina, raccolte al momento giusto portano alla frangitura tutto il loro contenuto aromatico ed antiossidante. I dati dei polifenoli a livelli stellari lo documentano.
La bassa temperatura di gramola a 24 °C ed un frantoio tecnologico a ciclo continuo e gramole chiuse garantiscono una estrazione esente da difetti e ossidazioni non volute, mantenendo integre le caratteristiche organolettiche tipiche della Cultivar Coratina. I riconoscimenti di questa piccola ma pignola produzione sono tutti ben dati. Indubbiamente una azienda ben condotta basata sulla conoscenza che il mercato premia.
Diplomatico del Gusto Giuseppe Santoro
da docitalyGiuseppe Santoro, classe 1987, vanta un’esperienza ventennale nel mondo della pasticceria, un settore che ha saputo trasformare da semplice passione in una vera e propria vocazione. Fin da giovane ha dedicato tempo, studio e sacrificio a perfezionarsi, consapevole che l’arte dolciaria richiede non solo manualità e precisione, ma anche creatività, costanza e un continuo aggiornamento.
Nel corso della sua carriera ha frequentato alcune delle più prestigiose accademie del settore, tra cui la Chocolate Academy di Milano, punto di riferimento internazionale per chi vuole specializzarsi nella lavorazione del cioccolato, l’Hangar 78 di Melarredo a Pianiga (Padova), laboratorio d’innovazione culinaria e centro di ricerca gastronomica, e la Red Academy di Lanciano, fucina di talenti della pasticceria e della cucina moderna. Queste esperienze formative gli hanno permesso di accrescere le sue competenze tecniche e di aprirsi a nuove visioni creative, fondamentali per un professionista che vuole distinguersi.
A rendere ancora più significativo il suo percorso sono stati gli incontri con alcuni tra i più grandi Maestri della pasticceria internazionale, figure del calibro di Leonardo Di Carlo, innovatore e punto di riferimento della pasticceria scientifica, Angelo Musa, campione del mondo e MOF francese, e Cécile Moritel, icona di eleganza e precisione nell’arte del dessert. Affiancare professionisti di questo livello ha rappresentato per Giuseppe un’occasione unica di crescita, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano e professionale.
La sua esperienza non si è limitata al territorio italiano: nel 2012/2013 ha infatti lavorato in Inghilterra presso una nota catena di ristoranti a Cambridge, ricoprendo il ruolo di responsabile per starter e dessert. Questa avventura internazionale gli ha permesso di confrontarsi con un pubblico diverso, di comprendere nuove esigenze gastronomiche e di affinare la capacità di adattare la tradizione pasticcera italiana ai gusti e alle richieste di una clientela cosmopolita.
La carriera di Giuseppe è costellata di esperienze significative, tra cui la curatela, nel 2022, della parte dolciaria – inclusa la torta nuziale – per il matrimonio di Alex Belli e Delia Duran, evento che ha attirato l’attenzione mediatica e confermato la sua abilità nel coniugare eleganza, gusto e spettacolarità in creazioni pensate per occasioni uniche.
Il 3 marzo 2024 segna una tappa fondamentale del suo percorso: Giuseppe entra ufficialmente a far parte della famiglia Doc Italy come Diplomatico del Gusto, un riconoscimento che premia la sua dedizione, la sua professionalità e la capacità di rappresentare con orgoglio la pasticceria italiana nel mondo.
Per Giuseppe, la pasticceria non è solo un mestiere, ma un linguaggio universale fatto di sapori, profumi ed emozioni. Ogni dolce che crea racconta una storia, esprime una ricerca continua tra tradizione e innovazione e porta con sé il desiderio di regalare un momento di felicità autentica a chi lo assapora.
Mail: giuseppesantoro15@yahoo.com
Maestro Pizzaiolo Lorenzo Minervini
da docitalyCresciuto tra la farina, il maneggio e il mare, Lorenzo Minervini, classe 1992, rappresenta appieno la figura del pizzaiolo di nuova generazione. La sua infanzia trascorsa a stretto contatto con la natura e con le tradizioni della sua terra, gli ha permesso di sviluppare fin da subito un forte legame con i sapori autentici e con il valore del lavoro artigianale. La passione per l’arte bianca, unita alla determinazione e alla costante voglia di migliorarsi, lo hanno condotto a intraprendere un percorso formativo e professionale ricco e complesso.
Nel dicembre 2020 Lorenzo consegue la laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Foggia, presentando una tesi innovativa dedicata alla “Formulazione di pizza proteica utilizzando farine di legumi”. Questo lavoro di ricerca testimonia non solo il suo interesse per l’aspetto creativo e pratico della pizza, ma anche per quello scientifico e nutrizionale, con l’obiettivo di proporre un prodotto che fosse al tempo stesso gustoso, equilibrato e salutare. Non pago dei primi risultati raggiunti, nel 2021 ottiene un secondo diploma presso l’Istituto Alberghiero di Molfetta, arricchendo ulteriormente le sue competenze tecniche e professionali.
Attualmente, Lorenzo è studente del corso di Laurea Magistrale in Scienze Biotecnologiche degli Alimenti e della Nutrizione Umana, un percorso che gli permette di approfondire le dinamiche legate alla qualità, alla sicurezza e al valore nutrizionale degli alimenti. Parallelamente, esercita con passione la professione di pizzaiolo nella pizzeria di famiglia, “La Macchia degli Esperti”, situata a Molfetta (Ba). La pizzeria sorge in una cornice suggestiva, immersa tra ulivi secolari e piante spontanee, un contesto che ispira Lorenzo a mantenere sempre vivo il legame con la natura e con la sua terra, trasformando ogni pizza in un racconto di tradizione e innovazione.
Il suo stile si caratterizza per una pizza tonda che rappresenta un punto d’incontro tra impasto tradizionale e contemporaneo. Utilizza un mix di farine e semole, sia locali che nazionali, combinandole sapientemente grazie alla tecnica di impastamento indiretto con biga. Questo metodo consente di ottenere un impasto leggero, digeribile, croccante e profumato, in grado di esaltare al massimo i sapori degli ingredienti utilizzati.
La filosofia di Lorenzo è chiara: proporre una pizza semplice, equilibrata e genuina, senza eccessi e senza l’aggiunta di topping troppo elaborati. La sua attenzione si concentra principalmente sulla stagionalità e sulla freschezza delle materie prime, selezionate con cura per preservarne le caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Un esempio significativo è l’utilizzo delle zucchine fresche, che vengono tagliate alla julienne direttamente sulla pizza, evitando così la precottura e mantenendo intatti gusto, consistenza e proprietà nutritive.
Per Lorenzo, la pizza non è solo un piatto, ma un mezzo attraverso cui trasmettere identità, rispetto per il territorio e amore per la tradizione, arricchiti da una costante ricerca scientifica e da un approccio moderno. Il suo lavoro è il frutto di un equilibrio delicato tra manualità, conoscenza tecnica e creatività, elementi che lo rendono un interprete autentico e appassionato della nuova generazione di pizzaioli italiani.
La Macchia degli Esperti – Pizzeria, Equitazione & Campi Sportivi si trova in Via dei Portuali, 70056 Molfetta (BA)
Telefono: 080 338 4958
Maestro Gelatiere Valerio Esposito
da docitalyValerio Esposito – Gelatiere, Cioccolatiere e Innovatore del Gusto
Classe 1991, Valerio Esposito nasce in una famiglia di pasticceri. Il papà Umberto, con la sua storica pasticceria nel centro di Aprilia, è stato un punto di riferimento per oltre trent’anni e ha trasmesso a Valerio il fascino dell’arte bianca. Dopo gli studi alberghieri e le esperienze in cucina, Valerio scopre la sua vera passione: il gelato artigianale. Nel 2010 fonda ad Aprilia Tonka – Gelateria Artigianale, con l’obiettivo di proporre un prodotto naturale, fresco, legato al territorio e realizzato con ingredienti di filiera corta. Nel suo percorso di formazione ha seguito corsi con diversi maestri che sono vere istituzioni del settore, per poi sviluppare una propria filosofia di gelato, personale e distintiva. L’incontro con sua moglie Jennifer Boero segna l’inizio di un percorso condiviso anche nel lavoro. Insieme approfondiscono lo studio delle materie prime e del cacao, fino ad aprire nel 2019 Divino – Bean to Bar Chocolate, piccola cioccolateria artigianale in cui le fave di cacao selezionate e trasformate da Valerio diventano praline e creazioni di Jennifer. Negli anni, Valerio ha ampliato la sua ricerca artigianale al mondo dei distillati, dando vita insieme ad altri soci al progetto Pontinus – Spiriti Pontini, che comprende gin, vermouth e bitter: un percorso collettivo dedicato alla valorizzazione del territorio pontino attraverso prodotti che fondono tradizione, storia e innovazione.
