Maestro Gianni Molaro

Gianni Molaro, nel 1990, poco più che ventenne apre il suo primo atelier a San Giuseppe Vesuviano. Tra il 1993 e il 1998, i suoi tre straordinari eventi da Guinness, fanno salire la fama dello stilista alla ribalta mediatica internazionale, con: il velo da sposa più lungo del mondo di 326,70 metri, l’abito da sposa più largo del mondo di oltre 13metri di diametro e l’abito da sposa più prezioso al mondo di un valore commerciale di 10 miliardi di Lire, tempestato con 7000 diamanti. Nel 1999 Santo Versace, allora Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana lo sceglie come giovane stilista da introdurre nel calendario dell’Alta Moda romana, inizia così la sua avventura nell’Haute Couture Capitolina.

Nel 2004 Gianni Molaro corona il suo sogno adolescenziale facendo scendere le sue creazioni dalla meravigliosa scalinata di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna a Roma, per “Donna sotto le stelle”. A Palazzo Venezia in Roma, presenta una sua collezione completamente dipinta a mano, la sartoria diviene fondamenta essenziale di nevrotiche sculture di tessuto che vitalizzano il corpo senza mai vestirlo. L’abito perde la sua funzione ancestrale di copertura, protezione, dimentica il suo ruolo di narciso vanitoso e diviene mezzo per scandagliare le oscurità dell’anima, per delineare i lineamenti ed i sussulti dell’inconscio.

Nel 2008 viene inviato ad inaugurare la Biennale di Arte e Moda dell’Università di Jinam in Cina dove, alla presenza di personalità politiche dell’arte e della moda, riceve il prestigioso Award dell’Università. Le sue creazioni sono poi esposte per tutto il periodo della biennale all’Art Museum di Jinan- China. Più volte le sue creazioni hanno calcato il prestigioso palco di Sanremo e nel 2010 veste la regina della canzone italiana Nilla Pizzi per il premio alla carriera, con un abito incantevole ornato di colombe bianche e rosse.A giugno 2012 inaugura il meraviglioso atelier romano di Piazza di Spagna e per l’occasione copre la grande scalinata con 3000 metri di tulle bianco.

Nei suoi atelier è rigorosamente circondato da una brigata di sarte, ricamatrici, modelliste , che lavorano per una vasta ed esigente clientela, ma soprattutto insieme a lui non hanno mai smesso di sperimentare nuove linee e vestibilità.
Gianni Molaro è considerato dalla stampa di moda lo stilista più creativo per gli abiti da sposa. La rivista di moda Rendez Vous nel 2013 lo ha definito il profeta dell’Art Couture. Egli è alla continua ricerca di ricami, forme e scollature, che rendono la sposa preziosa e raffinata ,romantica e femminile, sensuale e solare.

Testimonial e presentatrice Camilla Nata

Camilla Nata, origini torinesi, inizia la s attività di giornalista pubblicando articoli sulla rivista mensile Eco mese e, dal 1997 al 1999, collaborando con le emittenti piemontesi Telealpi (Pianeta donna) e Quarta Rete Tv (Campane a festa, Estate ballerina, Agenzia spettacoli, La Terra e il sole). Nel 2000 inizia la sua collaborazione con Stream (Agrinews, Il villaggio dei mondiali). Passa quindi a Rai3 come inviata per il programma quotidiano Cominciamo bene estate. Nel gennaio 2003, è l’inviata speciale di Italia che vai, il magazine di RaiUno condotto da Paolo Brosio e Tessa Gelisio. Nel 2003 conduce su Rai2 Vivere in salute. Nel 2004 per Rai1 è inviata per La vita in diretta e dal 2005 per Festa Italiana

Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale

Dott.ssa Camilla Nata – Conduttrice e Giornalista
Per l’allegria, la professionalità, la competenza e la capacità di catturare l’attenzione, “CONDURRE SENZA MAI TRACINARE”, divertire ed informare.
Per la sua conduzione fresca ma ricercata, moderna ma impegnata, per l’essersi specializzata nel settore Food, uno dei comparti che più’ contribuiscono a tenere alto il Nome dell’Italia nel Mondo.
Per riuscire a spiegare dalle più complicate regole dell’economia alle ricette di cucina con la stessa naturalezza
Per essere sempre positiva e sorridente, riuscendo a mettere a proprio agio l’intervistato o la platea.
Per le grandi doti di intrattenimento e comunicazione
A Camilla Nata si conferisce il Premio “Doc Italy”sezione programmi e associazioni di promozione territoriale

 

Anthony Peth Ambasciatore del Made in Italy conduce il Viaggio Attraverso le Eccellenze

Autore, regista, conduttore televisivo
Anthony, inizia la sua carriera all’età di 18 anni, dopo essersi trasferito dalla Sardegna a Roma per laurearsi e specializzarsi in Lettere indirizzo Spettacolo e successivamente una seconda laurea in Beni Culturali.
Comincia il suo percorso professionale dopo essere stato scelto da Maurizio Costanzo fra i conduttori fissi del programma “Voglia” (Mediaset).
Nel frattempo prosegue la sua formazione presso Cinecittà Campus, frequentando corsi di perfezionamento in conduzione televisiva, regia e scrittura televisiva.
Varie le esperienze teatrali: “Suore Scatenate” di Gegia, “Gli anni del boom” di Riccardo de Torrebruna, “Dannato da un insolito destino”, al musical “San Francesco” nel ruolo di Cristo.
Dopo di che un lungo percorso come aiuto regia per cinema e fiction, nei film: “Sexual Radar” di Luca Martera,”Il segreto di Candida” di Angelo Caruso, nella sitcom “Colpi di Sole” per Raidue e “Boris” per Fox e Rai.
Dopo aver scritto il format ‘WakaShow’, programma demenziale composto da 15 comici e da un reality ‘l’Isola dei formosi’, dalla rete sky le viene proposto di condurlo e con grande sorpresa il format ha avuto un ricco successo di share portando la messa in onda da 3 a 15 puntate concludendo la puntata con la vittoria del primo minorenne in un reality.
In seguito la conduzione di nuovi programmi interattivi per ragazzi e adulti, dal programma “Crazy” sul boom tecnologico dei video web e la grande ondata di videoclip amatoriali di giovani talenti comicial format “Tg a chi?”, tg satirico con servizi di denuncia e reportage sulla politica e il gossip dell’Italia, in onda per l’ intera stagione annuale su Sky e replica sul canale della capitale Teleroma.
Per tre anni regista per Sky della rubrica 3,2,1 ciak, rubrica di cinema che segue tutti i festival di cinema in Italia e all’estero.
Anthony oltre a lavorare per la tv è regista di due importanti manifestazioni cinematografiche e benefiche, “Sorridendo Film Festival” in collaborazione con Rai Cinema presso Cinecittà studios, “Galà dell’arte per la Ricerca” in collaborazione col Ministero della Salute presso il Teatro Brancaccio.
Di recente ha condotto i format “Quelli che..Gli opinionisti”, programma di satira politica in chiave comica, ideato da Gegia e Franco Bonafiglia per Gold TV e Sky in diretta ogni Domenica.
Your Way Management di Emanuela Corsello
Via Nomentana, 175 – 00161 Roma – p.iva: 09878101006 – C.F.CRSMNL74E46H501Q E-mail: yourwaymanagement@gmail.com – info@yourwaymanagement.com tel. 06-4403659 – Cell. 3331858886 www.yourwaymanagement.com
Debutta alla regia con la fiction “Obiettivo salvezza”, scritta da Simone Terranova protagonista insieme a Ninni Bruschetta, Fioretta Mari, Matteo Branciamore, Andrea Roncato, Roberto Ciufoli, Isabelle Adriani, Fabrizio Bracconeri, Alessio Di Clemente, Ciro Esposito, Josafat Vagni, Billo Thiam, Claudia Galanti, e tanti altri.
Attualmente conduce “Ricominciamo da noi” ogni Domenica sera in onda su GoldTv. Testimonial della Campagna nazionale della Sicurezza Italiana 2014.
Testimonial del Made in Italy nel Mondo per la Comunità Europea.
Special Guest italiana del nuovo videoclip “Gol” di Osmani Garcia feat Pitbull.
Dal 7 Novembre ogni venerdì dall 14 alle 17 su Trs FM102.3 e su Sky al timone del programma radiofonico “Attenti a quei due” con un personaggio dello spettacolo ospite ogni settimana.
In fase di scrittura per due nuovi format per il palinsesto invernale Sky.
Premi conferiti nel 2013/14:
Vincitore del David di Michelangelo 2012/13, per la categoria Spettacolo e Tv. Vincitore del premio Eccellenza al Talento Artistico Emergente al Galà dell’arte. Vincitore del premio DocItaly della Regione Lazio come “Giovane Promessa” Vincitore del Premio “Domenico Aliquò” 2013 come professionista nello Spettacolo. Vincitore del David di Michelangelo sul Sociale 2013/14.
Vincitore del premio “Rivelazione Televisiva Emergente 2014” al Galà dei Cittadini del Comune di Roma. Onorificenza come “Ambasciatore Televisivo dello Spettacolo per la Sicurezza Italiana”
Premio Speciale Medusa d’oro 2014
Vincitore per lo Spettacolo 2014 al Napoli Cultural Classic
Premio Speciale per lo Spettacolo al Nettuno Photo Festival
Vincitore del Premio in onore a Massimo Troisi come Nastro televisivo nascente 2014 al Pompei Cinema Festival

 

Madrina Doc Italy Fioretta Mari

Nasce da padre fiorentino e madre siciliana. La sua carriera di attrice inizia prestissimo, dimostrandosi subito una bambina prodigio, collaborando con grandi attori teatrali e cinematografici quali Turi Ferro, Oreste Lionello, Vittorio Gassmann, Jean Louis Barrault, Madeleine Renaud, Leo Gullotta, Massimo Troisi, Aldo Giuffré, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pino Caruso e Mario Scaccia. Oltre che per i suoi spettacoli teatrali (più di 150, nelle più importanti città del mondo, da New York a Londra, da Parigi a Mosca, passando per Berlino, Rio de Janeiro, Budapest e Montevideo), ha acquisito molta fama, soprattutto fra i giovani, grazie al programma tv Amici di Maria De Filippi, in onda su Canale 5, in

cui ha svolto il ruolo di insegnante di dizione e recitazione.
Il 24 luglio 2010 è stata premiata ad Alghero con il “Grand Prix Corallo Città di Alghero” per la sua attività di attrice.[1] Nel settembre 2010 diventa direttrice artistica della ArtAcademy Carrara (Accademia Nazionale dei Mestieri dello Spettacolo), una nuova “talent academy” che si prefigge l’obiettivo di formare nuovi talenti; nello specifico Fioretta Mari si occupa di insegnare dizione e recitazione. Dal 2009 insegna presso lo Strasberg Institute di New York city, dove ha portato il metodo d’insegnamento della Commedia dell’arte, lasciando entusiasti gli allievi che, a parere della co-direttrice insieme ad Anna Strasberg, Victoria Krane “non si erano mai mostrati così attenti ed entusiasti nei confronti di un docente”.
Dal 2015 è la direttrice artistica del festival per attori ACT Italy che, dopo varie tappe in tutta Italia, si è concluso, con grande successo, il 2, 3 e 4 luglio 2015 con la “tre giorni” al Teatro Parioli di Roma.
Fioretta Mari con Carlo Ludovici e Lucio Rama nel 1973
Regista[modifica | modifica wikitesto]
Fateci un applauso
Saggio su Garcia Lorca
Voce dal sen fuggita
Teatro[modifica | modifica wikitesto]
Anatra all’arancia
L’avaro
La figlia di Jorio
Tovarich
Il malato immaginario
Parole d’amore parole
La città del mondo
Pasquino
Menopause
Filmografia[modifica | modifica wikitesto]
Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Il lumacone (1974)
La prima notte di nozze (1976)
Bello di mamma (1980)
Il fratello minore (2000)
Vuoti a perdere (1999)
Stregati dalla luna (2001)
Sexum Superando – Isabella Morra (2005)
Alice (2010)
Sharm el Sheikh – Un’estate indimenticabile (2010)
A Sud di New York (2010)
Ballando il silenzio (2015)
Televisione
Luna Park (1979)
Stiamo bene insieme – serie TV (2002)
Amici di Maria De Filippi (2002)
Ricomincio da me – miniserie TV (2005)
Camera Cafè (4ª stagione) (episodio “Il tema di italiano”) (2008)
Fratelli detective – serie TV (2011)
Discografia
33 giri
1979 – Io sono fatta così (Cinevox, CAB 2007)

 

Art For Food by Roberto Fallani

 

Progetto “Doc Italy- Viaggio Attraverso l’Eccellenza” nato da un’idea di Tiziana Sirna grazie al sodalizio con due artisti di fama Mondiale, la scultrice e orafa Paola Crema e il designer, scultore e orafo Roberto Fallani e alla collaborazione di 2 importanti studi di grafica e servizi per il Web, Gianni Rossi Graphic.
Per la prima volta l’arte scende in campo con un contributo tangibile al comparto Italiano più’ importante e di tendenza, il “Made in Italy”, comparto però quello dell’agroalimentare ostacolato da leggi e burocrazia invece che esser supportato e promosso dallo Stato e da chi lo rappresenta.
Un’altro modo di vedere la comunicazione e l’immagine del Food&Beverage, ogni prodotto d’Eccellenza “OPERA D’ARTE” della ns Italia, avrà come etichette una creazione dei due straordinari artisti.
“Art for Food” a cura di Roberto Fallani.

Il ferro e luce Artista del “limite”, Roberto Fallani. Limite nel senso d’ esuberanza creativa e poliedricità, di discipline che interagiscono fino a rifiutare qualsiasi codice esegetico; ma anche limite della visione in sè, resa estrema dagli innumerevoli innesti culturali, stilistici e mnemonici. La risposta di Fallani al verbo postmoderno sta in questa esasperazione del gusto inteso come “summa” della sua esperienza di artista rabdomante, là dove tutto appare in uno stato di mutazione e di ibrido. Di qui certe insinuazioni avveneristiche della forma che richiamano una sorta d’ archeologia decorativa, di fantastica rivisitazione del moderno degna di “Metropolis” e di Flash Gordon. Il ferro, simbolo dell’era proto-industriale ottocentesca, diventa così per Fallani materiale e insieme metafora di una contemporaneità che “avanza” incontro al passato per ritrovarvi la sua legittimazione estetica; così come il bullone e l’ingranaggio dichiarano la loro falsa vocazione costruttiva e meccanica facendosi elementi plastici assoluti, quasi in una parodia di tutti i funzionalismi possibili. Totems tecnologici, queste “sculture illuminanti” rilanciano in definitiva il primato della bellezza sull’oggetto d’uso, proprio nel momento in cui trasgrediscono il sillogismodel “bello in quanto utile”. Sono macchine di luce, segnali che non possono indicare altro se non l’enigma della forma che, alle soglie del terzo millennio, si è liberata della storia e dei suoi dogmi. Giuliano Serafini. Designer, architetto, scultore e orafo, Roberto Fallani vive ed opera a Firenze.

Art for Wine by Paola Crema

Progetto Doc Italy nato nel 2014  per l’Asta di Beneficenza dei Reali d’Inghilterra.
L’Arte incontra il Vino,  la scultrice internazionale Paola Crema “ETICHETTA” l’Eccellenza “Casato Unico”

Coralli di Torre del Greco

Il fatto che la storia di Torre del Greco sia legata all’amore per il corallo è cosa nota, ma forse non tutti sanno che fu una storia d’amore ad influenzarne il destino. Il corallo, per la città di Torre del Greco, ha rappresentato da sempre più di quanto si pensi. Il corallo per Torre è stato ricchezza, ma ancor prima sudore e mezzo per far fronte alla miseria. I Torresi però, in origine, il corallo sapevano solo pescarlo, perciò quando un certo Paolo Bartolomeo Martin sbarcò nel porto della città, fu una vera manna dal cielo.

L’intraprendente Paolo Bartolomeo Martin, di origini genovesi,  era partito da Marsiglia lasciandosi dietro un forte declino della lavorazione del corallo, causato dalla rivoluzione francese. Dotato di un’inquieta personalità e di innate abilità nell’incidere cammei, “il Marsigliese”, così chiamato dalla gente del porto, una volta arrivato nella città torrese non ci mise molto a capirne il grosso potenziale commerciale. Alle capacità di Paolo Bartolomeo Martin, i Torresi devono la nascita del primo laboratorio per la lavorazione dei cammei in corallo e su conchiglia.

“Il Marsigliese”, però, profondamente preso dalle sue mire imprenditoriali, non aveva calcolato un imprevisto: l’amore. “Galeotto fu il rametto e chi lo pescò”, se così si può dire. Fu in una giornata come le altre, mentre si trovava nel porto di Torre del Greco a contrattare su una vendita di corallo, che lo sguardo del nostro Martin si posò sulla bellissima sorella di un pescatore. Ne rimase letteralmente incantato. Complici il sole, il luccichio del mare o, forse, la componente magica di quei rametti rossi e grezzi, e per il Marsigliese non ci fu più scampo. E amore fu!

Paolo Bartolomeo Martin, allora, decise di stabilirsi definitivamente a Torre del Greco per amore e, nel 1805 chiese al Governo Borbonico il permesso per avviare la lavorazione del corallo nella città.

Fu grazie a questo incontro dunque, che nella città campana iniziò la grande produzione di gioielli, suppellettili e artiginato con i coralli. I coralli di Torre del Greco rappresentano ormai un’eccellenza artigianale italiana, famosa nel mondo per la lavorazione raffinata del corallo rosso del Mediterraneo. Da generazioni, maestri incisori trasformano questa preziosa materia in gioielli unici, simbolo di tradizione, arte e identità del territorio campano. I maestri artigiani torresi trasformano con straordinaria maestria “l’oro rosso” in gioielli e opere d’arte, tramandando tecniche antiche di incisione per realizzare decorazioni in rilievo o in incavo, senza asportare il preziosissimo materiale e creare scarti.

Oggi, questa tradizione vive tra botteghe storiche e nuove generazioni di artigiani, che fondono arte e innovazione, mantenendo viva l’anima di un patrimonio culturale unico al mondo. Ecco, dunque,  come una storia d’amore abbia influenzato il destino di una città che ha potuto trasformarsi da molo di pescatori a capitale mondiale degli artisti dell’oro rosso.

“Rosso” primo colore dell’arcobaleno, primo colore percepito dai bambini, il colore della passione, di una ideologia, il colore che rappresenta la mobilitazione di tutte le energie, il colore del cuore e dell’amore, il colore di un primato mondiale tutto italiano:  L’ “ORO ROSSO” di Torre del Greco.


Il Corallo, citato nelle più’ grandi opere epiche, a cui gli antichi popoli dell’Africa, del Mediterraneo, dell’Est europeo e dell’Oriente davano una valenza divina, lo celebravano e utilizzavano come amuleto apotropaico, in Italia ha sancito l’inizio di una rivoluzione che portò all’emancipazione delle Donne di Torre del Greco. Se per l’America la corsa all’oro fu paragonata ad una febbre per i risvolti che ne derivarono in termini sociali e culturali, per l’Italia la produzione dell’ “ORO ROSSO” decretò sin dal XV secolo una cura che spinse Ferdinando IV di Borbone, nel lontano ‘700, ad Emanare il “Codice Corallino” , che porto’ nel 1790 a costituire la “Reale Compagnia del Corallo” e che nel 1805 grazie ad un francese di origini genovesi”Paolo Bartolomeo Martin”, con il benestare del Re, fece nascere la prima fabbrica per la lavorazione del corallo in cui vennero impiegate centinaia di donne.

Quante fabbriche sono nate in quel periodo, migliaia, ma il significato intrinseco di questa, il risvolto sociale, l’apporto e l’importanza che ebbe per Torre del Greco e l’Italia tutta non ha eguali. Associare l’emancipazione, una rivoluzione culturale con la nascita di una Fabbrica può’ sembrare assurdo o quantomeno superficiale, ma in un piccolo centro campano, ai limiti della sopravvivenza, con gli uomini “a’ mare” imbarcati per anni, in un periodo in cui quelle terre vivevano con un tasso di povertà paragonabile all’attuale terzo mondo, e le donne “senza possibilità alcuna” erano spesso costrette a prostituirsi per sfamare la prole, in quel contesto fatto di dolore, fame, stenti e disperazione fu una realtà.


Se fin qui la storia del corallo vi ha interessato da ora ne rimarrete incantati, quello che vi ho raccontato fino a questo punto dell’articolo è stato frutto della mia ricerca su pubblicazioni e web, quello che ho avuto la fortuna di sapere è “la vera storia” del’ “Oro Rosso” raccontata da una Regina del Corallo, Gioia, la figlia di Antonino De Simone, IL RE DEL CORALLO DI TORRE DEL GRECO.

Il Nostro incontro è stato davvero incredibile e soprattutto casuale, il merito è di una persona straordinaria, anche lui “Mecenate del corallo e dell’arte”, il Dott. Ciro Paolillo, il cui zio portò per la prima volta il Corallo in Italia dal Giappone dando una scossa al commercio di coralli e al mercato internazionale, quando si dice la vita è destino…
Inizio a parlare con Gioia, facendole qualche domanda senza neppure specificare la natura della mia curiosità e lei viene giù come un fiume in piena raccontandomi tutti i particolari di una realtà imprenditoriale pregna di storia e tradizione, il suo amore, la sua passione, il suo rispetto per il corallo sono il leitmotiv di ogni suo discorso, il papà era, è e credo sarà ancora per molto, il guru del corallo di Torre Del Greco e lei riceverà degnamente lo scettro di un impero fatto d’arte e capacità imprenditoriali.


“IL CORALLO NON CONOSCE CRISI”, “il corallo è tradizione” e la tradizione non si fa influenzare dalle regole del mercato, riprende “la favola del Corallo” con la sua spontaneità dopo aver recuperato il sorriso che la mia domanda le aveva tolto. << La nostra collezione, continua, ospita più di trecento gioielli etnici antichi realizzati con corallo pescato e lavorato prevalentemente nei paesi dell’area del Mediterraneo e poi montato altrove, secondo gli usi locali.

Questi straordinari monili sono la prova tangibile dei legami che per millenni hanno unito oriente ed occidente, per cui le famosissime vie della seta e delle spezie, erano anche vie del corallo, dal momento che il nostro oro rosso era spesso il corrispettivo pagato per le preziose merci orientali.
Sin dai tempi più remoti corallo e magia si rincorrono, si intrecciano confondendosi tra superstizioni, riti scaramantici o solo benaugurali; e l’aspetto forse più strabiliante è che per tutti i popoli rappresentati, dai Mongoli agli Indiani, dai Cinesi agli Indiani d’America, ma anche in Yemen, Turchia, Uzbekistan, Nigeria, Maghreb ed Europa, nel corso dei secoli, al corallo è stato universalmente riconosciuto il potere di portafortuna.

La “via della seta”, che già duemila anni fa partiva dalla Cina settentrionale, attraversava le steppe dell’Asia centrale e arrivava in Occidente, e la “via delle spezie”, che collegava il profondo sud della penisola arabica con il Mare Nostrum, erano state percorse anche in senso inverso dai mercanti coraggiosi che dal Mediterraneo si spinsero fino all’estremo oriente, utilizzando il nostro corallo rosso come merce di scambio e favorendo così la sua perfetta assimilazione con gli usi locali. Da sempre infatti il corallo ha affascinato per la sua natura contraddittoria: non minerale, anche se pietrificato, non vegetale anche se a forma di albero, non animale anche se del color del sangue.

Al corallo venivano attribuiti forti poteri apotropaici, scaramantici, terapeutici e capacità propiziatorie a tutela del benessere, della fertilità, della longevità, inoltre i gioielli etnici in corallo, aggiungevano alle virtù difensive, tipiche dell’elemento rosso, il potere benaugurale ulteriormente potenziato dalle particolari forme, dai disegni, dalle scritte, propri di ogni cultura di origine.
Riassumendo, in molte culture il gioiello è una “difesa”, oltre ad abbellire, esprime lo status economico della persona e soprattutto ha la funzione di proteggere chi lo indossa nei momenti più vulnerabili della sua vita: la nascita, la pubertà, il matrimonio. Il corallo ha viaggiato e si è spinto molto lontano, intrecciandosi con gli usi locali e diventando protagonista di miti e leggende ed elemento distintivo di popoli, ma qualche volta è anche ritornato in Italia, compiendo un curioso viaggio di andata e ritorno.

A volte capita di assistere a veri e propri fenomeni di “corsi e ricorsi commerciali”, come nel caso dell’Ucraina, dove il corallo è stato introdotto da commercianti ebrei polacchi ed è subito divenuto l’ornamento preferito dalle donne ucraine.
Una traccia di quanto le sto raccontando, si trova nel libro di racconti di J. Roth, “Il mercante di coralli”, dove si narra la storia di un commerciante ebreo, che vendeva i suoi preziosi coralli alle contadine ucraine, ma che fu rovinato dalla concorrenza che iniziò a vendere corallo falso a prezzi molto più bassi rispetto ai suoi.
Ebbene, si è verificato un curioso flusso circolare di collane lavorate a Torre del Greco agli inizi del secolo scorso, esportate in Ucraina e ritornate in Campania dopo molti anni. Quando negli anni ’80 i giovani ebrei ottennero il permesso di emigrare, ricomprarono tutto il corallo delle contadine ucraine per rivenderlo in Europa Occidentale >>.

E’ stata riportata in questo articolo SOLO UNA PICCOLISSIMA PARTE della TRECCANI del corallo, la famiglia De Simone, che ha condiviso un viaggio virtuale attraverso la storia dell’ “ORO ROSSO DI TORRE DEL GRECO”, mille cose ancora da dire ma non basterebbe un libro, figuriamoci un articolo. Tre argomenti rimangono da sviscerare: la storia delle donne africane che dopo la scoperta del petrolio in Nigeria nel 1956 che sostavano fuori della porta del papà di Gioia in attesa di comprare quanto più corallo possibile per la dote delle loro figlie; l’utilizzo in medicina della polvere di Corallo ricavata dalla frantumazione dei piccoli pezzi non lavorabili e che in India, Pakistan, Giappone e Taiwan viene sciolta in soluzione ed è tuttora usata in medicina; la presenza di corallo in preparati medici nel Medio Evo, la pomata di corallo e succo di limone contro l’osteoporosi utilizzata dai popoli del tirreno fino a pochi anni fa, e il corallo in cucina utilizzato a Vienna.


Ho usato la lettera maiuscola riferendomi al Corallo perché davvero “è un Signore”, Mr Corallo non conosce crisi, è leader nel mondo, viene utilizzato nei più’ disparati settori, viene adorato, idolatrato, e che in Italia ci sia un piccolo centro che ha fatto la storia del corallo e in pochi lo sanno. Il Sistema Italiano potrebbe avere un “popolo di ricchi” se solo fosse stata in grado di sfruttare realmente, efficacemente, intelligentemente il proprio patrimonio Artistico, Agroalimentare, Culturale e Territoriale. In Francia con un pezzo di ferro hanno fatto, fanno e faranno fortuna, noi camminiamo sopra l’oro e lo utilizziamo come asfalto. Del “FENOMENO CORALLI A TORRE DEL GRECO” non ne sanno nulla neppure i Napoletani! “Il corallo ha attraversato civiltà e secoli e continua a piacere, perché, come diceva il mercante Nissen Piczenick, alter ego di J. Roth, “i coralli li portano tutti, ricchi e poveri, elevano chi sta in basso e adornano chi sta in alto.”

Montappone e “Il Cappellaio Pazzo”

“Iervicella” 

Un primato mondiale

Quanti di voi si sono chiesti dove comprerà mai i suoi eccentrici “copricapo” la regina Elisabetta?

Il suo segno di riconoscimento è “Made in Italy” come la gran parte dei cappelli più famosi al mondo; molti di voi penseranno, sicuramente al nord, in qualche mega grigia azienda con più’ di 300 dipendenti e l’ora di pausa tra sigarette,  cemento e “amianto”, e invece no!

La Capitale del Cappello è un piccolo centro dell’entroterra marchigiano, neppure 1.800 abitanti quasi cento produttori di cappelli tra cui 45 aziende e più’ di 50 meravigliosi artigiani.

Per capire di più’ di questo “bizzarro fenomeno economico” mi rivolgo al Presidente del consorzio Capeldoc Marche, che mi racconta una storia da cui avrebbe potuto prendere spunto Salvatores per uno dei suoi film; in un marchigiano italianizzato mi fa vivere, step by step, “la favola di un successo”; esordisce con la battuta <<ero povero”, il mio babbo coltivava una striscetta di terreno in cui “c’era di tutto” incluso il grano, si tagliava con la falce e raccoglievamo anche la “iervcella” in dialetto, una sorta di paglia, che lavoravamo dal vespro a notte fonda intrecciando cappelli>> anche lui ne intrecciava come tutta la sua famiglia e la mattina dopo partiva col papà verso Senigallia per vendere il risultato del loro duro lavoro. Prima a piedi, poi in bicicletta, spiga dopo spiga, porta dopo porta,  intreccio dopo intreccio si comprò la sua “mitica Vespa” dando una grande “spinta” al suo business e dalla Fiat 500 in poi un crescendo di successi, prima 2 operai , poi tre, poi 4 fino ad avere un impero che esporta cappelli in tutto il mondo…

Ha scritto anche un libricino con la sua storia, gli chiedo perché non lo mette su internet, mi risponde <<cosa?Gliene regalerò uno a lei, lo do solo agli amici e ai clienti che vengono in azienda>> si è quasi risentito, alla mia domanda ha risposto perplesso; il bello di quest’angolo di Marche in cui il passato e il futuro si fondono è la genuinità delle persone, la semplicità di imprenditori che mi parlano delle regole più’ all’avanguardia dell’economia internazionale, che formano un consorzio per essere competitivi nelle esportazioni, che riescono e portare all’estero dal 50 all’ 80% della loro produzione e si scandalizzano se gli si chiede di pubblicare la loro storia sul web, perchè qui alla base ci sono i rapporti umani, convivono con il primato dei cappelli dalla fine del’ ottocento.

Mi viene in mente Forrest  Gump, che conobbe Elvis Presley, John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, John Lennon, George Wallace e Richard Nixon, vinse i mondiali di Ping Pong, fu una stella del football  non avendo neppure lontanamente idea di quanto quello che gli accadeva fosse eccezionale; in egual modo a Montappone quello  che a me sembra incredibile è del tutto normale; che qui’ si rifornisca la disney, warner bros, nike, i sovrani o i più famosi personaggi del jet set mondiale non stupisce nessuno, è la loro normalità, la quotidianità che vivono da sempre, ma che una storia fatta di emozioni, di vita, di fatica e di sacrifici venga “utilizzata” nel web quasi scandalizza. Rapita dal suo racconto mi ero dimenticata la natura del mio articolo, la prima domanda che mi viene in mente, ma che quasi temo fare per non distruggere l’atmosfera surreale che “questa favola moderna” mi ha regalato, è sulla crisi e come loro la stiano vivendo, Serafino con una grande dignità e rigore, cambiando tono e lasciando da parte il dialetto che aveva reso ancora più’ piacevole la nostra amichevole chiacchierata, mi risponde che “si sente e tanto, che però loro amano il loro lavoro, vivono per quello, si sono consorziati proprio per essere pronti ad affrontare qualsiasi problema o sventura anche se quella che sta vivendo l’Italia è una catastrofe”.

Sono pronti a tutto gli imprenditori e gli artigiani di “questa straordinaria” terra pur di tutelare il loro lavoro e gli amati dipendenti “di questa grande famiglia con tanto di cappello”, puntano sull’estero , << perché all’estero pagano>> in Italia arrivano ad avere l’80%& dei crediti non onorati, produrre per vendere in Italia per loro vorrebbe forse dire “morire” e il loro ingegno, il loro saper vivere li porta a cercare ogni soluzione per ottimizzare le esportazioni e rendere sempre più’ noto, visibile e appetibile il loro distretto, hanno fatto nascere così:

la festa del “Cappello Pazzo” (3 giorni di eventi e proposte che attirano una moltitudine di stranieri) e  il “Museo del cappello (custodisce materiali e manufatti relativi alla produzione del cappello). Che primato per un piccolo paese nascosto tra i Monti Sibillini e il Conero, che con Falerone, Massa Fermana e Monte Vidon Corrado ci fa scoprire una nuova geografia produttiva, la più cliccata “google map delle materie prime”, questa  favola moderna  ci fa rivivere atmosfere di un passato orma quasi dimenticato fatto di antichissime macchine per cucire manovrate da nonnine canute con la stessa immediatezza con nanno la pasta di casa. Un’overdose di cappelli e cappellifici con un sindaco cappellaio e bocconiano, Giuseppe Mochi, un parroco che saluta e omaggia sorridente mostrando il suo fedele cappello di feltro nero, il medico che fa visita con la coppola e una mostra permanente che prendendo spunto da  Lewis Carroll consacrata al “cappellaio pazzo”.

Un insolito viaggio attraverso cappelli indossati da personaggi internazionali lontanissimi, nel Ns immaginario, da una scenografia tanto agreste e vicinissimi alle grandi metropoli, da Johnny Depp, Daniel Day Lewis, dalla regina Elisabetta a Blake Lively  da Mena Suvari a Naomi Watts, da Cameron Diaz a Brigitte Bardot da Richard Burton a Brad Pitt..per arrivare ai nostri mostri sacri. Federico Fellini, Vittorio Gassman, Massimo Troisi, Silvana Mangano, Alberto Sordi,  e tanti, tanti altri. Anche il noto New York Times racconta “Montappone e i suoi cappelli”.

<<L’importante distretto, punto di riferimento internazionale della produzione di cappelli e sede del celebre evento “Il Cappello di Paglia”, è stato oggetto di una lunga recensione a firma dell’inviato Christopher Petkanas, nell’edizione domenicale (25 marzo 2007) del prestigioso quotidiano. “Se siete proprio interessati ai copricapo, Montappone dovrebbe allora trovarsi nel vostro elenco!” . “I cappelli – prosegue l’inviato del NYT – sono la grande norma della moda, un antidoto rassicurante alle ridicolaggini volgari delle stelline smutandate ed un eco attutito di un tempo in cui le signore erano Signore>>.

Cilindrio, bombetta, basco, berretta, boogie hat, borsellino,cappello da baseball,  cappello da cowboy, cappello di paglia,cappello frigio, colbacco, chullo, cloche, coppola, panama, kippah,paglietta, papalina,pileo, por pie, trilby, tuba, zucchetto.. i cappelli erano, sono e saranno ispirazione per artisti, registi, stilisti e tutta l'”Italia” del fare”,  nel loro significato  intrinseco che va al di là del semplice accessorio. Parlando con Serafino Tirabassi mi è venuta una gran voglia di passare una settimana a Montappone e non solo per capirne di più’ di cappelli.

Cosa dire a questa realtà “di casa nostra” che tiene alto il nome dell’Italia, culla europea della produzione di cappelli, che produce il 70% del prodotto destinato al mercato nazionale, che esporta i propri manufatti in molti paesi, Francia, Germania,  Giappone, Stati Uniti d’America, Russia, che da occupazione a circa 1500 addetti con un fatturato annuo che si aggira sui 170 milioni di euro…

” Chapeaux!”

 Tiziana Sirna
 
Le informazioni sono state fornite dal Presidente del Consorzio Cappeldoc dott. Serafino Tirabassi
www.cappeldoc.com
 
 

Campane Del Molise

L’arte di forgiare il bronzo è molto antica nella zona di Agnone, come testimoniato dalla Tavola Osca e dal materiale archeologico oggi riunito in collezioni civiche e private; nel corso dei secoli gli artigiani si specializzarono nella fabbricazione delle campane.

Originariamente gli stabilimenti di produzione non esistevano, a causa della difficoltà di trasporto del prodotto e delle vie disagiate: erano perciò gli artigiani, con dei laboratori mobili, a spostarsi per costruire le campane sul posto. Tra le molte famiglie dedite a quest’arte, spiccano i Marinelli, che sono gli unici in Molise a produrre ancora campane. Fino alla II Guerra Mondiale esisteva una campana, fusa nell’anno 1000, fabbricata dalla famiglia. La Fonderia Marinelli, nel 1924, è stata fregiata del titolo ” Pontificia ” da Papa Pio XI. Agnone può oggi vantare una forte penetrazione commerciale in Italia e nel mondo: la Pontificia Fonderia Marinelli ha fabbricato campane per le più svariate occasioni, sia religiose che mondane; da ricordare, le Campane del sorriso, dedicate a Papa Luciani, la Campana per il centenario di Lourdes, o le campane ricordo per famose trasmissioni televisive. Oggi si usano le stesse tecniche dei maestri del Medioevo e del Rinascimento che richiedono un lavoro attento e paziente.

L’arte delle campane, infatti, non è semplice: spessore, peso, circonferenza, altezza sono i fattori determinanti per la buona riuscita delle campane e per la loro “voce”. Si riportano alcune note sulle diverse fasi della fabbricazione di una campana: 
1) Innanzitutto si costruisce, con la guida di una sagoma di legno, una struttura in mattoni che corrisponde esattamente all’interno della campana “anima”, di forma tronco-conica. 
2) Sull’anima si sovrappongono strati di argilla fino a formare lo spessore voluto. L’argilla usata è di una qualità speciale, in quanto deve resistere all’azione erosiva del metallo liquido durante la colata. Sulla superficie levigata ottenuta con la sagoma, si applicano in cera tutti i fregi, le iscrizioni, gli stemmi e le figure che decoreranno la ” falsa campana”.