Da sempre impegnato sul fronte della sostenibilità, Valerio ha ideato con Tonka una serie di progetti pluriennali che hanno coinvolto associazioni, ONG e istituzioni, affrontando temi cruciali come la riforestazione, la tutela delle api, la lotta alla plastica negli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai (con il progetto IceTonka, in collaborazione con Legambiente e un maestro scultore del ghiaccio), fino ad arrivare al tema della gestione delle risorse idriche e alla riduzione dello spreco alimentare con il progetto Zero Sprechi – Un circolo virtuoso per il Pianeta.
Questa visione lo ha portato a presentare il libro educativo Gelatopoli e le sue iniziative di
sensibilizzazione direttamente alla FAO, confermandolo come uno dei gelatieri piùattivi nel
coniugare artigianalità e impegno sociale. Il percorso di Valerio è stato riconosciuto a livello nazionale con numerosi premi, tra cui:
Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti ottenuti, che confermano un percorso fatto di ricerca, innovazione e radicamento al territorio.
Oggi Valerio continua a sperimentare e raccontare, attraverso gelato, cioccolato e distillati, valori di sostenibilità, artigianalità e cultura gastronomica, trasformando ogni sua creazione in un’esperienza che unisce gusto, identità e memoria collettiva.
Tonka si trova in Via Ugo Foscolo 15, 04011, Aprilia (LT)
Mail: info@tonkagelato.it
Telefono: +39 348 696 0986
Maestro Pasticcere Donato Perrone
da docitalyIl salentino Donato Perrone ha portato a Roma il profumo e la dolcezza del vero pasticciotto salentino, conquistando la capitale e guadagnandosi il titolo di Re Pasticciotto. Da sempre appassionato di pasticceria, Donato ha trasformato le ricette della tradizione familiare, tramandate da sua nonna, in un progetto ambizioso e di grande successo: “Re Pasticciotto – Pasticceria Salentina”, un angolo di Salento nel cuore di Roma. Dopo il diploma alla scuola alberghiera come chef, Donato ha deciso di dare vita al suo sogno, fondando un laboratorio dove ogni giorno tradizione e innovazione si incontrano. In un ambiente giovane e creativo, riesce a fondere la genuinità delle ricette tipiche con la fantasia e la ricerca di gusti nuovi, dando vita a specialità uniche e inimitabili. Ogni pasticciotto che nasce dalle sue mani ha una storia, una personalità e una connotazione precisa, frutto della sua esperienza e della sua voglia di sperimentare.
Donato racconta che la sua passione è nata da bambino, osservando la nonna preparare i dolci tradizionali del Salento. L’aiutava con entusiasmo e, fin da allora, ha coltivato la curiosità verso l’arte dolciaria, fino a farla diventare la sua professione. Dopo le prime esperienze lavorative nel 1990 con maestri del calibro di Fedele di Galatina e Rafelino di Galatina, ha continuato a crescere come cuoco e poi come pasticcere, trovando nella pasticceria il suo vero linguaggio. Oggi, oltre a essere un maestro del gusto, è anche insegnante di scuola alberghiera a Roma, dove trasmette ai giovani la stessa passione che ha guidato il suo percorso.
La sua missione quotidiana è quella di proporre una pasticceria salentina autentica e di qualità, specializzata soprattutto nel pasticciotto, simbolo indiscusso della tradizione pugliese. Donato utilizza esclusivamente materie prime provenienti dal Salento, acquistate da piccoli produttori locali, per garantire freschezza, genuinità e valorizzare i prodotti della sua terra d’origine. È convinto che siano proprio questi ingredienti a fare la differenza, a dare quel sapore unico che rende il suo pasticciotto inconfondibile.
Le creazioni di Donato Perrone sono numerose e originali: ne esistono oltre cinquanta varianti, ognuna con una propria identità e un equilibrio particolare di sapori. Tra le più amate spiccano il classico pasticciotto alla crema, il crema e pinoli, conosciuto come la “torta della nonna”, e il raffinato cubano al rum, dal gusto deciso e avvolgente. L’ispirazione per le sue creazioni nasce dalla vita quotidiana e dalla voglia di combinare ingredienti nuovi e di qualità. Ogni dolce è frutto di passione, studio e creatività, qualità che hanno permesso a Donato Perrone di trasformare una ricetta di famiglia in un’icona gastronomica amata da tutti. Il suo laboratorio non è solo una pasticceria, ma un luogo in cui la tradizione del Salento incontra la modernità di Roma, regalando emozioni autentiche e indimenticabili a ogni morso.
Re Pasticciotto: Via Lago Tana, 51, 00199 Roma RM
Telefono: 340 076 3792
Maestro Macellaio Francesco Camassa
da docitalyFrancesco Camassa, nato a Grottaglie (Taranto), è un macellaio artigiano che porta avanti con orgoglio una tradizione familiare lunga generazioni, fondata sui valori dell’artigianato, della qualità e della passione per la carne. Con spirito moderno e grande curiosità, Francesco ha saputo trasformare l’eredità di famiglia in un percorso di innovazione, fondendo sapere antico, ricerca e formazione continua. Animato dal desiderio di far evolvere la professione e di diffondere la cultura della qualità, Francesco ha intrapreso un percorso di formazione costante, arricchendo la tradizione con competenze tecniche e scientifiche di alto livello. È giudice qualificato con certificazione presso l’Istituto De Gustibus Carnis di Verona, riconoscimento che ne attesta la competenza e l’autorevolezza nel valutare tagli, tecniche di lavorazione e qualità delle carni a livello professionale. Francesco è Presidente e socio fondatore dell’A.I.M.A. – Associazione Italiana Macellerie Artigiane, realtà nazionale nata per promuovere la formazione, la divulgazione e la crescita professionale nel settore della macelleria. AIMA rappresenta oggi una rete solida di professionisti e artigiani che condividono conoscenze, esperienze e valori comuni, con l’obiettivo di elevare il livello qualitativo e culturale del mestiere.
È anche socio fondatore dell’associazione Butcher for Children, un progetto che unisce macellai da tutta Italia con un obiettivo solidale: organizzare eventi benefici a sostegno della ricerca e delle cure pediatriche per i bambini ricoverati negli ospedali. Un’iniziativa che riflette lo spirito umano e altruista che accompagna da sempre il suo modo di intendere il lavoro. Oltre ai progetti nazionali, Francesco Camassa è fortemente impegnato anche a livello europeo, dove collabora con importanti realtà del settore agroalimentare e distributivo. La sua esperienza e il suo approccio innovativo lo hanno portato a instaurare partnership strategiche con grandi distributori di carne europei, con l’obiettivo di promuovere standard di qualità elevati, trasparenza nella filiera e valorizzazione delle produzioni artigianali italiane.
Questo impegno internazionale consolida il suo ruolo di ambasciatore della cultura della carne artigianale, capace di connettere le eccellenze italiane con il mercato e i professionisti del resto d’Europa. Francesco è Capitano e socio della Nazionale Italiana Macellai, squadra che rappresenta la categoria nelle competizioni mondiali. Nel 2017, durante la prima competizione assoluta della Nazionale, tenutasi a Belfast (Irlanda), ha ricevuto la nomina di Miglior Macellaio al Mondo, riconoscimento condiviso con altri sette maestri internazionali. Un risultato che testimonia la sua eccellenza tecnica, la dedizione e la capacità di rappresentare la macelleria italiana nel mondo con competenza e orgoglio. Formatore e cultore della materia, Francesco è specializzato nella frollatura delle carni, anche in forme estreme, una pratica che padroneggia unendo conoscenza scientifica e sensibilità artigianale. È inoltre giudice in numerose competizioni nazionali e internazionali, tra cui The Golden Steak, celebre campionato della bistecca con l’osso, oggi divenuto anche un programma televisivo di successo. Francesco Camassa incarna la figura del macellaio contemporaneo: un professionista che unisce tradizione, formazione e innovazione, capace di valorizzare il prodotto e la cultura gastronomica italiana in chiave moderna. Il suo impegno nella formazione dei giovani, nella solidarietà sociale e nella collaborazione europea fa di lui non solo un eccellente artigiano, ma anche un promotore dei valori autentici dell’artigianato e dell’eccellenza italiana nel mondo.
Macelleria Camassa: Via Madonna di Pompei, 80, 74023 Grottaglie TA
Telefono: 099 561 0287
Mail: info@macelleriacamassa.it
Maestro Macellaio Martino Demita
da docitalyMartino De Mita, classe 1989, è un macellaio di terza generazione, figlio d’arte e figlio della sua terra: Martina Franca, in provincia di Taranto. Un luogo che ama profondamente, con i suoi allevamenti, i profumi della Murgia e le tipicità che lo hanno cresciuto e formato, in primis le celebri bombette e il Capocollo di Martina Franca, entrambi riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.).