3) L’ultima fase di formatura consiste nel preparare il ” mantello”, che si ottiene sovrapponendo strati successivi di argilla. Questa viene applicata a pennello in strati sottili e uniformi, lasciando essiccare tra un’applicazione e l’altra.
4) La fossa, dove vengono calate le forme, viene completamente riempita di terra, in modo da evitare lo spostamento del mantello causato dalla spinta della colata metallica. Si procede così alla realizzazione della campana colando il bronzo ( 78 parti di rame e 22 di stagno), a 1150° C nello spazio libero tra mantello e anima. Il ciclo di lavorazione di una campana varia da trenta a novanta giorni. La fase di formatura è la più delicata al fine della riuscita delle campane; la variazione del timbro, e la possibilità di dotarle di una nota fissa così da poter formare dei concerti sono dovuti a speciali accorgimenti.

5) Dopo il raffreddamento, la campana grezza viene liberata del mantello e dell’anima e delle sbavature della colata, infine viene lucidata con spazzole e bulini. Si collauda il suono rilevandone la tonalità con apparecchi adatti e l’intervento di maestri di musica. Sempre ad Agnone è possibile visitare il museo internazionale storico della campana.

Una storia lunga oltre 1000 anni quella della Fonderia Marinelli che ha visto alternarsi momenti di difficoltà a momenti conditi da tante soddisfazioni. Su tutte forse l’esperienza più significativa risale al 1924, anno in cui Papa Pio XI concesse alla famiglia Marinelli il privilegio di effigiarsi dello Stemma Pontificio e la storica visita del 19 marzo 1995 di San Giovanni Paolo II. Campane Marinelli è situata ad Agnone, comune italiano di circa 5.200 abitanti in provincia di Isernia in Molise. Antica città sannita, è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane.

Marinelli, Pontificia Fonderia di Campane: www.campanemarinelli.com

Cavolo Nero, Cavolo Palmizio, Cavolo Penna – Toscana

Il cavolo nero toscano chiamato anche cavolo palmizio o cavolo a penna è un cavolo molto resistente sia per quanto riguarda le avversità climatiche che per quanto si riferisce al terreno.
E’ davvero un peccato che questo gustoso cavolo sia poco conosciuto al di fuori della sua patria d’origine: la Toscana.
Questo ortaggio come tutti i cavoli appartiene alla famiglia delle Brassicacee il genere è Oleracea e il suo nome scientifico è Brassica oleracea varietà “acephala” cioè senza testa.
Infatti a differenza di altre varietà di cavolo non forma una “testa” compatta ma le sue foglie si sviluppano in orizzontale.
E’ un tipo primitivo di cavolo il cavolo nero toscano infatti quelle serrate e morbide teste che molti cavoli hanno sono il frutto di una selezione varietale che si è svolta nel corso di molte generazioni.
Non riesco bene a comprendere come questo cavolo rustico e gustoso che cresce in un periodo come quello invernale raro di verdure fresche sia così poco conosciuto al di fuori del suo luogo d’origine la Toscana meriterebbe davvero maggiore notorietà.
Fa quindi parte di quegli ortaggi rari che meriterebbero maggiore diffusione.
Se vuoi gustare il cavolo nero toscano durante l’inverno devi seminarlo in estate da giugno sino ad agosto e trapiantarlo nel luogo scelto circa un mese dopo la semina.
Le sue bollose foglie, più gustose dopo aver preso una leggera gelata forniranno un ottimo alimento vitaminico e saporito durante il periodo invernale.

Zafferano di Sardegna

Sul piano meramente agricolo la Sardegna si connota per la sua pastorizia, per l’arte casearia e recentemente per la qualità delle sue produzioni enologiche, ma da tempo … e non da poco … anche per un patrimonio di produzioni tipiche che ne hanno caratterizzato da generazioni la sua peculiarità turistica e gastronomica. Una regione povera di produzioni agricole estensive, di massa. Una terra ricca di cultura, quanto di specificità locali , apprezzate sempre più anche dai tanti stranieri che visitano l’isola durante il loro soggiorno. Lo zafferano è tra le colture di Sardegna più originali e antiche. Tra gli attuali storici che hanno saputo ben illustrare il posizionamento dello zafferano nella società e nelle dinamiche delle storie locali va citato certamente Antonio Casti. Tra i suoi ultimi scritti un dotto vademecum sullo Zafferano di San Gavino Monreale e sull’introduzione di questa spezia in Sardegna. Tra i primi documenti storici sulla presenza dello zafferano nell’area possiamo citare la Grotta della Vipera a Cagliari per le scritte sulla tomba di Attilia Pomptilia …” su tzaffaranu profumau” da parte di Cassio Filippo nel I secolo d.C. A tali primordi la vera reintroduzione produttiva va segnalata nel periodo della dominazione bizantina (VI – IX secolo) quando nell’isola una serie di monaci devoti a San Basilio coltivavano e diffondevano le tecniche di produzione dello zafferano. Un uso molto ampio dello zafferano di questa comunità di monaci che ne divulgarono oltre le utilizzazioni salutistiche, anche le grandi opportunità gastronomiche. Un ruolo non indifferente lo ebbe la comunità del Convento di Santa Lucia in quel di San Gavino Monreale, uno dei comuni maggiormente produttivi di zafferano in Sardegna e in Italia. Era uso coltivare gli orti nei pressi dei monasteri o nelle vicinanze delle case nobiliari e la sua utilizzazione si estendeva anche ad impieghi come quello aromatico e medicinale. Poco oltre anche lo stesso Ordine Francescano, successivo a i Monaci di San Basilio, favorirono la coltivazione dello zafferano di San Gavino e dei comuni del Medio Campidano, facendolo conoscere ed apprezzare oltre i confini dell’isola. La storiografia sull’uso e le tradizioni dello zafferano in Sardegna ci portano a segnalare che solo in questa regione il lessico sullo zafferano utilizzato da generazioni e delle famiglie ha una sua specificità linguistica: zafferano (tzaffaranu), Crini (le foglie dello zafferano, Ena (i pistilli), Grofu (il giorno di massima produzione dei fiori), Cuguddau (quando il fiore nelle prime ore del mattino è ancora chiuso), Furconis (peduncolo biancastro che collega i tre pistilli e che si consiglia di separarlo in quanto non contiene gli elementi essenziali presenti nei pistilli) … in concreto questa spezia entra a pieno titolo nella cultura e nelle tradizioni del popolo sardo. La Sardegna produce una gran quantità di zafferanoma molto viene utilizzato all’interno dell’isola per soddisfare la grande varietà di pietanze e di piatti che sono esaltati dalleunicità organolettiche dello zafferano sardo. Una cultura che un tempo era riservata alle famiglie benestanti , nobiliari e che invitavano i propri familiari a proseguire nelle generazioni tali coltivazioni, in quanto indice di prestigio e di considerazione da parte delle famiglie del luogo. Sono state trovati e segnalati dallo storico Casti documenti testamentari molto interessanti , in cui si disponeva che ai molti figli … e alla mia moglie venisse regolamentata la divisione dei bulbi …” Giuseppe Aru nel 1820 disponeva che le cipolle di zafferano piantate in via Oristano a San Gavino per 10 starelli dovessero andare alla moglie e il restante ai suoi 11 figli …” il prezzo era affidato ai mercatali o ai Consoli dei porti di arrivo delle merci e confrontando i soldi per libbra( 400 gr) dello zafferano rispetto ad altre spezie quali il pepe, lo zucchero, lo zenzero …  lo zafferano con i 50 soldi era la spezia più cara e ricercata. La coltivazione si è tramandata di generazione in generazione sino ai giorni nostri. La Sardegna è indubbiamente in Italia la regione maggior produttrice di zafferano il cui nucleo storico e produttivo è concentrato nei comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca nel Medio Campidano con altre piccole isole produttive al nord della Sardegna. Una valorizzazione di questa realtà produttiva è giunta con il recente riconoscimento comunitario della DOP (Denominazione di Origine Protetta) a tutto il prodotto dell’isola. Purtroppo ad oggi le poche e scarse rivendicazioni di tale riconoscimento da parte dei produttori rispetto alle aspettative, sono un dato di fatto, ciò dovuto per gli alti costi burocratici che non permettono di poter usufruire di tale riconoscimento. Di certo al di là degli aspetti normativi lo zafferano entra nella famiglia sarda in modo così eclatante nel periodo di raccolta dei fiori, con un coinvolgimento di vicini e parenti. Un entusiasmo che certamente coinvolge giovani generazioni e le donne, principali protagoniste di tale spezia.

 

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Radicchio di Treviso – Veneto

Il Radicchio Rosso di Treviso è una varietà di cicoria, è caratterizzato da un colore rosso scuro intenso, da striature bianche, da una consistenza croccante e da un inconfondibile gusto delicatamente amarognolo.

Si presenta in due varianti: precoce o tardivo. Il Radicchio Rosso di Treviso Precoce, meno pregiato, ha foglia più larga e sapore più amaro. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate, i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato. Segue quindi, la raccolta e la toelettatura prima della commercializzazione.

Il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo è invece assai più pregiato, in ragione della complessità del processo di produzione. Si presenta con foglie lunghe e affusolate, con una costa centrale bianca e foglie di un colore rosso-violaceo intenso. Secondo il disciplinare di produzione la raccolta dal campo aperto può iniziare solo dopo che le piante abbiano subito due brinate. Una volta raccolto (ancora con il suo fittone o radice) viene legato in mazzi e posto con il fittone immerso in vasche di acqua di falda a temperatura costante (12-15 gradi) per la fase di imbianchimento. La temperatura mite dell’acqua favorisce la ripresa del processo vegetazionale, ma l’assenza di luce impedisce alla pianta di produrre clorofilla: da qui il colore tipico e l’ammorbidimento delle note amare della cicoria. Dopo un periodo di forzatura in acqua, che varia dai venti ai quindici giorni, il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo IGP è pronto per la toelettatura finale.

Cenni storici

La coltivazione del Radicchio Rosso di Treviso è frutto di una tradizione che affonda nei secoli. Alcune ricerche iconografiche condotte da Tiziano Temesta dell’Università di Padova (pubblicate ne: Il Radicchio di Treviso alle Nozze di Cana) hanno dimostrato come il radicchio fosse coltivato già dalla metà del XVI secolo. Lo si vede rappresentato in alcuni dipinti come “Le Nozze di Cana” di Leandro da Ponte detto Il Bassano (oggi al Museo del Louvre di Parigi). Ma il processo di produzione si sarebbe affinato solo nella seconda metà del XIX secolo. Sarebbe stato il vivaista Francesco Van Den Borre, giunto dal Belgio nel 1870 per realizzare un giardino patrizio, a portare nella zona del Trevigiano la tecnica di imbiachimento già in uso per le cicorie belga. È nell’anno 1900 che il Radicchio Rosso di Treviso raggiunge la consacrazione con la realizzazione sotto la Loggia dei Grani di Piazza dei Signori a Treviso della prima mostra dedicata ai produttori del Radicchio Rosso di Treviso e voluta dall’agronomo di origine lombarda, Giuseppe Benzi.

 

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Cipolla Alifana – Campania

La cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).

La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.

Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.unnamed-1unnamed-2 unnamed-3 unnamed

La cipolla “Alifana” presenta caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate soprattutto sui mercati della provincia di Caserta e del Basso Lazio; il colore è ramato intenso, la forma è sferoidale fortemente schiacciata ai poli; pezzatura media (peso medio 200 gr fino a 400 gr); ha sapore dolce, intenso, aromatico ma non acre; ottima consistenza, polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee; ha spiccata attitudine alla conservazione nelle caratteristiche “‘nzerte” (realizzate intrecciando le foglie essiccate di 12-13 fino a 20 cipolle secondo le dimensioni, che vengono quindi mantenute fino alla vendita).

La riproduzione avviene per bulbilli, che vengono posti in semenzaio in agosto-settembre e quindi trapiantati in pieno campo in febbraio-marzo. La maturazione avviene in luglio – agosto; l’essiccazione fogliare avviene in campo; in una fase intermedia dell’essiccazione, con le foglie appassite, si realizza la “‘nzerta”; quindi le treccie vengono poste al sole per il completamento dell’essiccazione. La conservazione avviene su graticci realizzati in canna e posti verticalmente appoggiati a pareti, in posizione ombreggiata (pergolato o tettoia), in attesa di essere poi commercializzate, dopo un periodo di 20 – 30 giorni. All’atto della vendita le cipolle restano in genere confezionate nelle “‘nzerte” , pronte per il consumo familiare che può procrastinarsi anche per sette-otto mesi. Secondo l’esperienza degli agricoltori locali l’attitudine alla conservazione è un carattere desumibile nella fase di scelta delle piante madri il che permette di poter selezionare i bulbilli migliori a tale scopo.

Le pratiche colturali nell’ultimo trentennio hanno conservato la loro tradizionalità e sono uniformemente diffuse sul territorio in esame. Lo stesso prodotto nell’arco di tutto questo tempo ha conservato, altresì, le sue caratteristiche di qualità; le modalità di conservazione e di presentazione alla vendita restano immutate ancora oggi. La cipolla alifana per le sue caratteristiche ha trovato impiego nella cucina tradizionale locale, per la preparazione di minestre assieme a fagioli, sedano, carota, olio extravergine di oliva, dette “cipollata”.

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Michelessi srls

La Michelessi Srls è un’impresa edile che opera nel settore delle costruzioni, ristrutturazioni e manutenzioni dal gennaio 2018, distinguendosi per un approccio concreto, tecnico e orientato alla qualità. Alla guida dell’azienda c’è l’ingegner Davide Michelessi, amministratore e socio unico, che porta con sé oltre vent’anni di esperienza nel settore e una solida formazione ingegneristica, elementi che hanno consentito all’impresa di inserirsi con determinazione in un mercato complesso, affrontando e risolvendo le problematiche quotidiane del mondo edile con competenza, ambizione e professionalità.

L’azienda opera in numerosi ambiti, spaziando dalle ristrutturazioni alle nuove costruzioni, dall’impiantistica stradale alla cura del verde, fino alle demolizioni, ai consolidamenti e agli interventi su edilizia storica. Particolare rilievo assumono i lavori in contesti ad alta complessità, come quelli in ambito aeroportuale e ospedaliero, dove precisione, organizzazione e rispetto delle normative rappresentano requisiti imprescindibili. Questo ampio raggio d’azione è possibile grazie a una struttura snella ma altamente specializzata, composta da personale interno formato non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sotto il profilo della sicurezza.

Uno dei settori di maggiore forza della Michelessi Srls è quello delle manutenzioni e del facility management. L’impresa accompagna i clienti fin dalla fase di analisi dei fabbisogni, sviluppando piani di manutenzione personalizzati e arrivando alla gestione operativa delle attività ordinarie, preventive e straordinarie. Proprio questo approccio metodico e strutturato ha permesso all’azienda di diventare impresa di riferimento per realtà di primo piano come gli uffici romani di Emirates Airlines, di essere partner preferenziale del Reggimento Corazzieri della Repubblica Italiana e di collaborare con importanti marchi del settore food, tra cui ristoranti e catene come McDonald’s. A questi si aggiungono interventi per il mondo retail, per il terzo settore con realtà come Fondazione Arché, oltre a condomini, istituti scolastici e attività commerciali.

La Michelessi Srls è in grado di coprire integralmente il fabbisogno manutentivo in ambito civile, elettrico, idraulico e termico, offrendo un servizio completo che va dalle demolizioni alle ricostruzioni, dalla posa di pavimenti e rivestimenti alla realizzazione di impianti elettrici, idraulici e gas, fino a controsoffitti, tinteggiature e finiture di ogni tipo. A rendere distintivo il metodo di lavoro sono la competenza tecnica, la profonda conoscenza dei materiali, le basi solide di progettazione e direzione lavori, la rigorosa programmazione delle attività e una costante sintonia con le direzioni lavori.

Dietro la crescita dell’azienda c’è una storia fatta di determinazione e sacrificio. La Michelessi Srls nasce da un sogno e da una grande forza di volontà: senza grandi risorse iniziali, ma con pochi strumenti e una passione autentica, ha costruito il proprio percorso “mattone dopo mattone”, trasformando ogni cantiere in un’occasione per costruire fiducia, oltre che edifici. Il rispetto delle tempistiche, l’empatia verso il cliente, la serenità dell’ambiente di lavoro e la cura dei rapporti umani rappresentano valori centrali che accompagnano ogni progetto.

Oggi la Michelessi Srls opera al fianco di clienti privati, condomini, scuole, palestre, enti pubblici, compagnie aeree, ristoranti e locali commerciali, affermandosi come una realtà affidabile e versatile, capace di unire rigore tecnico e sensibilità artigianale, tradizione del mestiere e visione moderna del costruire.

Michelessi srls: Via Ripatransone 68 -00132 Roma

Mail: michelessi@yahoo.it

 Telefono: 3475652113

La Formaggeria – Francesco Loreti

La Formaggeria di Francesco Loreti nasce da una filosofia semplice e profonda, che nel tempo è diventata una vera e propria bandiera: “mangiamo poco ma buono”. Non è solo uno slogan, ma un modo di intendere la tavola, il lavoro e il rapporto con le persone. Il progetto prende forma dall’idea che il cibo non sia un semplice prodotto, ma il frutto di storie, mani, territori e relazioni sincere. Per questo, i produttori, i casari e gli artigiani scelti non sono semplici fornitori, ma amici veri, persone con cui si costruiscono legami basati sulla fiducia, sul rispetto e su una visione comune della qualità.

All’interno de La Formaggeria, la selezione è il cuore pulsante dell’attività. I salumi arrivano esclusivamente da piccoli produttori, custodi di tecniche antiche e di ricette tramandate di generazione in generazione. Francesco Loreti ha costruito nel tempo una rete fatta di realtà artigianali capaci di sorprendere con “chicche” rare, prodotti autentici e sapori che riportano alla memoria la cucina di una volta. Non c’è spazio per scorciatoie o per compromessi: l’attenzione è rivolta alla genuinità, alla stagionalità e alla trasparenza, scegliendo solo ciò che risponde a standard qualitativi elevati.

Il vero fiore all’occhiello resta però il banco dei formaggi, che d’inverno arriva a ospitare fino a 140 tipi diversi di formaggi. Una mappa gustativa che attraversa tutta l’Italia, dal Nord al Sud, con incursioni mirate anche nel panorama estero. Qui trovano spazio le eccellenze delle aziende agricole locali, le produzioni dei piccoli allevatori, le scoperte frutto di viaggi, fiere di settore e ricerche instancabili. Portare a tavola materie prime di altissimo livello è per Francesco una vera missione: ogni forma racconta un territorio, ogni profumo evoca una stalla, un pascolo, un sapere antico.

La Formaggeria si distingue anche per una scelta precisa e controcorrente: eliminare dagli scaffali i prodotti anonimi della grande distribuzione, quelli venduti sottocosto e privi di identità, per sostituirli con alternative artigianali di qualità superiore, capaci di mantenere un giusto equilibrio tra valore reale e prezzo onesto. Non si tratta di lusso fine a se stesso, ma di offrire ai clienti la possibilità di mangiare meglio, in modo consapevole, scegliendo prodotti che rispettano il lavoro di chi li produce e la salute di chi li consuma.

Il lavoro di Francesco Loreti non è passato inosservato. La sua competenza, unita a un impegno costante e a una passione autentica, gli hanno permesso di conquistare un posto di rilievo nel panorama enogastronomico romano. Le guide de “La Pecora Nera” e del “Gambero Rosso” lo hanno selezionato e inserito tra le realtà d’eccellenza del settore, riconoscendo nel suo lavoro una visione chiara e coerente. La Formaggeria non è solo un negozio, ma un luogo di incontro, di racconto e di cultura gastronomica, dove il cibo torna a essere ciò che dovrebbe sempre essere: un atto d’amore verso la terra, le persone e le tradizioni.

La Formaggeria: Mercato, Piazza Epiro, Box 25, Roma

Telefono: 328 466 8373

Cantine Viola

Custode di una secolare tradizione del paese e della mia famiglia Luigi Viola , maestro elementare in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver insegnato per oltre 35 anni, ha deciso di dedicare a tempo pieno le sue energie al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di nettare, che correva il rischio di estinzione, il Moscato di Saracena. Coinvolgendo l’intera famiglia: la moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ha saputo trasmettere la sua passione e l’amore per la loro terra, ha incrementato la produzione di questo vino da meditazione, che, una volta proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un riscontro eccezionale. Col tempo ha ampliato la gamma dei prodotti puntando sempre sulla qualità e genuinità ed eleganza utilizzando vitigni autoctoni quali Magliocco dolce, Guarnaccia, Malvasia e Mantonico.

Ciò che era nato quasi per scommessa è divenuto per loro un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che gli ha permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni veramente affascinanti.  I loro vigneti sono situati nel territorio di Saracena, nella contrada Rinni a 350 metri sul mare, con un’esposizione tale da ricevere i raggi del sole da quando sorge a quando tramonta.

Ad Est-Sud Est si affacciano sulla piana di Sibari e sul Mare Ionio, ricevendone i venti miti, mentre a nord sono riparate dai venti freddi dalla Catena del Pollino. Tutto ciò crea un microclima con sensibili escursioni termiche che consentono alle uve di raggiungere una concentrazione alta di profumi. Nei loro vigneti sono coltivate uve autoctone quali Magliocco dolce, Moscatello di Saracena, Guarnaccia bianca, Malvasia, Mantonico e “Adduroca”, termine dialettale che sta per “odorosa, profumata”. Il sistema di allevamento è a cordone speronato con un sesto di impianto di 1m x 2,20m. Cantine Viola pratica l’agricoltura Biologica certificata Bioagricert.

Cantine Viola: Via Roma, 18 – Saracena (Cosenza)

Telefono: 3403674357

Mail: info@cantineviola.it

Avv. Domenico Naccari

L’avvocato Domenico Naccari è nato a Vibo Valentia il 17 novembre 1968, attualmente vive a Roma.
Figlio di magistrato, appartiene ad una famiglia borghese della Calabria che conta generazioni di professionisti tra medici, avvocati, magistrati e notai. Si è laureato a soli 22 anni in Giurisprudenza presso l’Università di Messina e subito dopo ha conseguito il titolo di avvocato. È stato assistente universitario nella cattedra di diritto del lavoro presso l’Università di Roma Tor Vergata ed ha iniziato la professione forense presso lo studio dell’avv. Francesco Lombardi Comite, già magistrato, avvocato dello Stato ed, infine, apprezzato avvocato presso le Corti Superiori (Corte di Cassazione, Corte dei Conti, Consiglio di Stato). Attualmente è titolare dell’omonimo studio legale sito in Roma, via Carlo Alberto Racchia, 2 e svolge in prevalenza l’attività di avvocato penalista anche presso le magistrature superiori, poiché è iscritto all’albo degli Avvocati Cassazionisti dal 25 novembre 2005. Ha strutturato il suo studio in modo tale da offrire ai suoi clienti anche assistenza civliistica, giuslavoristica ed amministrativa. È altresì consulente del Consolato del Regno del Marocco da molti anni. È impegnato in attività sociali, nonché è socio del Rotary Club Roma Olgiata, ove ha altresì ricoperto la carica di segretario. È stato relatore in diversi seminari ed incontri di studio sulla giustiza e sui problemi pratici relativi alle leggi di nuova applicazione. Attualmente è impegnato nell’attività politica in quanto Consigliere Comunale di Roma.

“Il diritto non deve mai adeguarsi alla politica,
ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto.”
IMMANUEL KANT

STUDIO NACCARI
Lo studio legale Naccari garantisce da diversi anni consulenza ed assistenza sia stragiudiziale che giudiziale di alto profilo a Roma ed in tutto il territorio nazionale. Grazie all’esperienza approfondita maturata in decenni di attività forense ed al costante aggiornamento professionale e legale, l’avvocato Domenico Naccari e i suoi associati, offrono ai propri clienti il supporto necessario ed i chiarimenti riguardanti i diversi ambiti della Legge, in particolare nelle aree del diritto penale, del diritto civile e del diritto del lavoro.


​​​Lo studio si avvale del supporto di seri professionisti e vanta collaborazioni con numerose realtà di prestigio in tutta Italia, che costituiscono una rete territoriale e di conoscenza un servizio efficiente e efficace per tutelare al meglio i propri clienti in tutti gli ambiti del diritto civile, penale e societario.E’ prassi dello Studio creare team dedicati specificamente ad ogni Cliente o alla particolare tipologia di incarico al fine di garantire un’assistenza specializzata, tempestiva ed mirata sotto il profilo giuridico ed operativo; sempre vicini al cliente seguendolo passo dopo passo nei loro procedimenti e informandolo con puntualità sugli sviluppi delle pratiche che lo riguardano.

L’Avvocato Domenico Naccari è anche presidente della prestigiosa Onlus Internazionale “Fondazione CRE”, Calabria – Roma – Europa.
Fondazione operativa sul territorio nazionale dal 2011.
La Fondazione mira ad essere un punto di incontro e di collaborazione per una vasta rete di cittadini attivi su tutto il territorio nazionale. Obiettivo fondamentale è incrementare le attività di ricerca culturale, divulgazione, confronto,  ed elaborare proposte da offrire ai decisori sociali e politici. CRE è uno strumento di riflessione aperta, per stimolare la discussione in seno all’opinione pubblica sui principali nodi dell’innovazione culturale, politica ed economica e sui passaggi necessari alla Regione Calabria e all’Italia per ridefinire il suo fondamentale ruolo nell’ambito politico-culturale dell’Europa.

È una istituzione di ricerca, per promuovere studi e approfondimenti capaci di alimentare la produzione di nuove idee all’altezza delle sfide di questo nuovo secolo,una istituzione di formazione, per l’aggregazione di professionalità e competenze attorno all’obiettivo della promozione  e dello sviluppo morale della regione Calabria, dell’Italia e dell’Europa. Un luogo di incontro tra la tradizione calabrese e le diverse tradizioni culturali italiane ed europee, per contribuire alla vita politica con soluzioni di governo adeguate al nuovo scenario mondiale attraversato da forti correnti di innovazione di cui la Calabria e l’Italia sono partecipi.

Studio Naccari
Via Carlo Alberto Racchia, 2, 00195 Roma RM
Telefono: 06 3751 7374

Event Flower – Valentina Di Francesco

Nel panorama del wedding design italiano, Valentina Di Francesco rappresenta una figura luminosa e ispirata, un’artista dei fiori capace di trasformare qualsiasi spazio in un piccolo mondo incantato. Con la sua azienda Event Flower, ha costruito negli anni una realtà solida, affidabile e creativa, diventando un punto di riferimento per tutte le coppie che desiderano un matrimonio curato nei dettagli e reso unico dall’eleganza delle decorazioni floreali.

Event Flower nasce dalla passione di Valentina per il linguaggio segreto dei fiori e per la loro capacità di raccontare emozioni. La sua esperienza nel settore nuziale, maturata con impegno e dedizione, le permette oggi di offrire un servizio impeccabile: ogni progetto è studiato con attenzione sartoriale, ogni scelta floreale è calibrata sulla personalità degli sposi e sullo stile della cerimonia. Che si tratti di un matrimonio classico, romantico, contemporaneo o riccamente scenografico, Valentina riesce sempre a trovare la soluzione ideale, unendo estetica, armonia e buon gusto.

Ciò che distingue davvero Valentina è il suo approccio empatico e profondamente umano. Le coppie la descrivono come dolcissima, disponibile e attenta, una professionista capace di ascoltare e di trasformare i desideri in realtà. Fin dal primo incontro mette a proprio agio gli sposi, guidandoli con competenza nelle scelte botaniche e cromatiche, offrendo soluzioni creative e sempre in linea con il budget e l’atmosfera da creare.

Le sue composizioni non sono semplici addobbi: sono opere floreali che raccontano un amore, costruite con gusto, precisione e un senso innato dell’equilibrio. Dai bouquet alle decorazioni per la cerimonia, dalla tavola del ricevimento alla torta, ogni elemento porta la sua firma immediatamente riconoscibile: eleganza naturale, cura del dettaglio e una raffinata ricercatezza.

Il giorno delle nozze, Valentina non si limita a consegnare le composizioni: è presente, attiva, attenta. Molti sposi ricordano la sua capacità di occuparsi di tutto con sensibilità e dedizione: accogliere gli invitati, sistemare coni portariso di foglia, riallestire la sala, verificare fino all’ultimo che ogni fiore sia al posto giusto. È questo impegno silenzioso e totale che rende la sua presenza così preziosa.

La creatività di Valentina, insieme al talento del suo team, dà vita a risultati che spesso vengono definiti magici, unici, indimenticabili. Non sorprende che tante coppie parlino di lei con affetto, riconoscendo in Event Flower molto più di un servizio professionale: un’autentica alleata nel rendere il giorno del matrimonio perfetto.

Con passione, grazia e sensibilità artistica, Valentina Di Francesco continua ogni giorno a trasformare fiori ed emozioni in scenografie che rimangono per sempre nel cuore di chi le vive. Event Flower non è solo un’azienda: è un piccolo universo creativo dove ogni matrimonio diventa un sogno fatto di colori, profumi e bellezza senza tempo.

Event Flower: Via Michele di lando 58b, Roma

Telefono: 392 716 1882

Instagram e Facebook: @eventflower_vdf

Mail: valentina.eventflower@gmail.com

Gelateria Della Passera – Cinzia Otri

Da Firenze, la passione per l’arte culinaria; da Roma, la voglia di ritrovare il contatto con le persone. È l’unione di questi due mondi, di Cinzia e di Marco, a dar vita nel 2003 al Caffè degli Artigiani. Il piccolo bar diviene presto simbolo di convivialità, ma manca una vera cucina in cui Cinzia possa preparare i piatti della tradizione toscana.

Ce n’è una, però, proprio a due passi dal Caffè, nello storico alimentari di Piazza della Passera che sta per essere chiuso… e chiusa è anche la canna fumaria della cucina, per il disappunto di Cinzia e Marco. Eppure, uno spazio così è troppo ghiotto per andare sprecato. Da qui nasce l’idea: è Marco a proporre che Cinzia indirizzi la sua passione sul terreno nuovo, mai esplorato, della gelateria. Con l’iscrizione alla Gelato University di Bologna, la nuova sfida cattura subito la curiosità e il cuore di Cinzia. Il suo mentore Giampaolo Valli la incoraggia presto a spiegare le ali: a luglio 2010, Cinzia apre la gelateria e, nel suo laboratorio a vista, inizia a sperimentare quella che tuttora rimane la sua inconfondibile idea di gelato artigianale: un gelato reale, che bilancia i suoi ingredienti per esaltarne i sapori, un gelato tutto fatto a mano, che esclude l’uso di lavorati e semilavorati, un gelato creativo, che con l’estro dei suoi gusti combina passato e presente, un gelato persistente, che aleggia sul palato e s’imprime nella memoria.

Il primo importante riconoscimento giunge nel 2013: al Gelato Festival di Firenze, il gusto Monnalisa vale a Cinzia il Premio della Stampa. E, da allora, la Gelateria della Passera non si è più fermata. Fin dalla nascita del premio nel 2017, ogni anno il Gambero Rosso le assegna i Tre Coni. L’ultimo orgoglio, nell’agosto 2022, è la menzione sul Financial Times tra le 25 migliori gelaterie al mondo.

Nel cuore di Firenze, tra le viuzze senza tempo del quartiere di Santo Spirito, si trova la Gelateria Della Passera, un piccolo scrigno di dolcezza e arte fondato nel 2010 da Cinzia Otri, maestra gelataia di straordinaria sensibilità e creatività. A pochi passi dal Ponte Vecchio, questo luogo è diventato in pochi anni un punto di riferimento per gli amanti del gelato artigianale, un laboratorio di sperimentazione che coniuga sapienza tecnica, arte, sostenibilità e memoria.

La storia di Cinzia Otri comincia con un’intuizione. Insieme al compagno Marco, già proprietario del Caffè degli Artigiani, rilevò un piccolo negozio di alimentari in piazza della Passera, con l’idea di trasformarlo in una cucina a servizio del loro caffè. Quando però problemi strutturali impedirono la realizzazione del progetto, nacque un’idea completamente nuova: aprire una gelateria artigianale. Cinzia, pur senza esperienza nel settore, accettò la sfida con entusiasmo e iniziò a studiare con determinazione, frequentando i corsi della Gelato University di Bologna sotto la guida di maestri come Giampaolo Valli e Simone Catolfi.

Da quel momento la sua carriera è stata un crescendo. Il suo approccio alla gelateria unisce rigore tecnico e sensibilità artistica: come lei stessa ama dire, “gli ingredienti sono la mia tavolozza di colori”. Ogni gusto nasce da un’intuizione, da un ricordo, da un profumo, da una suggestione della natura o della storia. La sua formazione artistica le ha permesso di fondere creatività e scienza, trasformando ogni gelato in una piccola opera d’arte da gustare.

Oggi la Gelateria Della Passera è una delle sole due gelaterie fiorentine insignite dei Tre Coni del Gambero Rosso, riconoscimento che Cinzia riceve ininterrottamente dal 2017, e rappresenta un’eccellenza assoluta nel panorama nazionale. Il segreto del suo successo risiede nella cura maniacale delle materie prime e nella collaborazione con piccoli produttori locali. Il latte proviene dall’azienda agricola di Poggio di Camporbiano, le pesche da Pontassieve, i formaggi da Corzano e Paterno, e la frutta dalla Val di Chiana o dall’Amiata Bio. Tutti ingredienti biologici, a chilometro zero e provenienti da filiere etiche.

L’etica e la sostenibilità sono pilastri del lavoro di Cinzia, che nel suo laboratorio riduce al minimo gli sprechi, recuperando scarti e bucce di frutta per creare decotti, infusi e basi aromatiche per i suoi gelati. Da questa filosofia è nato il celebre gusto Green Vibes, un sorbetto cremoso realizzato con bucce di mela e pera, decotto di foglie di alloro, scorze d’arancia, zenzero e limone, dolcificato con miele di melata d’abete: un manifesto del suo modo di intendere il mestiere, dove nulla si butta e tutto si trasforma in sapore.

Cinzia ama raccontare la sua terra e la sua città anche attraverso gelati dedicati a personaggi e momenti storici fiorentini. Il suo “Monnalisa”, creato nel 2013, è un omaggio a Lisa Gherardini, nata a pochi passi dalla gelateria. Si tratta di una crema con purea di mele campanine, miele e acqua di fior d’arancio, variegata con noci e uvetta reidratata nel vinsanto, che celebra i sapori rinascimentali. Altro gusto iconico è “Messer Brunelleschi”, una crema al mascarpone con variegatura al pistacchio, e poi ancora “Pellegrino Artusi”, una crema allo zafferano con gelatina all’alchermes. Tra le creazioni più recenti spicca “La Squisita Gentilezza”, ispirata a una ricetta segreta del Granduca Cosimo III de’ Medici, con cioccolato venezuelano, fiori di gelsomino, cannella di Ceylon, vaniglia del Madagascar e macis di noce moscata: un’esperienza sensoriale raffinata e irripetibile.

Il suo legame con l’arte e la natura emerge anche nella linea di gusti floreali e aromatici, come Fiordilatte e Lavanda, Camomilla e Mandorla, Fiordilatte e Rosa, o ancora nel sorprendente sorbetto “Il Vescovo”, con barbabietole, melograno, lime e noce moscata. Tutti i sapori raccontano la personalità di Cinzia: curiosa, appassionata, autentica.

Un altro dei grandi amori della maestra gelataia è il cioccolato, materia che tratta con rispetto e precisione, selezionando solo cacao provenienti da piccole coltivazioni sostenibili, come il pregiato Criollo del Venezuela. Nella sua gelateria si possono trovare varietà pure o arricchite con canditi d’arancia, visciole o peperoncino, e nei mesi più caldi anche con menta naturale. Cinzia ama sperimentare anche con i liquori e i gusti gastronomici, spingendo il gelato verso nuove frontiere: come nel caso del suo “gelato al cioccolato con paté di piccione e glassa di melograno”, realizzato in occasione dell’Eurochocolate di Perugia.

La filosofia di Cinzia Otri è chiara: il gelato è arte, memoria e ricerca. È un linguaggio con cui raccontare il territorio, le stagioni, le persone e la storia. È la fusione perfetta tra tecnica e sentimento, tra scienza e poesia.

Nel suo piccolo laboratorio di piazza della Passera, Cinzia continua ogni giorno a sperimentare, innovare e creare emozioni in forma gelata, trasformando ingredienti semplici in esperienze complesse e armoniose. Con la sua visione “green” e la sua instancabile curiosità, rappresenta una delle voci più autorevoli e raffinate della gelateria contemporanea italiana, una vera maestra artigiana del gusto, capace di fare del gelato un’arte viva e in continua evolone.

Gelateria Della Passera: Via Toscanella 15/r, Firenze (FI), Toscana, Italia

Telefono: 055 614 2071

Mail: info@gelateriadellapassera.it

Chef Anna Rita Simoncini

Nel cuore di Orvieto, tra le colline umbre che profumano di storia e autenticità, si erge uno dei templi più longevi e raffinati della ristorazione italiana: I Sette Consoli, il ristorante di Anna Rita Simoncini e Mauro Stopponi, una coppia che da oltre trent’anni rappresenta un punto di riferimento assoluto per la cucina d’autore in Umbria. Dal 1992, insieme nella vita e nel lavoro, Anna Rita e Mauro hanno costruito con passione, rigore e amore per i dettagli una vera cattedrale del gusto, dove ogni piatto, ogni vino, ogni gesto di sala racconta una storia di eleganza e dedizione.

Anna Rita Simoncini è una chef dal tocco inconfondibile: la sua cucina è un viaggio sensoriale che unisce la forza della tradizione alla leggerezza della creatività contemporanea. Le sue ricette nascono da una profonda conoscenza del territorio e da una sensibilità che le consente di trasformare ingredienti semplici in esperienze straordinarie. La sua mano è ferma, la mente libera, il cuore radicato nella sua terra. La sua cucina è suadente e voluttuosa, come dicono i critici, “ricercata nella sua semplicità, raffinata nella selezione di concetti e idee, assolutamente vera e pura nei sapori e nelle ispirazioni che sa dare”. In sala, l’altra metà del sogno: Mauro Stopponi, maître e sommelier di rara eleganza, accompagna gli ospiti in un percorso enologico di grande spessore, guidandoli attraverso una carta dei vini che è un piccolo viaggio nelle eccellenze mondiali, curata con la passione e la competenza che solo trent’anni di esperienza possono garantire.

Oggi, al loro fianco, la figlia Serena rappresenta la continuità di una storia familiare che si rinnova con la stessa grazia e determinazione dei suoi inizi: una giovane donna di talento che in sala accoglie con naturalezza, eleganza e professionalità, rendendo ogni esperienza ai Sette Consoli un momento unico.

Gli ambienti del ristorante sono un riflesso fedele dello spirito di Anna Rita e Mauro: eleganti ma mai pretenziosi, intimi ma pieni di luce, arredati con gusto e arricchiti da opere d’arte che dialogano con la bellezza dei piatti. Ogni dettaglio, dalla mise en place ai fiori freschi sui tavoli, contribuisce a creare un’atmosfera senza tempo, dove il piacere del cibo si fonde con quello dell’ospitalità. La cucina di Anna Rita Simoncini è un inno alla concretezza e alla bellezza della materia prima. Chi siede ai Sette Consoli sa che ogni piatto è il frutto di un pensiero, di una visione e di una dedizione costante all’eccellenza.

Dai suoi fornelli nascono creazioni che uniscono rigore tecnico e poesia gastronomica: Millefoglie di Parmigiana di leggerezza ed equilibrio sublimi, Cannelloni verdi di colombaccio con fondo e tartufo nero estivo che commuovono per intensità, Carré di agnello in panatura aromatica con crema all’aglio dolce, millefoglie di patate e tartufo nero, fino a capolavori che celebrano la terra umbra come le Lumache fritte alle erbe aromatiche, i Cappellacci di animelle di vitello e carciofi, la Pernice arrostita con verze e prugne secche al lardo, e l’indimenticabile Piccione con scaloppa di foie gras e funghi cardoncelli.

La sua cucina è una dichiarazione d’amore verso l’Umbria, verso i suoi sapori ribelli e fieri, ricchi di storia e di verità. È una cucina che racconta il territorio con rispetto e creatività, che non teme di guardare avanti pur restando profondamente radicata nelle tradizioni. Da oltre trent’anni, Anna Rita Simoncini non ha mai sbagliato un piatto: merito di una volontà di ferro, di una concentrazione quotidiana e di un allenamento costante all’eccellenza, qualità che la rendono una delle interpreti più autentiche della cucina italiana contemporanea. I Sette Consoli non sono solo un ristorante, ma un luogo dell’anima, dove la cultura gastronomica umbra si eleva a forma d’arte e diventa esperienza. Qui, ogni servizio è una sinfonia perfettamente orchestrata, ogni piatto un racconto di emozioni e territorio.

Se si vuole davvero capire cosa sia la cucina umbra e indagarne il suo DNA più profondo, da qui bisogna passare. È un passaggio obbligato per chi ama la buona tavola, per chi cerca autenticità e classe, per chi vuole scoprire come la tradizione possa diventare innovazione senza mai perdere la sua anima. Anna Rita Simoncini e Mauro Stopponi hanno trasformato I Sette Consoli in un simbolo di Orvieto e dell’Umbria gastronomica, un luogo che resiste al tempo e continua a crescere, un punto fermo nella storia della cucina italiana. Entrare qui significa vivere un’esperienza completa, fatta di sapori, profumi, arte e calore umano: l’essenza stessa di quella che possiamo definire “la sovranità dell’eccellenza”.

Ristorante I Sette Consoli: Piazza Sant’Angelo, 1A – Orvieto

Telefono: 0763343911

Mail: info@isetteconsoli.it

Pizzeria Clementina – Luca Pezzetta

La Pizzeria Clementina, guidata dal maestro pizzaiolo Luca Pezzetta, è una delle realtà più stimolanti della pizza contemporanea del litorale romano. Situata lungo il suggestivo porto-canale di Fiumicino, nasce nel dicembre 2021 da un progetto che unisce la tradizione della pizza romana con i profumi e i sapori del mare. In via della Torre Clementina 158, Pezzetta ha voluto creare un luogo dove ogni dettaglio racconta il territorio, a partire dalle materie prime pescate a poche centinaia di metri dal ristorante.

Alla base della filosofia di Clementina c’è un profondo rispetto per l’impasto: quattro diverse lavorazioni, lievito madre e fermentazioni naturali studiate nel minimo dettaglio per ottenere una pizza leggera, digeribile e profumata. Pezzetta ha scelto di dare un’identità precisa al suo stile, fondendo la “tonda romana” con ingredienti che arrivano dal mare, reinterpretando le ricette in chiave moderna e gourmet. Ne è un esempio la celebre Capricciosa di Mare, che racconta perfettamente il legame tra Roma e Fiumicino, tra terra e acqua, tra tradizione e innovazione.

Il locale è elegante e accogliente, dominato dal bianco e dalla luce che filtra dal porto. Il forno a legna, cuore pulsante della pizzeria, è sempre in vista, mentre il servizio in sala, guidato da Daniele Mari, accompagna gli ospiti in un’esperienza completa anche dal punto di vista enologico. La carta dei vini, curata con attenzione, conta oltre trecento etichette e si pone come elemento distintivo del locale, confermando la vocazione di Clementina come ristorante-pizzeria d’autore.

Accanto alla pizzeria, Pezzetta ha dato vita anche a un piccolo “micro forno” artigianale che fornisce pane, focacce e lievitati salati, proseguendo così il suo lavoro di ricerca sul lievito madre e sull’evoluzione dell’arte bianca. Ogni dettaglio, dall’impasto al topping, racconta la cura e la sensibilità di un artigiano che è prima di tutto un narratore del gusto.

La Pizzeria Clementina ha conquistato in breve tempo il riconoscimento dei più importanti esperti del settore: nel 2023 ha ottenuto i Tre Spicchi del Gambero Rosso con 92 punti, un traguardo che la colloca tra le migliori pizzerie d’Italia. Nel 2024 è entrata nella classifica 50 Top Pizza Italia al sedicesimo posto e ha ricevuto un premio speciale per la migliore proposta di fritti, mentre la guida Identità Golose le ha assegnato il riconoscimento “Oltre la Pizza” per l’eccellenza dei suoi antipasti e dei lievitati salati.

Clementina è il luogo ideale per chi desidera vivere un’esperienza gastronomica autentica e moderna allo stesso tempo. Qui la pizza è un linguaggio attraverso cui si esprimono il mare, la terra e la passione di chi da sempre vive l’arte bianca come una forma d’arte. Ogni impasto, ogni condimento, ogni bottiglia scelta raccontano una storia di identità e ricerca, firmata da un pizzaiolo che continua a elevare la tradizione romana verso nuove, affascinanti dimensioni.

Pizzaiolo, lievitista e panificatore di spicco a livello nazionale, Luca Pezzetta è nato nel 1989 a Marino (RM), noto paese dei Castelli Romani ed è cresciuto, poi, a Fiumicino (RM). Luca rappresenta la terza generazione di una famiglia di pizzaioli e ristoratori. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera, l’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino, Pezzetta si è subito cimentato come cuoco nei ristoranti di famiglia, iniziando proprio lì la sua gavetta.

Grazie alla sua grande passione per gli impasti, nel 2014 ha poi deciso di specializzarsi frequentando importanti corsi di panificazione, tra cui quello con Piergiorgio Giorilli, studiando e mettendosi alla prova, nella Capitale, con un percorso di formazione presso il Panificio Bonci e Pizzarium. L’incontro con Gabriele Bonci e l’esperienza a Roma sono stati determinanti per la sua carriera. Luca è stato l’ideatore del format di pizza in teglia alla romana servita a degustazione, proposta a “trancetti”: dopo il corso a Roma, Pezzetta ha iniziato a lavorare insieme al padre, lo chef Giustino Pezzetta, presso l’“Osteria il Bersagliere” di Colonna (RM), inaugurando la pizzeria nello storico locale di via Casilina. Ha introdotto tecniche moderne di panificazione, lanciando l’idea di una “pizza condivisa” con il padellino, la teglia, la pala e le focacce, lavorando con impasti differenti e cinque lieviti naturali di diverso ceppo e tipologia. Per questo primo progetto, la scelta di Pezzetta è ricaduta su materie prime accuratamente selezionate, tra cui farine biologiche italiane macinate a pietra e grani antichi.

Nel 2017 il format di Luca Pezzetta è arrivato nella Capitale presso L’Osteria di Birra del Borgo a Prati: un locale in cui ha ricoperto il ruolo di chef pizzaiolo, con la consulenza iniziale di Bonci. Un’osteria moderna, con un’ampia offerta di spine e bottiglie e un piccolo impianto per la produzione interna. In questa location, Luca ha sperimentato nuove tipologie di pizza, lavorando a stretto contatto con i birrai, approfondendo, in particolare, il discorso sui grani, sui metodi d’impasto e sui lieviti, con medie e lunghe maturazioni e inserendo sul menu anche alcuni lievitati a fermentazione spontanea.

I topping di Pezzetta a Osteria hanno sempre seguito la stagionalità dei prodotti, con continui richiami alla tradizione romana e con materie prime provenienti da aziende regionali e nazionali di rilievo. Dalla metà del 2018, a Osteria Luca ha realizzato anche pala romana: una tipologia di pizza ereditata dal nonno paterno. E, nel 2020, Pezzetta ha proposto sia la sua tonda moderna con 100% di lievito madre che la pizza in teglia “sfogliata”: un omaggio alla famosa rosetta romana. A via Silla, Luca Pezzetta ha lavorato insieme a diversi chef di ristoranti stellati italiani, organizzando cene a quattro mani dedicate al mondo della birra. Impossibile non citare le sue esperienze con Niko Romito, Heinz Beck, Pino Cuttaia, Errico Recanati e Daniele Usai. Luca ha intrapreso anche il ruolo di docente presso scuole di cucina di rilievo nazionali e internazionali. Inoltre, Pezzetta ha lavorato anche come consulente per pizzerie e ristoranti in Italia o all’estero, già avviati o in fase di apertura, occupandosi di start up in città come Londra, Rio de Janeiro, San Paolo o New York. 

La sua esperienza lavorativa presso L’Osteria di Birra del Borgo si è conclusa nel 2021: a dicembre dello stesso anno, a Fiumicino (RM), Luca ha inaugurato la Pizzeria Clementina sul porto canale di Fiumicino, proprio di fronte ai pescherecci, lavorando quotidianamente con diversi impasti a lievitazione naturale, il pesce locale e le aziende del territorio, acquistando da orti di proprietà.

A dicembre del 2023, inoltre, ha aperto il “Micro Forno Luca Pezzetta”, il panificio su strada all’interno del laboratorio di produzione di via Giovanni Battista Grassi e a pochi passi dalla sua pizzeria. Con l’inaugurazione del Micro Forno, inoltre, sono stati proposti in pizzeria alcuni lievitati e sfogliati, prodotti con lievito madre vivo e presentati in versione salata, che oggi rappresentano il lavoro tecnico di Pezzetta negli antipasti in pizzeria, come il croissant all’italiana, il pain au chocolat e il pain suisse. A gennaio 2025, il gruppo di Luca Pezzetta ha inaugurato anche un’osteria, Ippolito, accanto alla Pizzeria Clementina e sul porto canale di Fiumicino. L’osteria è guidata da due giovani chef, con una cucina che ricorda i profumi di casa, tra memoria, territorio e tradizioni. Il progetto è focalizzato su una particolare attenzione alla stagionalità delle materie prime e sulla valorizzazione del pane e dei lievitati del Micro Forno. Pezzetta, infine, fa parte del gruppo di “Periferia Iodata”, l’associazione no-profit nata a Fiumicino nel 2021 da un gruppo di ristoratori con l’obiettivo di tutelare e promuovere il patrimonio enogastronomico e la cultura agroalimentare locale.

Quattro differenti lavorazioni d’impasto a lievitazione naturale, salumi di mare artigianali, topping che valorizzano il pescato locale: la Pizzeria Clementina è stata aperta a dicembre del 2021 dal lievitista e pizzaiolo Luca Pezzetta lungo il porto-canale di Fiumicino. Pezzetta lavora quotidianamente con una materia prima di spessore, quasi esclusivamente del territorio, acquistando dalle barche locali, all’Asta del Pesce e dagli orti di proprietà. Il pizzaiolo di Fiumicino è particolarmente attento alla gestione dei lieviti, alle tecniche di lavorazione e di cottura del pesce, tra cui quella espressa al BBQ. Nel 2022, inoltre, Pezzetta ha introdotto la sua “pizzicheria di mare”, realizzando i salumi di mare artigianali e bottarghe fatte in casa. In menu spicca la pizza romana tradizionale, realizzata con lievito madre vivo, stesa con il mattarello e cotta nel forno a legna: la Capricciosa di Mare è uno dei cavalli di battaglia di Pezzetta, condita con prosciutto di tonno (spada o ricciola) autoprodotto, bottarga artigianale, stracotto di datterino, stracci di mozzarella di bufala, terra di olive e petali di carciofo alla giudia.


La lista dei vini di Clementina, infine, include 350 referenze, con 6 cantine in esclusiva. Segue l’impostazione di un’opera lirica: dopo un preludio, è divisa in cinque atti. Il primo rappresenta il cuore del progetto con i cinque elementi: i vini dell’acqua, dell’aria, della terra, del fuoco e dell’etere. Il secondo atto è incentrato sulle cantine in esclusiva su Roma e provincia e sui vini importati direttamente dalla Francia, senza intermediari. Nel terzo atto sono presenti le “famiglie”, come le piccole maison della Champagne o il Riesling. Nel quarto è stata inserita una degustazione “verticale” di Margaux. La carta si chiude con il quinto atto, l’epilogo, che comprende le grappe, i distillati, i passiti, gli amari, un viaggio nei gin tonic, spritz e miscele e una pagina dedicata al bere analcolico.

Pizzeria Clementina: Via della Torre Clementina 158 – Fiumicino (RM)

Telefono: 328 818 1651

Maestro Pizzaiolo Luca Pezzetta

Pizzaiolo, lievitista e panificatore di spicco a livello nazionale, Luca Pezzetta è nato nel 1989 a Marino (RM), noto paese dei Castelli Romani ed è cresciuto, poi, a Fiumicino (RM). Luca rappresenta la terza generazione di una famiglia di pizzaioli e ristoratori. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera, l’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino, Pezzetta si è subito cimentato come cuoco nei ristoranti di famiglia, iniziando proprio lì la sua gavetta.

Grazie alla sua grande passione per gli impasti, nel 2014 ha poi deciso di specializzarsi frequentando importanti corsi di panificazione, tra cui quello con Piergiorgio Giorilli, studiando e mettendosi alla prova, nella Capitale, con un percorso di formazione presso il Panificio Bonci e Pizzarium. L’incontro con Gabriele Bonci e l’esperienza a Roma sono stati determinanti per la sua carriera. Luca è stato l’ideatore del format di pizza in teglia alla romana servita a degustazione, proposta a “trancetti”: dopo il corso a Roma, Pezzetta ha iniziato a lavorare insieme al padre, lo chef Giustino Pezzetta, presso l’“Osteria il Bersagliere” di Colonna (RM), inaugurando la pizzeria nello storico locale di via Casilina. Ha introdotto tecniche moderne di panificazione, lanciando l’idea di una “pizza condivisa” con il padellino, la teglia, la pala e le focacce, lavorando con impasti differenti e cinque lieviti naturali di diverso ceppo e tipologia. Per questo primo progetto, la scelta di Pezzetta è ricaduta su materie prime accuratamente selezionate, tra cui farine biologiche italiane macinate a pietra e grani antichi.

Nel 2017 il format di Luca Pezzetta è arrivato nella Capitale presso L’Osteria di Birra del Borgo a Prati: un locale in cui ha ricoperto il ruolo di chef pizzaiolo, con la consulenza iniziale di Bonci. Un’osteria moderna, con un’ampia offerta di spine e bottiglie e un piccolo impianto per la produzione interna. In questa location, Luca ha sperimentato nuove tipologie di pizza, lavorando a stretto contatto con i birrai, approfondendo, in particolare, il discorso sui grani, sui metodi d’impasto e sui lieviti, con medie e lunghe maturazioni e inserendo sul menu anche alcuni lievitati a fermentazione spontanea.

I topping di Pezzetta a Osteria hanno sempre seguito la stagionalità dei prodotti, con continui richiami alla tradizione romana e con materie prime provenienti da aziende regionali e nazionali di rilievo. Dalla metà del 2018, a Osteria Luca ha realizzato anche pala romana: una tipologia di pizza ereditata dal nonno paterno. E, nel 2020, Pezzetta ha proposto sia la sua tonda moderna con 100% di lievito madre che la pizza in teglia “sfogliata”: un omaggio alla famosa rosetta romana. A via Silla, Luca Pezzetta ha lavorato insieme a diversi chef di ristoranti stellati italiani, organizzando cene a quattro mani dedicate al mondo della birra. Impossibile non citare le sue esperienze con Niko Romito, Heinz Beck, Pino Cuttaia, Errico Recanati e Daniele Usai. Luca ha intrapreso anche il ruolo di docente presso scuole di cucina di rilievo nazionali e internazionali. Inoltre, Pezzetta ha lavorato anche come consulente per pizzerie e ristoranti in Italia o all’estero, già avviati o in fase di apertura, occupandosi di start up in città come Londra, Rio de Janeiro, San Paolo o New York. 

La sua esperienza lavorativa presso L’Osteria di Birra del Borgo si è conclusa nel 2021: a dicembre dello stesso anno, a Fiumicino (RM), Luca ha inaugurato la Pizzeria Clementina sul porto canale di Fiumicino, proprio di fronte ai pescherecci, lavorando quotidianamente con diversi impasti a lievitazione naturale, il pesce locale e le aziende del territorio, acquistando da orti di proprietà.

A dicembre del 2023, inoltre, ha aperto il “Micro Forno Luca Pezzetta”, il panificio su strada all’interno del laboratorio di produzione di via Giovanni Battista Grassi e a pochi passi dalla sua pizzeria. Con l’inaugurazione del Micro Forno, inoltre, sono stati proposti in pizzeria alcuni lievitati e sfogliati, prodotti con lievito madre vivo e presentati in versione salata, che oggi rappresentano il lavoro tecnico di Pezzetta negli antipasti in pizzeria, come il croissant all’italiana, il pain au chocolat e il pain suisse. A gennaio 2025, il gruppo di Luca Pezzetta ha inaugurato anche un’osteria, Ippolito, accanto alla Pizzeria Clementina e sul porto canale di Fiumicino. L’osteria è guidata da due giovani chef, con una cucina che ricorda i profumi di casa, tra memoria, territorio e tradizioni. Il progetto è focalizzato su una particolare attenzione alla stagionalità delle materie prime e sulla valorizzazione del pane e dei lievitati del Micro Forno. Pezzetta, infine, fa parte del gruppo di “Periferia Iodata”, l’associazione no-profit nata a Fiumicino nel 2021 da un gruppo di ristoratori con l’obiettivo di tutelare e promuovere il patrimonio enogastronomico e la cultura agroalimentare locale.

Quattro differenti lavorazioni d’impasto a lievitazione naturale, salumi di mare artigianali, topping che valorizzano il pescato locale: la Pizzeria Clementina è stata aperta a dicembre del 2021 dal lievitista e pizzaiolo Luca Pezzetta lungo il porto-canale di Fiumicino. Pezzetta lavora quotidianamente con una materia prima di spessore, quasi esclusivamente del territorio, acquistando dalle barche locali, all’Asta del Pesce e dagli orti di proprietà. Il pizzaiolo di Fiumicino è particolarmente attento alla gestione dei lieviti, alle tecniche di lavorazione e di cottura del pesce, tra cui quella espressa al BBQ. Nel 2022, inoltre, Pezzetta ha introdotto la sua “pizzicheria di mare”, realizzando i salumi di mare artigianali e bottarghe fatte in casa. In menu spicca la pizza romana tradizionale, realizzata con lievito madre vivo, stesa con il mattarello e cotta nel forno a legna: la Capricciosa di Mare è uno dei cavalli di battaglia di Pezzetta, condita con prosciutto di tonno (spada o ricciola) autoprodotto, bottarga artigianale, stracotto di datterino, stracci di mozzarella di bufala, terra di olive e petali di carciofo alla giudia.


La lista dei vini di Clementina, infine, include 350 referenze, con 6 cantine in esclusiva. Segue l’impostazione di un’opera lirica: dopo un preludio, è divisa in cinque atti. Il primo rappresenta il cuore del progetto con i cinque elementi: i vini dell’acqua, dell’aria, della terra, del fuoco e dell’etere. Il secondo atto è incentrato sulle cantine in esclusiva su Roma e provincia e sui vini importati direttamente dalla Francia, senza intermediari. Nel terzo atto sono presenti le “famiglie”, come le piccole maison della Champagne o il Riesling. Nel quarto è stata inserita una degustazione “verticale” di Margaux. La carta si chiude con il quinto atto, l’epilogo, che comprende le grappe, i distillati, i passiti, gli amari, un viaggio nei gin tonic, spritz e miscele e una pagina dedicata al bere analcolico.

Pizzeria Clementina: Via della Torre Clementina 158 – Fiumicino (RM)

Telefono: 328 818 1651

Chef Giuseppe Di Iorio

Chef Giuseppe Di Iorio nasce in una famiglia di origine romane e calabresi. Grazie a suo padre si avvicina sin da piccolo al mondo della cucina, imparando ad apprezzare i sapori autentici della nostra tradizione culinaria. Dopo la scuola alberghiera a Roma, inizia la sua carriera nel Ristorante Margutta per poi volare a Londra nel ristorante del prestigioso Hyde Park Hotel, sotto la guida di Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del famoso indirizzo inglese. Al ritorno nella Capitale, entra nell’alta ristorazione alberghiera, prima all’Hotel Inghilterra poi al Parco dei Principi. Nel 2005 raggiunge Sestito al ristorante stellato Mirabelle dell’Hotel Splendide Royal, dove ha l’opportunità di far crescere la sua expertise con un’esigente clientela internazionale, dalle celebrity ai capi di Stato. Dal 2010 è lo chef alla guida del Ristorante Aroma. Nel 2014 riceve la prima Stella Michelin. Chef Di Iorio propone un percorso in cui svela la sua filosofia ed essenza culinaria, fatta di creatività, contaminazioni, passione, tecnica e rispetto per la materia prima.

Alla base dei menu, una ricerca ossessiva degli ingredienti che ama reperire tra i piccoli produttori locali. Il territorio è il punto di partenza dei suoi piatti, che crea focalizzandosi sull’essenza del gusto secondo l’amato principio del less is more. Piatti di grande personalità diventano un omaggio ad ingredienti che lo chef seleziona con la stessa attenzione al dettaglio che caratterizza tutte le fasi del suo lavoro. La straordinaria tradizione della cucina italiana si rinnova in preparazioni che sorprendono piacevolmente. Spirito di squadra, attenzione al dettaglio e servizio impeccabile contribuiranno a far vivere agli ospiti momenti memorabili.

Celebre l’episodio in cui ha accolto Quentin Tarantino e Leonardo DiCaprio con uno spaghetto pomodoro e basilico, accompagnato da un calice di Barolo e la magia di un tramonto sul monumento più iconico del mondo. “È forse il piatto più semplice e allo stesso tempo più difficile”, racconta lo chef, “perché bilanciare tre ingredienti così basilari richiede rigore e sensibilità”. Ogni sua creazione è un ritorno all’essenza del cibo, un equilibrio tra esperienza, tradizione e tecnica, che si rinnova costantemente con passione e dedizione.

Per Di Iorio, la cucina non è mai stata solo un mestiere, ma una forma d’arte, un mezzo per esprimere sé stesso e condividere emozioni attraverso il gusto. Nato da madre romana e padre calabrese, Giuseppe Di Iorio cresce in una famiglia numerosa, con un padre che amava cucinare e che gli trasmette la passione per la tavola e i sapori autentici. Dopo il diploma alla Scuola Alberghiera di Roma, inizia la sua formazione al Ristorante Margutta, per poi volare a Londra al prestigioso Hyde Park Hotel, dove lavora accanto a Giuseppe Sestito, primo executive chef italiano del celebre indirizzo inglese. Al suo ritorno in Italia entra nel mondo dell’alta ristorazione romana, lavorando presso l’Hotel Inghilterra e il Parco dei Principi, fino a raggiungere nuovamente Sestito al ristorante Mirabelle, una stella Michelin, sulla terrazza dell’Hotel Splendide Royal.

Con maturità, personalità e visione, Di Iorio approda infine al ristorante Aroma, dove dà vita al suo progetto più ambizioso: una cucina che unisce passione, dedizione e rispetto per la materia prima, con un’attenzione estrema al dettaglio e alla qualità. La proposta culinaria di Chef Di Iorio è molto legata al territorio e alla materia prima. Le ricette gourmet rielaborano i sapori e i gusti della tradizione italiana. Oggi, Giuseppe Di Iorio rappresenta una delle voci più autorevoli della cucina italiana: un artigiano del gusto capace di reinterpretare la tradizione con grazia e innovazione, mantenendo sempre viva la sua filosofia più autentica – quella che vede nella semplicità, nella passione e nel rispetto per il cibo le basi di ogni grande creazione.

Lo Chef Giuseppe Di Iorio è considerato uno dei talenti più giovani e più brillanti d’Italia, mentre il personale del ristorante vista Colosseo è diretto da Maurizio Ciurli e dal sommelier Alessio Dominici, che garantiscono un servizio professionale ed attento.

Origini romane e calabresi, una grande famiglia, sei figli e un padre che ama cucinare. Giuseppe Di Iorio, scopre la cucina così, nel cuore della tradizione italiana. Metti un calabrese nato in una famiglia numerosa arrivato dopo ben quattro sorelle che, dopo aver frequentato l’alberghiero e vissuto esperienze professionali importanti in posti diversi, trova a Roma la sua seconda “patria”.

Metti un maestro chef, Giuseppe Sestito, che gli ha insegnato molto di quello a cui, oggi, lo chef Giuseppe Di Iorio, si ispira nel suo lavoro quotidiano. Metti la leggerezza di sapere che stai facendo il lavoro che volevi fare da sempre, e che non potresti immaginarti vestito in un altro modo se non nella divisa da chef.

Metti la passione, la dedizione e il più concreto rispetto per la materia prima con cui si possono comporre i piatti. Nasce così Giuseppe Di Iorio. Lo chef che ha reso uno dei mestieri più belli ma anche più difficili la sua passione in un ristorante che ha nel nome la città più antica del mondo e con il Colosseo così vicino che sembra toccarlo con mano.

Aroma Restaurant: Via Labicana, 125 – Roma

Mail: g.diorio@aromarestaurant.it

Telefono: 06 9761 5109

Sommelier Sofia Carta

Sarda d’origine, proveniente da Sassari, e oggi attiva principalmente a Roma ed è Sommelier Professionista Wine Ambassador Educator Sardinia. La sua carriera è raccontata anche da una lunga intervista per Reporter Gourmet intitolata “Sofia Carta, la ‘sommelier dei record’ a capo di una cantina unica in Sardegna”, in cui emerge una donna con un’identità chiara già in giovane età: diploma di alberghiero, stagioni estive in Sardegna e all’estero, maître a ventiquattro anni, profondo impegno nella formazione sommelier e crescita professionale costante.

Il suo viaggio nel mondo del vino nasce da una curiosità profonda per l’arte del gusto e dell’abbinamento. Dopo anni di studio e formazione presso Fondazioni e Associazioni di Alta Enologia, Sofia ottiene il diploma di sommelier, affermandosi nel panorama nazionale come una delle figure più competenti e appassionate della nuova generazione. Nella sua biografia, Sofia racconta di aver iniziato giovanissima: «Decido di frequentare l’Istituto alberghiero e poi inizio a quindici anni a fare le stagioni. A Londra a Mayfair mi vien voglia di fare bene quello che sarebbe diventato il mio lavoro». Nel 2002 frequentò i primi corsi AIS a Courmayeur, e “mi si è aperto un mondo”, dice lei, determinata a comprendere il vino prima di “vendere” vino. Nel corso della sua carriera ha ricoperto ruoli importanti, come la gestione della carta dei vini per il pluripremiato resort Forte Village Resort in Sardegna, dove ha curato oltre mille etichette di cui il 30% sarde.

In quell’ambiente, Sofia ha consolidato la sua idea chiave: il vino non è solo una bevanda, ma è memoria, territorio e servizio.

Come ambasciatrice del vino sardo e italiana, Sofia promuove vitigni autoctoni dell’isola e dedica particolare attenzione all’abbinamento e alla scelta del calice. Nel suo intervento per Reporter Gourmet spiega: «Un calice adatto, leggero ed elegante, ci fa sentire il vino in modo adeguato». La sua professionalità è riconosciuta anche sul piano dei premi: tra questi, il titolo di Sommelier dell’anno conferito da Food & Travel nel 2018. Oltre all’attività di sommelier, Sofia collabora con cantine, ristoranti e associazioni culturali per la promozione del vino di qualità, partecipando a eventi e degustazioni guidate. Si distingue per la capacità di valorizzare i vitigni autoctoni sardi – dal Vermentino al Bovale, dal Nuragus al Monica – portando avanti una missione chiara: far conoscere e apprezzare il patrimonio enologico della sua terra.

Sofia Carta è anche una grande sostenitrice della formazione e della cultura del bere consapevole. Convinta che il vino non sia solo piacere ma anche conoscenza e responsabilità, dedica tempo a incontri e laboratori didattici per diffondere un approccio rispettoso e curioso verso questo mondo. Il suo stile raffinato, la profonda conoscenza delle tecniche di degustazione e la capacità di creare empatia con chi la ascolta fanno di Sofia Carta una vera ambasciatrice del vino italiano e, soprattutto, una donna che ha saputo fare del suo talento un’arte.

Per Sofia, il vino è vita, emozione e cultura. Ogni calice racconta una storia, e lei, con la sua voce gentile e la sua esperienza, la trasforma in un ricordo che resta impresso nel cuore di chi degusta con lei. Sofia Carta non è solo sommelier e curatrice di selezioni vinicole: è educatrice, comunicatrice e voce della Sardegna nel mondo del vino. A partire dalla sua isola, porta avanti una missione di valorizzazione del territorio, dell’identità dei vini sardi e dell’esperienza del bere bene. Ogni bottiglia racconta una storia e, grazie a lei, quelle storie acquistano voce e riconoscibilità internazionale.

Chef Iside De Cesare

Iside De Cesare - La Parolina

Cuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.

La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana.ISIDE DE CESARE Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.

La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.RISTORANTE "LA PAROLINA" DI ISIDE DE CESARE

Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.

Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia.  Chef Iside De Cesare - Famiglia

Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.

Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.

“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.

Dove nasce il nome del ristorante lo racconta Romano: “il nome c’era e l’abbiamo tenuto, ci piaceva l’idea di una ristorazione sussurrata, fatta di paroline. Avevamo un sogno e ci siamo impegnati tutto e fino all’ultimo per realizzarlo”. Il primo estimatore de La Parolina è Luigi Cremona, storico critico gastronomico e instancabile talent scout delle migliori cucine italiane. Pochi mesi dopo l’apertura arriva la prima segnalazione in guida ed è il Gambero Rosso a notare la cucina di Iside e Romano, che non si allontanano dal territorio in cui lavorano e vivono, concependo piatti fortemente legati ai piccoli produttori che avevano intorno e che oggi sono cresciuti con loro. Nel 2008 arriva l’importante riconoscimento della stella Michelin per l’edizione 2009 della guida e nello stesso anno arriva anche Azzurra, la prima figlia di Iside e Romano.

Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.

Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione.
“L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.

Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa.
“Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.

MASTER CHEF - ISIDE DE CESAREIside De Cesare ha inoltre partecipato al talent riservato agli aspiranti chef in onda su SkyUno, Masterchef Italia, condotto da Bruno Barbieri, Joe Bastianch, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. La chef stellata de ”La Parolina” è stata una delle ospiti della puntata decisiva dello show, andata in onda nel 2015, in cui i concorrenti si sono sfidati per conquistare il titolo di quinto Masterchef italiano. Per l’Invention Test, Iside, ha proposto Trota in olio cottura alle erbe e salsa di cetriolo.

I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.

Indirizzo
Ristorante La Parolina

Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)

Tel. +39 0763 717130

Cake designer Francesca Speranza

Francesca Speranza, classe 1977, è una talentuosa artista livornese di nascita e romana d’adozione. La sua vita è sempre stata immersa nei colori: fin da bambina, a soli dieci anni, ha iniziato a dipingere su porcellana, sviluppando una naturale inclinazione per l’arte e la creatività. Grafico pubblicitario e illustratrice di formazione, Francesca scopre per caso il meraviglioso mondo dello zucchero, un incontro destinato a cambiare per sempre la sua carriera. Da questa scoperta nasce la sua inconfondibile tecnica di pittura a olio su torte, divenuta oggi il suo marchio di fabbrica e la firma delle sue creazioni artistiche.

Competitiva, tenace e visionaria, Francesca Speranza ha conquistato il panorama internazionale del cake design grazie a una lunga serie di riconoscimenti che testimoniano la sua eccellenza e dedizione. Tra i più prestigiosi: Primo posto assoluto alla 6ª Coppa Italia di Pasticceria Artistica Glamour Italian Cakes – SIGEP 2017, Primo posto Trofeo Laped, Premio Selmi 40 anni SIGEP, Medaglia di bronzo al BCN and Cake di Barcellona 2016, Medaglia d’oro e d’argento all’International Cake di Birmingham 2015, Premio della Critica Pasticceria Internazionale 2015 e Primo posto assoluto al Cake Design Italian Festival 2014. Nel 2017 è stata inoltre premiata a New York con il Top 10 International Cake Artist Award durante il New York Cake Festival. Le sue creazioni, realizzate con pasta di zucchero, ghiaccia reale, wafer paper, colori liposolubili e aerografo, sono un perfetto equilibrio tra tecnica, estetica e sentimento. Ogni torta è una tela su cui Francesca racconta emozioni, storie e colori, rendendo l’arte dolciaria un’esperienza sensoriale e visiva unica.

Per quattro anni consecutivi è stata riconosciuta tra i sei pasticceri più rappresentativi d’Italia, un traguardo che la consacra come una delle figure di riferimento nel panorama del cake design internazionale. La sua passione inesauribile la spinge a esplorare sempre nuove tecniche e a condividere le proprie conoscenze: insegna infatti nei migliori istituti di alta formazione in Italia e all’estero – da Shanghai a New York, da Londra a Praga – formando ogni anno decine di allievi e ispirando una nuova generazione di artisti del dolce. Brand ambassador per importanti aziende del settore, Francesca collabora con i reparti di ricerca e sviluppo per innovare prodotti e strumenti professionali, mettendo a disposizione il suo bagaglio tecnico e la sua inesauribile creatività.

Francesca Speranza, artista del dolce e pioniera della pittura a olio su torte, non è solo una cake designer di fama internazionale ma anche una professionista poliedrica che offre un’ampia gamma di servizi personalizzati, pensati per privati, aziende e professionisti del settore che desiderano dare un tocco artistico e raffinato ai propri eventi o prodotti. Tra le sue creazioni più richieste spiccano i Cake Topper personalizzati, piccole sculture in zucchero o pasta modellabile, uniche nel loro genere, realizzate su misura per ogni occasione speciale: matrimoni, compleanni, eventi aziendali o celebrazioni private.

Ogni topper è un’opera d’arte che racconta una storia, un ricordo o un’emozione, con lo stile inconfondibile che contraddistingue la mano di Francesca. Per chi desidera rendere ogni dettaglio perfettamente coordinato, Francesca propone anche il servizio di Sweet Table, curando la progettazione estetica e la realizzazione di tavoli dolci a tema. Cupcake, biscotti decorati, mini dessert e torte diventano parte di un allestimento armonioso e scenografico, in perfetto equilibrio tra gusto, eleganza e creatività. Con il format Cake Party, Francesca trasforma la passione per la pasticceria in un’esperienza indimenticabile. Ideale per grandi e piccoli appassionati, è un laboratorio interattivo in cui gli ospiti possono imparare le tecniche base del cake design, divertirsi e vivere da protagonisti l’arte della decorazione. Innovativa e attenta alle esigenze di ogni cliente, ha ideato anche Rent the Cake, la formula di noleggio torte scenografiche: perfetta per matrimoni, shooting fotografici o eventi, consente di avere una wedding cake o una cartoon cake spettacolare a costi contenuti, mantenendo la stessa resa estetica di una torta reale.

La sua esperienza pluriennale la porta spesso a collaborare con aziende e scuole in tutta Italia e all’estero, dove offre dimostrazioni dal vivo in aula, laboratorio o showroom. Questi momenti di formazione e spettacolo sono pensati per mostrare tecniche innovative di decorazione, pittura e scultura in zucchero, ispirando studenti, colleghi e professionisti del settore. Infine, Francesca mette a disposizione la sua competenza come consulente per test prodotti, collaborando con aziende che producono materie prime per la decorazione alimentare. Grazie alla sua esperienza e alla sua sensibilità artistica, contribuisce allo sviluppo di nuovi materiali e strumenti professionali, garantendo risultati di altissima qualità.