In famiglia lo conoscono bene: la sua testa dura è proverbiale, “più di un sasso della cutizza” – come si dice in dialetto – o dell’asino martinese. Sin da ragazzino Martino sognava di fare il macellaio, ma non tutti ci credevano. Suo padre, uomo silenzioso, lo lasciava provare; la madre, severa, lo rimproverava spesso; e il nonno, considerato a Martina Franca il “Re dei fornelli”, non mancava di fargli notare un limite: “Martino, tu sei mancino… e i mancini non sono buoni per il disosso”. Parole dure per un ragazzino che sognava di stare dietro un banco carni. Per cinque lunghi anni, il forno del nonno gli rimase negato: solo dopo la maggiore età gli fu concesso di cucinare qualcosa, e non per i clienti, “al massimo per il personale”.
Eppure Martino non si è mai arreso. Testardo e determinato, ha ingoiato i rospi e si è formato con una gavetta dura, fatta di sacrificio e costanza. Alla fine il sogno è diventato realtà: non solo è entrato in macelleria, ma è diventato persino un macellaio da competizione, conquistando un posto nella Nazionale Italiana Macellai e partecipando al prestigioso World Butchers’ Challenge, il mondiale di macelleria a Sacramento, in California. Il percorso però non è stato facile. Per entrare in Nazionale ha dovuto superare due prove impegnative, e quando la stanchezza e i dubbi si facevano sentire, è stata la moglie a spronarlo a non mollare. Alla fine Martino ce l’ha fatta, ma il destino gli ha presentato un’altra sfida: durante un allenamento, nel far volare le lame, si è procurato un grave infortunio, recidendosi quattro tendini e un nervo. Ha subito due interventi e rischiato di perdere la sensibilità delle dita. Sembrava la fine di ogni sogno.
E invece no. La Nazionale lo ha voluto comunque al suo fianco, portandolo in Francia, a Clermont-Ferrand, per fargli sentire l’affetto di una squadra che è diventata una seconda famiglia. Martino ricorda ancora l’abbraccio dei compagni e l’emozione incontenibile di quella vittoria, che gli ha strappato lacrime di orgoglio. Oggi, con la stessa testardaggine che lo accompagna da sempre, Martino De Mita continua a inseguire il suo sogno, fatto di carni pregiate, tradizioni da custodire e innovazioni da portare avanti. La sua è la storia di un macellaio che ha saputo trasformare la passione in mestiere, l’ostacolo in sfida, il limite in forza.
Macelleria Braceria Tredicilettere: Strada Provinciale 69 Zona G n.25 San Paolo 74015 Martina Franca (TA)
CELLULARE: +39 338 978 9976
TELEFONO/FAX: +39 080 449 0287
E-MAIL: INFO@TREDICILETTERE.COM
Diplomatica del Gusto Martina Sera
da docitalyUna vita in macelleria: la storia di Martina Sera
Potrebbe davvero intitolarsi così un docufilm dedicato a Martina Sera, giovane professionista di Cerveteri che ha trasformato la passione di famiglia in una carriera di successo. La sua storia nasce in una macelleria che per lei, fin da bambina, è stata come un parco giochi: tra i profumi delle carni e i gesti sapienti dei suoi genitori, ha imparato osservando, rubando con gli occhi ogni segreto del mestiere.
La bottega di famiglia, aperta dal nonno Damiano nel 1984 – noto allevatore della zona – è diventata negli anni un punto di riferimento non solo per Cerveteri e dintorni, ma anche per numerosi clienti che arrivano dalla Capitale. Oggi Martina e suo fratello Damiano portano avanti l’eredità di tre generazioni, unendo tradizione e innovazione, con dedizione e amore per un mestiere che considerano un vero patrimonio culturale.
In un settore storicamente dominato dagli uomini, Martina si è saputa ritagliare un ruolo di primo piano grazie alla sua competenza, alla sua tenacia e alla voglia di crescere costantemente. Con il tempo ha conquistato la stima dei grandi maestri della macelleria italiana – da Orlando Di Mario a Mara Labella, da Camassa a La Ganga – diventando un punto di riferimento per i colleghi e un orgoglio per la sua comunità.
Sempre attenta a ogni innovazione, curiosa di scoprire nuove tecniche e prodotti, Martina vive la carne come una materia viva da rispettare, trasformare e valorizzare. È questa filosofia che l’ha portata a far parte della Nazionale Italiana Macellai, con cui ha partecipato ai Mondiali di Parigi ottenendo un ottimo piazzamento su oltre 70 squadre internazionali. Un traguardo che si aggiunge al prestigioso riconoscimento di Diplomatica del Gusto per Doc Italy.
La sua macelleria non è solo un luogo di vendita, ma un laboratorio dove ricerca, passione e tradizione si intrecciano per offrire ai clienti non semplici prodotti, ma esperienze. Con Oritum, Martina condivide la sua arte con professionisti e appassionati, insegnando a scegliere, lavorare e raccontare la carne come parte integrante della nostra identità gastronomica e culturale.
Martina Sera è la dimostrazione che il futuro della macelleria italiana passa anche attraverso la sensibilità, la professionalità e la visione delle nuove generazioni, capaci di trasformare un mestiere antico in una moderna eccellenza.
Macelleria Damiano&figli – via Francesco Barboni, 19, 00052 Cerveteri (RM)
Maestro Gelatiere Osvaldo Palermo
da docitalyOsvaldo Palermo, dopo aver conseguito il diploma in informatica, inizia la sua carriera come dimostratore per alcune delle aziende più specializzate nella produzione di semilavorati per gelateria. È proprio entrando nei laboratori, osservando da vicino gli artigiani e i loro metodi di lavorazione, che cresce in lui la curiosità e il desiderio di andare oltre: capire la materia prima, conoscerne le caratteristiche e valorizzarla in creazioni capaci di distinguersi per genuinità e qualità.
Questa passione lo porta nel 1994, insieme alla moglie Antonella, ad aprire la prima gelateria Fiordipanna a Cornaredo, alle porte di Milano. Un nome scelto non a caso: semplice, diretto e trasparente, proprio come il suo gelato, fatto di ricette autentiche e ingredienti di eccellenza. Fin da subito la filosofia di Osvaldo è chiara: offrire gusti in cui i sapori si distinguano nettamente, senza artifici, con l’utilizzo di materie prime nobili e certificate.
Il latte fresco intero Alta Qualità, la panna fresca della Centrale del Latte di Milano, il pistacchio di Stigliano (Matera) – lavorato secondo una ricetta ideata dallo stesso Osvaldo e adottata dall’azienda produttrice – il limone IGP biologico di Siracusa, la nocciola dell’Azienda Agricola Rapalino di Benevello (Cuneo), scelta per la tostatura leggera, e il cioccolato Valrhona, simbolo di eccellenza e rispetto ambientale: sono solo alcuni degli ingredienti che raccontano la sua costante ricerca della perfezione.
Accanto ad Antonella, e grazie al sostegno dei cognati Ornella Gerundino e Alessandro Fraccola, Fiordipanna cresce e si espande con l’apertura di altri due punti vendita: nel 2006 a Bollate e nel 2014 ad Arese. Tre realtà accomunate dalla stessa filosofia: nessun grasso vegetale idrogenato, niente olio di palma, conservanti, coloranti o semilavorati, ma solo trasparenza, freschezza e qualità.
Nel 2019 nasce FiordiLab, un laboratorio centralizzato e interamente Gluten Free, dedicato alla produzione e vendita non solo di gelato, ma anche di pasticceria senza glutine: semifreddi, mousse, biscotti, plum-cake, meringhe, baci di dama, sbrisolone, crostate e torte, fino ad arrivare ai soggetti in cioccolato Valrhona. Un progetto che rafforza ulteriormente l’identità del marchio e l’impegno verso un’offerta inclusiva e attenta alle esigenze di tutti.
Fiordipanna è anche un luogo di condivisione e formazione: le vetrine delle gelaterie, infatti, sono spesso tappezzate dai disegni dei bambini delle scuole che vengono ospitati periodicamente per assistere alla produzione del gelato. Un modo per trasmettere ai più piccoli la passione per il mestiere, ma anche il rispetto per il cibo, la materia prima e la tradizione artigiana.
Dal 1994 a oggi, Osvaldo Palermo continua a essere fedele alla sua filosofia: creare un gelato capace di raccontare storie di territorio e di qualità, mantenendo sempre un equilibrio perfetto tra innovazione e tradizione. Una filosofia che ha reso Fiordipanna un punto di riferimento per chi cerca nel gelato non solo un dolce, ma un’esperienza di gusto autentica e senza compromessi.