Attraverso queste attività, Francesca Speranza continua a diffondere la sua visione dell’arte dolciaria: un connubio perfetto tra creatività, tecnica e passione, dove ogni creazione diventa un racconto da gustare con gli occhi e con il cuore. Artista e maestra instancabile, ama ripetere una frase che racchiude perfettamente la sua filosofia di vita e di lavoro: “Le parole non ci riesco non appartengono al mio vocabolario. Studio per avere la pazzia di realizzare i miei sogni, vivendoli a colori, sempre.” Francesca Speranza è l’esempio di come l’arte, quando incontra la passione e la determinazione, possa trasformare lo zucchero in pura emozione.

Telefono: 347 857 2121

Mail: info@francescasperanza.it

Macelleria Giardina – Gianni Giardina

La Macelleria Giardina porta il nome e la firma di Gianni Giardina, maestro macellaio e ambasciatore della tradizione siciliana nel mondo. Situata a Canicattì, nel cuore dell’Agrigentino, la macelleria è un punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità, simbolo di una passione tramandata e coltivata con dedizione artigianale. Gianni Giardina, con la sua esperienza pluridecennale, ha saputo unire la sapienza antica del mestiere del macellaio a una costante ricerca di innovazione. Attento alla selezione delle carni, privilegia allevamenti locali e filiere controllate, garantendo prodotti genuini, sicuri e dal gusto autentico. Ogni taglio è frutto di una lavorazione precisa e rispettosa delle materie prime, eseguita con maestria e rispetto per la tradizione. All’interno della Macelleria Giardina, oltre ai tagli classici e pregiati, è possibile trovare una ricca selezione di preparati gastronomici, salumi artigianali e specialità pronte da cuocere, pensate per soddisfare le esigenze della clientela moderna senza rinunciare alla qualità. Conosciuto e stimato in tutta Italia, Gianni Giardina rappresenta un vero ambasciatore della cultura della carne, impegnato nella valorizzazione delle eccellenze territoriali e nella formazione delle nuove generazioni di macellai. La sua macelleria non è solo un luogo di vendita, ma un laboratorio di tradizione, gusto e innovazione, dove ogni prodotto racconta una storia di passione, competenza e amore per la Sicilia.

Tra le strade di Canicattì, nel cuore dell’Agrigentino, c’è una bottega che profuma di Sicilia autentica. La Macelleria Giardina non è solo un negozio di carne: è un luogo in cui si respira tradizione, ricerca e passione. Gianni Giardina, classe 1978, è il macellaio che ne porta avanti il nome, con l’orgoglio di chi fa parte di una famiglia che da tre generazioni si dedica a questo mestiere. Con le mani esperte, l’approccio artigianale e la mente sempre aperta alla sperimentazione, Gianni ha saputo trasformare una bottega di quartiere in un punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità, tanto da essere scelto anche da grandi chef, come Pino Cuttaia, che si affida a lui per selezionare i tagli migliori da portare in cucina.

Gianni ha cominciato presto: aveva solo sette anni quando ha iniziato ad affiancare il padre tra i banchi della macelleria. A dieci ha eseguito il suo primo disosso. Dopo gli studi e il servizio militare, ha frequentato la Scuola di Macelleria di Nocera, diplomandosi con ottimi voti. Poi è volato negli Stati Uniti, a New York, per imparare nuove tecniche di taglio e affinare le sue competenze sul barbecue. Al ritorno, ha deciso di rivoluzionare l’attività di famiglia, aprendo nel 2009 un secondo punto vendita dedicato in particolare ai salumi, agli stagionati e alle frollature lunghe. Oggi è anche docente in scuole private, dove insegna trasformazione e conservazione naturale, ed è uno dei fondatori della Nazionale Italiana Macellai, di cui è vicepresidente.

Il suo lavoro parte sempre da una scelta precisa: valorizzare gli animali allevati allo stato brado, senza uso di antibiotici, in Sicilia. Sceglie razze autoctone, come la Cinisara o la Comisana, che vive libere nei pascoli siciliani, alimentandosi con foraggi naturali e mangimi vegetali, no OGM. Secondo Gianni, queste carni hanno un sapore unico e una fibra dolce, perché sono figlie del territorio. Non si tratta di migliori o peggiori, semplicemente sono diverse e per questo meritano di essere conosciute e difese. Segue tutta la filiera: dalla nascita degli animali alla loro alimentazione, fino alla macellazione, al taglio e alla frollatura. Quest’ultima è una fase fondamentale: da un minimo di trenta giorni a un massimo di quarantacinque, con controlli rigorosi del pH per garantire sicurezza, tenerezza e gusto.

Entrando nella sua macelleria si viene accolti da un banco frigo che mescola sapori del mondo con eccellenze locali. Ma sono proprio i salumi e le carni siciliane a raccontare meglio la sua visione. Capocolli, pancette, mortadelle di Cinisara, speck siculo, prosciutti di suino locale: ogni prodotto è il risultato di una lavorazione artigianale precisa, fatta senza fretta, con attenzione alla materia prima. Non si tratta solo di “produrre”, ma di dare identità a un sapore, raccontare una storia. Come quella del prosciutto di pecora, una delle sue creazioni più conosciute, che Gianni realizza con un procedimento complesso ma naturale. Si parte da pecore “strippotte”, cioè che non hanno mai avuto gravidanze: la loro carne ha un grasso più dolce e abbondante. Dopo l’aromatizzazione e la salamoia, il prosciutto viene cotto a vapore e poi abbattuto in positivo per eliminare ogni carica batterica. Il risultato è un prosciutto dal colore rosa intenso, profumato, morbido, con un gusto che rimanda immediatamente alla Sicilia, all’agnello alla brace, ai formaggi ovini, alla campagna.

Ma Gianni non si limita ai salumi. Ama recuperare anche il cosiddetto quinto quarto, le parti meno nobili degli animali che diventano base per piatti della tradizione siciliana come la robba cotta, la stigghiola, il mussu o la gelatina di maiale. Una cucina popolare, vera, che racconta la storia del territorio e delle persone. La sua filosofia è semplice ma concreta: dare valore a ciò che già esiste, rispettare i tempi della natura, non forzare nulla, puntare sulla qualità senza compromessi. Negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 2019 è stato nominato “Best in Sicily” per la migliore macelleria, nel 2021 la Nazionale Italiana Macellai si è classificata seconda agli Europei in Francia e ha vinto il premio del pubblico, mentre nel 2022 Gianni è stato premiato come campione mondiale di disosso al World Butcher’s Challenge di Sacramento. Successi che non gli hanno mai fatto perdere il contatto con le sue radici. Ogni giorno, infatti, lo si può trovare dietro il banco, a tagliare, frollare, spiegare, consigliare. A chi entra in negozio per comprare una braciola, Gianni racconta come cuocerla, quale vino abbinarci, da dove arriva quell’animale.

La sua non è solo una macelleria, è un presidio culturale. In un mondo che va veloce, in cui spesso si perde il legame con la terra, il lavoro di Gianni Giardina è un invito a rallentare e riscoprire il valore del cibo, quello vero, fatto con le mani, con pazienza e con amore.

A Canicattì, tra le colline siciliane, c’è ancora chi lavora come una volta, ma con lo sguardo rivolto al futuro. E non è un caso se anche i grandi chef passano da lui. Perché quando la qualità è frutto di un sapere autentico, la strada giusta si trova sempre. Anche se parte da un piccolo laboratorio, tra le vie della provincia.

Contatti

Macelleria Giardina – Canicattì (AG) – Via Ernesto Basile, 1 – 0922 831131

Macelleria Labella – Orlando Di Mario

La Macelleria Labella nasce dalla passione e dall’impegno di Orlando Di Mario e Mara Labella, una coppia che ha fatto della qualità e della tradizione il cuore del proprio lavoro. Situata nel territorio laziale, la macelleria è diventata nel tempo un punto di riferimento per chi cerca carni selezionate, genuine e lavorate con maestria artigianale. Nella macelleria, tradizione e innovazione si incontrano: accanto ai tagli classici e alle carni pregiate, trovano spazio preparazioni gastronomiche pronte da cuocere, hamburger artigianali, specialità marinare e salumi prodotti seguendo antiche ricette di famiglia. Ogni prodotto racconta una storia di dedizione, di ricerca e di amore per il mestiere. Nella Macelleria sono presenti solo prodotti selezionati da allevamenti che rispettano il benessere animale e garantiscono una filiera controllata. Grazie alla visione e alla professionalità di Orlando Di Mario e Mara Labella, la Macelleria Labella rappresenta oggi una vera eccellenza del territorio, un luogo dove la passione per la carne si trasforma in arte e dove ogni cliente può riscoprire il gusto autentico della tradizione italiana.

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Nato nel 1965 e cresciuto tra le colline e la pianura pontina, Orlando Di Mario è oggi il presidente della Nazionale Italiana Macellai, ruolo che interpreta con lo stesso temperamento e la stessa passione che lo hanno sempre contraddistinto dietro il banco carni. Vive a Sermoneta (Latina), dove conduce insieme a Mara, compagna di vita e di nazionale, una macelleria originale e accogliente, punto di riferimento per chi cerca qualità e tradizione.

Le radici di Orlando affondano a Norma, borgo della provincia pontina, e con il suo territorio conserva un legame viscerale: “Questa pianura è la mia fonte di vita” – ama ripetere – perché qui ci sono i suoi affetti, ma anche il lavoro che gli permette di vivere e di crescere nella sua professione.

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Ogni mattina, proprio come faceva suo padre Elia, sale a bordo del camion e gira per le stalle della zona. Con alcuni allevatori ha stretto un vero e proprio patto: da loro vuole soltanto il meglio, le carni più pregiate, frutto di animali allevati con cura e alimentati nel rispetto della tradizione. Non si limita a osservare: spesso assaggia persino il mais destinato ai bovini per testarne la qualità e sentirne il profumo. Una dedizione che racconta quanto la sua ricerca della perfezione parta sempre dalla materia prima. Al negozio, invece, è Mara ad accogliere i clienti – che conosce tutti per nome – e a spiegare con passione le caratteristiche delle carni selezionate: grasse, sapide, uniche. Una filosofia di lavoro che si fonda sulla fiducia, sul rapporto diretto con la comunità e su una profonda conoscenza del mestiere.

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Orlando Di Mario è riconosciuto come Maestro Macellaio, titolo che testimonia la sua esperienza e la sua dedizione a un’arte antica che lui ha saputo rinnovare con professionalità e passione. Alla guida della Nazionale Italiana Macellai, porta la sua squadra sui palcoscenici internazionali dei World Butcher’s Challenge, diffondendo l’eccellenza italiana nel mondo e dimostrando che la macelleria non è solo un mestiere, ma un patrimonio culturale e identitario da preservare. Con il suo esempio, Orlando continua a insegnare ai giovani macellai che la vera forza di questo lavoro sta nelle basi: rispetto per gli animali, conoscenza del territorio, selezione attenta e passione. La stessa che ogni giorno lo spinge a cercare “il top del top”, a favore di chi sceglie la sua macelleria e di chi, con orgoglio, porta il tricolore nel mondo insieme a lui.

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Macelleria Labella: V. Le Pastine, 23, 04013 Carrara LT

Telefono: 0773 318243

Salumeria Paciotti – Stefano Paciotti

La Salumeria di Stefano Paciotti è un’eccellenza gastronomica nel cuore di Roma, un luogo dove la passione per la qualità e la tradizione si unisce a una continua ricerca del gusto autentico. Fondata e guidata da Stefano Paciotti, esperto selezionatore e profondo conoscitore delle eccellenze italiane, la salumeria è diventata negli anni un punto di riferimento per gli amanti del buon cibo e per chi desidera riscoprire il valore dei sapori genuini. Ogni prodotto presente sugli scaffali è frutto di un’attenta selezione tra i migliori artigiani e produttori del territorio: salumi e formaggi d’eccellenza, conserve, vini, specialità rare e ricercate che raccontano le tradizioni regionali italiane. Paciotti sceglie personalmente ogni fornitore, puntando sulla qualità, sulla sostenibilità e sul rispetto delle lavorazioni autentiche.

La Salumeria Paciotti non è solo un negozio, ma una vera e propria esperienza sensoriale, dove ogni dettaglio riflette la cura e la dedizione di chi ama profondamente la cultura gastronomica italiana. Tra profumi intensi, accostamenti sorprendenti e un’accoglienza calorosa, Stefano Paciotti continua a tramandare l’arte del gusto con lo stesso entusiasmo e la stessa passione che lo hanno reso uno dei nomi più stimati nel panorama enogastronomico romano.

Chi ama il buon cibo, chi non si accontenta e cerca sempre la qualità vera, quella fatta di sapori autentici, ingredienti genuini e accoglienza sincera, trova nella Salumeria Paciotti un punto di riferimento solido e riconoscibile. Situata nel cuore del quartiere Trionfale, a Roma, in via Marcantonio Bragadin 51/53, questa storica bottega è da anni sinonimo di eccellenza gastronomica italiana, proposta con una cura che si tramanda di generazione in generazione.

Stefano Paciotti e la sua famiglia portano avanti ogni giorno un lavoro fatto di passione, attenzione e profondo rispetto per i prodotti. Nulla viene lasciato al caso: ogni salume, ogni formaggio, ogni specialità presente nei banchi della salumeria è frutto di una selezione attenta e rigorosa. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire solo il meglio, mantenendo intatti freschezza e gusto degli ingredienti. Il risultato è un’esperienza di acquisto che va ben oltre il semplice gesto quotidiano: è un viaggio nei sapori più autentici d’Italia, guidato da chi conosce a fondo ciò che propone e ama profondamente questo mestiere.

Da Paciotti Salumeria è possibile trovare una ricca varietà di affettati e insaccati di alta qualità, tutti rigorosamente privi di derivati del latte e senza glutine. Una scelta precisa e consapevole, pensata per garantire a chiunque – senza eccezioni – il piacere di gustare il meglio della tradizione gastronomica italiana, anche seguendo regimi alimentari specifici. Una qualità accessibile a tutti, senza rinunce.

Entrare nella salumeria significa immergersi in un mondo di profumi e sapori che raccontano storie, territori e tradizioni. Superato l’arco dei prosciutti crudi di Parma e San Daniele D.O.P., si apre uno spazio familiare e accogliente, dove il tempo sembra rallentare e ogni consiglio diventa un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo. Dai salumi rari ai formaggi a latte crudo stagionati nelle malghe, fino ai prodotti sott’olio realizzati secondo metodi antichi, ogni referenza racconta un lavoro fatto con serietà e competenza. Ma la Salumeria Paciotti non è soltanto salumi e formaggi. È anche un punto vendita specializzato in eccellenze alimentari italiane: conserve artigianali, pasta di grano duro trafilata al bronzo, oli extravergini di oliva selezionati, vini del territorio e tante altre specialità regionali.

Tutti prodotti che portano in tavola l’Italia più autentica, fatta di tradizioni vive, sapori veri e mani esperte. Ogni prodotto racconta una storia, e ogni consiglio dato dietro al bancone è parte di un percorso che unisce cibo, cultura e passione. A rendere tutto ancora più speciale è la professionalità dello staff. La cordialità di Stefano e dei suoi collaboratori è parte integrante dell’esperienza. Ogni cliente viene accolto con il sorriso e con quella tipica simpatia romana che fa sentire subito a casa. L’acquisto diventa così un momento di condivisione, di ascolto, di scambio. Non si entra solo per comprare, ma anche per chiacchierare, imparare, scoprire. È questo che crea un legame forte e duraturo con chi sceglie questa salumeria.

La Salumeria Paciotti non è soltanto un luogo dove acquistare eccellenze. È uno spazio dove riscoprire il significato profondo della qualità, ricevere consigli da chi conosce a fondo ogni prodotto, portare a casa non solo ottimo cibo, ma un frammento autentico d’Italia. Una realtà fatta di passione, accoglienza e tanto, tantissimo gusto. La famiglia Paciotti accoglie ogni giorno con entusiasmo chi desidera vivere un’esperienza gastronomica vera, fondata sui valori della tradizione e della qualità.

Contatti

Via Marcantonio Bragadin 51/53 a Roma. Tel.: 0639733646

Email: info@paciottisalumeria.it


Pec: paciottisalumeria@pec.it

Forno Cannata – Tommaso Cannata

Il Forno Cannata, fondato da Tommaso Cannata a Messina, è un punto di riferimento dell’arte bianca siciliana, dove tradizione e innovazione si fondono in un perfetto equilibrio di sapori e autenticità. Nato come panificio artigianale, il Forno Cannata è cresciuto nel tempo mantenendo salde le proprie radici e l’amore per le materie prime di qualità. Tommaso Cannata, erede di una lunga tradizione familiare, ha saputo reinterpretare l’antico mestiere del fornaio con passione e competenza, valorizzando grani autoctoni siciliani e processi di lievitazione naturale. Ogni prodotto, dal pane alle focacce, dai biscotti ai lievitati dolci e salati, racconta una storia fatta di territorio, profumi e genuinità. Oggi il Forno Cannata è sinonimo di eccellenza e autenticità, un luogo dove il gusto della Sicilia prende forma ogni giorno attraverso il lavoro attento e appassionato di chi crede ancora nella bontà delle cose fatte con le mani e con il cuore.

In ogni pagnotta che esce dal suo forno, in ogni brioche col tuppo che lievita pazientemente dietro il vetro del laboratorio, c’è una storia. Una storia che sa di farina e d’amore, di sudore e memoria, di mani sapienti che non hanno mai dimenticato da dove vengono. È la storia di Tommaso Cannata, panificatore messinese, maestro dell’arte bianca e custode orgoglioso di un patrimonio che ha scelto non solo di tramandare, ma di rinnovare con visione, passione e coraggio.

Nato a Messina nel 1964, figlio e nipote di panificatori, Tommaso cresce tra sacchi di farina e lievito che respira come ossigeno. Fin da bambino osserva suo padre all’opera, ne assorbe i gesti, l’etica, la dedizione. E capisce che quell’arte è molto più che un mestiere: è una missione. Una strada tracciata con il cuore, fatta di albe silenziose e di forni accesi, che diventa eredità, identità, futuro.

Insieme alla moglie Nicoletta e ai figli Salvatore e Chiara, Tommaso rappresenta oggi la quarta generazione della famiglia Cannata. E con loro ha dato vita, nel 2012, a un sogno concreto: il Cannata Sicilian Bakery, il primo bakery bistrot di Messina. Ma non un panificio qualunque. È un luogo dove il pane torna protagonista, dove il profumo della tradizione incontra l’eccellenza della ricerca, dove ogni impasto è fatto solo con grani antichi siciliani e lievitato con il lievito madre “Turi”, chiamato così in omaggio al padre e al figlio Salvatore.

Turi è più di un lievito. È una creatura viva, curata con amore da decenni, tramandata come un bene prezioso. È l’anima di un pane che parla di passato ma guarda lontano. Come Tommaso, che da sempre porta avanti una battaglia silenziosa ma potente: quella per la riscoperta, la valorizzazione e la comunicazione dell’agrobiodiversità siciliana.

È per questo che Cannata è anche co-fondatore dell’associazione Simenza, realtà che riunisce agricoltori, artigiani e studiosi per proteggere e promuovere i semi contadini della Sicilia. Semi veri, autentici, non geneticamente modificati, coltivati con rispetto per la terra e per le persone.

Nel panificio di Tommaso, ogni prodotto ha una storia e una scelta dietro: farine integrali da chicco intero, niente farine raffinate, nessuna scorciatoia. Solo genuinità, tempo, cura. Le sue focacce gourmet erano già un’innovazione negli anni ’90, quando ancora la panificazione moderna era agli albori. E oggi lo sono ancora di più, perché raccontano una Sicilia che osa, che innova, che si mette in discussione.

Tra le sue creazioni più amate, spiccano la focaccia messinese e il celebre pitone (ripieno di scarola, acciughe e tuma), ma anche gli arancini, rivisitati con farine di grano antico e riso locale: nasce così “l’arancinu”, simbolo di un’identità che evolve senza mai snaturarsi.

Nel 2019 Tommaso decide di portare la sua visione anche oltre lo Stretto. Lo fa scegliendo la città simbolo del cambiamento italiano: Milano. Qui apre Cannata Sicilian Bakery in Corso Indipendenza, un panificio moderno con caffetteria e laboratorio a vista, che porta nella capitale del design e della moda tutto il calore, il gusto e la verità della sua Sicilia. Qui tutto parla della sua terra: le forme, i profumi, le farine, i nomi, perfino l’arredo, realizzato con materiali naturali e dettagli artigianali.

La Sicilia di Tommaso a Milano si sente e si vede. Ed è proprio a Milano che nasce anche il progetto “I Compari”, una collaborazione con l’imprenditore Antonio Longhi, che unisce tradizione e imprenditorialità, territorio e innovazione, sotto il claim “Sicily for life”. Un messaggio chiaro e deciso: non è la Sicilia del folclore, ma quella che lavora, che crea, che esporta cultura alimentare con orgoglio e competenza.

Tommaso mette la sua faccia in ogni progetto. E lo fa con umiltà e coerenza. Si definisce un “messinese doc”, ma è prima di tutto un uomo che ha saputo trasformare un mestiere antico in un linguaggio universale. Le sue brioche col tuppo, realizzate con farine Petra Bio 1010 e Petra Evolutiva, sono un inno alla diversità agricola italiana. Ogni scelta, ogni ingrediente, ogni forno acceso raccontano una filosofia di vita: la qualità come atto politico, la lentezza come valore, il pane come cultura.

Tommaso Cannata è molto più di un bakery chef. È un narratore, un portavoce, un riferimento per chi crede che il pane non sia solo cibo, ma atto di memoria, bellezza e resistenza. I suoi laboratori sono luoghi vivi, in cui si intrecciano saperi, tecniche, storie. E anche Milano, grazie a lui, ha imparato a respirare il profumo della Sicilia più autentica.

La sua famiglia lo accompagna in ogni passo: Nicoletta, compagna di vita e d’impresa, Chiara e Salvo, testimoni di una continuità che non è semplice eredità, ma scelta consapevole. Insieme tengono acceso un forno che non brucia mai, ma che scalda il cuore di chi crede ancora nei sapori veri e nei sogni impastati a mano.

Oggi, Tommaso Cannata è uno dei volti più credibili e appassionati del panorama artigianale italiano. Il suo nome è garanzia di qualità, tradizione e innovazione. La sua è una Sicilia che non si racconta con le parole, ma con i gesti, con il profumo di una focaccia appena sfornata, con l’accoglienza di una brioche calda all’alba, con la fermezza di chi ha scelto di restare se stesso, ovunque vada.

Il suo pane è buono perché è vero. E racconta una storia che ha il sapore eterno delle cose fatte con amore.

Contatti

Via XXVII luglio 83/85 – 98123 Messina

Telefono: 090 6409130

Dirotta Da Noi – Tour Operator

Dirotta da Noi è un tour operator italiano specializzato nella creazione di esperienze di viaggio autentiche, personalizzate e su misura, pensate per chi desidera scoprire il mondo con occhi curiosi e spirito libero. Nata dalla passione per il turismo e dalla volontà di offrire un modo nuovo di viaggiare, l’azienda si distingue per l’attenzione ai dettagli, la cura del cliente e la capacità di trasformare ogni viaggio in un ricordo indelebile. Con sede in Italia ma una rete di collaborazioni internazionali, Dirotta da Noi propone itinerari unici, che spaziano dai viaggi culturali alle avventure naturalistiche, dai soggiorni relax alle esperienze enogastronomiche, sempre con un occhio attento alla sostenibilità e al rispetto dei luoghi visitati. Ogni proposta nasce dall’ascolto delle esigenze del viaggiatore, con la convinzione che un viaggio ben organizzato non debba essere solo una vacanza, ma un’esperienza di crescita e scoperta.

Il team di Dirotta da Noi è formato da professionisti del settore turistico, accomunati da una lunga esperienza e da un’autentica passione per il mondo dei viaggi. La loro missione è quella di offrire un servizio completo e personalizzato, capace di accompagnare il cliente in ogni fase: dalla progettazione del viaggio fino all’assistenza durante il soggiorno. Tra i punti di forza dell’azienda vi è la capacità di coniugare professionalità e creatività. Che si tratti di viaggi individuali, di gruppo, aziendali o di nozze, Dirotta da Noi realizza percorsi tailor-made, valorizzando la cultura, la gastronomia e le tradizioni locali di ogni destinazione. Particolare attenzione è riservata alle esperienze emozionali, come i tour tematici, i viaggi benessere o le proposte esperienziali dedicate a chi desidera entrare in contatto con le comunità locali.

Negli anni, il tour operator ha costruito una reputazione solida, basata su fiducia, competenza e passione, diventando un punto di riferimento per chi cerca un viaggio autentico, curato e sicuro. Dirotta da Noi non vende semplicemente vacanze, ma accompagna i viaggiatori verso nuove mete, nuove culture e nuove emozioni, offrendo ogni volta un modo unico di scoprire il mondo, con la certezza che ogni destinazione, se vissuta con il cuore, può davvero cambiare il modo di guardare la vita.

Dirotta da Noi: Via Mar della Cina, 183, 00144 Roma

Telefono: 06 5220 6401

Giuseppe Garozzo Zannini Quirini – Aristocratico del Gusto

Giuseppe Garozzo Zannini Quirini nasce a Roma nel 1963 in una raffinata famiglia del Sud dalle origini aristocratiche. Dopo aver conseguito il diploma con il massimo dei voti presso il Liceo Scientifico “Villa Sora” di Frascati, supera il test di ammissione alla LUISS Guido Carli, ma sceglie di proseguire gli studi presso la Facoltà statale di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Dopo aver superato le prove scritte per l’ingresso all’Accademia della Guardia di Finanza, decide di non completare il concorso e di intraprendere un percorso nel mondo del lavoro, superando vari concorsi pubblici presso Poste Italiane, Alitalia e Banca d’Italia. Dopo aver frequentato con successo il Corso Concorso, accetta l’assunzione presso la Cassa Depositi e Prestiti, dove inizia come impiegato direttivo. Alla fine del periodo formativo viene subito promosso funzionario e nominato Addetto Stampa presso l’Ufficio Relazioni Esterne.

Per molti anni ricopre il ruolo di redattore e direttore della rassegna stampa aziendale, seguendo numerosi progetti editoriali e di marketing. Nel 2001 viene nominato Segretario della Commissione Parlamentare di Vigilanza presso CdP, con il compito di redigere le relazioni sui bilanci aziendali da presentare al Presidente della Commissione e ai Presidenti di Camera e Senato.Terminato il mandato, passa all’Ufficio Acquisti, dove si occupa della preparazione dei bandi di gara. Grazie al suo approccio etico e trasparente, riceve l’incarico di redigere il regolamento dell’Albo per la Gestione dei Fornitori, che segue con grande attenzione, introducendo un sistema d’iscrizione informatizzata – una soluzione innovativa per l’epoca, capace di garantire maggiore chiarezza e correttezza in un settore particolarmente delicato.

Oggi, in pensione, si definisce un felice viaggiatore nel gusto, dedicando il suo tempo a tutto ciò che è bello e buono. Raffinato, colto e curioso, è un appassionato osservatore del comportamento umano, convinto che l’estetica contenga in sé l’etica, e che il giudizio del percepire assorba quello del bene e del male. I suoi mentori sono stati Harold Bloom e Gillo Dorfles, ai quali ha dedicato una piccola elaborazione in chiave borbonica dal titolo “Pare brutto!”. Sommelier dal 1999 e attento critico enogastronomico, scrive per “James Magazine”. Studia con passione la storia della cucina italiana, con particolare interesse per le sue origini più antiche, fino alla Mesopotamia, portando avanti un dialogo costante tra cultura, gusto e conoscenza.

Mail: aristocraticodelgusto@gmail.com

Pizzeria ÈSSENZA – Davide Merlino

La Pizzeria Èssenza – Pizza & Bistrot di Davide Merlino, situata a Campofelice di Roccella, rappresenta un innovativo punto di riferimento per chi desidera vivere un’esperienza gastronomica autentica e inclusiva. Nata dal desiderio di creare un luogo dove gusto, qualità e rispetto delle diversità alimentari convivano in armonia, Èssenza è una pizzeria unica nel suo genere, dotata di due forni separati, uno dei quali interamente dedicato alla produzione gluten free, nel pieno rispetto dei protocolli AiC. Ogni pizza racconta la filosofia di Merlino — pizzaiolo celiaco e visionario — che ha trasformato la propria esperienza personale in una missione: offrire a tutti, senza esclusioni, il piacere di una pizza di eccellenza. In questo locale moderno e accogliente, tradizione e innovazione si fondono in un equilibrio perfetto, dando vita a un prodotto genuino, digeribile e inclusivo, capace di unire sotto lo stesso gusto chiunque ami la buona cucina italiana. ÈSSENZA – Pizza&Bistro è un progetto che profuma di Sicilia, pensato per chi ama mangiare bene, dove trovare le migliori eccellenze siciliane senza rinunce. E’ una creatura di Davide Merlino nata dall’amore per la cucina artigianale, la qualità siciliana e il desiderio di accogliere tutti, anche chi ha intolleranze, un luogo che unisce e non crea distinzioni…pizza, cucina tipica, birre artigianali, wine & cocktail anche in versione 100% gluten free. Èssenza è il perfetto connubbio tra passione, amore, professionalità e dedizione. Ogni dettaglio riflette la filosofia di Davide Merlino: rispetto per la materia prima, ricerca costante della qualità e attenzione verso il cliente. Gli impasti, studiati con cura e realizzati con farine selezionate, garantiscono leggerezza e gusto, mentre i condimenti raccontano la Sicilia attraverso ingredienti freschi, stagionali e di provenienza locale. Il locale è pensato come un luogo di incontro e condivisione, dove la cucina diventa esperienza e inclusione. L’atmosfera elegante ma informale, l’accoglienza calorosa e la possibilità di gustare una pizza tradizionale o completamente senza glutine fanno di Èssenza un simbolo di innovazione gastronomica e sensibilità sociale, un progetto che valorizza la pizza come linguaggio universale di convivialità e benessere.

Davide Merlino è un pizzaiolo di grande competenza e sensibilità, riconosciuto a livello nazionale per la sua specializzazione nella pizza senza glutine e per il suo impegno nel rendere la cucina un luogo inclusivo, accessibile e di qualità per tutti. Celiaco e autore del blog Altramentecuoco, ha trasformato una condizione personale in una missione professionale, costruendo la sua carriera attorno alla cucina gluten free e diventando uno dei principali punti di riferimento del settore. Delegato Nazionale per lo Street Food di DOC Italy, Davide Merlino rappresenta l’eccellenza artigianale e l’umanità di un mestiere che unisce passione, ricerca e responsabilità. La sua visione gastronomica si fonda su valori solidi — inclusività, rispetto delle diversità alimentari, qualità e professionalità — che negli anni gli hanno permesso di affermarsi non solo come pizzaiolo, ma anche come promotore culturale del buon cibo. Fondatore di Sicily Event, realtà che si occupa dell’organizzazione di manifestazioni dedicate al mondo del food e della birra, Merlino promuove le eccellenze siciliane e il cibo come strumento di cultura, socialità e condivisione. È un uomo coerente, appassionato, che crede nella forza del lavoro e nella responsabilità di chi cucina per gli altri.

Il suo ultimo e ambizioso progetto è ÈSSENZA – Pizza & Bistrot, inaugurato a Campofelice di Roccella: un locale inclusivo e contemporaneo in cui convivono due forni separati, di cui uno interamente dedicato alla produzione gluten free. Il bistrot, che rientra nel circuito AiC (Associazione Italiana Celiachia), è un modello di ristorazione attenta, sicura e rispettosa, capace di unire la qualità dell’artigianalità italiana alla necessità di garantire la serenità di chi deve seguire un’alimentazione priva di glutine. Con ÈSSENZA, Davide Merlino ha dato vita a un luogo che incarna la sua filosofia: un laboratorio di idee e sapori dove tradizione e innovazione convivono, dove la pizza non è solo un piatto ma un messaggio di accoglienza e libertà. La sua storia è quella di un uomo che ha trasformato una sfida personale in un percorso di successo e di ispirazione per tanti, dimostrando che la vera cucina è quella che non esclude nessuno.

ÈSSENZA: Largo Vittorio Emanuele Orlando 2, Campofelice di Roccella

Telefono: 0921995954

Mail: info@essenzapizzaebistrot.it

Marco Crimi – Vivon 4.0

Marco Crimi è un visionario attento all’ambiente, formatore per aziende e istituzioni. Appassionato di tecnologie all’avanguardia, si è profondamente immerso nello studio della tecnologia blockchain che ritiene fermamente abbia un grande potenziale per rivoluzionare le catene di approvvigionamento in termini di trasparenza dei dati, immutabilità e condivisione decentralizzata. Questo percorso gli ha portato competenze come Blockchain e Web3 Community manager oltre che esperto certificato in NFT, Metaverso, Realtà Virtuale, Mista ed Estesa. Dopo 37 anni di esperienza pratica in ruoli di leadership etica, team building e gestione, valutazione e gestione del rischio, implementazione di programmi complessi, utilizzo della simulazione per scopi formativi, ha scelto di dedicare le sue competenze a un progetto ambizioso: creare un’azienda che porti la massima trasparenza nella filiera agroalimentare, dal campo alla tavola. Nel 2021 Marco ha fondato Vivon 4.0 insieme a Giancarla e Laura offrendo una piattaforma basata su Blockchain che permette di tracciare ogni fase del processo della catena di approvvigionamento, inclusa la fase di spedizione dai produttori ai consumatori. Crede che combinare la blockchain con sensori e intelligenza artificiale possa essere la soluzione perfetta per garantire l’autenticità dei dati lungo l’intera catena di approvvigionamento, eliminando l’intervento umano. Il nome “Vivon” affonda le sue radici nell’esperanto, la lingua internazionale, dove significa “Io vivo”, una scelta che riflette l’universalità e l’interconnessione che il progetto aspira a creare. Il suffisso “4.0” richiama direttamente l’Industria 4.0, sottolineando l’impegno verso l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale del settore agroalimentare.

Nel dinamico panorama del settore agroalimentare contemporaneo, Vivon 4.0 emerge come una soluzione rivoluzionaria che vuole ridefinire i paradigmi tradizionali della filiera alimentare. Lanciato nel 2021, questo progetto innovativo integra sapientemente blockchain, Internet of Things (IoT), realtà aumentata e intelligenza artificiale per creare un ecosistema digitale completo e all’avanguardia. La piattaforma si distingue per Ovoland, una vibrante comunità digitale che funge da punto d’incontro tra produttori e consumatori, facilitando connessioni dirette e promuovendo la trasparenza lungo tutta la filiera. Un elemento distintivo di Vivon 4.0 è l’integrazione di bot di intelligenza artificiale avanzati che forniscono modelli predittivi sofisticati per l’ottimizzazione della filiera produttiva. Questi sistemi AI analizzano continuamente vasti set di dati provenienti da fonti diverse – dai dati dello storico delle produzioni precedenti ai sensori IoT e alle tendenze di mercato, dalle condizioni meteorologiche ai pattern di consumo – per generare previsioni accurate e raccomandazioni personalizzate. I produttori possono così anticipare la domanda di mercato, ottimizzare i cicli di produzione, ridurre gli sprechi e pianificare in modo più efficiente la distribuzione. Il sistema di AI fornisce anche alert preventivi su possibili criticità nella catena produttiva e suggerisce azioni correttive in tempo reale.

L’e-commerce integrato nella piattaforma rappresenta un salto qualitativo nel commercio elettronico di prodotti agroalimentari, con ogni prodotto completamente tracciato e certificato sulla blockchain, arricchito da contenuti digitali che raccontano la storia dei produttori e dei loro metodi di produzione. La rete di sensori IoT implementata permette un monitoraggio in tempo reale delle condizioni ambientali e della logistica, mentre le tecnologie di realtà aumentata offrono esperienze immersive uniche, dai tour virtuali delle aziende agricole alla visualizzazione 3D dei processi produttivi. L’impatto di Vivon 4.0 sul settore agroalimentare è particolarmente significativo per le PMI, che possono accedere a tecnologie avanzate a costi sostenibili, digitalizzare i loro processi e aprirsi a nuovi mercati. Il progetto pone particolare enfasi sulla sostenibilità e l’economia circolare, promuovendo attivamente la riduzione degli sprechi alimentari, l’ottimizzazione dei consumi energetici, le pratiche agricole sostenibili e l’introduzione del baratto a parità di valore fra i componenti della comunità.

I consumatori beneficiano di informazioni complete e verificabili, accesso diretto ai produttori e la garanzia di autenticità dei prodotti, partecipando attivamente alla crescita stessa della comunità. Attraverso un sofisticato sistema di storytelling digitale, ogni prodotto sulla piattaforma racconta una storia unica attraverso contenuti multimediali interattivi, documentazione fotografica e video, preservando e promuovendo metodi di produzione tradizionali, culture locali e biodiversità agricola. Le prospettive future del progetto includono l’ampliamento della rete di produttori, l’espansione geografica e l’implementazione continua di nuove funzionalità, mantenendo un focus costante sulla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e sull’ottimizzazione dei processi. In conclusione, Vivon 4.0 rappresenta un esempio emblematico di come l’innovazione tecnologica possa trasformare radicalmente un settore tradizionale come quello agroalimentare. La piattaforma non si limita a risolvere le sfide attuali della tracciabilità e della trasparenza, ma sta attivamente costruendo un futuro più sostenibile e connesso per il settore. La combinazione sinergica di Ovoland, e-commerce con prodotti validati in blockchain, modelli predittivi basati su AI e tecnologie innovative crea un ecosistema completo che beneficia tutti gli attori della filiera, dai produttori ai consumatori finali. In un’epoca in cui sicurezza alimentare, sostenibilità e trasparenza sono priorità assolute, Vivon 4.0 si configura come un modello pionieristico che mira a diventare uno standard globale per la gestione della filiera agroalimentare del futuro, dimostrando come la tecnologia possa essere utilizzata non solo per ottimizzare i processi esistenti, ma anche per creare nuovo valore e opportunità in un settore fondamentale per l’economia e la società.