Fiordipanna Arese, Piazza 11 Settembre, 5, 20044 Arese MI
Dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00
WhatsApp 3371060075
Telefono 0291632658
Fiordipanna Cornaredo, Piazza della Libertà, 36, 20007 Cornaredo MI
Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00. Il lunedì dalle 13:00 alle 23:00
WhatsApp 0293566474
Maestro Gelatiere Francesco Dioletta
da docitalyLa storia di Francesco Dioletta nel mondo della ristorazione comincia presto. È il 1979 quando, ancora ragazzo, muove i primi passi a Roma, presso il ristorante La Canonica in via della Paglia, a Santa Maria in Trastevere. Pochi anni dopo, nel 1985, torna nella sua L’Aquila e realizza un primo sogno: apre il Bar Duomo, affacciato sulla piazza simbolo della città. È proprio lì che, quasi per caso, scopre l’universo del gelato artigianale: nel 1997, nei locali accanto al bar, inaugura la sua prima gelateria. Quella che sembrava soltanto una curiosità diventa presto una vera e propria passione, destinata a trasformarsi in un mestiere e in una missione di vita.
Negli ultimi 25 anni il mondo del gelato è profondamente cambiato. Oggi, grazie alla ricerca e all’impegno di tanti maestri gelatieri, la qualità è cresciuta in maniera evidente. Anche la clientela si è trasformata: sempre più consapevole e attenta agli ingredienti, ricerca un gelato dal sapore autentico, privo di emulsionanti e aromi artificiali, capace di unire gusto e leggerezza. Lo stesso Dioletta ama ripetere che il cliente e il gelatiere sono cresciuti insieme, condividendo un percorso fatto di maggiore informazione, curiosità e attenzione alla materia prima.
Nel laboratorio delle Gelaterie Duomo entrano solo materie prime selezionate con cura. Nulla è lasciato al caso: ogni ingrediente è valutato attraverso la sua scheda tecnica e testato personalmente. Tra quelli che regalano maggiore soddisfazione a Dioletta c’è la farina di semi di carrube, indispensabile per conferire cremosità al gelato, nonostante i costi in continuo aumento. E se dovesse scherzare sul gusto che toglierebbe dal bancone, la scelta cadrebbe sul pistacchio, per via dei costi altissimi del pistacchio di Bronte Dop: un paradosso, perché resta il più richiesto dai clienti e, insieme alla nocciola, è anche il suo preferito.
Dal 1985 a oggi, quella che era una piccola attività è diventata un punto di riferimento per il gelato artigianale italiano. Le Gelaterie Duomo contano oggi tre punti vendita a L’Aquila e uno ad Avezzano. Accanto a Francesco ci sono sempre stati la moglie Pina e, oggi, i figli Enrico e Luca, che portano avanti l’attività con passione, nel segno di valori come serietà, autenticità e rispetto per il prodotto.
La storia delle Gelaterie Duomo si intreccia inevitabilmente con quella della città: il terremoto del 2009 ha imposto una dura prova, ma nel 2016, con la riapertura del locale storico in Piazza Duomo, la rinascita è stata anche un messaggio di speranza. Da lì è nata l’idea di centralizzare i laboratori e di coronare un altro sogno: produrre e imbottigliare un latte d’eccellenza, frutto di una collaborazione con una piccola stalla di Paganica che alleva vacche di razza pezzata rossa italiana. Un progetto che racconta il legame profondo con la terra d’Abruzzo e la ricerca costante della massima qualità.
Negli anni, il lavoro e la dedizione di Francesco Dioletta non sono passati inosservati. Dal 2019 le Gelaterie Duomo hanno ottenuto i Tre Coni Gambero Rosso, massimo riconoscimento del settore, confermato fino a oggi: un primato unico in Abruzzo. Nel 2023, inoltre, Dioletta è stato nominato Ambasciatore del Gusto dall’Associazione Nazionale Doc Italy, titolo riconfermato anche nel 2024 e nel 2025.
Il banco delle Gelaterie Duomo è un viaggio nei sapori: dai grandi classici come pistacchio e nocciola, ai gusti che raccontano la storia e le tradizioni abruzzesi. Ci sono quelli legati all’infanzia, come la pizza dolce abruzzese; quelli che celebrano i pastori, come Transumanza con ricotta di pecora, caffè e cioccolato; oppure le creazioni dedicate alla città, come Celestino, un gusto celeste a base di spirulina che richiama la figura di Papa Celestino V. Non mancano poi sperimentazioni con ingredienti locali come lo zafferano, i formaggi del territorio o la frutta da agricoltura rigenerativa. Ogni gusto è il risultato di studio, ricerca e amore per la propria terra.
Gelaterie Duomo
L’Aquila : Piazza Duomo, 32 | Corso Vittorio Emanuele, 27 | Centro Commerciale L’Aquilone
Avezzano : Via Camillo Corradini, 147/149
Maestro Pizzaiolo Davide Merlino
da docitalyDavide Merlino è un pizzaiolo di grande competenza e sensibilità, riconosciuto a livello nazionale per la sua specializzazione nella pizza senza glutine e per il suo impegno nel rendere la cucina un luogo inclusivo, accessibile e di qualità per tutti. Celiaco e autore del blog Altramentecuoco, ha trasformato una condizione personale in una missione professionale, costruendo la sua carriera attorno alla cucina gluten free e diventando uno dei principali punti di riferimento del settore. Delegato Nazionale per lo Street Food di DOC Italy, Davide Merlino rappresenta l’eccellenza artigianale e l’umanità di un mestiere che unisce passione, ricerca e responsabilità. La sua visione gastronomica si fonda su valori solidi — inclusività, rispetto delle diversità alimentari, qualità e professionalità — che negli anni gli hanno permesso di affermarsi non solo come pizzaiolo, ma anche come promotore culturale del buon cibo. Fondatore di Sicily Event, realtà che si occupa dell’organizzazione di manifestazioni dedicate al mondo del food e della birra, Merlino promuove le eccellenze siciliane e il cibo come strumento di cultura, socialità e condivisione. È un uomo coerente, appassionato, che crede nella forza del lavoro e nella responsabilità di chi cucina per gli altri.
Il suo ultimo e ambizioso progetto è ÈSSENZA – Pizza & Bistrot, inaugurato a Campofelice di Roccella: un locale inclusivo e contemporaneo in cui convivono due forni separati, di cui uno interamente dedicato alla produzione gluten free. Il bistrot, che rientra nel circuito AiC (Associazione Italiana Celiachia), è un modello di ristorazione attenta, sicura e rispettosa, capace di unire la qualità dell’artigianalità italiana alla necessità di garantire la serenità di chi deve seguire un’alimentazione priva di glutine. Con ÈSSENZA, Davide Merlino ha dato vita a un luogo che incarna la sua filosofia: un laboratorio di idee e sapori dove tradizione e innovazione convivono, dove la pizza non è solo un piatto ma un messaggio di accoglienza e libertà. La sua storia è quella di un uomo che ha trasformato una sfida personale in un percorso di successo e di ispirazione per tanti, dimostrando che la vera cucina è quella che non esclude nessuno.
ÈSSENZA: Largo Vittorio Emanuele Orlando 2, Campofelice di Roccella
Telefono: 3452936530
Mail: info@essenzapizzaebistrot.it – info@sicilyevent.com
Chef Giuseppe Di Iorio
da docitalyChef Giuseppe Di Iorio nasce in una famiglia di origine romane e calabresi. Grazie a suo padre si avvicina sin da piccolo al mondo della cucina, imparando ad apprezzare i sapori autentici della nostra tradizione culinaria. Dopo la scuola alberghiera a Roma, inizia la sua carriera nel Ristorante Margutta per poi volare a Londra nel ristorante del prestigioso Hyde Park Hotel, sotto la guida di Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del famoso indirizzo inglese. Al ritorno nella Capitale, entra nell’alta ristorazione alberghiera, prima all’Hotel Inghilterra poi al Parco dei Principi. Nel 2005 raggiunge Sestito al ristorante stellato Mirabelle dell’Hotel Splendide Royal, dove ha l’opportunità di far crescere la sua expertise con un’esigente clientela internazionale, dalle celebrity ai capi di Stato. Dal 2010 è lo chef alla guida del Ristorante Aroma. Nel 2014 riceve la prima Stella Michelin. Chef Di Iorio propone un percorso in cui svela la sua filosofia ed essenza culinaria, fatta di creatività, contaminazioni, passione, tecnica e rispetto per la materia prima.
Alla base dei menu, una ricerca ossessiva degli ingredienti che ama reperire tra i piccoli produttori locali. Il territorio è il punto di partenza dei suoi piatti, che crea focalizzandosi sull’essenza del gusto secondo l’amato principio del less is more. Piatti di grande personalità diventano un omaggio ad ingredienti che lo chef seleziona con la stessa attenzione al dettaglio che caratterizza tutte le fasi del suo lavoro. La straordinaria tradizione della cucina italiana si rinnova in preparazioni che sorprendono piacevolmente. Spirito di squadra, attenzione al dettaglio e servizio impeccabile contribuiranno a far vivere agli ospiti momenti memorabili.
Celebre l’episodio in cui ha accolto Quentin Tarantino e Leonardo DiCaprio con uno spaghetto pomodoro e basilico, accompagnato da un calice di Barolo e la magia di un tramonto sul monumento più iconico del mondo. “È forse il piatto più semplice e allo stesso tempo più difficile”, racconta lo chef, “perché bilanciare tre ingredienti così basilari richiede rigore e sensibilità”. Ogni sua creazione è un ritorno all’essenza del cibo, un equilibrio tra esperienza, tradizione e tecnica, che si rinnova costantemente con passione e dedizione.