Doc Italy e la quarta rivoluzione industriale

“Ed eccomi qua , pronto ad iniziare una nuova avventura trascinato dall’entusiasmo di Tiziana che mi ha coinvolto in questo splendido progetto. Forse questo non è il modo canonico di iniziare un articolo ma essendo un visionario, non sono abituato a rimanere all’interno di recinti e strutture rigide, per cui scriverò cercando di connettermi al lettore interessato a quanto scrivo. Ecco, appunto, di cosa scrivo? 

Scriverò di tecnologia. 

Forse già qualcuno ha avuto un sussulto e si starà chiedendo che c’entra e perché mai scrivere di tecnologia fra articoli e recensioni di maestri del gusto e storie di sapori e tecniche culinarie sopraffini. Il motivo è semplice, stiamo vivendo una rivoluzione anticipata già nel 2016 da Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum di Davos che disse: “In ogni rivoluzione c’è un momento in cui il cambiamento diventa irreversibile. È allora che il quadro di riferimento muta radicalmente e tutto è destinato a non essere più come prima. 

Quel momento è arrivato, si chiama “quarta rivoluzione industriale”. Ciò che renderà questa rivoluzione diversa da quelle che l’hanno preceduta sarà la velocità, la portata, l’intensità con cui si manifesta e l’impatto che sta già esercitando su interi sistemi. Questa rivoluzione, renderà possibile l’impossibile, verranno rimodellati gli scenari economici, sociali, culturali e verranno cambiate le nostre vite e quelle delle generazioni future.  Tutto cambierà e ci cambierà, poiché sarà necessaria una nuova mentalità, più flessibile ed aperta alle innovazioni. L’internet di domani sarà qualcosa di molto diverso da quello che attualmente conosciamo. Si parla, infatti, di miliardi di oggetti che, dotati di sensori e connessi alla Rete, influenzeranno nei prossimi anni gran parte dei settori lavorativi, dall’industria, al commercio, al sistema bancario, fino alle attività più private dell’individuo. Per questi motivi la tecnologia con cui ci dovremo confrontare è detta dirompente, o per utilizzare un termine inglese disruptive, la forza e la potenza con cui entrerà nelle nostre case influenzando le abitudini di tutti noi saranno non paragonabili a quanto abbiamo sperimentato finora. 

Tuttavia, prima di fare un veloce cenno a tali tecnologie, mi sembra doveroso voltarmi indietro e rievocare le precedenti rivoluzioni industriali. La prima rivoluzione industriale è avvenuta nel 1784 e l’elemento che la scatenò fu la nascita della macchina a vapore e la meccanizzazione della produzione.  La seconda rivoluzione avvenne nel 1870 e fu caratterizzata dall’avvento di tre elementi ovvero l’elettricità che diventando sempre più diffusa consentì l’avvio della produzione di massa, il motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica. La terza rivoluzione avvenne nel 1970 con la nascita dell’informatica, che ha dato successivamente origine all’era digitale.

La quarta rivoluzione industriale, avrà come elementi caratterizzanti l’automazione e l’interconnessione dei processi produttivi. Allora, facciamo cenno a queste tecnologie dirompenti che consentiranno l’utilizzo di strumenti nuovi con modalità finora sconosciute. L’Intelligenza Artificiale, la realtà aumentata, la blockchain e l’Internet of Things (IoT) rappresentano senza dubbio un connubio estremamente potente per permettere l’esplosione e la diffusione capillare della quarta rivoluzione industriale. Ma la domanda è sempre la stessa come si potrà utilizzare e quali benefici porterà alle eccellenze produttive di cui si occupa questa rivista? 

Presto detto, la citata tecnologia diventa uno strumento che consentirà di acquisire un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. In aggiunta, permetterà di tracciare in maniera del tutto nuova, avvolgente e coinvolgente i comportamenti virtuosi messi in atto durante tutto il processo produttivo.  Questa tracciabilità sarà spendibile con i clienti che diventeranno sempre più consapevoli ed esigenti nel conoscere l’origine di ogni prodotto che decideranno di acquistare. La tracciabilità diventa quindi il bagaglio di valore di ogni singola azienda. La condivisione dei processi produttivi in modalità trasparente, veritiera e non modificabile garantirà il successo e rafforzerà la tradizione di un marchio. In tutto questo la tecnologia contribuirà a far vivere ai clienti un’esperienza emozionale unica e profonda che li accompagnerà in un viaggio all’interno delle singole aziende trasmettendo la storia, la passione e la serietà di un produttore di qualità o di tutti coloro che esaltano l’eccellenza del Made in Italy che è il vero collante fra tutti noi della grande famiglia Doc Italy. 

Pertanto, da Ambasciatore per la Ricerca e l’Innovazione e startupper non potevo non scrivere di tecnologia in questo momento di totale trasformazione in cui sarà vitale abbracciare il cambiamento in maniera consapevole per rimanere competitivi sul mercato. La rubrica sarà uno spazio a disposizione della comunità Doc Italy per interagire con le aziende e gli chef su come utilizzare la tecnologia dirompente per valorizzare e certificare la qualità. La tecnologia quindi non come spauracchio bensì come amica. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione della comunità l’esperienza maturata negli anni in termini di tracciabilità certificata da Vivon 4.0, il mio sogno diventato realtà. Se avete letto fin qua, allora siete pronti per il viaggio, pertanto allacciate le cinture e partiamo!”

Marco Crimi – Articolo Doc Italy Magazine

Mail: marco@vivon.info

Pasticceria Saltarelli – Campania

I panettoni di Dario Saltarelli rappresentano una delle più alte espressioni dell’arte pasticcera contemporanea italiana, un perfetto equilibrio tra tradizione artigianale e ricerca innovativa. Pasticcere di grande esperienza e sensibilità, Saltarelli ha saputo trasformare il dolce simbolo del Natale in un prodotto d’eccellenza che racconta la sua filosofia: rispetto per le materie prime, cura maniacale dei dettagli e passione autentica per il mestiere.

Ogni panettone firmato da Dario Saltarelli nasce da una lenta e accurata lavorazione che richiede tempo, dedizione e conoscenza tecnica. Il lievito madre, custodito e nutrito quotidianamente, è il cuore pulsante di un impasto che matura naturalmente per oltre 36 ore, conferendo al prodotto finale una straordinaria sofficità e una digeribilità eccezionale. La scelta delle materie prime è rigorosa: burro di centrifuga di alta qualità, uova fresche, farine selezionate e frutta candita artigianale, realizzata senza additivi né conservanti. I panettoni di Saltarelli si distinguono per l’equilibrio dei sapori e la finezza degli aromi naturali, che si sprigionano al taglio in un profumo intenso e avvolgente. Accanto al classico milanese con uvetta e canditi, la sua creatività si esprime in una serie di varianti gourmet che sorprendono per gusto e originalità: dal panettone al cioccolato fondente e amarene, al caramello salato e nocciole tostate, fino alle versioni più innovative con ingredienti del territorio e abbinamenti insoliti come fico e mandorla, pistacchio e albicocca o pere e cioccolato ruby. Ogni nuova proposta è il risultato di una continua ricerca.

Il Panettone classico artigianale, è preparato  artigianalmentedal mastrodolciario Dario  Saltarelli econtiene soloprodotti naturalie di  qualità e la lievitazioneavviene semprecon  metodinaturali e peralmeno 48 ore. Ogni nuova proposta di Dario Saltarelli è il risultato di una continua ricerca dell’eccellenza

Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.

Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.

Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.

Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.

Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’

Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.

Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.

Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.

Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.

Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.

Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:

  • 2019 Bruxelles – ITQ- The Crystal Taste Award al Panettone Artigianale Classico, il primo al mondo a ricevere il prestigioso riconoscimento Internazionale
  • 2019 Roma -Campidoglio – Premiazione “Le Eccellenze italiane” “Ambasciatore DocItaly per la pasticceria Regione Campania”
  • 2018 Inserimento nella Guida de La Repubblica della prima “Polakkeria® d’ Italia
  • 2018 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2018 Partnership ufficiale con la Reggia di Caserta, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, per la produzione di Grandi Lievitati adornati da manufatti di San Leucio, patria della seta.
  • 2017 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2016 (Torino) Primo Premio Miglior Panettone Artigianale d’Italia

Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto. Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.

Il Maestro Saltarelli come tutti i grandi ha un’immensa umiltà pur essendo consapevole della sua Arte, nulla lo ferma, negli anni ha partecipato, sempre con entusiasmo e impegno, a numerosi contest di pasticceria, un successo dopo l’altro. Il panettone artigianale di Dario Saltarelli ha conquistato il mondo da Bruxelles a Torino, dalla Capitale al resto d’Italia. Dario Saltarelli nel 2016 è stato investito del Ruolo di Ambasciatore Doc Italy per la Campania, riconfermato nella Sala Protomoteca del Campidoglio a maggio 2018, in Piazza Rossellini a settembre 2021 e sempre in Campidoglio a gennaio 2022. Quella dei coniugi Saltarelli è un’azienda particolarmente attenta alla valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici. Ogni singolo prodotto della pasticceria Saltarelli, conserva le materie prime integre, rispetta qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. Dario opera in armonia con l’ambiente e le attività economiche e sociali presenti sul territorio.

Tutta la sua arte e il suo Know How Dario vuole metterli a disposizione dei giovani, la sua squadra di pasticceri e aiuti è la sua seconda famiglia, l’armonia e l’affetto due segni distintivi del Team Saltarelli, ma questo a Dario non basta, Dario non dimentica la sua missione, recentemente ha ideato una forma di gestione integrata con le istituzioni scolastiche locali. Da lì è nata una collaborazione con gli allievi dell’Istituto Superiore “A. Nifo” di Sessa Aurunca. Il risultato è stato stupefacente. Dario ha dichiarato: << Poter lavorare con dei giovani, condividere con loro un’esperienza e arricchirci vicendevolmente è stata una delle esperienze più appaganti vissute nella nostra azienda”>> . Uno dei settori più importanti della cucina Napoletana è certamente quello della Pasticceria che grazie soprattutto a Ferdinando IV divenne unica, e a buon diritto possiamo dire: “Pasticceria Borbonica”. Dolci come il Babà, la Sfogliata, la Cassata, la Crema Pasticcera, la Pastiera di Grano, chiamata il dolce dei Re, sono diventati dei veri e propri prodotti di culto.

I Borbone erano dei Re che mai misero la corona, amavano i propri sudditi e si sentivano, allo stesso modo, sudditi di nostro Signore, del Papa, della propria Terra e dei prodotti alimentari che essa ha sempre generato con grande generosità e qualità. Dario Saltarelli possiamo è proprio un pasticciere nato alla corte di Re Ferdinando e che, salito sulla macchina del tempo, è arrivato come d’incanto ai giorni nostri. I suoi bagagli? L’amore per la propria terra, la passione e il rispetto per il lavoro, l’etica e la famiglia. Dario ha  creato  prodotti dolciari degni di andare “davanti a un Re”. Come i suoi illustri antenati Dario, pur non avendo microscopi o macchinari di altissima tecnologia, riesce a creare dei Dolci partendo dallo studio dei prodotti del suo Regno cercando di estrapolare l’essenza e assemblandoli al meglio utilizzando solo i propri sensi: il tatto, l’olfatto, la vista e il gusto. Dario ama la sua arte, ama i suoi dolci fino ad arrivare a dormire in laboratorio per controllare la lievitazione, quella è la sua seconda casa, dove però passa molto più tempo che nella pri

Nel cuore di Fondi, la Polakkeria di Dario Saltarelli è molto più di un semplice negozio: è un piccolo tempio del gusto dove tradizione, passione e innovazione si incontrano ogni giorno. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, regione di cui è originario Saltarelli, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.

Nato, dunque, dal desiderio di onorare l’eredità familiare e valorizzare il legame con il territorio, questo spazio è interamente dedicato alla celebre polacca, il dolce tipico aversano divenuto simbolo della città, che qui viene proposto in diverse varianti, sempre con ingredienti selezionati e lavorazioni artigianali. Ma la Polakkeria non è solo il regno della polacca: è anche una boutique del gusto in cui trovare lievitati d’eccellenza, dolci della tradizione rivisitati con creatività e una selezione di prodotti unici, che raccontano la filosofia di Dario Saltarelli, fatta di autenticità, qualità e amore per la pasticceria. Entrare nella Polakkeria significa vivere un’esperienza sensoriale in cui ogni morso racchiude una storia, un ricordo, un’emozione.

Contatti

Dario Saltarelli® – Polakkeria®

Telefono: +39 3392663230

info@dariosaltarelli.it

info@polakkeria.

Riso in Fiore

Dopo anni di duro lavoro e ricerca, nasce RISOINFIORE, un brand che distingue un riso speciale con caratteristiche uniche sul fronte della qualità e sicurezza alimentare. Produttori con vendita diretta a conduzione famigliare, con il supporto pratico dell’azienda di Adolfo Barbonaglia (marito di Paola), presente da TRE generazioni nel mondo agricolo, esclusivamente a coltivazione riso. Il destino aveva già fatto incrociare le strade delle loro famiglie nel 1935 (vedi foto): la nonna e la bisnonna di Paola erano le mondine del nonno di Adolfo.  RISOINFIORE negli ultimi anni si è dedicata, oltre alla coltivazione, anche alla commercializzazione del proprio riso.
Quando si parla di riso, generalmente, si è soliti operare una distinzione solo tra riso bianco e riso integrale. Tutto questo perché molto spesso si presta più attenzione alla tipologia di un prodotto che alla qualità dello stesso. Ecco perché solo raramente si sente parlare di riso a residuo ZERO.  “Che il Vercellese sia terra risicola, lo conferma il fatto che il celebre cereale, già nel 1860, venne coltivato per 30mila ettari, primato italiano dell’epoca.Se la storia del riso è quasi millenaria, apprezzato anche da Alessandro Magno, nel VI secolo a.C., quella dell’Azienda RisoInFiore è iniziata dieci anni fa, quando Paola Fiore, sostenuta dall’esperienza di ben tre generazioni dell’impresa agricola del marito, Adolfo Barbonaglia, pensa di creare un riso UNICO fuori dagli schemi tradizionali del mercato.

Nel 2017, il primo raccolto e la prima commercializzazione del prodotto a marchio registrato in Italia ed Europa, 100% esente da residui di sostanze fitosanitarie. Per noi è importante che nei piatti di noi consumatori arrivi un prodotto sano, il tutto supportato da controlli rigorosi e analisi “multiresiduali full”, facilmente rintracciabili con un click sul sito. Oltre alla salute delle persone, il fitofarmaco reca danni anche all’ambiente: ecco perchè coltiviamo in agricoltura sostenibile, conservativa e di precisione prestando particolare attenzione alle biodiversità nelle risaie, con utilizzo di energia rinnovabile ed essiccazione di tipo “dolce”. L’evoluzione del riso nel terzo millennio passa da Stroppiana: qualità, tracciabilità ed eco sostenibilità, i caratteri distintivi di RisoInFiore.

L’Azienda Agricola RISOINFIORE di Paola Fiore, nasce nel cuore della Bassa Vercellese. Riseria con vendita diretta a conduzione famigliare, con il supporto pratico dell’azienda di Adolfo Barbonaglia (marito di Paola), presente da TRE generazioni nel mondo agricolo, esclusivamente a coltivazione riso. RISOINFIORE Negli ultimi anni si è dedicata non solo alla coltivazione, ma anche alla commercializzazione del proprio riso.

Riso a residuo ZERO, perchè le nostre priorità sono l’ambiente e le persone
Da sempre l’azienda utilizza le tecnologie più innovative: dispone di un impianto fotovoltaico, la cui produzione viene impiegata completamente per gli utilizzi aziendali, usa il sistema di guida GPS, ha la mappatura delle produzioni, per meglio ottimizzare l’impiego di concimi e sementi, prestando particolare attenzione all’ottenimento di un prodotto finale sempre migliore.

Nell’ultimo anno il nostro costante impegno e l’attenzione che poniamo nell’ottenere un prodotto genuino e di qualità, ci hanno portato ad aderire ai progetti AGRICOLTURA SOSTENIBILE, AGRICOLTURA CONSERVATIVA ed ADERIRE ALLA Misura 10.1.2 del PSR Piemonte.

La lavorazione dei terreni inizia dopo la raccolta, con la “minima lavorazione”, che consiste nello smuovere solo i primi 10/12 cm del terreno, interrando parzialmente i residui colturali, per poter seminare una coltura intercalare da sovescio riducendo al minimo la lisciviazione dei terreni (Agricoltura conservativa) e che nel periodo primaverile verrà interrata sempre tramite lavorazioni superficiali (ripuntatura o discatura), per aumentare l’apporto di sostanza organica nel terreno.


Sono stati fatti solchi sul perimetro delle camere di risaia, per poter mantenere costante al loro interno, la presenza di acqua, che favorisce lo sviluppo della fauna delle zone risicole (misura 10.1.2 del Psr P).
I prodotti fitosanitari vengono selezionati in base alla effettiva presenza di infestanti, utilizzando molecole dell’ultima generazione, sempre meno invasive sulla coltura e per l’ambiente.


Viene adottato il sistema di “barra a filo”, per eliminare direttamente gli infestanti senza contaminare la coltura in atto, riducendo la banca semi nel terreno e permettendo di evitare trattamenti diffusi a pieno campo.
E’ stato inserito il compensatore aeraulico per ridurre i consumi di gasolio ed energia elettrica durante i cicli di essiccazione.

Azienda Agricola Di Fiore Paola: Via Roma, 159 – 13010 Stroppiana

Telefono: +393336279944

Mail: info@risoinfiore.eu

Shop online: https://risoinfiore.eu 

Terre Pompeiane – Babarè

La storia dei liquori Terre Pompeiane viene dagli anni del dopoguerra. Fu il nonno materno del fondatore, il Sig. Nastro Fiorentino per tutti Fior  ‘o gassusar, ad avviare, con molti sacrifici, una piccola fabbrica di bibite nella centrale Via Duca d’Aosta a Pompei. Era la Pompei post bellica, in cui si toccava il fermento della gente nel voler ricostruire dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, riappropriarsi della propria vita e ritor-nare a godere di momenti spensierati e conviviali. Fu allora che nonno Fiore, con la sua Spuma Carciofo  divenne uno dei punti di riferimento per “l’aperitivo” dei suoi concittadini e degli abitanti dei paesi limitrofi.

Successivamente nonno Fiore si dedicò alla distribuzione di bibite ed aprì, nel 1960, un chiosco nella centralissima Piazza Schettini. L’attività di Nonno Fiore ha affascinato sin da piccolo Vincenzo che si diverti-va d aiutarlo offrendo bibite fresche e biscotti di Castellammare ai pellegrini che si fermavano al chiosco. E qui,senza dubbio, affonda le radici la sua passione per le bibite ed i drink.

Una storia di famiglia fatta di passione e coraggio, da nonno Fiore la missione passa ad Enzo che dopo aver fatto le più disparate espe-rienze di vita al ritorno da Londa dove aveva avuto la possibilità di conoscer, vivere e gestire alcuni dei pub più importanti della City, nell’aprile 2000, fa nascere “Noenemy”, locale cool/moderno con radici antiche, il vecchio chiosco di Nonno Felice.che in poco tempo. Un vero “monumento” della movida di Pompei, punto di riferimento per i pellegrini in visita al Santuario e luogo di ritrovo per residenti. Nel 2004, spinto dalla innata passione per i liquori fonda, in un piccolo laboratorio nei pressi degli Scavi archeologici di Pompei, Noenemy Corporation, che si dedica alla produzione di soft drink, bevande gassate a bassa gradazione alcolica che, da subito, incontrano il favore del pubblico.

Un escalaction di successi, tanto impegno e soddisfazioni, uno  stu-dio attento del mercato che lo spinge a produrre liquori ispirati ad antiche ricette e realizzati con prodotti ti-pici del territorio vesuviano. Prodotti artigianali, realizzati seguendo un disciplinare rigoroso e meticoloso che prevede l’impiego di materie prime di altissima qualità che garantisce un prodotto di elevatissimo profilo. Un Viaggio attraverso i liquori della tradizione che lo porta a creare un prodotto che traduce perfettamente il suo territorio, racconta la Campania, la Napoletanità, la tradizione con un pizzico di innovazione “BABA’ RE”, una GENIALITÀ ormai diventata virale, il liquore di punta di Terre Pompeiane, una moda che non tramonterà!

Il babà è uno dei simboli più iconici della pasticceria napoletana, un dolce che racchiude in sé la storia, la tradizione e l’anima calorosa del Sud. Soffice, profumato e avvolgente, il babà nasce dall’incontro tra la maestria artigianale e la passione per i sapori autentici. La sua inconfondibile consistenza spugnosa e la bagna al rum o al liquore donano al palato un’esperienza unica, equilibrando dolcezza e intensità in un perfetto connubio. La leggenda narra che il babà sia nato in Francia, ma è a Napoli che ha trovato la sua vera patria. Qui, tra le mani esperte dei maestri pasticcieri, ha assunto la forma e la fragranza che oggi tutto il mondo gli riconosce. Simbolo di convivialità e festa, il babà è presente in ogni occasione speciale, ma è anche il dolce perfetto per concedersi un momento di piacere quotidiano.

Da questa eccellenza nasce anche “Babà Re”, un liquore unico che celebra e reinterpreta l’essenza del dolce partenopeo in chiave moderna. Il Liquore Babà Re nasce dall’infusione artigianale di babà nel rum, con l’aggiunta di ingredienti selezionati che ne esaltano il gusto e la fragranza. Il risultato è un elisir dal sapore intenso e avvolgente, capace di racchiudere in un sorso tutta la tradizione e la golosità della pasticceria napoletana. Ogni bottiglia rappresenta un omaggio alla cultura gastronomica campana, un ponte tra la tradizione e l’innovazione, tra il gusto del passato e la creatività contemporanea. Con il suo carattere deciso e la sua dolce eleganza, Babà Re non è solo un liquore: è un’esperienza sensoriale, un viaggio nei sapori autentici di Napoli, dove ogni sorso racconta una storia di passione, maestria e amore per le cose fatte bene.

Babà Rè è il babà da bere,il liquore che celebra il dolce più amato della tradizione partenopea!
Il liquore Babà Re nasce grazie al legame col proprio territorio e all’esperienza del liquorificio Terre Pompeiane. Il liquore Babà Re è una delicata crema al rum impreziosita da pezzetti di babà e coniuga tradizione e innovazione, garantendo un’esperienza di sapore unica e originale. Il liquore è presentato in un’elegante bottiglia con piccolo babà essiccato che può essere utilizzato come un vero e proprio tappo per preservare il gusto e la cremosità. Il liquore Babà Re è ottimo sia come dolce a pasto che come momento di pausa durante l’arco della giornata.

La storia dei liquori Terre Pompeiane affonda le sue radici negli anni del dopoguerra, come già accennato, quando a Pompei nacque la piccola fabbrica di bibite di Nastro Fiorentino, conosciuto da tutti come Fior ’o gassusar. In un’Italia che cercava di risollevarsi dopo gli orrori della guerra, Fiorentino diede vita a un laboratorio artigianale nella centrale via Duca d’Aosta, dove cominciò a produrre bibite che divennero presto simbolo di rinascita e convivialità. La più celebre era la Spuma Carciofo Pompei, una bibita gassata e zuccherata a base di carciofo che conquistò i palati dei pompeiani e dei paesi limitrofi, diventando un must dell’aperitivo dell’epoca.

Negli anni Sessanta, il nonno Fiore aprì anche un chiosco nei pressi del Campanile del Santuario di Pompei, offrendo ristoro ai numerosi pellegrini in visita. Fu lì che nacque la passione per il mondo delle bevande del nipote, che da bambino aiutava il nonno servendo bibite fresche e biscotti di Castellammare. Da quell’esperienza genuina e familiare nacque una vocazione destinata a trasformarsi in un percorso di vita. Dopo gli studi e un’importante esperienza a Londra, dove lavorò e poi gestì autonomamente una postazione in un pub della City, il giovane imprenditore tornò in Italia con un bagaglio ricco di competenze e idee. Nel 2000, volle rendere omaggio alle sue origini e fondò il Noenemy, trasformando il vecchio chiosco del nonno in un elegante lounge bar all’aperto, punto di incontro per i giovani di Pompei. Il nome “Noenemy”, dall’unione di no ed enemy, esprimeva la filosofia di fondo del locale: amicizia, condivisione, convivialità.

Il successo del primo progetto lo spinse, nel 2002, ad aprire il Noenemy Pub, un locale più grande, che univa drink di qualità a un’offerta gastronomica curata. Ma la vera svolta arrivò nel 2004, quando, spinto dall’amore per le bibite artigianali, fondò la Noenemy Corporation, un piccolo laboratorio situato nei pressi degli scavi di Pompei, dedicato alla produzione di soft drink e bevande gassate a bassa gradazione alcolica.

Con il tempo, la visione dell’imprenditore evolse verso un progetto ancora più ambizioso: la creazione di liquori che raccontassero la storia, la cultura e i profumi del territorio vesuviano. Nacquero così i liquori Terre Pompeiane, frutto di un rigoroso disciplinare artigianale che valorizza ingredienti di altissima qualità e tecniche di lavorazione tradizionali. Limoncello, liquore all’alloro, al finocchietto selvatico e tante altre specialità conquistarono rapidamente il pubblico, imponendosi nel panorama nazionale. Nel gennaio 2015 il liquorificio si trasferì negli attuali locali, più ampi e moderni, dotati di un nuovo impianto produttivo capace di rispondere alla crescente domanda. Oggi Terre Pompeiane può contare su una rete di circa venti agenti che coprono tutto il Centro e il Sud Italia, portando in tavola l’autenticità e l’eccellenza della tradizione partenopea.

Un capitolo speciale della storia aziendale è rappresentato dalla creazione del Babà Re, lanciato nell’ottobre del 2018: un liquore a base di latte, rum selezionato e pezzetti di babà. Definito “geniale” da molti addetti ai lavori, il Babà Re è il primo babà da bere, una rivisitazione moderna e brillante di uno dei simboli più amati della pasticceria napoletana. In ogni sorso si ritrovano la dolcezza e l’intensità dei sapori partenopei, racchiusi in un liquore che unisce tradizione e innovazione. Negli anni, Terre Pompeiane ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. I suoi prodotti sono stati citati su testate come Welcome To Napoli, Il Gazzettino Vesuviano e Made in Pompei, oltre ad essere menzionati per due anni consecutivi (2013 e 2014) nella prestigiosa Guida Gambero Rosso. L’azienda fa parte della rete “Only Italia”, presieduta da Irene Pivetti, ed è stata protagonista all’Expo Milano 2015 nel padiglione della Kip International School.

Oggi Terre Pompeiane rappresenta non solo un marchio di qualità, ma una vera e propria testimonianza di passione familiare, memoria e innovazione. Dai primi giorni del dopoguerra fino alla creazione del Babà Re, la storia di questa realtà campana è il racconto di un’eredità tramandata con amore, che continua a profumare di dolcezza, territorio e orgoglio vesuviano. Un escalaction di successi, tanto impegno e soddisfazioni, uno  stu-dio attento del mercato che lo spinge a produrre liquori ispirati ad antiche ricette e realizzati con prodotti ti-pici del territorio vesuviano. Prodotti artigianali, realizzati seguendo un disciplinare rigoroso e meticoloso che prevede l’impiego di materie prime di altissima qualità che garantisce un prodotto di elevatissimo profilo. Un Viaggio attraverso i liquori della tradizione che lo porta a creare un prodotto che traduce perfettamente il suo territorio, racconta la Campania, la Napoletanità, la tradizione con un pizzico di innovazione “BABA’ RE”, una GENIALITÀ ormai diventata virale, il liquore di punta di Terre Pompeiane, una moda che non tramonterà!

Da questa eccellenza nasce anche “Babà Re”, un liquore unico che celebra e reinterpreta l’essenza del dolce partenopeo in chiave moderna. Il Liquore Babà Re nasce dall’infusione artigianale di babà nel rum, con l’aggiunta di ingredienti selezionati che ne esaltano il gusto e la fragranza. Il risultato è un elisir dal sapore intenso e avvolgente, capace di racchiudere in un sorso tutta la tradizione e la golosità della pasticceria napoletana. Ogni bottiglia rappresenta un omaggio alla cultura gastronomica campana, un ponte tra la tradizione e l’innovazione, tra il gusto del passato e la creatività contemporanea. Con il suo carattere deciso e la sua dolce eleganza, Babà Re non è solo un liquore: è un’esperienza sensoriale, un viaggio nei sapori autentici di Napoli, dove ogni sorso racconta una storia di passione, maestria e amore per le cose fatte bene.

Telefono: +393533918379

Shop online: https://www.terrepompeiane.it/shop.html

Dott. Simone Genangeli

Simone Genangeli classe ’84, dopo aver conseguito il diploma classico presso il liceo Villa Sora di Frascati, intraprende un brillante percorso accademico nel campo dell’economia e della finanza. Nel 2004 inizia gli studi in Economia Aziendale presso l’Università Tor Vergata di Roma, dove consegue la laurea triennale. Nello stesso anno prosegue la sua formazione iscrivendosi alla LUISS Guido Carli, dove ottiene la laurea magistrale in Finanza Aziendale con una tesi dal titolo “Alleanze strategiche nel settore automotive”.

Durante la stesura della tesi magistrale, nel gennaio 2011, frequenta il Master di primo livello in Mercati Finanziari presso l’Università Tor Vergata, finanziato da Banca Fideuram in partnership con Il Sole 24 Ore, nell’ambito del progetto “Essere Fideuram, Essere Consulente”. Questo percorso formativo, mirato all’inserimento di giovani professionisti nel mondo della consulenza finanziaria, segna l’inizio del suo cammino professionale.

Nel maggio 2011, Simone inizia la sua carriera come Private Banker all’interno del gruppo Fideuram, con l’obiettivo di sviluppare, gestire e consolidare un portafoglio clienti di alto profilo. Da allora, dedica la propria attività alla gestione di patrimoni privati e corporate, elaborando soluzioni personalizzate basate sulle esigenze e sugli obiettivi di ciascun cliente.

Il suo approccio si distingue per la profonda attenzione alla relazione umana e alla fiducia reciproca, elementi che considera fondamentali nel suo lavoro. Disponibilità, empatia e capacità di problem solving sono i pilastri del suo metodo, orientato a offrire un servizio di consulenza finanziaria d’eccellenza, capace di rispondere con professionalità alle sfide e alle preoccupazioni dei clienti. Il suo compito è quello di gestire patrimoni privati e contesti corporate secondo delle soluzioni personalizzate, che nascono dalle esigenze dei clienti stessi. Gestisce e risolve le difficoltà, le preoccupazioni di tutti coloro che gli hanno affidato i propri risparmi, con l’obiettivo di erogare un servizio di eccellenza per tutti.

Nel marzo 2021, grazie alla collaborazione tra Fideuram e l’Università Cattolica di Milano, consegue la qualifica di Wealth Advisor ovvero un consulente patrimoniale che svolge un ruolo concepito sulla base di un ampio rapporto fiduciario, che oltre a dedicarsi alla pianificazione e gestione dei risparmi, alla pianificazione previdenziale, alla tutela della persona e della famiglia, si occupa di fare consulenza anche sugli aspetti extra-finanziari come il passaggio generazionale, l’asset protection, e degli altri servizi legati alla complessità di un patrimonio importante.

Oggi, Simone Genangeli rappresenta un punto di riferimento nel panorama della consulenza patrimoniale italiana, un professionista capace di coniugare rigore tecnico, visione strategica e un approccio umano fondato sulla fiducia, la responsabilità e la trasparenza.

Mail: sgenangeli@fideuram.it

Forno Rizzo – Friuli Venezia Giulia

Il Forno Rizzo nasce grazie alla passione di Alessandro Rizzo per la pasticceria e il buon cibo. Passione condivisa con la moglie Catia, con la quale, dopo un periodo di lavoro a Varmo, acquista l’attuale panificio pasticceria “Il forno” a Tarcento e lo avvia con entusiasmo e motivazione. Pian piano il Forno cresce e si migliora, si allarga con la caffetteria, e le nuove proposte gastronomiche.
Oggi il Forno fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”.

I  prodotti di forno Rizzo sono fatti rigorosamente con il lievito madre. La loro esperienza nasce dalla contaminazione dei grandi maestri pasticceri come Danilo Freguja, Piergiorgio Giorilli, Achille Zoia, Marco Rinella, Gianluca Fusto, Cristian Beduschi, David Bedu, Josep Pascual, Ezio Marinato, Giuliano Pediconi. Nel Forno Rizzo sono presenti una vasta gamma di prodotti di eccellenza, sia dolci che salati, perfetti per ogni gusto e esigenza. Si possono trovare: pane, pizza gourmet e focacce salate, pizza spianata e pizza vaporosa, tramezzini, pasticceria salata, pasticceria mignon, biscotteria, torte da forno, torte di crema, torte bavaresi, torte personalizzate, croissant e brioches, daneseria, panettone dolce e salato, pandoro, colombe, lievitati e dolci fritti.

Tra i vari prodotti presenti spiccano di certo i panettoni, prodotti  esclusivamente con farine da grani italiani. Il panettone del Forno Rizzo è prodotto come tradizione  pasticcera comanda, ricco di deliziosa uvetta e profumati  canditi e lievitato in modo naturale, il loro panettone ha  una leggerezza e una fragranza tale da non temere confronti. Il Forno Rizzo fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica  del Gusto” e del “Richemont Club”. 

 

Olio Monterisi – Puglia

L’azienda agricola Nicola Monterisi si dedica alla produzione di oli Extra Vergine d’ Oliva pregiati fin dalla metà dell’Ottocento. Piccola realtà del panorama agroalimentare pugliese, sorge in una terra da sempre votata alla coltura dell’olivo, situata a mezza collina tra la bassa Murgia e il mare Adriatico, nel comune di Andria .La struttura dispone di più di 3 ettari di oliveto specializzato, dove sono messe a dimora 840 piante di sola varietà Coratina con sesto di impianto tradizionale, ventilati dalle brezze salmastre che, indirettamente, proteggono naturalmente dagli attacchi della mosca.

Nell’ ultima campagna olearia sono stati raccolti 235 quintali di olive, che hanno consentito di produrre circa 35 ettolitri di olio extravergine. Dal 1992 l’azienda, vocata al BIOLOGICO da svariati anni, è diretta con impegno e risultati da Nicola Monterisi, che porta avanti con capacità la tradizione familiare della passione per l’olio Extra Vergine d’ Oliva, fedele al “Motto Di Famiglia”.  Perito agrario d’esperienza, assaggiatore e selezionatore di oli fin dal 1996, nel 2004 completa le sue già vaste competenze con un master in Elaiotecnica, volto a fin dal valorizzare ancora di più il suo olio attraverso l’impiego di tecnologie e meno di d’estrazione sempre più avanzati.

L’ azienda agricola Nicola Monterisi produce oli per palati raffinati, per soddisfare il gusto di un consumatore sempre più attento ed esigente, che sappia riconoscere il valore della genuinità e dell’eccellenza. La missione dell’azienda è privilegiare la qualità alla quantità, realizzando un olio d’oliva sempre all’altezza delle aspettative di intenditori e buongustai. Monocultivar prodotta: Coratina. Tecnica di estrazione: le olive sanissime di Coratina, raccolte al momento giusto portano alla frangitura tutto il loro contenuto aromatico ed antiossidante. I dati dei polifenoli a livelli stellari lo documentano.

La bassa temperatura di gramola a 24 °C ed un frantoio tecnologico a ciclo continuo e gramole chiuse garantiscono una estrazione esente da difetti e ossidazioni non volute, mantenendo integre le caratteristiche organolettiche tipiche della Cultivar Coratina. I riconoscimenti di questa piccola ma pignola produzione sono tutti ben dati. Indubbiamente una azienda ben condotta basata sulla conoscenza che il mercato premia.

BrisVal – Bresaole di carni pregiate

Brisval nasce dalla passione di alcuni imprenditori della Valchiavenna che innamorati della specialità che più rappresenta il loro territorio, la bresaola, decidono di dare dei valori aggiunti a questa fantastico prodotto gastronomico, così nascono le Bresaole di Brisval.

La selezione della materia prima, l’assenza di conservanti, l’analisi di tutto quello che non esiste nella classica bresaola e la continua ricerca di qualità fanno nascere prodotti di una prelibatezza unica. Brisval seleziona rigorosamente le migliori carni al mondo, con proprie caratteristiche e particolarità e trasformarle in bresaole: tagli di vitellone e scottona da razze bovine italiane ed europee, angus dall’Irlanda, wagyu originale cresciuto e allevato in Giappone. Brisval produce le sue Bresaole in Valchiavenna utilizzando le carni più pregiate di tutto il mondo. In Brisval si producono Bresaole senza conservanti con una attenta selezione della materia prima, a partire dalla più importante che è la carne. La selezione avviene valutando l’alimentazione dei bovini, lo stile di vita e la purezza della razza.