Per Di Iorio, la cucina non è mai stata solo un mestiere, ma una forma d’arte, un mezzo per esprimere sé stesso e condividere emozioni attraverso il gusto. Nato da madre romana e padre calabrese, Giuseppe Di Iorio cresce in una famiglia numerosa, con un padre che amava cucinare e che gli trasmette la passione per la tavola e i sapori autentici. Dopo il diploma alla Scuola Alberghiera di Roma, inizia la sua formazione al Ristorante Margutta, per poi volare a Londra al prestigioso Hyde Park Hotel, dove lavora accanto a Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del celebre indirizzo inglese. Al suo ritorno in Italia entra nel mondo dell’alta ristorazione romana, lavorando presso l’Hotel Inghilterra e il Parco dei Principi, fino a raggiungere nuovamente Sestito al ristorante Mirabelle, una stella Michelin, sulla terrazza dell’Hotel Splendide Royal.
Con maturità, personalità e visione, Di Iorio approda infine al ristorante Aroma, dove dà vita al suo progetto più ambizioso: una cucina che unisce passione, dedizione e rispetto per la materia prima, con un’attenzione estrema al dettaglio e alla qualità. La proposta culinaria di Chef Di Iorio è molto legata al territorio e alla materia prima. Le ricette gourmet rielaborano i sapori e i gusti della tradizione italiana. Oggi, Giuseppe Di Iorio rappresenta una delle voci più autorevoli della cucina italiana: un artigiano del gusto capace di reinterpretare la tradizione con grazia e innovazione, mantenendo sempre viva la sua filosofia più autentica – quella che vede nella semplicità, nella passione e nel rispetto per il cibo le basi di ogni grande creazione.
Aroma Restaurant: Via Labicana, 125 – Roma
Mail: g.diorio@aromarestaurant.it
Maestro Macellaio Gianluca Nana
da docitalyGianluca Nana, classe 1978, è un macellaio per passione e professione, che dopo oltre vent’anni trascorsi dietro il banco ha trasformato un sogno in realtà fondando Nana Meat & Wine, un luogo dove la carne diventa arte, cultura e condivisione. Il suo impegno costante per la qualità e la ricerca dell’eccellenza è stato riconosciuto da importanti realtà del settore: Braciami Ancora lo ha premiato come miglior ristorante di carne, mentre Restaurant Guru nel 2021 ha assegnato a Nana Meat & Wine il titolo di “Miglior Carne a La Spezia”. La scintilla che ha acceso la sua vocazione è nata a soli 19 anni, durante il servizio militare nei Vigili del Fuoco. Spesso si ritrovava in cucina, ad aiutare e osservare chi preparava i pasti, e fu lì che capì che quello era il suo mondo. Poco dopo, in un supermercato, si avvicinò per la prima volta al banco macelleria e da quel momento nacque un amore autentico e duraturo. Da allora Gianluca ha scelto di dedicare la sua vita a questo mestiere, spinto da curiosità, determinazione e dal desiderio continuo di imparare. Dopo anni di formazione e di lavoro nella grande distribuzione, comprese che per distinguersi doveva conoscere a fondo la cucina. Ha così intrapreso un lungo percorso di studio e specializzazione, frequentando corsi in tutta Italia, formando personale e collaborando con professionisti del settore, fino a diventare un punto di riferimento nel mondo delle carni. Per Gianluca ogni sfida è un’occasione di crescita: non si ferma mai finché non raggiunge l’obiettivo.
La sua filosofia di lavoro si fonda su una visione precisa: la macelleria è artigianato, estetica e rispetto per la materia prima. Ogni taglio richiede manualità, sensibilità e attenzione ai dettagli. Preferisce la mannaia alla segaossi, perché per lui ogni gesto deve essere fatto con cura e consapevolezza. Non si limita a vendere carne, ma costruisce esperienze su misura per il cliente, proprio come farebbe un sarto con un abito. Non cerca ciò che è di moda, ma ciò che è autentico, vero, e che racconta una storia. Quando la pandemia ha messo tutto in discussione, Gianluca non si è arreso: ha trasformato la crisi in un’opportunità di innovazione. Studiando i maestri dell’American Barbecue, ha creato un nuovo modo di interpretare la cucina della carne, fondando NanaBurgher, simbolo di resilienza e creatività, dimostrando che la passione può superare qualsiasi difficoltà. Nel tempo ha capito che il suo mestiere non poteva limitarsi al banco o alla cucina. Così è diventato formatore e consulente, tenendo corsi per macellai, chef e appassionati, condividendo la sua visione basata su manualità, conoscenza e rispetto della materia prima. Ha iniziato a collaborare con ristoratori e aziende, aiutandoli a costruire una propria identità autentica nel mondo del food. Il suo lavoro non è vendere carne, ma raccontarla: ogni taglio ha una storia, e il suo compito è valorizzarla con rispetto e passione.
Gianluca Nana è, inoltre, autore di “Non è solo un pezzo di carne”, un volume che mette ordine e fa chiarezza sulle informazioni spesso confuse o incomplete che circolano a proposito della produzione e del consumo di carne. Il libro offre un approccio pratico per informare il lettore su come acquistare, utilizzare e apprezzare la carne in modo intelligente e consapevole grazie all’esperienza trentennale dell’autore e alla sua capacità di chiarire temi cruciali come la scelta dei tagli, la lettura delle etichette, le tecniche di frollatura e cottura e la gestione degli scarti. Si tratta dunque di un manuale completo per mangiare carne con maggiore consapevolezza, senza rinunciare alla qualità, scritto da un esperto con esperienza trentennale e una comunnity di oltre 120.000 follower. Perfetto per chi vuole scoprire come trattare e cucinare la carne in modo ottimale, conoscendo ogni aspetto della filiera.
Macelleria Nana: Piazza Saint Bon 4 – 19122 La Spezia
Telefono: 3470014767
Mail: info@nanamacelleria.it
Maestro Pizzaiolo Andrea Bongi
da docitalyAndrea Bongi è l’anima di Pizzeria Centrale, locale storico a Pontassieve, cittadina a pochi chilometri da Firenze, che oggi è rinnovato con un’anima contemporanea e propone un’offerta totalmente centrata sulla pizza, basata su un impasto con grani antichi, un continuo dialogo con il territorio e un’accurata ricerca sulle materie prime. La storia della Pizzeria Centrale s’intreccia con quella di Pontassieve sin dal 1955, con tre generazioni di pizzaioli. Nel 2023 la pizzeria viene rilevata da Andrea Bongi, pizzaiolo con diverse esperienze sul territorio. Memore di ciò che negli anni il locale ha rappresentato per Pontassieve, Andrea l’ha ristrutturata senza stravolgerne l’anima, ma reinterpretando l’arte bianca con una consapevolezza tutta contemporanea: nella scelta delle materie prime e delle farine, nella natura degli impasti e nei tempi necessari a una loro corretta maturazione.
Ma soprattutto, consapevolezza di quanto profondamente le radici della Pizzeria Centrale affondino in un territorio da rispettare e riscoprire, con le sue tradizioni e i suoi prodotti. L’impasto ideato da Andrea Bongi è diretto alla napoletana, al 65% d’idratazione, ottenuto da farina di tipo 1, con germe di grano e grani antichi come la Timilia e il Perciasacchi, e da farina di tipo 0, da grano toscano macinato a pietra. Sono farine grezze, poco raffinate e a basso contenuto di glutine, che danno origine a un impasto originale e saporito, che lievita e matura complessivamente per almeno 36 ore.
Nella lista degli ingredienti e dei condimenti, accanto a eccellenze agro-alimentari nazionali come i pomodori vesuviani, il fiordilatte campano o il tonno e le alici di Cetara, Andrea affianca prodotti locali come la Tarese del Valdarno, il Bardiccio della Valdisieve o il Prosciutto Crudo di Grigio del Casentino, frutto del lavoro di quegli artigiani che, con caparbietà e orgoglio, portano avanti un pezzo di tradizione del territorio. Andrea Bongi fa parte, dal 2025, dell’Alleanza dei Cuochi di Slow Food, per l’impegno a utilizzare Presìdi e prodotti della comunità Slow Food. Un discorso a parte meritano i funghi, per lo più porcini, raccolti personalmente da Andrea, cercatore professionista che, quando la stagione lo consente, batte i vicini boschi del Casentino e della Rufina.