BrisVal inoltre propone un’esperienza sensoriale esclusiva dedicata agli amanti dei sapori autentici e delle lavorazioni artigianali, una degustazione guidata che porta alla scoperta del mondo delle bresaole di carni pregiate. Nella suggestiva cornice di Novate Mezzola, presso la sede operativa dell’azienda, gli ospiti vengono accompagnati in un vero e proprio viaggio gastronomico dove la tradizione della Val di Chiavenna incontra culture e selezioni di carni provenienti da tutto il mondo.

Durante questa esperienza è possibile assaporare una selezione accurata di bresaole BrisVal, realizzate con tagli di altissima qualità come Fassona, Black Angus e persino Wagyu A5 giapponese. Ogni assaggio è pensato per raccontare una storia fatta di materia prima eccellente, lavorazioni lente e rispetto assoluto dei tempi naturali. A guidare la degustazione è direttamente il produttore, che ha scelto di definirsi “Artista del Gusto”: un titolo che non nasce da vanità, ma dal desiderio di trasmettere emozioni, cultura e consapevolezza attraverso il cibo.

Ciò che rende uniche le bresaole BrisVal è un processo produttivo profondamente legato alla tradizione. La salatura e la massaggiatura vengono eseguite rigorosamente a mano, seguendo gesti antichi che richiedono esperienza, sensibilità e rispetto dei tempi. La stagionatura, vera anima del prodotto, varia in base alla tipologia di carne e consente lo sviluppo di profumi e sapori complessi, eleganti e persistenti. A questo patrimonio artigianale si uniscono tecnologie moderne e competenze avanzate, capaci di garantire costanza qualitativa e sicurezza, senza mai snaturare l’anima del prodotto.

L’esperienza BrisVal non è solo una degustazione, ma un momento di incontro, racconto e condivisione, pensato per chi vuole capire davvero cosa si nasconde dietro un grande prodotto: il lavoro, la passione, la tecnica e il rispetto per la materia prima. Un percorso che lascia il segno, capace di trasformare un semplice assaggio in un ricordo da portare con sé.

BrisVal: Via Nazionale 340 D 23025 Novate Mezzola ( SO ) – Italia

Tel. Uffici +39 338 8110278

Tel. Produzione +39 348 6807094

Mail: info@brisval.it

Oleum Mio

Oleum Mio nasce dal lavoro paziente e appassionato di una famiglia che ha scelto di dedicare la propria vita alla terra, coltivando e preservando l’arte dell’olivicoltura nel pieno rispetto della natura e delle sue risorse. Ogni albero racconta una storia, ogni raccolto è il risultato di gesti antichi rinnovati da una visione moderna, e ogni goccia di olio racchiude il legame profondo con il territorio e l’amore per un mestiere tramandato nel tempo. L’azienda agricola è il frutto di anni di esperienza, di scelte orientate all’eccellenza e di una filosofia produttiva che mette al centro la qualità, la sostenibilità e la purezza del prodotto.

A rappresentare visivamente questa identità così forte e autentica è il logo di Oleum Mio, una creazione esclusiva firmata da Giacomo Santucci, figura di spicco nel mondo del lusso e del design. Grazie alla sua esperienza nel ridefinire l’immagine di marchi iconici, Santucci ha dato vita a un simbolo capace di racchiudere in un solo segno grafico i valori fondanti del brand: tradizione, qualità, eleganza e raffinatezza. Le linee pulite, l’equilibrio tra classicità e modernità e la cura di ogni dettaglio rappresentano visivamente lo stesso approccio che Oleum Mio riserva alla produzione del proprio olio: rispetto per le radici e sguardo rivolto al futuro. Il logo non è soltanto un elemento estetico, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti, un segno distintivo che racconta l’anima del progetto.

La missione di Oleum Mio è chiara: offrire un olio extravergine di oliva che unisca eccellenza qualitativa e responsabilità ambientale. Per questo motivo l’azienda utilizza tecniche agricole moderne nel rispetto rigoroso dei principi dell’agricoltura biologica. Ogni fase del processo produttivo, dalla cura degli ulivi alla raccolta delle olive, è attentamente studiata per garantire un prodotto che tuteli allo stesso tempo la salute dell’ambiente e quella delle persone. “Coltivato con passione e raccolto con cura” non è soltanto un motto, ma la sintesi di un impegno quotidiano fatto di scelte etiche, attenzione ai dettagli e amore per la terra.

Oleum Mio gestisce oltre 1200 olivi di proprietà, immersi in un contesto naturale privilegiato, dove il microclima e la qualità del suolo contribuiscono a dare vita a olive sane, profumate e ricche di sostanze nutritive. La frangitura avviene in frantoi di ultima generazione, che permettono di estrarre oli extravergini biologici di altissima qualità, mantenendo intatte le proprietà nutrizionali e organolettiche. Il risultato è un olio dal profilo aromatico intenso, equilibrato, capace di esprimere in modo autentico il carattere della terra da cui proviene.

Uno dei punti di forza di Oleum Mio è la produzione di oli monovarietali di grande pregio. Tra questi spiccano l’Ogliarola Garganica, delicata ed elegante, con note erbacee leggere e un gusto armonioso, e la Coratina, più intensa e strutturata, caratterizzata da un profilo deciso con sfumature amare e piccanti che esaltano piatti della tradizione e creazioni contemporanee. Ogni varietà rappresenta un’esperienza sensoriale unica, capace di regalare emozioni autentiche e sapori inconfondibili.

Nel 2025 Oleum Mio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento delle “Due Foglie” nella guida del Gambero Rosso, un traguardo che conferma il valore del percorso intrapreso e la qualità costante dei suoi prodotti. Questo premio rappresenta non solo un importante attestato di stima nel panorama oleario nazionale, ma anche uno stimolo a continuare sulla strada dell’eccellenza, dell’innovazione consapevole e del rispetto per la terra.

L’olivicoltura di Oleum Mio si basa su metodi ecologicamente responsabili che tutelano la biodiversità, favoriscono la salute del suolo e preservano l’equilibrio naturale dell’ecosistema. Ogni scelta agronomica è pensata per lasciare un’impronta leggera sull’ambiente, garantendo al tempo stesso la massima qualità del frutto. In ogni bottiglia di Oleum Mio si ritrovano la storia di una famiglia, la bellezza di un territorio, la competenza tecnica e una visione chiara: portare sulle tavole un olio extravergine di oliva puro, elegante e autentico, capace di raccontare la natura in tutta la sua ricchezza.

Oleum Mio: Via Lorenzo Perosi, 5, 71013, San Giovanni Rotondo FG

Mail: info@oleum-mio.it -amministrazione@oleum-mio.it – commerciale@oleum-mio.it

telefono: +39 3337161113

La Pasta di Aldo

Aldo nasce dall’unione di due anime e di due storie, quelle di Maria e Luigi, moglie e marito, che hanno trasformato un sapere antico in un progetto moderno, capace di parlare al presente senza dimenticare le proprie radici. Il nome stesso è il simbolo di questo legame: la prima sillaba dei loro cognomi, fusa in una parola semplice e autentica, come la filosofia che sta dietro alla loro pasta. Tutto comincia dai gesti di nonna Teresa, dalla sua sapiente arte dell’impasto, custodita e rispettata come un bene prezioso. Nel 2001, questo patrimonio diventa un nuovo inizio: uno sguardo consapevole verso il futuro, con l’obiettivo di riportare sulle tavole il gusto vero di un tempo.

La Pasta di Aldo si fonda su un’idea chiara e coraggiosa: fare molto con poco. Solo due ingredienti, semola di grano duro e uova, nessuna aggiunta superflua, nessun compromesso. La felicità di un piatto di pasta nasce proprio da questa semplicità: un prodotto capace di fermare il tempo, di creare un momento di condivisione, di restituire valore ai gesti quotidiani. Nelle Marche, in un piccolo paese incastonato tra il Mare Adriatico e il Parco dei Monti Sibillini, sorge la casa-laboratorio in cui questo progetto prende forma ogni giorno. Non è solo un pastificio, ma un luogo in cui tradizione, terra e famiglia diventano linee guida, e la ricerca della perfezione diventa una missione silenziosa ma costante.

Il processo produttivo è lento, rispettoso, quasi rituale. Dall’impasto al prodotto finito si attraversano sei fasi di lavorazione e si arriva fino a 48 ore di attesa. Gli strumenti utilizzati non sono industriali nel senso più comune del termine: vengono progettati e realizzati direttamente da Maria e Luigi, con telai e cannucce studiati su misura, seguendo logiche di sensibilità e buon senso artigiano. La pasta nasce rigorosamente lunga, viene appesa ed essiccata lentamente, come si faceva un tempo con il grano sotto il sole. È una pasta che respira, che si asciuga con pazienza, che prende carattere nel tempo, senza forzature.

L’identità della Pasta di Aldo si ritrova anche nella sua presentazione. La scatola non è un semplice contenitore, ma la sintesi di un pensiero: minimale, funzionale, progettata e realizzata internamente, capace di custodire una pasta porosa, profumata, intensa. È una confezione che racconta la filosofia del marchio, fatta di essenzialità e rispetto, proprio come il prodotto che contiene. E una volta in cucina, non servono grandi tecniche o ricette elaborate: basta un filo di olio extravergine d’oliva per scoprire il valore autentico di questa pasta, capace di parlare da sola attraverso consistenza, profumo e gusto.

Dal punto di vista tecnico, La Pasta di Aldo segue rigorosamente la tradizione: nessuna acqua viene aggiunta all’impasto. L’etichetta è corta quanto onesta: semola di grano duro e 32% di uova di gallina. Solo materie prime italiane, selezionate, testate e bilanciate direttamente da Maria e Luigi. Il risultato è una pasta dal colore giallo intenso ma opaco, elastica, porosa, tenace, capace di mantenere una straordinaria resa in cottura. La sfoglia viene lavorata con pochissimi passaggi, per non stressare l’impasto e per preservare al massimo le proprietà della materia prima.

Il lavoro non inizia in laboratorio, ma nei campi. Prima ancora di scegliere una semola, Luigi studia il frumento, dialoga con gli agricoltori, suggerisce tecniche colturali e selezione dei terreni, per garantire che ogni chicco rispetti la filosofia delle diverse linee di prodotto. Anche la scelta delle uova segue un percorso rigoroso: certificazioni, controlli, tracciabilità, perché ogni singolo ingrediente deve essere all’altezza della promessa fatta al consumatore.

Accanto alla qualità, Aldo porta avanti un forte impegno verso la sostenibilità. L’attenzione all’ambiente non è un elemento accessorio, ma parte integrante della visione aziendale. La cura per il pianeta e per le comunità locali attraversa tutto il ciclo di vita del prodotto: dalla scelta di filiere sostenibili alla lavorazione, dalla logistica al packaging. Gli imballaggi sono progettati per ridurre al minimo l’uso di plastica non biodegradabile e per privilegiare materiali eco-compatibili. La ricerca di nuove soluzioni per ridurre l’impatto ambientale è continua e rappresenta una parte attiva del futuro dell’azienda.

La Pasta di Aldo è, in definitiva, il racconto di una famiglia, di un territorio e di un modo di vivere il cibo come gesto d’amore. È una pasta che non vuole stupire con artifici, ma conquistare con la verità dei sapori, con la forza della semplicità e con il rispetto per ciò che conta davvero: la terra, il tempo e le persone.

La Pasta di Aldo: C.da Castelletta, 41 62015 Monte San Giusto (MC)

Telefono: (+39) 0733 837120

Info:aldo@lapastadialdo.it


Amministrazione:amministrazione@lapastadialdo.it


Commerciale:commerciale@lapastadialdo.it

Ciro Flagella – Rosso da Amare

Oggi è Franco Flagella, insieme con la moglie Sonia e la sorella Teresa, a portare avanti l’avventura imprenditoriale iniziata trentacinque anni fa dal padre Ciro che, durante uno dei suoi viaggi come commerciante agroalimentare al Sud, si innamorò letteralmente di una coltivazione di pomodori tipo San Marzano. La passione per i pomodori rossi è però rimasta la stessa, insieme ai processi produttivi che, ancora oggi, contemplano la lavorazione manuale, la scrupolosa selezione dei pomodori, che devono avere la consistenza e il calibro ricercati, la cottura naturale a bagnomaria e l’invasettamento. Nascono così i datterini nelle tre versioni rosso, giallo e arancione, i ciliegini rossi e gialli e l’inarrivabile passata (pomodoro fresco, succo di polpa, sale 3%) realizzata con pomodoro pugliese tipo San Marzano, che contempla il passaggio in una macchina ‘passapomodoro’ brevettata da Ciro Flagella, che toglie ogni tipo di impurità senza pastorizzazione, regalando una rara e naturale consistenza omogenea. E infine il classico pelato, che viene prima sbollentato e poi lasciato a decantare per almeno 4/5 ore.

Straordinari per sapore, purezza, omogeneità e concentrazione della polpa. Ecco come si presentano i pelati e le passate di pomodoro prodotte in Abruzzo da Franco Flagella, figlio d’arte. Già, perché se oggi è considerato un numero uno del settore, lo deve anche al padre Ciro, che durante uno dei suoi viaggi su e giù per la Penisola come commerciante agroalimentare, si innamorò letteralmente di una coltivazione di pomodori tipo San Marzano nei pressi del golfo del Gargano, dalle caratteristiche organolettiche pressochè uniche.

Fu così, che il giovane Franco, al ritorno da una licenza militare, trovò il capannone aziendale di famiglia, letteralmente straripante di questo prezioso “oro rosso”. Inizia così – trentacinque anni fa – l’avventura imprenditoriale di successo della famiglia Flagella – oltre a Franco ci sono la moglie Sonia e la sorella Teresa – esemplare nella sua “semplicità” e nel tener fede a processi produttivi che ancora oggi contemplano esclusivamente e ossessivamente la lavorazione manuale.

A partire da quando Franco si reca in Puglia in piena estate – un mese prima della raccolta generalmente cadenzata a settembre – per operare una disadratazione naturale dei pomodori e portarli così ad avere una bassissima acidità nel momento in cui vengono raccolti. E questa operazione riguarda solamente – scelti uno ad uno – i frutti che per consistenza e calibro rientrano in quella “perfezione” cercata quotidianamente da Franco. Dopo nemmeno tre ore, la materia prima è già nella sua azienda di Castel di Sangro, ad iniziare quel percorso di lavorazione manuale che termina solamente con l’invasettamento finale. Anche la spellatura iniziale segue rigorosamente questo principio.

Tappa fondamentale di questo processo, la cottura naturale a bagnomaria, secondo la tradizione secolare di tutte le famiglie che in casa preparano le passate con i prodotti del proprio orto. Qui non si fa altro che replicare con fedeltà questi antichi gesti. Saranno così eccezionali i datterini nelle tre versioni rosso, giallo e arancione, letteralmente da mangiare uno via l’altro senza nemmeno doverli cuocere. Al pari dei ciliegini – rossi e gialli – che esplodono prima al naso per sentori che forse molti di noi si sono dimenticati, e poi in bocca per freschezza e consistenza. O l’inarrivabile passata (pomodoro fresco, succo di polpa, sale 3%) – materia prima il pomodoro pugliese tipo San Marzano – che contempla il passaggio in una macchina “passapomodoro” brevettata da Ciro Flagella, che toglie ogni tipo di impurità (pellicine residue, semi…) senza pastorizzazione, regalando al prodotto finale al momento dell’invasettamento e della cottura a bagnomaria, una rara e naturale consistenza omogenea.

Ciro Flagella: Strada Statale km 149.620, Castel Di Sangro, L’Aquila

Mail: Bottanika@qode.com

Telefono: +390864845587

Servitalia Appalti srls

La Servitalia Appalti srls è un’impresa di servizi attiva nel settore delle pulizie professionali da oltre dieci anni e la sua lunga permanenza in un mercato altamente competitivo è il risultato di impegno costante, serietà e professionalità, valori che l’azienda mette quotidianamente al centro del proprio lavoro. Per Servitalia Appalti la pulizia non significa soltanto igienizzare con cura gli ambienti domestici o lavorativi, ma anche garantire fiducia, la certezza di far entrare nei propri spazi persone qualificate, discrete e affidabili, in grado di svolgere ogni mansione con competenza e rispetto. Gestita da Fabrizio e Roberta Santoni, l’azienda rappresenta un punto di riferimento per chi cerca un servizio serio e accurato, selezionando rigorosamente il proprio personale e assicurando interventi di alta qualità e un rapporto di fiducia duraturo con il cliente.

La Servitalia Appalti offre soluzioni complete per la gestione e la pulizia degli ambienti di lavoro, con servizi personalizzati che rispondono alle diverse esigenze delle imprese. Assicurare ogni giorno un ambiente lavorativo igienizzato e accogliente è l’obiettivo primario dell’azienda, che si distingue per la volontà di instaurare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco con il cliente, intervenendo negli spazi con discrezione e professionalità. Il personale, selezionato con cura, è tempestivo nel problem solving e preciso nell’esecuzione delle mansioni, garantendo una pulizia meticolosa e strutturata. Tra i principali servizi offerti ci sono la pulizia e igienizzazione degli ambienti di lavoro, il lavaggio di ogni tipo di superficie manuale o con macchinari industriali, la sanificazione dei servizi igienici, la pulizia e disincrostazione di superfici vetrate, l’intermediazione rifiuti, il facchinaggio e la manutenzione delle aree verdi.

In un contesto in cui le esigenze familiari e lavorative rendono difficile gestire le faccende domestiche, la Servitalia Appalti offre anche un servizio completo di Home Cleaning e Babysitting pensato per alleggerire le giornate e garantire serenità alle famiglie. Affidarsi a Servitalia Appalti significa scegliere personale qualificato e regolarmente assunto, a cui aprire la propria casa con fiducia e tranquillità. L’azienda si occupa della gestione delle pulizie ordinarie e mensili assicurando ambienti sempre puliti, ordinati e sani. Un ambiente igienizzato è anche una garanzia di salute per i più piccoli e contribuisce a migliorare il benessere familiare riducendo lo stress e restituendo armonia alla vita quotidiana. Il servizio di Home Cleaning offre pulizia e igienizzazione degli ambienti domestici con personale qualificato e regolarmente assunto, mentre il servizio di Babysitting mette a disposizione operatori esperti e selezionati affidabili nel prendersi cura dei bambini e nella gestione degli impegni familiari quotidiani. La Servitalia Appalti srls si conferma così un alleato prezioso per aziende e famiglie, sinonimo di fiducia, professionalità e attenzione ai dettagli, in grado di offrire soluzioni su misura per ogni esigenza.

Servitalia Appalti srls: Via di Torrenova, 41 00133 Roma

Mail: servizioclienti@servitaliappalti.it

Telefono: 06/20.68.37.30

Dr. Andrea Crudi

Nato nel 1976, il dottor Andrea Crudi è un medico chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva, con una formazione solida e una carriera costellata da esperienze di rilievo sia in Italia che all’estero. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha proseguito il suo percorso formativo approfondendo le tecniche più avanzate di chirurgia estetica e ricostruttiva in contesti internazionali di alto livello. Nel corso della sua carriera, il dottor Crudi ha maturato una competenza specifica in numerosi interventi di chirurgia estetica, tra cui rinosettoplastica, blefaroplastica, mastoplastica additiva e riduttiva, mastopessi, addominoplastica e lipofilling.

Oltre alla chirurgia, si occupa con grande dedizione anche di medicina estetica, offrendo trattamenti come filler e procedure mini-invasive, sempre orientati a valorizzare la naturale armonia del viso e del corpo senza stravolgerne i tratti. Dal 2009 opera presso il Gruppo Villa Claudia di Roma, una struttura di eccellenza nel panorama medico italiano, dove unisce rigore scientifico, competenza tecnica e sensibilità estetica. Parallelamente, svolge attività di formazione scientifica sia in Italia che all’estero. È CTU del Tribunale di Roma, membro di numerose associazioni di professionisti del settore della chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva. La sua pratica è guidata da una filosofia chiara: coniugare rigore scientifico e attenzione all’estetica, accompagnando ciascun paziente verso risultati equilibrati e personalizzati.

Dottor Andrea Crudi – chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva: Via Flaminia Nuova, 280, 00191 Roma RM

Telefono: 376 277 9938

Sapori di Napoli

Fondata nel 1999 da Gennaro Galeotafiore Sapori di Napoli è un’eccellenza campana nel mondo della ristorazione, simbolo della migliore tradizione culinaria napoletana reinterpretata in chiave moderna. L’azienda nasce come laboratorio artigianale dedicato alla produzione di prodotti tipici napoletani, fondando la propria filosofia sulla ricerca di materie prime di altissima qualità e sull’equilibrio tra artigianalità e innovazione. Gennaro Galeotafiore, appassionato cultore della cucina partenopea, ha saputo elevare l’arte della frittura a un simbolo di identità gastronomica, conquistando il titolo di ambasciatore DOC Italy per il fritto napoletano.

La sua missione è da sempre quella di preservare e rinnovare la tradizione, creando prodotti che raccontano i sapori autentici della Campania attraverso nuove forme e interpretazioni contemporanee. Il primo decennio di attività, dal 1999 al 2009, segna la nascita e la crescita dell’azienda. Il successo ottenuto e la crescente domanda rendono necessario l’ampliamento della capacità produttiva: nel 2008, Sapori di Napoli trasferisce il proprio stabilimento alle falde del Vesuvio, mantenendo intatta la cura artigianale che da sempre contraddistingue la qualità dei suoi prodotti. Nel secondo decennio, dal 2010 al 2019, l’azienda vive una fase di consolidamento e innovazione.

Nel 2012 viene introdotta la linea “Sfornamì”, che affianca la storica “Friggimì”, ampliando l’offerta con prodotti “pronto forno” pratici, gustosi e versatili. Nel 2016 inizia un importante processo di ammodernamento: viene rinnovata la sede, aumentata la capacità di stoccaggio e potenziato il reparto produttivo. In questo periodo, Sapori di Napoli ottiene le certificazioni BRC e IFS, garanzia di altissimi standard qualitativi. Dal 2020, l’azienda entra nel suo terzo decennio, caratterizzato da un processo di internazionalizzazione che porta il marchio oltre i confini nazionali.

Sapori di Napoli approda su mercati come Stati Uniti, Giappone e Austria, collaborando con eventi di prestigio come la Mostra del Cinema di Venezia e Casa Sanremo, che consolidano ulteriormente la sua immagine di eccellenza italiana. Attenta alle nuove esigenze dei consumatori e ai cambiamenti delle abitudini alimentari, l’azienda ha sviluppato una divisione Ricerca e Sviluppo dedicata all’innovazione nel settore del “frozen food”, offrendo soluzioni pratiche senza rinunciare alla qualità e al gusto della tradizione.

Dopo oltre vent’anni di attività, Sapori di Napoli continua il suo percorso con la stessa passione che l’ha resa un punto di riferimento nel panorama gastronomico italiano. Come afferma “il re dei fritti”: “Continueremo a garantire a tutti i clienti attimi di felicità per il palato, in ogni momento della giornata con un pasto veloce, una cena in compagnia, un aperitivo o una occasione speciale. ”

Indirizzo: Via Capua 2, Nola, NA, 80035

Email: hello@tyler.com
Telefono: 081 826 3633

Cantine Boscarelli

Le Cantine Boscarelli rappresentano una delle realtà vitivinicole più antiche e affascinanti della Calabria, una storia di terra, famiglia e vino che affonda le sue radici in oltre quattro secoli di tradizione. La famiglia Boscarelli, da generazioni dedita all’agricoltura, ha costruito il proprio legame con il territorio sulle colline di Bisignano (l’antica Besidiae) e Cervicati, a nord di Cosenza, sui contrafforti nord-occidentali della Sila Greca, in un’area unica, lambita dal fiume Crati. Qui, tra suoli generosi e un clima ideale per la viticoltura, è nato un progetto fatto di passione, rispetto per la natura e continua ricerca della qualità.

Nel corso degli anni, e in particolare alla fine degli anni Ottanta, l’azienda ha avviato un’importante opera di ristrutturazione dei vigneti, con l’obiettivo di valorizzare i vitigni autoctoni già presenti sul territorio e, al contempo, arricchire il patrimonio ampelografico con varietà internazionali. Tra le uve rosse autoctone spiccano il Magliocco, il Gaglioppo, il Greco Nero e il Calabrese, espressioni autentiche del carattere calabrese, capaci di regalare vini intensi, strutturati e profondamente identitari. Per quanto riguarda i bianchi, la Malvasia e il Pecorello raccontano la delicatezza e l’eleganza di un terroir ancora tutto da scoprire.

Accanto alle varietà tradizionali, la famiglia Boscarelli ha introdotto anche vitigni internazionali che hanno trovato in questo territorio un habitat ideale: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Aglianico e Syrah tra i rossi, Chardonnay e Grecanico tra i bianchi. I vigneti si estendono su circa 14 ettari, a un’altitudine media di 300 metri sul livello del mare, con sistemi di allevamento a cordone speronato e a cortina, sia semplice che libera, e una densità di impianto che varia dai 3.500 ai 4.000 ceppi per ettaro, a garanzia di un’eccellente qualità delle uve.

La vendemmia è un momento centrale nella vita aziendale: inizia a metà agosto per le varietà più precoci e si protrae fino alla prima decade di ottobre per quelle a maturazione tardiva. Particolare attenzione viene riservata alla difesa delle viti, adottando un sistema di lotta integrata, che permette di ridurre l’impatto ambientale e garantire un prodotto sano e di altissimo livello.

Il riconoscimento della qualità del lavoro svolto non si è fatto attendere: nel marzo del 2000 alle Cantine Boscarelli è stata conferita la prestigiosa “Gran Medaglia di Cangrande” nell’ambito del Vinitaly, uno dei più importanti eventi internazionali dedicati al vino. Un traguardo che ha sancito ufficialmente l’eccellenza di una realtà che aveva iniziato a imbottigliare i propri vini nel 1996, con una produzione iniziale di circa 5.000 bottiglie, e che dal 1998 partecipa stabilmente al Vinitaly, portando la Calabria sotto i riflettori del panorama enologico nazionale.

Pur profondamente radicati nella tradizione, i Boscarelli non hanno mai ostacolato lo spirito di innovazione. Al contrario, hanno costruito, passo dopo passo, le basi per il futuro, preparando il terreno alle nuove generazioni. Oggi questo percorso continua grazie ai Germani Boscarelli Giuntarelli, che hanno dato vita alla nuova realtà “Agricola Giuntabosca”, con sede a Bisignano, in Viale Vittorio Veneto 86, raccogliendo l’eredità familiare e proiettandola verso nuove sfide e nuovi traguardi.

Le Cantine Boscarelli non sono solo un’azienda vitivinicola, ma il racconto di una Calabria autentica, fatta di fatica, dedizione e amore per la propria terra. Ogni bottiglia racchiude secoli di storia, il profumo dei vigneti accarezzati dal vento della Sila e la forza di una famiglia che ha fatto del vino una vera e propria missione di vita.

Cantine Boscarelli: Via Vittorio Veneto, 86 87043 Bisignano (CS)

Mail: info@agricolagiuntabosca.it

Re Pasticciotto

Re Pasticciotto è il brand ideato da Donato Perrone, nato per celebrare una delle icone più amate della tradizione dolciaria salentina: il pasticciotto. Il marchio rappresenta una vera e propria filosofia di gusto, in cui artigianalità, qualità delle materie prime e rispetto delle ricette originali si fondono con una visione moderna e riconoscibile. Sotto la guida di Donato Perrone, Re Pasticciotto non è solo un laboratorio di dolci, ma un progetto che valorizza l’identità del territorio attraverso una produzione curata nei minimi dettagli, capace di trasformare un dolce della tradizione in un’esperienza contemporanea, elegante e memorabile.

Il salentino Donato Perrone ha portato a Roma il profumo e la dolcezza del vero pasticciotto salentino, conquistando la capitale e guadagnandosi il titolo di Re Pasticciotto. Da sempre appassionato di pasticceria, Donato ha trasformato le ricette della tradizione familiare, tramandate da sua nonna, in un progetto ambizioso e di grande successo: “Re Pasticciotto – Pasticceria Salentina”, un angolo di Salento nel cuore di Roma. Dopo il diploma alla scuola alberghiera come chef, Donato ha deciso di dare vita al suo sogno, fondando un laboratorio dove ogni giorno tradizione e innovazione si incontrano. In un ambiente giovane e creativo, riesce a fondere la genuinità delle ricette tipiche con la fantasia e la ricerca di gusti nuovi, dando vita a specialità uniche e inimitabili. Ogni pasticciotto che nasce dalle sue mani ha una storia, una personalità e una connotazione precisa, frutto della sua esperienza e della sua voglia di sperimentare.

Donato racconta che la sua passione è nata da bambino, osservando la nonna preparare i dolci tradizionali del Salento. L’aiutava con entusiasmo e, fin da allora, ha coltivato la curiosità verso l’arte dolciaria, fino a farla diventare la sua professione. Dopo le prime esperienze lavorative nel 1990 con maestri del calibro di Fedele di Galatina e Rafelino di Galatina, ha continuato a crescere come cuoco e poi come pasticcere, trovando nella pasticceria il suo vero linguaggio. Oggi, oltre a essere un maestro del gusto, è anche insegnante di scuola alberghiera a Roma, dove trasmette ai giovani la stessa passione che ha guidato il suo percorso.

La sua missione quotidiana è quella di proporre una pasticceria salentina autentica e di qualità, specializzata soprattutto nel pasticciotto, simbolo indiscusso della tradizione pugliese. Donato utilizza esclusivamente materie prime provenienti dal Salento, acquistate da piccoli produttori locali, per garantire freschezza, genuinità e valorizzare i prodotti della sua terra d’origine. È convinto che siano proprio questi ingredienti a fare la differenza, a dare quel sapore unico che rende il suo pasticciotto inconfondibile.

Le creazioni di Donato Perrone sono numerose e originali: ne esistono oltre cinquanta varianti, ognuna con una propria identità e un equilibrio particolare di sapori. Tra le più amate spiccano il classico pasticciotto alla crema, il crema e pinoli, conosciuto come la “torta della nonna”, e il raffinato cubano al rum, dal gusto deciso e avvolgente. L’ispirazione per le sue creazioni nasce dalla vita quotidiana e dalla voglia di combinare ingredienti nuovi e di qualità. Ogni dolce è frutto di passione, studio e creatività, qualità che hanno permesso a Donato Perrone di trasformare una ricetta di famiglia in un’icona gastronomica amata da tutti. Il suo laboratorio non è solo una pasticceria, ma un luogo in cui la tradizione del Salento incontra la modernità di Roma, regalando emozioni autentiche e indimenticabili a ogni morso.

Re Pasticciotto: Via Lago Tana, 51, 00199 Roma RM

Telefono: 340 076 3792

Terra Viva Del Vesuvio

Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio è uno dei simboli più autentici della tradizione agricola campana e rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Coltivato sulle pendici del Vesuvio, in un terreno vulcanico ricco di minerali, questo pomodoro si distingue per la sua buccia spessa, il sapore intenso, dolce-acidulo e soprattutto per la straordinaria capacità di conservarsi naturalmente nel tempo. Il nome “piennolo” deriva dall’antica tecnica di conservazione: i grappoli di pomodorini vengono legati tra loro con spago naturale e appesi in grandi “piennoli”, dove possono durare anche diversi mesi mantenendo inalterati profumo, consistenza e sapore.

A rendere unico questo prodotto è proprio il microclima vesuviano: escursioni termiche, ventilazione costante e suolo lavico donano ai frutti una concentrazione aromatica inconfondibile. È il pomodoro ideale per la cucina napoletana più autentica: esalta la pizza, arricchisce i sughi per la pasta, valorizza piatti di pesce e ricette tradizionali, grazie alla sua capacità di sprigionare un gusto pieno anche con cotture brevi.

L’azienda Terra Viva del Vesuvio ha scelto di utilizzare proprio il Pomodorino del Piennolo come materia prima d’eccellenza, sposando una filosofia produttiva basata sulla valorizzazione del territorio e sul rispetto delle tradizioni agricole locali. Per Terra Viva del Vesuvio, questo pomodoro non è solo un ingrediente, ma un vero e proprio patrimonio culturale: viene selezionato con cura direttamente da coltivazioni vesuviane, lavorato con metodi artigianali e trasformato in prodotti che raccontano la storia di un territorio unico al mondo.

Grazie all’utilizzo del Pomodorino del Piennolo, Terra Viva del Vesuvio riesce a portare sulle tavole un sapore autentico, sincero, legato alla terra e al lavoro paziente degli agricoltori. Un esempio concreto di come una materia prima straordinaria possa diventare il cuore pulsante di un’azienda che fa della qualità, della tradizione e dell’identità campana la propria firma.

erza generazione di imprenditori agricoli, Davide deve la sua devozione  per la campagna a nonno Luigi e papà Raffaele, a loro deve anche la passione per il lavoro, il rispetto della tradizione e la totale dedizione alla qualità. Di generazione in generazione nella  famiglia Valletta si è tramandata la cura e l’amore per la terra e per i suoi frutti, il valore e la costante ricerca dell’eccellenza, la continua innovazione nel rispetto del passato. La sua storia è la storia di una famiglia che si è dedicata interamente alla campagna. 

L’ Azienda agricola Terra Viva del Vesuvio però comincia molto più tardi, nel 2017, quando il nostro protagonista, Davide, giovane ed entusiasta agricoltore, consapevole delle grandi potenzialità del suo territorio, decise di mettersi in proprio e produrre Piennolo del Vesuvio. Terra Viva del Vesuvio nasce quindi dal connubio tra una storia vecchia di generazioni, rigorosa in campagna così come nella vita, e la freschezza, la conoscenza ed il coraggio della nuova generazione che si è messa in gioco per proseguire l’attività agricola familiare trasformandola in una realtà dinamica e specializzata, improntata sull’eccellenza dei prodotti. Il piennolo del Vesuvio, come tutti i prodotti della famiglia Valletta è un “tesoro” inimitabile per qualità e gusto, dal sapore inconfondibile.  Oltre all’oro rosso del Vesuvio Davide ha deciso di dedicarsi anche a  vitigni e frutteti,  coltivando pomodori rossi chiamati “cozzolino” e pomodori gialli…l’uva“ catalanesca” da cui si produce un ottimo vino bianco.

Il pomodorino viene raccolto esclusivamente a mano e riposto delicatamente in cassettine di legno per poi essere lavorato  per la creazione del famoso “piennolo”.

Quella della creazione del grappolo di  piennolo e’ un’arte antica, per posizionare i pomodorini con lo spago necessita grande maestria, un rito che si tramanda da generazione in generazione. Le peculiarità del “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio” sono l’ elevata consistenza della buccia, la forza di attaccatura al peduncolo, l’alta concentrazione di zuccheri, acidi e altri solidi solubili che lo rendono un prodotto a lunga conservazione durante la quale nessuna delle sue qualità organolettiche subisce alterazioni. Tali peculiarità sono profondamente legate ai fattori tipici dell’area geografica in cui il pomodorino è coltivato dove i suoli, di origine vulcanica, sono costituiti da materiale piroclastico originato dagli eventi eruttivi del Monte Somma.

Terra Viva del Vesuvio: via Bianchetto n 15, Somma Vesuviana, Italy

Telefono: 331 355 3969

Mail: davidevalletta78@gmail.com

Martino Group

Martino Group rappresenta una solida realtà nel settore retail, fondata nel 2001 e cresciuta fino a diventare un punto di riferimento nazionale. Martino Group è molto più di un operatore retail. E’ pioniere di un nuovo modo di concepire il mercato, una realtà dinamica capace di trasformare ogni spazio commerciale in un palcoscenico di esperienze. La loro storia è fatta di coraggio, intuizione e una dedizione costante alla qualità. Gestione strategica avanzata per brand che mirano a una crescita sostenibile e di valore, con store posizionati nelle aree commerciali più prestigiose. La loro visione omnicanale collega il mondo fisico e digitale per offrire un’esperienza d’acquisto fluida, intuitiva e sempre più coinvolgente. Ogni brand nel loro network trova un partner capace di valorizzarlo, creando esperienze immersive che trasformano il retail in ispirazione e desiderio. Ogni dettaglio, dall’arredo alla selezione prodotto, riflette la nostra cura e competenza multisettoriale.


Martino Group si distingue per la capacità di operare in diversi settori del retail, supportando marchi di fama internazionale e puntando costantemente a nuove opportunità di mercato. Il loro portfolio include nomi prestigiosi quali Timberland, Swarovski, Calvin Klein, Mango e Nyx Cosmetics, ognuno gestito con rigore e attenzione al dettaglio. Offre esperienze che vanno oltre l’acquisto, rendendo ogni interazione un’occasione di scoperta. Il loro know-how in make-up, apparel, footwear e gioielli garantisce un coinvolgimento autentico e di qualità. Martino Group opera con 52 store fisici in Lazio, Campania, Puglia, Piemonte e Sardegna, posizionati nelle principali vie dello shopping e nei maggiori centri commerciali, oltre a tre outlet. A questi si aggiungono due e-commerce, per un’esperienza di acquisto senza confini.

Telefono: +39 0668802555

Amministrazione: amministrazione@gruppomartino.eu

Marketing: marketing@gruppomartino.eu

Info: infostore@gruppomartino.eu

System Lazio

System Lazio, con oltre 20 anni di esperienza, supporta imprenditori nel settore Retail attraverso soluzioni tecnologiche innovative che ottimizzano i processi aziendali e valorizzano i dati di vendita.

L’azienda propone CRONO RETAIL, una suite di applicazioni avanzate per trasformare i dati dei punti vendita in strategie vincenti. CRONO RETAIL permette di prendere decisioni rapide e affidabili, migliorando la pianificazione strategica, l’ottimizzazione delle risorse e le campagne di marketing personalizzate. System Lazio offre supporto in tutte le fasi del progetto, dalla consulenza iniziale al post-vendita, garantendo il successo dei propri clienti.

Da oltre 20 anni, System Lazio Srl è il partner strategico per gli imprenditori del settore Retail, supportandoli nell’ottimizzazione dei processi aziendali e nel raggiungimento dei loro obiettivi di crescita.

Grazie a un team altamente qualificato, con competenze consolidate nello sviluppo di soluzioni gestionali avanzate, offriamo strumenti tecnologici innovativi in grado di trasformare la gestione del punto vendita in un processo efficiente, automatizzato e orientato ai dati.
Innovazione e Dati: il Futuro della Gestione Retail

Il nostro obiettivo è migliorare la produttività e la competitività delle aziende attraverso:

– Soluzioni gestionali avanzate per una gestione fluida e intuitiva di ogni aspetto del business
– Integrazione con le più moderne tecnologie software e digitali per massimizzare l’efficienza operativa
– Utilizzo strategico dei dati di vendita per prevedere le tendenze di mercato e ottimizzare le performance
– Automazione dei processi per ridurre gli sprechi e migliorare il servizio al cliente

Con un’attenzione costante al dettaglio, sviluppiamo soluzioni scalabili e personalizzabili, adatte sia ai negozi indipendenti che alle grandi catene e franchising, garantendo un supporto continuo per affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione.

System Lazio: la tecnologia al servizio della crescita del tuo business.
Il Nostro Impegno: Un Partner Affidabile per la Crescita del Tuo Business

La nostra passione per l’innovazione e la tecnologia si traduce in un supporto concreto e strategico per gli imprenditori del settore Retail. Indipendentemente dal settore merceologico, affianchiamo ogni cliente con soluzioni su misura, progettate per ottimizzare le operazioni e massimizzare la redditività.

L’attenzione al dettaglio è il nostro valore distintivo: analizziamo con precisione ogni esigenza per proporre strumenti gestionali innovativi, capaci di rispondere alle sfide del mercato e di anticiparne le evoluzioni.
Un’Esperienza di Oltre 20 Anni al Servizio del Retail

Grazie a oltre 20 anni di esperienza, System Lazio offre un approccio consulenziale e operativo, accompagnando i propri clienti in ogni fase del progetto:
– Analisi e consulenza personalizzata per individuare le migliori strategie di gestione
– Implementazione di soluzioni scalabili per adattarsi alle esigenze in continua evoluzione
– Supporto tecnico e formazione continua per garantire un utilizzo efficace delle nostre tecnologie
– Assistenza post-vendita qualificata, per assicurare performance ottimali nel tempo
Trasforma le Sfide in Opportunità

Scegliere System Lazio significa affidarsi a un partner strategico in grado di fornire soluzioni innovative, performanti e personalizzate, progettate per far crescere il tuo business e renderlo sempre più competitivo.

Affidati a System Lazio e porta la tua azienda al livello successivo.
IL PROGETTO: L’Innovazione che Rivoluziona il Retail

Nel dinamico e competitivo settore del Retail, avere il controllo totale delle operazioni e prendere decisioni rapide e basate sui dati è fondamentale per restare competitivi. Per questo nasce CRONO RETAIL, una suite di applicazioni all’avanguardia, progettata per trasformare le informazioni di vendita in strategie vincenti, ottimizzando ogni aspetto della gestione del punto vendita.
Perché scegliere CRONO RETAIL?

Gli imprenditori di oggi necessitano di strumenti avanzati, capaci di migliorare l’efficienza operativa, incrementare la redditività e fidelizzare i clienti. CRONO RETAIL è la risposta: una piattaforma scalabile e modulare, perfettamente adattabile alle esigenze di piccoli negozi, grandi catene e franchising.

La Nostra Forza

  • Team di Esperti: Un gruppo di professionisti dedicati alla ricerca del dettaglio tecnologico, utilizzando le migliori tecnologie disponibili sul mercato.
  • Facilità d’Uso: Applicazioni di valore aggiunto, progettate per essere intuitive e user-friendly.
  • Supporto Completo: Dall’analisi iniziale allo sviluppo, fino all’installazione e alla formazione del personale, siamo al tuo fianco in ogni fase del progetto.
  • Assistenza Post-Vendita: Un servizio clienti rapido e professionale, per garantire che ogni tua necessità venga soddisfatta anche dopo l’implementazione.

Scegli CRONO RETAIL per trasformare i dati del tuo punto vendita in un vantaggio competitivo concreto. Con noi, ogni decisione è basata su analisi precise e dettagliate, garantendo il massimo della performance e del successo per la tua impresa.

System Lazio: Via Lucrezia Romana, 3500045 – Ciampino (RM)

Tel: +39 06 935 48142

Fax: +39 06 892 81378

Mail: marketing@systemlazio.it

Sergio Valente

Sergio Valente, esordisce nel 1966 con una copertina di Vogue Italiafirmata da Helmut Newton e nel 1971 apre il suo primo Beauty Center in Via Condotti, a Roma, che in poco tempo diventa luogo di richiamo per gran parte delle donne del jet set internazionale. Dopo alcuni anni arriva a New York nel prestigioso store Bergdorf&Goodman. Tra le celebrities che si sono affidate alle mani di Sergio Valente ci sono nomi di spicco del cinema come Marcello Mastroianni, Placido Domingo, Florinda Bolkan, Tony Musante, Anita Ekberg,  Charlize Theron, Sharon Stone, Helen Mirren e della moda come Claudia Shiffer, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Maria Carla Boscono, Megan Gale, Vanessa Hassler.

Richiesto dai più grandi stilisti tra cui Valentino, Fendi, Versace, Ferrè, Capucci, Lancetti, Curiel, Mila Shon, Oscar de la Renta e Sarli, nel 1991 istituisce il Premio Sergio Valente per la scoperta di giovani talenti italiani del suo settore. Nei suoi 50 anni di carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero tra i quali nel 1970 “l’Oscar dell’Arte e della Moda”, nel 1990 il prestigioso “World Hair Designer” a New Orleans, nel 1995, al Congresso Intercoiffeur, il prestigioso “President Award-Most Creative Contribution” e nel 2002 viene insignito dell’Onorificenza di Ufficiale “Al Merito della Repubblica Italiana”. I suoi viaggi di lavoro lo portano in giro per il mondo e incontra le più prestigiose istituzioni dei governi cinesi, giapponesi e del mondo arabo. Nel 1985, esce il suo primo libroRicci e Capricci“, la seconda pubblicazione a lui dedicata esce nel 1995, “Idee per la testa” e nel 2005 viene pubblicato il suo terzo libro “La testa nella Moda” con cui Sergio Valente ripercorre le tappe della sua lunga e gloriosa carriera. Importante il suo ventennale impegno nel sociale con “Il Natale dei Cento Alberi d’Autore” e “L’Arte nell’Uovo di Pasqua”, le due manifestazioni benefiche da lui ideate per la raccolta fondi per sostenere associazioni bisognose e progetti di ricerca scientifica.

Nel 2009 apre il prestigioso e moderno beauty atelier in via del Babuino 107 (Piazza di Spagna). Nel 2011 è stato insignito del titolo di Commendatore al merito dal Presidente della Repubblica Italiana e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una vita dedicata alla bellezza femminile attraverso l’esaltazione del gusto, della raffinatezza e dello stile. Nel 2013 ha ricevuto da Intercoiffure Italia il prestigiosissimoriconoscimento alla carriera con le “Forbici d’Oro” e recentemente a Parigi gli è stato conferito il riconoscimento Personality Of The Year per le sue creazioni. Nel 2015 pubblica il libro fotografico “100“. Una prestigiosa raccolta dei migliaia di alberi d’autore realizzati negli anni da stilisti e case di moda. Da 25 anni cura l’immagine delle star nazionali e internazionali per il Concerto di Natale in Vaticano.

Telefono: +39 06 6794515 / +39 06 69190294 / +39 06 6787676
E-mail: info@sergiovalente.net

Gianluca Mattiozzi

Gianluca Mattiozzi è uno stilista che ha fatto della sartoria un linguaggio, della moda una forma d’arte capace di raccontare storie ed emozioni. La sua filosofia creativa si fonda su un principio semplice ma profondo: creare capi unici, pensati per resistere al tempo e per diventare parte della vita di chi li indossa.

Ogni punto di cucitura e ogni dettaglio dei suoi abiti riflettono passione, dedizione e un rispetto assoluto per la tradizione sartoriale italiana. La ricerca dei tessuti è un rituale: Gianluca seleziona con cura le fibre più pregiate, privilegiando materiali di eccellenza come il fresco lana made in Napoli, che diventa tela di creazioni eleganti, raffinate e senza compromessi sulla qualità.

Nei suoi capi convivono tradizione e modernità: le trame e i colori dialogano tra loro trasformando l’abito in un’opera d’arte da indossare, capace di esprimere personalità e carattere. Non si tratta solo di moda, ma di un’esperienza emozionante, di un percorso che porta chi sceglie le sue creazioni a vivere il guardaroba come un palcoscenico della propria identità. Per Mattiozzi lo stile non è mai effimero né legato a tendenze passeggere: è invece l’essenza dell’eleganza intramontabile, il simbolo di un lusso fatto di cura, artigianalità e autenticità. Indossare un abito firmato da lui significa abbracciare la bellezza della sartoria italiana e raccontare se stessi con classe e distinzione.

Gianluca Mattiozzi shop: Via Bolsena 14, 63813 Monte Urano FM, Italia

Telefono: 3384855820

Email: gianluca.ecomm@gmail.com

Maestro Macellaio Orlando Di Mario

Nato nel 1965 e cresciuto tra le colline e la pianura pontina, Orlando Di Mario è oggi il presidente della Nazionale Italiana Macellai, ruolo che interpreta con lo stesso temperamento e la stessa passione che lo hanno sempre contraddistinto dietro il banco carni. Vive a Sermoneta (Latina), dove conduce insieme a Mara, compagna di vita e di nazionale, una macelleria originale e accogliente, punto di riferimento per chi cerca qualità e tradizione.

Le radici di Orlando affondano a Norma, borgo della provincia pontina, e con il suo territorio conserva un legame viscerale: “Questa pianura è la mia fonte di vita” – ama ripetere – perché qui ci sono i suoi affetti, ma anche il lavoro che gli permette di vivere e di crescere nella sua professione.

Ogni mattina, proprio come faceva suo padre Elia, sale a bordo del camion e gira per le stalle della zona. Con alcuni allevatori ha stretto un vero e proprio patto: da loro vuole soltanto il meglio, le carni più pregiate, frutto di animali allevati con cura e alimentati nel rispetto della tradizione. Non si limita a osservare: spesso assaggia persino il mais destinato ai bovini per testarne la qualità e sentirne il profumo. Una dedizione che racconta quanto la sua ricerca della perfezione parta sempre dalla materia prima. Al negozio, invece, è Mara ad accogliere i clienti – che conosce tutti per nome – e a spiegare con passione le caratteristiche delle carni selezionate: grasse, sapide, uniche. Una filosofia di lavoro che si fonda sulla fiducia, sul rapporto diretto con la comunità e su una profonda conoscenza del mestiere.

Orlando Di Mario è riconosciuto come Maestro Macellaio, titolo che testimonia la sua esperienza e la sua dedizione a un’arte antica che lui ha saputo rinnovare con professionalità e passione. Alla guida della Nazionale Italiana Macellai, porta la sua squadra sui palcoscenici internazionali dei World Butcher’s Challenge, diffondendo l’eccellenza italiana nel mondo e dimostrando che la macelleria non è solo un mestiere, ma un patrimonio culturale e identitario da preservare. Con il suo esempio, Orlando continua a insegnare ai giovani macellai che la vera forza di questo lavoro sta nelle basi: rispetto per gli animali, conoscenza del territorio, selezione attenta e passione. La stessa che ogni giorno lo spinge a cercare “il top del top”, a favore di chi sceglie la sua macelleria e di chi, con orgoglio, porta il tricolore nel mondo insieme a lui.

Macelleria Labella: V. Le Pastine, 23, 04013 Carrara LT

Telefono: 0773 318243

Maestro Pasticcere Mauro Morandin

Mauro Morandin è uno dei nomi più affermati della pasticceria artigianale italiana, con radici profonde nella Valle d’Aosta e una passione che affonda le sue origini nell’infanzia trascorsa tra profumi di zucchero, farina e lievito madre. La sua bottega, la Pasticceria Morandin a Saint-Vincent, è oggi un punto di riferimento per chi cerca dolcezza autentica, tradizione rispettata e innovazione raffinata.

Tra i prodotti più amati e rinomati ci sono i panettoni (in varianti classiche e speciali), le colombe pasquali, la pasticceria fresca, la confetteria e la cioccolateria. Le sue creazioni si distinguono non solo per la tecnica, ma anche per la materia prima: canditi di arance o cedri calabresi, fave di cacao provenienti da almeno sette origini (Ghana, Ecuador, etc.), lievito madre, farine particolari, burro di latteria. Tra le specialità locali, Morandin valorizza molto i dolci tipici valdostani come i torcetti, le tegole, il Panciucco, le praline al Genepy e la Malvasia passita, sempre con una forte attenzione alla stagionalità, al gusto autentico e alla digeribilità. Mauro Morandin non è solo un artigiano del dolce: è anche un maestro riconosciuto, premiato più volte. Ha ottenuto il premio Gambero Rosso come miglior panettone Milano nel 2011 e nel 2017, e il premio “Una Mole di Panettoni” nel 2014 per il miglior panettone tradizionale.

Oltre a produrre, insegna: tiene corsi sia per pasticceri professionisti che per appassionati, in scuole rinomate come Cast Alimenti (Brescia) o Alma (Parma). La sua missione è tramandare non solo le ricette, ma l’idea che fare dolci sia anche una responsabilità verso ingredienti, tradizione e gusto. Pur radicato nel passato, Morandin non rinuncia a sperimentare.

Un esempio recente: il Panettone al Vermouth Ducale, dove l’originalità del Vermouth si unisce al classico impasto lievitato, creando una sinergia tra dolcezza, note agrumate e speziate. Questo tipo di creazione mostra quanto la sua produzione possa essere contemporanea senza perdere l’anima. Il laboratorio/punto vendita in Via Chanoux 105, a Saint-Vincent (Aosta) è il fulcro dell’attività: qui nascono i lievitati, le paste fresche, i cioccolatini, i canditi, le gelatine e tutte quelle piccole creazioni che fanno la differenza. Ogni prodotto è frutto di processi artigianali, tempi di lievitazione naturali, selezione minuziosa delle materie prime e assenza di conservanti o additivi. Mauro Morandin non realizza solo dolci: costruisce esperienze. Ognuno dei suoi prodotti è un invito al piacere lento, al sapore che racconta luoghi, sapori, tradizioni. È la cura nel dettaglio, il rispetto per ciò che si è fatto ieri e la volontà di rendere ogni dolce “un piacere che resta” il ricordo di una festa, il gusto di un momento condiviso.

Via Chanoux 105 | 11027 – Saint-Vincent (AO)

Telefono: +39 0166 512690; +39 347 6872091

Barman Jordy Di Leone

Jordy Di Leone nasce da madre di Monterotondo e padre di origini metà etiopi e metà calabresi. Un’eredità culturale ricca, che gli ha permesso fin da subito di sentirsi a suo agio con il Sud e con tutte le contaminazioni di gusto, colore e tradizione che lo caratterizzano.

La sua carriera inizia quasi per scommessa, a soli 15 anni. Il padre, chef da 36 anni, non desiderava che intraprendesse la strada della ristorazione. Jordy, però, era determinato: per poter lavorare in un bar, il patto era chiaro – mantenere una media scolastica di almeno 7. Da lì parte il suo percorso, muovendo i primi passi nella caffetteria, passando poi per la sala, lavorando nelle discoteche e persino all’estero.

Pur essendo oggi riconosciuto come uno dei più apprezzati mixologist italiani, Jordy non ama definirsi con questa parola. Per lui la miscelazione è un concetto universale, che non ha bisogno di etichette: parte da un semplice Vodka Lemon fino ad arrivare a un Campari shakerato. Perché la vera essenza di questo mestiere sta nel dettaglio, nel gesto minimo che può trasformare un cocktail in un’esperienza.

Con oltre vent’anni di esperienza nel settore del beverage, Jordy Di Leone ha lavorato come bartender nei locali più prestigiosi di Roma, distinguendosi per passione, tecnica e un approccio sempre innovativo. Oggi è non solo un professionista stimato, ma anche un formatore: collabora con brand di fama nazionale, offre consulenze a locali e firma corsi dedicati al mondo della miscelazione. A Roma ha lanciato il suo corso barman con il brand Miscelando in Italia ed è tra i fondatori e top trainer di Effemme Academy, la scuola di formazione barman di Effemme Horeca, uno dei più importanti distributori del beverage nella capitale.

La sua filosofia è chiara: ogni cocktail deve essere un viaggio, un racconto. Qualcosa che sappia unire il familiare con l’inaspettato, la tradizione con l’innovazione. I suoi drink portano con sé sapori, colori e profumi di terre lontane, arricchiti da tecniche moderne e ingredienti scelti, spesso con un legame diretto al Sud del mondo. Non a caso, nel 2019 è stato premiato come giovane vincitore di Cucinema, competizione che unisce il cinema alla cucina e al beverage.

Tra le sue esperienze più significative, Jordy cita Botaniko, un progetto a cui è legato come a un figlio e che rappresenta il risultato di anni di studio, sperimentazione e dedizione. Per lui il rispetto per il cliente è al centro di tutto: “I protagonisti sono quelli che varcano la porta, non chi sta dietro al bancone.” Determinazione, etica professionale e voglia di mettersi in gioco sono i tratti distintivi del suo percorso. Perché, come lui stesso afferma, in questo lavoro non bisogna mai perdere la velocità, la capacità di imparare dagli errori e la curiosità di andare sempre oltre i propri limiti.

Gelaterie Duomo di Francesco Dioletta

La storia di Francesco Dioletta nel mondo della ristorazione comincia presto. È il 1979 quando, ancora ragazzo, muove i primi passi a Roma, presso il ristorante La Canonica in via della Paglia, a Santa Maria in Trastevere. Pochi anni dopo, nel 1985, torna nella sua L’Aquila e realizza un primo sogno: apre il Bar Duomo, affacciato sulla piazza simbolo della città. È proprio lì che, quasi per caso, scopre l’universo del gelato artigianale: nel 1997, nei locali accanto al bar, inaugura la sua prima gelateria. Quella che sembrava soltanto una curiosità diventa presto una vera e propria passione, destinata a trasformarsi in un mestiere e in una missione di vita.

Negli ultimi 25 anni il mondo del gelato è profondamente cambiato. Oggi, grazie alla ricerca e all’impegno di tanti maestri gelatieri, la qualità è cresciuta in maniera evidente. Anche la clientela si è trasformata: sempre più consapevole e attenta agli ingredienti, ricerca un gelato dal sapore autentico, privo di emulsionanti e aromi artificiali, capace di unire gusto e leggerezza. Lo stesso Dioletta ama ripetere che il cliente e il gelatiere sono cresciuti insieme, condividendo un percorso fatto di maggiore informazione, curiosità e attenzione alla materia prima.

Nel laboratorio delle Gelaterie Duomo entrano solo materie prime selezionate con cura. Nulla è lasciato al caso: ogni ingrediente è valutato attraverso la sua scheda tecnica e testato personalmente. Tra quelli che regalano maggiore soddisfazione a Dioletta c’è la farina di semi di carrube, indispensabile per conferire cremosità al gelato, nonostante i costi in continuo aumento. E se dovesse scherzare sul gusto che toglierebbe dal bancone, la scelta cadrebbe sul pistacchio, per via dei costi altissimi del pistacchio di Bronte Dop: un paradosso, perché resta il più richiesto dai clienti e, insieme alla nocciola, è anche il suo preferito.

Dal 1985 a oggi, quella che era una piccola attività è diventata un punto di riferimento per il gelato artigianale italiano. Le Gelaterie Duomo contano oggi tre punti vendita a L’Aquila e uno ad Avezzano. Accanto a Francesco ci sono sempre stati la moglie Pina e, oggi, i figli Enrico e Luca, che portano avanti l’attività con passione, nel segno di valori come serietà, autenticità e rispetto per il prodotto.

La storia delle Gelaterie Duomo si intreccia inevitabilmente con quella della città: il terremoto del 2009 ha imposto una dura prova, ma nel 2016, con la riapertura del locale storico in Piazza Duomo, la rinascita è stata anche un messaggio di speranza. Da lì è nata l’idea di centralizzare i laboratori e di coronare un altro sogno: produrre e imbottigliare un latte d’eccellenza, frutto di una collaborazione con una piccola stalla di Paganica che alleva vacche di razza pezzata rossa italiana. Un progetto che racconta il legame profondo con la terra d’Abruzzo e la ricerca costante della massima qualità.

Negli anni, il lavoro e la dedizione di Francesco Dioletta non sono passati inosservati. Dal 2019 le Gelaterie Duomo hanno ottenuto i Tre Coni Gambero Rosso, massimo riconoscimento del settore, confermato fino a oggi: un primato unico in Abruzzo. Nel 2023, inoltre, Dioletta è stato nominato Ambasciatore del Gusto dall’Associazione Nazionale Doc Italy, titolo riconfermato anche nel 2024 e nel 2025.

Il banco delle Gelaterie Duomo è un viaggio nei sapori: dai grandi classici come pistacchio e nocciola, ai gusti che raccontano la storia e le tradizioni abruzzesi. Ci sono quelli legati all’infanzia, come la pizza dolce abruzzese; quelli che celebrano i pastori, come Transumanza con ricotta di pecora, caffè e cioccolato; oppure le creazioni dedicate alla città, come Celestino, un gusto celeste a base di spirulina che richiama la figura di Papa Celestino V. Non mancano poi sperimentazioni con ingredienti locali come lo zafferano, i formaggi del territorio o la frutta da agricoltura rigenerativa. Ogni gusto è il risultato di studio, ricerca e amore per la propria terra.

Gelaterie Duomo

L’Aquila : Piazza Duomo, 32 | Corso Vittorio Emanuele, 27 | Centro Commerciale L’Aquilone

Avezzano : Via Camillo Corradini, 147/149

Dott.ssa Concetta Tassone Galea – AT Group Italia

La Dottoressa Concetta Tassone Galea rappresenta da anni una figura di riferimento nel panorama della promozione culturale e dell’internazionalizzazione delle eccellenze italiane. La sua carriera è costellata di incarichi prestigiosi e riconoscimenti che testimoniano il suo costante impegno nel valorizzare il patrimonio artistico, enogastronomico e imprenditoriale del nostro Paese.

Dal 2015 è Ambasciatrice dell’Unione Camere Regionale di Arti e Moda, membro di Confindustria, della prestigiosa associazione gastronomica internazionale “Chaîne des Rôtisseurs” e della Fondazione Italia-Cina, consolidando così un profilo professionale che unisce competenze manageriali, visione strategica e sensibilità culturale. Lo stesso anno riceve un importante riconoscimento dal Comune di Siderno Marina, che la celebra come Illustre Cittadina per merito del suo instancabile impegno nella promozione del territorio calabrese, conferitole dal Sindaco Ing. Pietro Fuda.

La sua attività si intreccia con quella di AT Group Italia, realtà da lei guidata che si occupa della distribuzione di prodotti Made in Italy sul mercato cinese e della valorizzazione della cultura italiana a livello internazionale. L’azienda opera in diversi settori chiave: dall’internazionalizzazione delle attività imprenditoriali italiane alla definizione di strategie di sviluppo del marketing internazionale, fino alla pianificazione di progetti culturali rivolti principalmente ai mercati asiatici ed europei. Tra le aree di maggiore impatto si distinguono la promozione del turismo Made in Italy, il supporto a programmi di formazione e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e tecnologico, nonché la creazione di scambi culturali volti a rafforzare la cooperazione tra l’Italia e i Paesi esteri.

A gennaio 2025, dall’esperienza e dalla visione della Dottoressa Tassone, nasce “Sideros Magna”, associazione da lei fondata e presieduta, concepita come un ponte culturale tra Italia e Cina. Il nome trae ispirazione dall’antico quartiere delle fonderie di Locri Epizefiri, luogo simbolo della Magna Grecia, celebre per il Codice di Zaleuco, per la tradizione pitagorica e per l’eredità culturale che ancora oggi ispira l’Europa intera.

Sideros Magna si propone come piattaforma di dialogo internazionale: con radici profonde nella tradizione e uno sguardo rivolto al futuro, l’associazione promuove le eccellenze artistiche e artigianali italiane, incoraggia lo sviluppo di scambi culturali e stimola nuove forme di cooperazione tra istituzioni, accademici, artisti e imprenditori. L’obiettivo è trasformare la storia condivisa tra due grandi civiltà, quella italiana e quella cinese, in una concreta opportunità di crescita reciproca, dando vita a iniziative artistiche, programmi educativi e progetti di valorizzazione culturale.

Grazie alla sua azione dinamica e concreta, la Dottoressa Concetta Tassone Galea continua a rappresentare un ponte tra culture, unendo idealmente la Magna Grecia e l’Oriente in un percorso di dialogo e di collaborazione che guarda con fiducia e visione al futuro.

“AT GROUP ITALIA”

Mobile: +39.392.9336357
Mail : atgroupitalia2@gmail.com
Office:+39.0964.380580 Skype: calabria.dreams.2 Facebook: AT-Groupitalia

Sommelier Alessandro Scorsone

Quando si parla di sommelier in Italia, il nome di Alessandro Scorsone è sinonimo di professionalità, eleganza e cultura del vino. Figura tra le più riconosciute nel panorama enologico nazionale e internazionale, ha saputo trasformare la sua passione in una vera missione: raccontare il vino come patrimonio culturale, sociale ed emozionale, capace di unire persone, territori e tradizioni.

La sua carriera è costellata da riconoscimenti e incarichi prestigiosi. Sommelier professionista AIS, Scorsone è da anni un punto di riferimento nella comunicazione del vino e nell’organizzazione di eventi enogastronomici di altissimo livello. La sua competenza tecnica, unita a un innato carisma, lo hanno reso il “sommelier della Repubblica”, volto noto in occasioni istituzionali e cerimonie ufficiali a Palazzo Chigi e al Quirinale, dove ha spesso avuto l’onore di curare il servizio dei vini durante eventi di Stato.

Oltre alla sua attività di sommelier, Scorsone è un formatore appassionato: da anni guida corsi e degustazioni, trasmettendo a giovani aspiranti e a professionisti già avviati la sua visione del vino come linguaggio universale. Convinto che dietro ogni calice ci sia una storia da raccontare, ha contribuito a far crescere la consapevolezza del consumatore e la conoscenza delle eccellenze italiane nel mondo. Numerose le sue apparizioni televisive e collaborazioni giornalistiche, che ne hanno consolidato il ruolo di ambasciatore della cultura enologica. Tra i riconoscimenti ottenuti spicca il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, che premia non solo la sua competenza tecnica, ma anche il suo impegno nella promozione di valori come l’accoglienza, l’ospitalità e il rispetto delle tradizioni.

Il suo approccio professionale è guidato da alcuni principi chiave: valorizzare la biodiversità italiana, sostenere la qualità delle produzioni, difendere il legame inscindibile tra vino e territorio. Scorsone non si limita a parlare di etichette e annate: il suo lavoro è una costante ricerca di equilibrio tra conoscenza e emozione, tra rigore tecnico e piacere della convivialità.

Oggi Alessandro Scorsone continua a essere un protagonista indiscusso del mondo del vino, capace di coniugare l’esperienza del grande sommelier con la capacità di comunicare il fascino di un settore che rappresenta uno dei pilastri del Made in Italy. Il suo percorso è la testimonianza di come il vino, nelle mani di un vero maestro, possa diventare non solo un prodotto da degustare, ma un’esperienza culturale e sensoriale che racconta l’anima dell’Italia.

Nicola Di Noia

Nicola Di Noia rappresenta una delle figure di riferimento del panorama agroalimentare italiano, capace di coniugare preparazione scientifica, esperienza gestionale e una profonda passione per la valorizzazione delle filiere. Agronomo di formazione e assaggiatore professionista di olio extra vergine di oliva, ha dedicato gran parte della sua carriera allo sviluppo e alla promozione di settori chiave del Made in Italy, diventando portavoce autorevole di qualità, tracciabilità e innovazione.

Dopo la laurea in Agraria presso l’Università di Bari, con specializzazione in olivicoltura, ha intrapreso un percorso che lo ha visto protagonista di numerosi incarichi di rilievo. In Coldiretti ha maturato una lunga esperienza nel comparto olivicolo, fino a ricoprire il ruolo di Direttore Generale di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano, dove ha guidato strategie e progetti a sostegno della filiera. Parallelamente, come Consigliere Delegato di Evoo School Italia, ha promosso la formazione e la cultura dell’olio di qualità, contribuendo alla crescita professionale di produttori e operatori.

Il suo riconosciuto profilo tecnico lo ha portato a far parte di importanti organismi internazionali: dal Comitato consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) al gruppo di lavoro “Olio d’oliva e olive da tavola” del Copa-Cogeca, in cui ha rappresentato le istanze italiane e ha contribuito al confronto sulle politiche europee di settore.

Nel 2025 la sua carriera ha compiuto un ulteriore passo avanti con la nomina a Direttore Generale dell’A.I.A. – Associazione Italiana Allevatori, realtà di primaria importanza nel panorama agro-zootecnico nazionale. Un incarico che conferma la sua capacità di visione strategica e di leadership, oggi applicata a un comparto fondamentale per l’economia e la sostenibilità alimentare del Paese.

Oltre agli incarichi istituzionali, Nicola Di Noia continua a essere un ambasciatore della qualità italiana: il suo impegno si concentra sulla promozione delle eccellenze, sulla diffusione di una cultura alimentare consapevole e sulla valorizzazione delle imprese agricole e agroalimentari.

Tra i valori che lo guidano emergono il rispetto per il lavoro degli agricoltori, la difesa delle produzioni autentiche e il sostegno all’innovazione sostenibile. Per Di Noia, infatti, il futuro del settore risiede nell’equilibrio tra tradizione e modernità, con una filiera che sappia garantire al consumatore trasparenza, qualità e benessere.

Con una carriera costellata di riconoscimenti e ruoli di prestigio, Nicola Di Noia si conferma oggi come un punto di riferimento per chi crede nell’agroalimentare italiano come motore di sviluppo economico, culturale e sociale.

Maestro Pizzaiolo Gino Sorbillo

Nel cuore pulsante di Napoli, tra i vicoli vivi e carichi di storia, dove l’aria profuma di basilico e lievito, nasce una delle storie più affascinanti del panorama gastronomico italiano: quella di Gino Sorbillo, pizzaiolo, ambasciatore della vera pizza napoletana nel mondo, interprete moderno di una tradizione antica, maestro capace di far convivere sapienza popolare e visione contemporanea. Insomma Gino Sorbillo è molto più di un pizzaiolo.

È un simbolo di Napoli che, attraverso le sue pizze racconta l’anima autentica del capoluogo campano. Nato nel 1974 nel cuore pulsante della città, tra i vicoli stretti e vivaci del centro storico, Gino appartiene a una delle famiglie di pizzaioli più antiche di Napoli: i Sorbillo. I suoi nonni, Luigi Sorbillo e Carolina Esposito, fondarono nel 1935 la storica pizzeria in via dei Tribunali, oggi considerata da molti la “via sacra” della pizza napoletana.

Cresciuto tra farina e passione, tra mani in pasta e racconti tramandati, Gino ha respirato sin da piccolo il profumo della tradizione. Il padre Salvatore, diciannovesimo di ventuno fratelli, tutti pizzaioli, gli ha trasmesso un sapere antico, ma è stato Gino a trasformarlo in un linguaggio universale anche grazie alle sue partecipazioni in programmi tv e ai social. Con la sua energia creativa e il suo spirito innovativo, ha trasformato il mestiere di famiglia in un’arte contemporanea, aprendo la pizza napoletana al mondo senza mai tradirne l’anima popolare: generosa, accogliente, di strada. Ama ricordare che la sua è la pizza dei vicoli, quella grande, generosa, accessibile a tutti, che sazia la fame e scalda il cuore. È la pizza dei poveri, ma ha un’anima nobile, fatta di ingredienti veri e di umanità profonda.

Oggi, ogni pizza firmata Sorbillo è un inno alla terra campana grazie alle farine biologiche, le verdure di stagione, gli aromi freschi e i prodotti d’eccellenza italiana utilizzati. Un equilibrio sapiente tra innovazione e memoria. Sfrutta con rispetto e creatività le materie prime straordinarie della Campania, dalla mozzarella di bufala alle erbe selvatiche, continuando a ricercare le eccellenze italiane da combinare, raccontare, condividere.

In questa alchimia di ingredienti, Gino trova la sua voce. Ogni pizza è un messaggio, un manifesto di artigianalità e cultura. L’impasto, frutto di lievitazioni lente e naturali, accoglie topping che cambiano con le stagioni, in un menù in costante aggiornamento, capace di unire memoria e sorpresa, radici e visione. Gino Sorbillo è tra i principali protagonisti della rivoluzione della pizza napoletana degli ultimi decenni. Quella che ha trasformato un cibo popolare in un prodotto d’eccellenza, che ha riportato la dignità al mestiere del pizzaiolo, che ha fatto della pizza un ponte tra culture, un’esperienza emozionale, un gesto d’amore. La sua capacità comunicativa, la sua passione instancabile e il suo volto familiare lo rendono uno dei pizzaioli più conosciuti in Italia e nel mondo.

Frequenti sono le sue partecipazioni al palinsesto televisivo, pizzaiolo di Masterchef per tre edizioni, giudice per la gara di pizza tra i giudici di Masterchef Israele, Menù di Benedetta, Alice TV, e da cinque anni alla rubrica “Pizza” de La Prova del Cuoco su Rai 1 e sul suo magazine mensile. Inoltre è stato protagonista di molti documentari e docufiction su Napoli e sulla Pizza prodotti e mandati in onda in tutto il mondo da Discovery, National Geographic e Arkè. Con Gino Sorbillo la Pizza Napoletana arriva per la prima volta allo Chef Congress Identità Golose nel gennaio 2011. Anche a Festa a Vico, Le Strade della Mozzarella, Taste, Witaly, Gusto in Scena è continua la sua partecipazione.

Assieme a suo fratello minore Toto, Gino ha aperto altre sei sedi: Lievito Madre al Mare, Lievito Madre al Duomo, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo (quest’ultima in tre luoghi distinti della città e a Milano). Ogni locale è un’estensione della sua filosofia: accoglienza, qualità, semplicità e verità. Oggi Gino Sorbillo è anche il fondatore della Casa della Pizza, luogo che nasce nel centro storico di Napoli, a pochi passi dalla pizzeria, in quella che fu l’abitazione della zia Esterina, donna simbolo della Pizza Fritta Napoletana, la prima dei 21 figli della famiglia Sorbillo. Una casa aperta a pizzaioli, curiosi, artisti, dove la pizza diventa il punto di partenza per un dialogo più ampio: sul gusto, sull’accoglienza, sulla città.

Nel giugno del 2016 è stato insignito dalla Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA Maestro di Arte e Mestieri, unico della categoria dei Piazzaioli, alla presenza del ministero dei beni culturali e del Presidente della Repubblica Mattarella. Oggi Gino Sorbillo continua a impastare e a raccontare, attraverso la pizza, la storia e la tradizione di Napoli.

Quella di Gino Sorbillo è una narrazione in continua evoluzione. Parte dai vicoli di Napoli ma arriva ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare, a gustare, a capire.  La sua pizza è un mezzo, non un fine: un mezzo per parlare di radici, artigianato, rispetto per la terra, per promuovere una cultura alimentare fatta di stagionalità e territorio. Oggi, Gino Sorbillo è simbolo vivente della pizza napoletana nel mondo, ambasciatore di un sapere antico che ha saputo rinnovare, portavoce di una Napoli vera, orgogliosa, generosa. E ogni volta che stende una pizza, con le mani esperte e lo sguardo fiero, è come se disegnasse un ponte tra passato e futuro.

La pizza napoletana di Gino Sorbillo si può degustare in Napoli nella storica sede in Via dei Tribunali e in Piazza Vanvitelli, Roma, Genova, Bologna, Padova, Milano, Bergamo, Torino, Tokyo (Giappone). Imperdibili le pizze fritte con insegna “Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo” con sedi in Napoli e Milano.

Contatti: info@sorbillo.it

Maestro Pizzaiolo Davide Civitiello

Davide Civitiello, maestro pizzaiolo napoletano, è oggi una delle figure più rappresentative dell’arte bianca italiana nel mondo. La sua storia è quella di un ragazzo partenopeo cresciuto tra i vicoli di Napoli e il profumo del cornicione appena sfornato, che con passione, sacrificio e talento è riuscito a trasformare un mestiere antico in una forma d’arte riconosciuta a livello internazionale.