Pizzeria Centrale: Via Giuseppe Garibaldi 42/44 – Pontassieve (FI)
Telefono: 0557098231
Maestro Pizzaiolo Matteo Vari
da docitalyMatteo Vari è un pizzaiolo romano riconosciuto per la sua straordinaria capacità di unire tradizione, tecnica e innovazione. La sua filosofia nasce dal profondo rispetto per la pizza napoletana classica, ma si sviluppa in una costante ricerca sull’impasto, sulle fermentazioni e sulla qualità delle materie prime, con l’obiettivo di offrire un prodotto autentico, leggero e contemporaneo. La passione di Matteo per la pizza nasce da giovanissimo, quando inizia a lavorare nei laboratori artigianali della sua città. Con il tempo, trasforma la curiosità in competenza, approfondendo le scienze degli impasti, la lievitazione naturale e le nuove frontiere della panificazione moderna. Oggi è riconosciuto come uno dei rappresentanti della nuova generazione di pizzaioli italiani, capace di fondere il sapere tradizionale con le più moderne tecniche di lavorazione.
La sua professionalità e il suo talento lo hanno portato a distinguersi in ambito nazionale, vincendo importanti competizioni e ottenendo riconoscimenti prestigiosi. Matteo Vari è stato vincitore del “Pizza Talent Show” e dell’ottava edizione di “Master Pizza Champion”, dove ha conquistato il primo posto con la sua celebre pizza “Lady 2.0”, un perfetto esempio di equilibrio tra innovazione e rispetto della tradizione. Nel corso della sua carriera, Matteo ha partecipato a numerosi eventi di rilievo, tra cui il G7 di Ortigia, dove ha rappresentato con orgoglio la pizza italiana di qualità, simbolo del Made in Italy nel mondo. Alla base del suo lavoro c’è la ricerca dell’equilibrio perfetto: un impasto croccante fuori, soffice dentro e altamente digeribile.
Per ottenere questo risultato, Matteo seleziona personalmente farine di grano italiano e utilizza processi di maturazione lunghi e naturali. Le sue pizze si distinguono per la leggerezza, la fragranza e la capacità di valorizzare ogni ingrediente in modo armonico. Oltre al suo talento come pizzaiolo, Matteo Vari è anche un formatore e consulente, collaborando con scuole e aziende del settore per diffondere la cultura della pizza di qualità e promuovere un approccio consapevole e sostenibile al cibo.
Mail: v.matteo91@gmail.com
Chef Gennaro Galeotafiore
da docitalyFondata nel 1999 da Gennaro Galeotafiore, conosciuto come il “re dei fritti”, Sapori di Napoli è un’eccellenza campana nel mondo della ristorazione, simbolo della migliore tradizione culinaria napoletana reinterpretata in chiave moderna. L’azienda nasce come laboratorio artigianale dedicato alla produzione di prodotti tipici napoletani, fondando la propria filosofia sulla ricerca di materie prime di altissima qualità e sull’equilibrio tra artigianalità e innovazione. Gennaro Galeotafiore, appassionato cultore della cucina partenopea, ha saputo elevare l’arte della frittura a un simbolo di identità gastronomica, conquistando il titolo di ambasciatore DOC Italy per il fritto napoletano.
La sua missione è da sempre quella di preservare e rinnovare la tradizione, creando prodotti che raccontano i sapori autentici della Campania attraverso nuove forme e interpretazioni contemporanee. Il primo decennio di attività, dal 1999 al 2009, segna la nascita e la crescita dell’azienda. Il successo ottenuto e la crescente domanda rendono necessario l’ampliamento della capacità produttiva: nel 2008, Sapori di Napoli trasferisce il proprio stabilimento alle falde del Vesuvio, mantenendo intatta la cura artigianale che da sempre contraddistingue la qualità dei suoi prodotti. Nel secondo decennio, dal 2010 al 2019, l’azienda vive una fase di consolidamento e innovazione.
Nel 2012 viene introdotta la linea “Sfornamì”, che affianca la storica “Friggimì”, ampliando l’offerta con prodotti “pronto forno” pratici, gustosi e versatili. Nel 2016 inizia un importante processo di ammodernamento: viene rinnovata la sede, aumentata la capacità di stoccaggio e potenziato il reparto produttivo. In questo periodo, Sapori di Napoli ottiene le certificazioni BRC e IFS, garanzia di altissimi standard qualitativi. Dal 2020, l’azienda entra nel suo terzo decennio, caratterizzato da un processo di internazionalizzazione che porta il marchio oltre i confini nazionali.
Sapori di Napoli approda su mercati come Stati Uniti, Giappone e Austria, collaborando con eventi di prestigio come la Mostra del Cinema di Venezia e Casa Sanremo, che consolidano ulteriormente la sua immagine di eccellenza italiana. Attenta alle nuove esigenze dei consumatori e ai cambiamenti delle abitudini alimentari, l’azienda ha sviluppato una divisione Ricerca e Sviluppo dedicata all’innovazione nel settore del “frozen food”, offrendo soluzioni pratiche senza rinunciare alla qualità e al gusto della tradizione.
Dopo oltre vent’anni di attività, Sapori di Napoli continua il suo percorso con la stessa passione che l’ha resa un punto di riferimento nel panorama gastronomico italiano. Come afferma “il re dei fritti”: “Continueremo a garantire a tutti i clienti attimi di felicità per il palato, in ogni momento della giornata con un pasto veloce, una cena in compagnia, un aperitivo o una occasione speciale. ”
Indirizzo: Via Capua 2, Nola, NA, 80035
Email: hello@tyler.com
Telefono: 081 826 3633
Chef Americo Finucci
da docitalyScorre sangue marsicano nelle vene di Americo Finucci, chef di origini celanesi e titolare, insieme a Sara Dell’Elce, del Kikka Restaurant Wine & Cocktail Bar di Montesilvano. La sua cucina è un viaggio che unisce memoria e innovazione, tradizione e ricerca, valorizzando i prodotti d’eccellenza che raccontano un territorio e le sue radici.
Riconosciuto tra i Maestri del Gusto, Americo si distingue per conoscenza delle materie prime, per la scelta di prodotti d’eccellenza che raccontino e facciano assaporare un territorio, per una cucina sana che unisca tradizione e innovazione, per una continua ricerca e sperimentazione “creativa”, per una cultura profonda fatta di rispetto e tutela della natura e i suoi frutti, per prediligere produttori “vanto e tesoro dell’Italia”. Per lui, un piatto non è un quadro, ma deve sapere di storia e trasmettere emozioni autentiche. Al suo staff insegna un principio fondamentale: chi si siede a tavola accetta e si fida del cibo che gli viene offerto, e questo impone il dovere di ripagare tale fiducia con amore, rispetto e sapori che richiamino quelli di un tempo. Preservare le ricette originali significa custodire la tradizione, ma al tempo stesso renderla viva attraverso nuove interpretazioni creative.
Per Americo Finucci, l’Italia per anni ha recitato il ruolo di protagonista tra le cucine del mondo e deve tornare ad esserlo attraverso il messaggio che lasciamo ai nostri figli . L’amore per la nostra cucina si diffonde attraverso i sapori, gli odori e i gesti di una domenica in famiglia. Il nostro pesce, le nostre carni, i nostri ortaggi erano gli ingredienti principali con cui si con divano le domeniche in famiglia, a casa dei Nonni. Il suo ristorante, il Kikka Restaurant, gioca con il nome “Chicca”, che a Roma indica qualcosa di prezioso e speciale, trasformandolo in un concetto originale: Kolazione, Kucina, Kocktail. Qui i clienti possono assaporare piatti autentici della tradizione romana – dalla carbonara alla cacio e pepe – insieme ad aperitivi e cocktail raffinati, accompagnati da un’accurata selezione di vini.
L’ambiente elegante e accogliente, la passione dello staff e la filosofia culinaria di Americo Finucci rendono ogni esperienza nel ristorante Kikka un omaggio alla cultura gastronomica italiana, capace di rinnovarsi senza perdere mai il legame con le sue radici più profonde.
Kikka Lounge Bar: C.so Umberto I, 16, 65015 Montesilvano PE
Tel. 085 915 5943
Whatsapp +39 375 5902461
Maestro Pizzaiolo Luca Di Francesco
da docitalyGiovane talentuoso originario di un piccolo Comune del Litorale Laziale, Luca Di Francesco è un vero Maestro dell’Arte Bianca, la sua grande curiosità lo spinge costantemente alla ricerca di nuovi sapori e saperi nel mondo della pizza e dei lievitati.
Grazie al suo amore smisurato per la panificazione fin da giovanissimo ha vissuto tra farine, lievitazioni e impasti. Nonostante alle superiori si fosse iscritto, non per sua volontà, all’Istituto Tecnico, sin da subito aveva compreso che la sua strada non era quella e la sua passione per la cucina e in particolare per | pizzeria, in
Maestro Luca Di Francesco
Ambasciatrore del Gusto Doc Italy
breve lo portò a cambiare rotta. La voglia di capire, sperimentare, imparare, negli anni lo hanno spinto a
ENZIMA
confrontarsi con i vari settori che ruotano attorno ai lievitati e
ad approfondire le tematiche relative alla panificazione e alla pasticceria.
Nel 2024, il suo sogno diventa realtà e nasce “Enzima” il suo concept di locale dove continuare a crescere e sperimentare, dove all’impasto non può mancare un abbinamento di ingredienti e tecniche, dove è vietato l’utilizzo di prodotti chimici, dove far conoscere la vera pizza gourmet, dove unire il mondo della farina e dei lievitati a quello della cucina d’autore, dove parlare di territorio e di identità, dove spiegare con la sua proposta gastronomica che il cibo è una cosa semplice, di immediata comprensione e che è la manualità e la materia prima di qualità a fare la differenza.
Luca ha un obiettivo legare i suoi clienti grazie ala qualità dei prodotti ma soprattutto all’unicità degli stessi, il suo pane ha una sua identità, i suoi sfogliati e lievitati sono riconoscibili, la sua pizza porta una firma indelebile fatta di stagionalità e abbinamenti geniali.
Banca del Sapore – Guidonia Colleverde
da docitalyLa Banca del Sapore si trova a Guidonia in Zona Collevrde (Mappa).
Si presenta con due grandi vetrate con entrata sul lato piazza e due vetrine sul lato strada /chiesa.
La tipologia dei prodotti venduta è prevalentemente di origine Biologica per i prodotti confezionati, mentre per i prodotti da banco vengono scelti quelli di provenienza territorialmente identificabile e di alta qualità.
Il Pugnalone è nato nel 2000 come Consorzio tra aziende agricole biologiche con lo scopo di coordinare le produzioni agricole dei soci e curarne la commercializzazione, specializzandosi nella produzione di legumi e cereali Biologici.
Tale attività le ha consentito di sviluppare rapporti commerciali con importanti realtà produttive e di trasformazione del mondo del biologico e soprattutto conoscere ed apprezzare il valore delle produzioni di qualità di realtà imprenditoriali piccole e grandi del meraviglioso territorio Italiano.
Tale attività le ha consentito di sviluppare rapporti commerciali con importanti realtà produttive e di trasformazione del mondo del biologico e soprattutto conoscere ed apprezzare il valore delle produzioni di qualità di realtà imprenditoriali piccole e grandi del meraviglioso territorio Italiano.
La realizzazione del punto vendita Banca del Sapore è stato lo strumento per trasferire queste conoscenze e soprattutto il gusto per il cibo sano e genuino anche ad un pubblico lontano dai marchi di distribuzione del cibo di qualità, con una particolarità in più.
Il punto vendita si caratterizza per la vendita di prodotti esclusivamente italiani di aziende selezionate per l’alta qualità delle produzioni, senza però trascurare le esigenze del consumo quotidiano.
Dal latte e formaggi 100% Umbria di una grande cooperativa di allevatori, ai salumi di eccellenza delle più rinomate scuole di alta salumeria italiane, dai formaggi d’alpeggio delle piccole realtà del territorio, alla pasta biologica di grani antichi, il punto vendita offre una gamma completa di prodotti dalla prima colazione alla cena nel segno del gusto e dell’alta qualità.
Selezione dei Prodotti venduti
Antonio Putignano
da docitalyPugliese di nascita e romano di adozione, Antonio Putignano intraprende la sua carriera da cuoco all’età di tredici anni.
Diplomato presso l’istituto alberghiero di San Benedetto del Tronto in tecnico dei servizi della ristorazione, approda a Roma nell’anno del Giubileo (2000) ed anno dopo anno nel 2010 apre un ristorante di proprietà.
In seguito torna però alla sua vera passione: “cucinare”. Si dedica infatti interamente a nuovi studi personali e da autodidatta si lancia nel mondo “gourmet”, dove il piatto recita la sua parte in intere composizioni per toccare una sinestesia di sapori e colori che madre natura offre di sua spontanea volontà.
Si racconta dicendo: “…in cucina la cosa importante non è sapere dove andiamo ma senza ombra di dubbio dobbiamo conoscere la strada dalla quale arriviamo, la tradizione culinaria italiana è parte integrante della nostra vita. Non c’è viaggio, vacanza o semplici passeggiate in cui non troviamo la nostra storia a parlarci e non solo nel cibo ma nell’arte nell’artigianato nella cultura paesana o cittadina che sia. Del mio lavoro ne ho fatto la mia vita! … non ho fatto altro che questo. Indossare la giacca da chef mi ha sempre inorgoglito rendendo fruttuosa la mia vena creativa in ambito culinario. Nel corso della mia carriera ho conseguito diversi riconoscimenti in merito alla promulgazione e lo sviluppo del territorio italiano in enogastronomia, ultimo (solo per data) è stato quello di essere nominato Ambasciatore del gusto Doc Italy per la Puglia. Ritengo necessario“ricordare” attraverso il cibo la nostra storia e la nostra cultura.Riparto sempre da li!… Dalla tradizione per trasformarla in forme e colori nuovi senza mai trasgredire alla regola principale in cucina: il gusto”.
NAPAPJRI c.c. Tiburtino 20% di sconto
da docitalyNAPAPJRI
Via Nazionale Tiburtina, km 20, 00012 Guidonia RM
Telefono: 0774 556370
Marchio italiano con un nome dalla sonorità finlandese e la bandiera norvegese come logo, Napapijri si fonda fin dal principio sull’intersezionalità: sfidare i luoghi comuni, pensare fuori dagli schemi, percorrere un viaggio inaspettato nella natura e nella creatività.
Napapijri nasce nel 1987 all’ombra della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, dove un produttore italiano di borse da viaggio reinventa l’abbigliamento outdoor coniugando materiali innovativi e una particolare attenzione per lo stile. Ispirato alle grandi spedizioni esplorative del secolo scorso, rende omaggio agli intrepidi avventurieri che hanno trasformato le proprie vite in avventure uniche. Il nostro primo prodotto, l’iconica borsa Bering, racchiude tutto questo in poco più di 60 cm di lunghezza, e diventa immediatamente un accessorio irrinunciabile.
WYCON | c.c. GranRoma sconto 20%
da docitalyWHYCON Centro Comm.le Gran Roma
Via Aristide Merloni 141, 00155 Roma RM
06 228 2370
IL GRUPPO FONDATO NEL 2009 DA RAFFAELLA PAGANO E GIANFRANCO SATTA È CRESCIUTO CON IL PASSAPAROLA GRAZIE ALLA SUA FORMULA INNOVATIVA. FINO A DIVENTARE UNO DEI PRINCIPALI PROTAGONISTI DEL MERCATO.
L’idea alla base del progetto è stata semplice ma complessa al tempo stesso: rompere gli schemi del mercato della cosmesi, caratterizzato esclusivamente da marchi che propongono prodotti a prezzi esorbitanti, per offrire a tutti la possibilità di acquistare collezioni di Make-Up, Skin Care e Body Care di elevata qualità, al giusto prezzo ed accessibili a tutti. L’esperienza nel settore, la conoscenza dell’intera filiera produttiva e dei trend beauty, sono state le basi per dar vita ad un concept retail che soddisfasse i desideri dei consumatori ogni giorno: l’intuizione ha portato all’eliminazione di costosi passaggi intermedi tra produttore e consumatore, investendo sulla qualità delle texture e skinfeel pur mantenendo un posizionamento sul mercato molto competitivo.
SWAROVSKY Cinecittà
da docitalyCENTRO COMM.LE CINECITTA’ 2
WAROVSKY SWAROVSKI è il marchio di punta della Swarovski International Holdings. È specializzata nella produzione di manufatti in cristallo e deve la sua fama sia all’alta qualità della lavorazione che a quella del materiale usato.
Il particolare cristallo è stato ideato da Daniel Swarovski, nato in Boemia nel 1862. La sua composizione è in vetro e piombo (circa il 30%), ma l’esatta formula è gelosamente custodita come segreto industriale. Il logo aziendale è rappresentato da un cigno che è apposto su ogni prodotto come segno di autenticità. La materia prima viene utilizzata per diverse linee di prodotto: dai componenti per bigiotteria all’ottica di precisione, dall’oggettistica per la casa alla gioielleri
TIMBERLAND V.le Marconi sconto 20%
da docitalyimberland ha lanciato il suo originale stivale giallo nel 1973; da pratica calzatura da outdoor è diventata un modello iconico e senza tempo. Oggi però Timberland rappresenta molto altro. Uomini, donne e bambini di tutto il mondo si rivolgono a Timberland per scarpe, abbigliamento e accessori in collezioni per l’outdoor versatili e complete. L’ottimo livello di qualità e realizzazione dell’originale stivale giallo è quello che caratterizza ancora tutte le nostre collezioni.
Come marchio lifestyle per attività all’aperto, Timberland si impegna alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente attraverso un efficiente utilizzo delle risorse e con attività di piantumazione e a favore delle aree verdi nelle città.
CALVIN KLEIN JEANS – Granroma – sconto 20%
da docitalycentro Commerciale GranRoma
Indirizzo: Via Aristide Merloni, 141, 00155 Roma RMCALVIN KLEIN è un marchio leader nel lifestyle a livello internazionale caratterizzato da uno stile audace, progressivo, seducente e spesso minimal. Crea e lancia sul mercato collezioni di abbigliamento di design per uomo e donna e una gamma di altri prodotti tra cui accessori, capi sportivi, intimo e costumi da bagno. I marchi Clavin Klein includono Calvin Klein By Appointment, CALVIN KLEIN Established 1978, CALVIN KLEIN JEANS, Calvin Klein Underwear e CALVIN KLEIN PERFORMANCE.
CALVIN KLEIN JEANS è il marchio di jeans conosciuto per il fit innovativo, per i dettagli unici e per le campagne pubblicitarie d’alto impatto. Calvin Klein Jeans si distingue per lo stile provocatorio, sexy e giovanile.
Tommy Jeans C.K. Jeans – GranRoma – GruppoMartino > 20% di sconto
da docitalyTommy Jeans C.K. Jeans GranRoma
Via Aristide Merloni, 141, 00155 Roma RM, Italia
062 28 25 53
thck.granroma@gruppomartino.euScopri la nuova collezione di abbigliamento Tommy Jeans e sfoggia un look che unisce stile classico e moderno, per un risultato sempre cool. Dai un tocco old-school ai tuoi outfit quotidiani con le nuove t-shirt Tommy Jeans, perfette per un weekend fuori città o una serata di relax. Ritrova lo stile college anni ’90 con la gamma di felpe con e senza cappuccio Tommy Jeans, realizzate in morbido cotone e decorate con il logo ricamato.
Completa il tuo outfit con le giacche Tommy Jeans, disponibili in un’ampia varietà di colori brillanti e sfumature delicate per un look che non passa inosservato. In alternativa, dai un tocco preppy al tuo outfit con la selezione di maglioni Tommy Jeans, una classica icona dello stile Tommy Hilfiger. Rinnova il tuo guardaroba e fai una dichiarazione di stile con la nuova collezione Tommy Jeans.
WYCON Aura V.le di Valle Aurelia Roma – Gruppo Martino – sconto 20%
da docitalyWycon Aura
Viale di Valle Aurelia, 30, 00167 Roma RM, Italia
WYCON COSMETICS È UN BRAND ITALIANO NATO NEL 2009 DA UN’INTUIZIONE DI GIANFRANCO SATTA, IMPRENDITORE E DISTRIBUTORE STORICO NEL SETTORE DELLA COSMETICA FEMMINILE E RAFFAELLA PAGANO, PRODUCT MANAGER, PROFONDA CONOSCITRICE DEL MONDO MAKE-UP E BODY CARE.
L’idea alla base del progetto è stata semplice ma complessa al tempo stesso: rompere gli schemi del mercato della cosmesi, caratterizzato esclusivamente da marchi che propongono prodotti a prezzi esorbitanti, per offrire a tutti la possibilità di acquistare collezioni di Make-Up, Skin Care e Body Care di elevata qualità, al giusto prezzo ed accessibili a tutti. L’esperienza nel settore, la conoscenza dell’intera filiera produttiva e dei trend beauty, sono state le basi per dar vita ad un concept retail che soddisfasse i desideri dei consumatori ogni giorno: l’intuizione ha portato all’eliminazione di costosi passaggi intermedi tra produttore e consumatore, investendo sulla qualità delle texture e skinfeel pur mantenendo un posizionamento sul mercato molto competitivo.
SWAROWSKY Via Tuscolana – sconto 20% –
da docitalySWAROVSKY Via Tuscolana, 1188, 00174 Roma RM, Italia
PartnerBoutique256968@irpc.it
SWAROVSKI è il marchio di punta della Swarovski International Holdings. È specializzata nella produzione di manufatti in cristallo e deve la sua fama sia all’alta qualità della lavorazione che a quella del materiale usato.
Il particolare cristallo è stato ideato da Daniel Swarovski, nato in Boemia nel 1862. La sua composizione è in vetro e piombo (circa il 30%), ma l’esatta formula è gelosamente custodita come segreto industriale. Il logo aziendale è rappresentato da un cigno che è apposto su ogni prodotto come segno di autenticità. La materia prima viene utilizzata per diverse linee di prodotto: dai componenti per bigiotteria all’ottica di precisione, dall’oggettistica per la casa alla gioielleria.
TIMBERLAND OSTIA – SCONTO 20%
da docitalyVia dei Misenati, 6, 00122 Roma RM, Italia
065 62 13 96
timberland.ostia@gruppomartino.eu
SCONTO 20%
Il brand Timberland per molto tempo è stato associato alla moda del decennio 1980 che vedeva il classico scarponcino della Sequoia associato ad altri capi “storici”.
La mitica azienda di scarpe Timberland statunitense è stata una delle prime a praticare una politica di sostenibilità ambientale, e nel 2011 è entrata nell’orbita dall’azienda di abbigliamento VF Corporation. Al giorno d’oggi ci sono centinaia di modelli di scarpe Timberland, oltre che vestiti e altri accessori.
Timberland diventa sempre più green
Il marchio scommette sulle iniziative eco-sostenibili e lancia la nuova collaborazione con il designer inglese Christopher Raeburn. Puntando su tre principi etici: REMADE, REDUCE e RECYCLED.
Cantine Viola
da docitalyCustode di una secolare tradizione del paese e della mia famiglia, io, Luigi Viola , maestro elementare in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver insegnato per oltre 35 anni, ho deciso di dedicare a tempo pieno le mie energie al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di nettare, che correva il rischio di estinzione, il Moscato di Saracena.
Coinvolgendo l’intera famiglia: mia moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ho saputo trasmettere la mia passione e l’amore per la nostra terra, ho incrementato la produzione di questo vino da meditazione, che, una volta proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un riscontro eccezionale. Col tempo ho ampliato la gamma dei prodotti puntando sempre sulla qualità e genuinità ed eleganza utilizzando vitigni autoctoni quali Magliocco dolce, Guarnaccia, Malvasia e Mantonico.
Ciò che era nato quasi per scommessa è divenuto per noi tutti, un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che ci ha permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni veramente affascinanti. I nostri vigneti sono situati nel territorio di Saracena, nella contrada Rinni a 350 m slm, con un’esposizione tale da ricevere i raggi del sole da quando sorge e fino a quando tramonta.
Ad Est-Sud Est si affacciano sulla piana di Sibari e sul mare Ionio, ricevendone le correnti miti provenienti dal mare, mentre a nord sono riparate dai venti freddi dalla Catena del Pollino. Tutto ciò crea un microclima con sensibili escursioni termiche che consentono alle uve di raggiungere una concentrazione alta di profumi. Nei nostri vigneti sono coltivate uve autoctone quali Magliocco dolce, Moscatello di Saracena, Guarnaccia bianca, Malvasia, Mantonico e “Adduroca”, termine dialettale che sta per “odorosa, profumata”. Il sistema di allevamento è a cordone speronato con un sesto di impianto di 1m x 2,20m.
Pratichiamo l’agricoltura Biologica certificata Bioagricert. Negli ultimi anni stiamo recuperando degli antichi vigneti ad alberello ottenendo uva di alta qualità ed evitando, cosi, che vengano abbandonati.
Azienda Agricola Glibizzi Peperoni Cruschi
da docitalyEra l’antico testamento dei nonni…quello di saper viva la coltivazionedel “CORNO DI CAPRA”… Lafamiglia Gliubizzi, da semprelegata all’agricoltura, sin dal suoapprodo a Baragiano, da bencinque generazioni è deditaall’agricoltura e, in special modo,alla coltivazione del CORNO DI CAPRA. Venduto dagli inizi del1900 nella vicina cittadina diAvigliano, famosa ancora oggi perl’utilizzo, nelle sue molteplici attività ristorative del “Peperone Crusco” e del Baccalà.
Vinicola Leonardo Bussoletti Ciliegiolo – Umbria
da docitalyLeonardo Bussoletti è un’azienda agricola che si trova a Narni, in provincia di Terni, in una zona particolarmente vocata alla viticoltura. Leonardo Bussoletti, il titolare, con il prezioso supporto dell’agronomo Federico Curtaz, conduce in biologico, ad oggi, 7 ettari di vigna, composti principalmente da ciliegiolo ed a seguire da grechetto e trebbiano.
Seguendo i principi del biologico certificato da Suolo e Salute, si prediligono fermentazioni spontanee, senza lieviti selezionati, ma con il sistema del pied de cuve, ovvero con l’utilizzo delle proprie uve.
Andrea De Luca
da docitalyStefano Callegari – Sezione Innovazione – Lazio Copy
da docitalyStefano Callegari – Sezione Innovazione – Lazio
da docitalyAntonio Marini – Sezione una vita per… Vice Procuratore della Repubblica – Lazio
da docitalyRoberto Fallani – Sezione Ambasciatore della Creatività
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