Classe 1984, Davide nasce e cresce a Napoli, dove la pizza non è solo un alimento ma una vera e propria identità culturale. Fin da bambino è affascinato da quel mondo fatto di fuoco, farina e lievito. Ogni pizzeria di quartiere, con i forni accesi e i pizzaioli che lanciavano in aria i dischi di pasta, per lui era uno spettacolo da ammirare. A soli nove anni comincia a frequentare una piccola pizzeria, curioso e determinato ad apprendere i segreti di quell’arte antica. A quindici anni il suo sogno diventa realtà: entra come apprendista in una pizzeria e da quel momento non abbandonerà più il banco da lavoro. Le sue giornate iniziano all’alba e finiscono a notte fonda, tra impasti, farine, mozzarella e pomodoro. È qui che affina la sua tecnica e costruisce, passo dopo passo, la sua identità professionale.

Il suo talento naturale, unito alla dedizione e all’umiltà, lo portano presto a distinguersi nel panorama napoletano. Civitiello comprende che per diventare un vero maestro non basta saper fare una buona pizza: occorre studiare, confrontarsi, viaggiare. Così inizia un percorso di formazione continua, partecipando a corsi, concorsi e fiere gastronomiche, fino a vincere nel 2013 il titolo di Campione Mondiale di Pizza STG (Specialità Tradizionale Garantita), un riconoscimento che consacra ufficialmente la sua eccellenza e lo inserisce tra i grandi interpreti della pizza napoletana.

Il suo stile unisce tradizione e innovazione in modo armonico. Davide rispetta con rigore le regole della pizza napoletana classica – impasto leggero, cornicione soffice e alveolato, cottura perfetta nel forno a legna – ma allo stesso tempo ama sperimentare con ingredienti e tecniche moderne. Per lui, la pizza è un linguaggio universale attraverso cui raccontare emozioni, territorio e cultura.

La sua pizza nasce sempre da un principio fondamentale: la qualità assoluta delle materie prime. La farina viene selezionata con cura, il pomodoro proviene dalle migliori aziende campane, la mozzarella di bufala è DOP e i condimenti cambiano a seconda delle stagioni. Davide è convinto che la semplicità sia il segreto dell’eccellenza: “Una pizza è buona solo se è fatta con amore e con ingredienti autentici”. Uno dei suoi punti di forza è l’impasto. Civitiello dedica particolare attenzione alla fase di lievitazione, che può durare fino a 36 ore, garantendo una pizza leggera, digeribile e profumata. Ogni disco di pasta è un piccolo capolavoro di equilibrio: croccante al morso ma soffice al centro, con quel cornicione tipico che racchiude l’essenza della vera pizza napoletana.

La Margherita, per Davide, resta la regina indiscussa. È il simbolo della sua filosofia: semplicità, armonia e rispetto della tradizione. Ma accanto ai grandi classici propone pizze contemporanee, dove l’estetica incontra la ricerca gastronomica: combinazioni audaci, ingredienti gourmet, accostamenti che valorizzano il gusto senza mai tradire la napoletanità. Oggi Civitiello non è solo un pizzaiolo, ma anche un ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ha viaggiato in Europa, Asia e America per promuovere la cultura della pizza napoletana autentica, tenendo corsi, masterclass e dimostrazioni nelle più importanti scuole di cucina e manifestazioni gastronomiche. È consulente per diverse aziende del settore e collabora con progetti dedicati alla formazione delle nuove generazioni di pizzaioli.

Con la sua energia travolgente e la sua innata capacità comunicativa, Davide è diventato un punto di riferimento per chiunque voglia intraprendere questo mestiere. La sua missione è trasmettere passione e conoscenza, ricordando sempre che dietro ogni pizza c’è un’anima, una storia, una tradizione. Nel suo ristorante, “Da Davide Civitiello”, ogni dettaglio racconta Napoli: il calore umano, i profumi del Mediterraneo, la convivialità e il rispetto per il lavoro artigianale. Il forno a legna è il cuore pulsante del locale, dove si alternano pizze classiche e nuove creazioni che uniscono sapori italiani e ispirazioni internazionali. Civitiello è anche molto attento all’evoluzione del gusto e alle nuove esigenze dei consumatori: ha sviluppato impasti integrali, senza glutine e con farine alternative, dimostrando che la vera arte sta nel saper innovare senza snaturare l’identità del prodotto.

Nel corso della sua brillante carriera, Davide Civitiello ha ottenuto riconoscimenti di altissimo prestigio che ne attestano il talento e la dedizione all’arte bianca. Nel 2013 conquista il titolo di Campione Mondiale del Pizzaiuolo – Trofeo Caputo, imponendosi come World Champion per la Pizza Napoletana S.T.G., riconoscimento che consacra la sua maestria nella realizzazione della pizza secondo la più autentica tradizione partenopea. La sua eccellenza e il suo stile unico lo portano a diventare Ambassador Caputo – Il Mulino di Napoli, simbolo e portavoce nel mondo della qualità e della tradizione napoletana. Parallelamente, Civitiello ricopre anche il ruolo di Ambassador & Supervisor Pizzaiolo per Rossopomodoro, dove mette a disposizione esperienza, competenza e passione per diffondere nel mondo la vera pizza napoletana, autentica espressione della cultura gastronomica italiana.

La sua filosofia può essere racchiusa in una frase: “La pizza è amore, e l’amore non si improvvisa”. Ogni gesto, ogni ingrediente, ogni dettaglio è il frutto di una lunga esperienza, di sacrifici e di un legame indissolubile con la propria terra.Oggi, a più di vent’anni dal suo primo impasto, Davide Civitiello è riconosciuto come uno dei migliori pizzaioli del mondo, un simbolo dell’eccellenza napoletana e dell’artigianalità italiana. Le sue pizze raccontano la storia di un ragazzo che ha creduto nei sogni, di un uomo che ha trasformato la farina in emozione, di un artista che, con ogni infornata, continua a celebrare Napoli e la sua magia.

Mail: davidecivitiello@gmail.com

Maestro Pizzaiolo Stefano Miozzo

Zio Mo’ Pizza e Bistrot nasce dal sogno nel cassetto di Stefano Miozzo e di sua moglie Katia Gobeo: un sogno coltivato per molti anni e infine realizzato anche grazie al contributo del nipote Mattia Gobeo. Il progetto, inaugurato nel 2021 a Legnago (VR), si fonda su valori chiari — ricerca, passione e famiglia — e su un’idea di qualità che parte dalla selezione accurata delle materie prime, passa per lo studio e la sperimentazione e si aggiorna continuamente grazie al confronto con importanti professionisti del settore, all’uso di ingredienti di prima scelta e alle tecniche di lavorazione più moderne.

Particolare attenzione è riservata alle intolleranze: dall’impasto agli ingredienti, le pizze senza glutine sono pensate per essere gustose e sicure.Al centro del progetto c’è Stefano Miozzo, Maestro Istruttore dal 2015 con oltre vent’anni di esperienza, protagonista di una lunga serie di successi: nel 2016 si è classificato secondo al programma televisivo Master Pizza Chef e ha partecipato al Giro Pizza d’Europa ad Amburgo. Nel 2017 ha vinto la categoria Pizza in Pala, il titolo come miglior team con il Pizza Team Penelope, il premio Triathlon, ha sfiorato il podio nella categoria Gluten Free e ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano, stabilendo il primato per il maggior numero di riconoscimenti ottenuti in una sola edizione del Campionato Mondiale della Pizza.

Nel 2018 ha vinto la categoria Classica al Campionato Mondiale della Pizza, si è classificato terzo nella categoria Pizza a Due (insieme a uno chef), ha conquistato nuovamente il Triathlon, ha ricevuto un premio speciale dal Parmigiano Reggiano e nello stesso anno ha ottenuto tre titoli PizzAward a Napoli, risultati che lo hanno proiettato nella Hall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.

Dal 2018 Stefano è testimonial del Molino Magri e ha collaborato alla Ricerca & Sviluppo della linea Crockizza (miscela per pizza in pala, in teglia, pinsa e prodotti gourmet); dal 2021 sviluppa con Molino Magri un nuovo concetto di pizza classica. Accanto a lui, la moglie Katia Gobeo porta oltre trent’anni di esperienza nella gestione di sala, eventi e matrimoni: la sua attenzione al servizio, alla personalizzazione e alla formazione del team è il cuore dell’accoglienza che Zio Mo’ vuole offrire. Katia ha inoltre affiancato con impegno lo sviluppo degli impasti Gluten Free.Lo Chef Mattia Gobeo, dopo percorsi formativi e importanti esperienze in cucine internazionali e ristoranti italiani, è diventato l’anima della cucina di Zio Mo’, dove fonde tradizione e modernità e crea una profonda sinergia con la pizzeria grazie alle sue preparazioni. Appassionato di pasticceria, firma la carta dei dolci e le proposte per il bar. Si è classificato secondo al Premio Heinz Beck nel contesto del Campionato Mondiale della Pizza ed è stato finalista al concorso AMPI GIOVANI 2022.

Ogni pizza e ogni piatto nascono da ricerca e selezione delle migliori materie prime, rispettando stagionalità e biodiversità del territorio: Zio Mo’ non propone solo cibo, ma un percorso gustativo che racconta ingredienti, tradizioni e storie.

I risultati non hanno tardato ad arrivare: due Spicchi Gambero Rosso nella Guida Pizzerie d’Italia 2025 e, a conferma del lavoro costante di tutta la squadra, i Tre Spicchi Gambero Rosso 2026, sempre nella stessa categoria con un punteggio di 90/100. Un riconoscimento che premia impasti e lievitazioni, materia prima, cura delle combinazioni, servizio e coerenza tra location e proposta culinaria — un traguardo che rende orgogliosa tutta la squadra e che Zio Mo’ condivide con i clienti e con la comunità di Verona e provincia.

Zio Mo’ Pizza e Bistrot: Via Luciano Lama, 3, 37045 Legnago VR

Telefono: 0442 190 8071

Maestro Piazziolo Fabio Alveti

Essere pizzaiolo, per Fabio Alveti, significa mettersi costantemente alla prova, guardare al futuro senza dimenticare gli insegnamenti del passato e trarre dal presente la voglia di crescere, con l’obiettivo di offrire ai clienti un servizio sempre migliore. La sua idea fissa è una: creare un impasto su misura, capace di adattarsi ai gusti e alle esigenze di ciascuno, celiaci e non, con un’attenzione particolare alla salute.

Per Fabio, ascoltare le necessità dei clienti, comprese le intolleranze alimentari, è fondamentale. Nella sua pizzeria Altro che Impasto ad Ardea, ha voluto due laboratori separati per garantire le stesse pietanze con e senza glutine, perché crede che l’inclusione sociale e l’uguaglianza alimentare siano valori da condividere soprattutto a tavola. Oltre a cucinare, si impegna a informare e sensibilizzare sul tema della celiachia, collaborando con l’AIC e portando avanti progetti di educazione come i corsi da Baby pizzaiolo nelle scuole.

Classe 1975, dopo essersi formato alla Scuola Italiana Pizzaioli, ha frequentato master sulla celiachia e corsi dedicati ai diversi impasti, partecipando a numerose competizioni in Italia e all’estero. I risultati parlano da soli: dall’11° posto al National Division Pizza Expo di Las Vegas nel 2025, ai podi ottenuti nel 2024 con la pizza senza glutine al Campionato del Mondo della Pizza e al MasterPizzaChampion, fino al titolo di Campione del Mondo nel 2022 nella categoria senza glutine. Già nel 2017 aveva contribuito a un Guinness World Record con la Nazionale Italiana Pizzaioli, e per tre anni consecutivi è stato inserito nel Wall of Fame del Campionato Mondiale della Pizza.

Oltre alle gare, Fabio ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi come Uomini e Donne di Maria De Filippi, Il Boss delle Pizze, MasterPizzaChampion e L’Ingrediente Perfetto su La7 con Maria Grazia Cucinotta. La sua pizzeria, grazie alla credibilità conquistata, è stata premiata per due anni consecutivi con il massimo delle “chioccioline” nella prestigiosa guida Osterie d’Italia di Slow Food.

Il suo impegno non si limita alla cucina: spesso è chiamato come giudice di gara nelle competizioni del settore ed è stato nominato Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la pizza senza glutine. Inoltre, è detentore di un brevetto europeo per una speciale piastra che consente di effettuare consegne a domicilio mantenendo la pizza calda e fragrante.

Fabio si definisce il “paladino del senza glutine” e il suo motto è chiaro: non si smette mai di imparare per migliorare. Insieme al suo staff, continua a cercare l’impasto perfetto, lavorando esclusivamente con ingredienti italiani certificati e nel pieno rispetto delle normative. Nei due laboratori separati, dedicati al senza glutine e al glutine, impasta artigianalmente pizze tonde romane, dolci e salate, tutte eccellenti, che sforna e consegna ogni sera — martedì escluso — e che, grazie al servizio online, arrivano anche in tutta Europa sotto forma di basi precotte senza glutine.

Altrocheimpasto – Via Furio Camillo, 11, 00040 Ardea RM, Italia

Ambasciatore del bere Fabiano Bucci

Fabiano Bucci è un professionista poliedrico che ha fatto della passione per l’ospitalità, la formazione e l’educazione la sua missione.

La sua storia inizia dietro un bancone, come barman e bartender, dove per anni ha creato cocktail e drink che hanno lasciato il segno, coniugando tecnica, creatività e attenzione al dettaglio. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare una visione a 360° del mondo del bar, diventando un punto di riferimento tanto per la miscelazione quanto per la caffetteria.

Col tempo, infatti, Fabiano si è specializzato nel settore del caffè, studiandolo con rigore tecnico e approfondendo ogni aspetto: dall’estrazione al servizio, fino alla comunicazione con il cliente. È oggi riconosciuto come Coffee Specialist per Kimbo, brand per il quale cura formazione, consulenze e sviluppo della cultura del caffè in Italia. Parallelamente, collabora con Latte Sano come Latte Artist, unendo precisione tecnica e creatività estetica per trasformare ogni tazza in un’esperienza visiva ed emozionale.

La sua formazione non si ferma alla tecnica: Fabiano ha infatti approfondito anche il campo della comunicazione, consapevole che un professionista del bar non serve solo bevande, ma esperienze. Questa attenzione lo ha portato anche a pubblicare il libro La Magia del Bancone, un’opera che racconta l’arte e la psicologia del rapporto con il cliente, offrendo strumenti pratici a baristi e operatori del settore.

Accanto alla carriera da trainer e formatore nel mondo del caffè, Fabiano ha scelto di investire in un percorso altrettanto importante: quello educativo. È infatti educatore specializzato in psicologia infantile e Tutor ADHD, unendo le competenze acquisite dietro il bancone a una profonda sensibilità verso il mondo dei bambini e delle famiglie. Questo percorso gli permette di proporre progetti innovativi in cui caffè, formazione ed educazione inclusiva si incontrano, portando avanti una visione unica che intreccia professionalità, empatia e creatività.

Fabiano Bucci rappresenta una nuova generazione di professionisti: capace di coniugare il rigore tecnico del barista e del coffee trainer con la dimensione educativa e sociale dell’educatore, diventando così un esempio concreto di come passione, studio e impegno possano trasformarsi in un percorso professionale e umano che lascia il segno.

Fabiano Bucci sin da adolescente individuò la sua strada. Ne sono passati di anni e, nonostante il lungo percorso di formazione, una carriera ormai avviata, riconoscimenti concreti e mille esperienze, quell’emozione lo pervade ad ogni cappuccino che oggi è diventata un arte, come un cantante ad ogni uscita sul palco, l’adrenalina sale ogni volta che sale sul bancone.

Esperto in Latte Art, raffinata tecnica capace di trasformare una comune tazzina in una piccola opera d’arte, utilizzando gli effetti di colore prodotti dalla crema di latte e dal caffè quando si incontrano, spazia tra cocktail, cappuccini, flair e caffè con maestria e naturalezza. Proprio il caffè diventa la sua nuova passione, i suoi mille segreti, profumi e saperi lo affascinano e incuriosiscono, inizia a studiare l’oro nero con un approccio scientifico che gli donerà consapevolezza e perfezionamento delle tecniche di utilizzo (tra i corsi frequentati:“Aicaf Accademia Italiana Maserati del caffè” – “ SCA specialty coffee association” – “IIAC Istituto internazionale assaggiatori caffè”).

Ha collezionato premi e riconoscimenti tra cui: 3 posto al gran premio di caffetteria italiana 2018, primo classificato per L’Espresso italiano Champion 2019 e sempre nel 2019 primo classificato alla Latte Art throwdown.

Accademia Degustibus 

Via fontana dell’Oste 2 – Colleferro (RM)

Email: fabiano.bucci@yahoo.it

La Parolina – Chef Iside De Cesare

La Parolina, ristorante stellato guidato dalla chef Iside De Cesare, è un’eccellenza gastronomica che nasce nel cuore dell’Alta Tuscia, a Trevinano, al confine tra Lazio, Umbria e Toscana. Sin dalla sua apertura nel 2005, il ristorante si distingue per un’identità ben radicata nel territorio e per un’atmosfera che unisce la raffinatezza dell’alta cucina al calore dell’accoglienza familiare.

La filosofia culinaria de La Parolina si fonda su un’attenta selezione di materie prime locali, valorizzando i prodotti autentici che raccontano l’anima del territorio. Accanto alle eccellenze regionali, trovano spazio anche ingredienti d’alta gamma provenienti dal panorama nazionale e internazionale, come i culatelli selezionati da produttori d’eccellenza, il caviale e il foie gras, che arricchiscono le proposte con un tocco di sofisticata eleganza.

Il menù degustazione è un percorso gastronomico pensato dagli chef per chi desidera lasciarsi guidare da creatività e passione. È un invito a esplorare il pensiero culinario della cucina de La Parolina, attraverso piatti che rispecchiano una visione personale, innovativa ma sempre radicata nella tradizione.

Il menù à la carte offre invece una selezione varia e raffinata, ispirata alle tre regioni che si incontrano sul territorio: Lazio, Umbria e Toscana. Ogni portata nasce da un’idea, da un prodotto, da un racconto, e prende vita grazie all’estro degli chef e alla qualità delle materie prime.

Anche la carta dei vini segue la stessa filosofia: non una semplice lista, ma un progetto coerente con la cucina. La selezione predilige vitigni autoctoni e aziende vinicole che esprimono l’identità del territorio, con un occhio di riguardo per le eccellenze del Lazio, regione in forte crescita enologica. Cantine emergenti e storiche convivono armoniosamente, accanto a qualche etichetta internazionale e tagli bordolesi scelti con attenzione. Il vino, qui, è parte integrante dell’esperienza gastronomica.

A La Parolina, ogni dettaglio è pensato per far sentire l’ospite al centro di un’esperienza autentica. Il senso di famiglia è il filo conduttore che unisce cucina, servizio e accoglienza: un luogo in cui ci si sente a casa.

Cuoca, pasticcera, moglie e mamma. Iside De Cesare è tutto questo. Donna multi tasking dalle mille sfaccettature, incarna il modello femminile dell’era moderna capace di conciliare il lavoro con la famiglia, distribuendo tempo ed energia sia all’uno che all’altra. Ma chi è Iside De Cesare? Iside Maria De Cesare, classe 1973 nasce a Roma, dove frequenta la facoltà di ingegneria dopo aver conseguito la maturità scientifica. Durante gli studi si diletta in cucina prima in un ristorante stagionale aperto insieme alle sorelle e successivamente consolida la propria esperienza in altre attività ristorative. Si appassiona così tanto alla cucina che decide di interrompere l’università per dedicare le proprie energie al mondo della ristorazione. Comincia il suo iter esplorativo tra il ristorante Agata e Romeo a Roma, le Colline Ciociare di Salvatore Tassa per approdare poi alla Pergola del Rome Cavalieri. Dopo due anni alla corte di Heinz Beck va in Romagna alla Frasca Di Castrocaro Terme e, dopo altri due anni come chef in varie strutture e alberghi, dal 2005 gestisce ed è cuoca, insieme al marito Romano Gordini, il ristorante La Parolina premiato con la stella Michelin nel 2009.

ISIDE DE CESARE

La Parolina si trova a Trevinano, una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo, terra di confine tra le regioni, Lazio Umbria e Toscana. Un ristorante stellato dall’ambiente famigliare dove propone una cucina semplice, riconoscibile e di gusto: “Ho da sempre un grande senso della famiglia e quando cucino immagino sempre di farlo per il pranzo della domenica, quando tutti sono riuniti intorno al tavolo in un clima di festa e gioia. La tavola è convivialità e io cerco di darla anche attraverso i miei piatti.”Non si risparmia Iside che in questi anni, ben 27, ha saputo cogliere il meglio da ogni cosa che la vita le offriva, a partire dal diventare madre che per lei ha significato imparare a nutrire il commensale, ad andare oltre l’estetica e la tecnica fine a sè stessa: “Viviamo in un territorio ricchissimo che offre un incredibile varietà di materie prime e di ricette della tradizione. In questi anni è diventato sempre più stretto il mio rapporto con i fornitori locali da cui attingo per le materie prime. Ho riscoperto, per esempio, il pesce di lago e i legumi, così come utilizzo molto la cacciagione nei mesi invernali dove la mia cucina diventa più strutturata. Noi facciamo ancora la pasta fatta in casa con il mattarello e le conserve di pomodoro come quando ero bambina. Ho imparato a usare i prodotti locali quando ci sono ma anche a conservarli quando sono alla massima maturazione e usarli poi nei mesi dove non posso trovarli freschi, e buoni”.

La Parolina è stato premiato con la stella Michelin nel 2008: “La stella Michelin per me è stata importante, è una cosa di cui vado fiera e di cui sono rispettosa. Ma la soddisfazione più grande per me rimane la felicità dei clienti con cui mi confronto ogni giorno”.

Non è un caso che Iside faccia parte dell’Atelierdes Grandes Dames, network creato da Veuve Clicquot che accoglie donne talentuose – come fu la fondatrice della Maison di Champagne che rimase vedova a 27 anni e prese in mano le redini della cantina facendone uno dei marchi più famosi del mondo – e celebra i talenti femminili dell’alta ristorazione, come la nostra piccola chef dai grandi occhi azzurri. Il ristorante gode di una vista mozzafiato sul Monte Amiata, mentre nella bella stagione di mangiare all’aperto in giardino o sulla terrazza. Per chi volesse staccare la spina dalla città c’è la possibilità di soggiornare in comode e spaziose stanze e gustare di una colazione curata da Iside “Per me la colazione è sacra: iniziare la giornata con il sorriso e tante leccornie è il modo migliore per affrontarla”.

Chef Iside De Cesare - Famiglia

Iside Maria Di Cesare è tutta determinazione e sorrisi, e niente scorciatoie. Potresti mai scegliere un posto tanto appartato se vuoi la vita facile? Giammai. Meglio sapere che chi ti viene a trovare non capita per caso. Che poi: ora che c’è la stella, il libro delle prenotazioni è sempre fitto. Ma quando Iside e suo marito Romano si sono messi in proprio, 6 anni e passa fa, era dura. Un po’ li ha sorretti l’amore – quello romantico e quello per la cucina – un po’ la tenacia. 

Pasticciera di formazione, Iside ormai si muove con disinvoltura nella cucina di terra di questa zolla di Italia centrale, fatta da elementi come tartufo, cacciagione, funghi, castagne. Ma Iside pesca anche nel repertorio familiare e tradizionale, suo e di Romano, tra ragù, brodi e paste fatte in casa di domenicale ispirazione; e in qualche dizionario internazionale, da cui sbuca l’immancabile foie gras. Alla voce dessert Iside si muove come un pesce nella sua acqua: tocco magico ovunque, anche se lei si considera una “cioccolataia”.

Il 5 marzo 2005 era un sabato e a Trevinano, una frazione di Acquapendente nella provincia di Viterbo, due ragazzi aprivano le porte del loro ristorante in un paese che contava un centinaio di residenti. Siamo ai confini che il Lazio vanta con il paesaggio unico che lo unice a Toscana e Umbria. Quei due ragazzi si chiamano Iside De Cesare e Romano Gordini e le porte che si accingevano ad aprire davano sui tavoli de La Parolina.

“Abbiamo aperto a Trevinano per caso. Io e Romano cercavamo in quella zona perché affascinati dalle colline che univano Lazio, Umbria e Toscana, poi abbiamo conosciuto una ragazza che ci ha fatto vedere un locale. Era chiuso, ma ci è piaciuto subito. Ci siamo attivati per la licenza e soprattutto ci siamo impegnati in prima persona per ristrutturarlo. È stata una fatica bellissima”. Così Iside De Cesare racconta la nascita della prima Parolina e così inizia il percorso di uno dei ristoranti più importanti del Centro Italia.

Dove nasce il nome del ristorante lo racconta Romano: “il nome c’era e l’abbiamo tenuto, ci piaceva l’idea di una ristorazione sussurrata, fatta di paroline. Avevamo un sogno e ci siamo impegnati tutto e fino all’ultimo per realizzarlo”. Il primo estimatore de La Parolina è Luigi Cremona, storico critico gastronomico e instancabile talent scout delle migliori cucine italiane. Pochi mesi dopo l’apertura arriva la prima segnalazione in guida ed è il Gambero Rosso a notare la cucina di Iside e Romano, che non si allontanano dal territorio in cui lavorano e vivono, concependo piatti fortemente legati ai piccoli produttori che avevano intorno e che oggi sono cresciuti con loro. Nel 2008 arriva l’importante riconoscimento della stella Michelin per l’edizione 2009 della guida e nello stesso anno arriva anche Azzurra, la prima figlia di Iside e Romano.

Qualche anno dopo si presenta la possibilità di acquistare un terreno di fronte a La Parolina che rappresentava il sogno di regalare una vista spettacolare ai loro ospiti sulle colline circostanti. Iside e Romano la colgono e così, nel 2011, iniziano i lavori della nuova Parolina che sorgerà in un casale di pietra affacciato tra Lazio, Umbria e Toscana. Sempre nel 2011 apre La Letterina, il bed and breakfast che permette a chi vuole godere dell’alta Tuscia di rimanere e vivere un’esperienza gastronomica arricchita da un’ottima colazione. In quell’anno arriva anche Giacomo, secondo figlio di Iside e Romano che nel 2012 inaugurano la nuova Parolina, affacciata proprio su quelle colline di cui si sono innamorati.

Oggi, dopo venti anni, La Parolina è riconosciuta per la sua forte identità territoriale e rimane una stella Michelin legata al lavoro non solo di due chef, ma di tutte le aziende che sono cresciute con loro in questi vent’anni. Un impatto sull’economia territoriale molto importante. Piatti costruiti su sapori riconoscibili, con una visione creativa che mai allontana la centralità del gusto dalla tecnica e dall’estetica. La Parolina è un laboratorio di cucina centrato il più possibile sul fatto in casa, dalla pasta al pane e, grazie all’orto di proprietà, anche di tutte le composte e conserve vegetali che valorizzano il menù del ristorante e della colazione.
“L’idea comune è stata e rimane quella di poter accogliere le persone in una casa di campagna, come fosse sempre domenica. Accogliere le persone con elegante informalità e fargli vivere non solo la bellezza della vista e dei luoghi, ma i sapori che li caratterizzano”.

Iside De Cesare non è solo una cuoca, ma un’imprenditrice che negli anni ha sviluppato progetti di formazione come Chef in Campus, che prende forma nei casali Monaldesca e Palombaro all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno. Veri e propri campus in cui ci si immerge non solamente nelle nozioni di importanti chef, con percorsi professionalizzanti di sette o dieci giorni, ma ci si perde anche nella natura incontaminata circostante. Una formazione esperienziale, che Iside definisce “l’altra formazione”, fatta di percorsi di conoscenza profonda sulle materie prime e le loro origini. Foraging, mungiture e attività casearie, degustazioni di vino e di olii extravergini con laboratori che hanno l’obiettivo di essere un valore aggiunto nella crescita professionale e personale di chi vi partecipa.
“Quando abbiamo iniziato, ci siamo venduti la macchina per comprare l’abbattitore, – confessa Romano Gordini – lo dico per far capire quanto ci abbiamo creduto e quanto è stata forte la nostra voglia di realizzare quello che è tutt’ora un sogno”.

MASTER CHEF - ISIDE DE CESARE

Iside De Cesare ha inoltre partecipato al talent riservato agli aspiranti chef in onda su SkyUno, Masterchef Italia, condotto da Bruno Barbieri, Joe Bastianch, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco. La chef stellata de ”La Parolina” è stata una delle ospiti della puntata decisiva dello show, andata in onda nel 2015, in cui i concorrenti si sono sfidati per conquistare il titolo di quinto Masterchef italiano. Per l’Invention Test, Iside, ha proposto Trota in olio cottura alle erbe e salsa di cetriolo.

I valori de La Parolina sono da sempre accoglienza familiare, spirito di amicizia e valore dei legami affettivi che costruiscono una rete di persone che lavorano al centro del territorio in cui vivono. I clienti di Iside e Romano sono i veri protagonisti di quella vista sulle colline goduta insieme ai loro piatti.

Indirizzo
Ristorante La Parolina

Via Giacomo Leopardi, 1 – Trevinano (VT)

Tel. +39 0763 717130

Ristòria Pepe Nero – Chef Salvo Cravero

Nel cuore della Tuscia, affacciato sul più grande lago vulcanico d’Europa, si trova il ristorante Pepe Nero. Il suggestivo specchio d’acqua di Bolsena, con i suoi riflessi mutevoli e la quiete silenziosa delle sponde, fa da sfondo a una nuova visione gastronomica, guidata dalla mente e dalle mani dello Salvo Cravero, chef ai fornelli del locale. Con lui, il ristorante Pepe Nero si dirige verso una proposta gourmet, ricercata, emozionale e contemporanea.

Cravero, molisano d’origine ma da anni radicato in questo territorio, è portatore di una sensibilità gastronomica affinata nel tempo e arricchita da esperienze diverse, sempre coerente però con un’idea di cucina che unisce radici e visione, memoria e ricerca. La sua impronta si avverte immediatamente nella nuova filosofia del ristorante: piatti curati nei minimi dettagli, colorati, tecnicamente precisi, e rispettosi della materia prima, pensati per raccontare il territorio senza rimanerne prigionieri.

Il Pepe Nero non è soltanto “un ristorante vista lago”. La sua sala, con una trentina di coperti, si affaccia direttamente sulle acque tranquille del Bolsena, abbracciando il paesaggio attraverso ampie vetrate e una passerella in legno che sembra condurre l’ospite al centro stesso del lago. Un’atmosfera che invita al silenzio e alla contemplazione, in cui la cucina si fa esperienza totale.

Il menu è costruito come un percorso sensoriale: parte dall’acqua dolce, ma non si ferma lì. Pesci del lago come coregone e persico si alternano a materie prime marine pregiate come ostriche, scampi, gamberi e tonno. La cucina d’acqua dolce si arricchisce mantenendo però sempre un’identità ben precisa. Accanto alle proposte di mare, trovano spazio anche carni selezionate, come l’agnello e la pecora, interpretate con eleganza e modernità.

Ma il vero fiore all’occhiello del ristorante Pepe Nero è la centralità della proposta vegetale. Le verdure, coltivate in gran parte nel territorio circostante o selezionate da piccoli produttori di fiducia, non sono più un semplice accompagnamento ma si fanno protagoniste: trasformate, esaltate, reinterpretate. Dall’antipasto al dolce, ogni piatto contiene un riferimento al mondo vegetale, in una narrazione coerente e attenta alla stagionalità.

L’ambiente è rustico nei materiali ma raffinato nei dettagli e si allinea perfettamente con l’anima del luogo in cui si trova: legni naturali, linee pulite, un arredo sobrio in cui predomina il bianco che lascia spazio alla luce e al paesaggio. La carta dei vini completa l’esperienza con una selezione curata di etichette italiane e internazionali, pensata per valorizzare ogni singola proposta dello chef. Un’attenzione particolare è rivolta ai vitigni autoctoni del Lazio e dell’Italia centrale, ma non mancano incursioni d’autore tra Champagne, Riesling tedeschi e Pinot Noir francesi. Una carta vini attenta e dinamica accompagna le proposte dello chef e i percorsi di degustazione guidano l’ospite in un viaggio sensoriale costruito su misura.

A rendere ancora più unica l’esperienza del Pepe Nero, è l’atmosfera complessiva che si respira: un servizio discreto e premuroso, capace di accogliere con calore e professionalità. Ogni dettaglio è pensato per garantire comfort, intimità e la possibilità di vivere un momento di sospensione, in cui tutto, dal paesaggio alla mise en place, dai profumi in cucina ai calici in sala, è in equilibrio perfetto.

Questa nuova stagione del ristorante non è passata inosservata: la Guida MICHELIN 2025 ha già segnalato il Pepe Nero tra le realtà più interessanti del territorio, così come il Gambero Rosso, che ne ha riconosciuto l’identità nuova, forte, capace di dialogare con le migliori cucine d’autore italiane pur restando fedele al lago, alla Tuscia, a quella cultura contadina e lacustre che ancora oggi permea ogni angolo di questa terra.

Nel cuore di Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena, Pepe Nero Ristòria è un rifugio di eleganza dove la cucina si fa emozione. Avvolto dalla luce del lago e dal silenzio del paesaggio, ogni dettaglio racconta un’esperienza autentica, raffinata e senza tempo.

Con uno sguardo contemporaneo e radici profonde nella Tuscia, lo Chef Salvo Cravero dà vita a una cucina che racconta il territorio, fondendo con eleganza sapori di lago e suggestioni marine.

Ogni piatto è un equilibrio tra tecnica raffinata, creatività sensibile e rispetto assoluto per la materia prima. Una visione gastronomica che custodisce la memoria e la trasforma in esperienza.

In definitiva, Pepe Nero con Salvo Cravero si afferma come una delle mete gourmet più intriganti del Lazio. Un ristorante che non punta solo all’eleganza estetica, ma a una profonda coerenza tra forma e sostanza, tradizione e sperimentazione. Un luogo dove il tempo rallenta, la cucina emoziona, e ogni piatto racconta una storia.

Salvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.

Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.

Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.

Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.

Oltre al lavoro ai fornelli, negli anni Salvo comincia anche a portare la sua cucina in televisione, partecipando a programmi come “Cucine d’Italia”, “Panino Amore Mio” su Gambero Rosso Channel e “Ricette all’Italiana” su Rete 4, con Anna Moroni e Davide Mengacci. Questo gli permette di farsi conoscere da un pubblico più ampio e di raccontare il suo modo di fare cucina in modo semplice e diretto. Nel 2018 arriva un incarico di grande prestigio: curare i menù di prima classe per Alitalia, nella classe Magnifica, progetto che lo vede coinvolto anche con Joe Bastianich.

In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.

Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.

La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.

Contatti

Telefono: +39 0761 871909 – +39 345 5937752

Mail: info@salvocravero.com – info@pepeneroristorante.eu

Pepe Nero Ristorante – Viale Regina Margherita, 01010 Capodimonte (VT), Italia

La Polakkeria – Maestro Pasticcere Dario Saltarelli

Nel cuore di Fondi, la Polakkeria di Dario Saltarelli è molto più di un semplice negozio: è un piccolo tempio del gusto dove tradizione, passione e innovazione si incontrano ogni giorno. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, regione di cui è originario Saltarelli, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.

Nato, dunque, dal desiderio di onorare l’eredità familiare e valorizzare il legame con il territorio, questo spazio è interamente dedicato alla celebre polacca, il dolce tipico aversano divenuto simbolo della città, che qui viene proposto in diverse varianti, sempre con ingredienti selezionati e lavorazioni artigianali. Ma la Polakkeria non è solo il regno della polacca: è anche una boutique del gusto in cui trovare lievitati d’eccellenza, dolci della tradizione rivisitati con creatività e una selezione di prodotti unici, che raccontano la filosofia di Dario Saltarelli, fatta di autenticità, qualità e amore per la pasticceria. Entrare nella Polakkeria significa vivere un’esperienza sensoriale in cui ogni morso racchiude una storia, un ricordo, un’emozione.

Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.

Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.

Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.

Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale

Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’

Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.

Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.

Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.

Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.

Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.

Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:

  • 2019 Bruxelles – ITQ- The Crystal Taste Award al Panettone Artigianale Classico, il primo al mondo a ricevere il prestigioso riconoscimento Internazionale
  • 2019 Roma -Campidoglio – Premiazione “Le Eccellenze italiane” “Ambasciatore DocItaly per la pasticceria Regione Campania”
  • 2018 Inserimento nella Guida de La Repubblica della prima “Polakkeria® d’ Italia
  • 2018 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2018 Partnership ufficiale con la Reggia di Caserta, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, per la produzione di Grandi Lievitati adornati da manufatti di San Leucio, patria della seta.
  • 2017 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2016 (Torino) Primo Premio Miglior Panettone Artigianale d’Italia

Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto. Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.

Il Maestro Saltarelli come tutti i grandi ha un’immensa umiltà pur essendo consapevole della sua Arte, nulla lo ferma, negli anni ha partecipato, sempre con entusiasmo e impegno, a numerosi contest di pasticceria, un successo dopo l’altro. Il panettone artigianale di Dario Saltarelli ha conquistato il mondo da Bruxelles a Torino, dalla Capitale al resto d’Italia. Dario Saltarelli nel 2016 è stato investito del Ruolo di Ambasciatore Doc Italy per la Campania, riconfermato nella Sala Protomoteca del Campidoglio a maggio 2018, in Piazza Rossellini a settembre 2021 e sempre in Campidoglio a gennaio 2022. Quella dei coniugi Saltarelli è un’azienda particolarmente attenta alla valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici. Ogni singolo prodotto della pasticceria Saltarelli, conserva le materie prime integre, rispetta qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. Dario opera in armonia con l’ambiente e le attività economiche e sociali presenti sul territorio.

Tutta la sua arte e il suo Know How Dario vuole metterli a disposizione dei giovani, la sua squadra di pasticceri e aiuti è la sua seconda famiglia, l’armonia e l’affetto due segni distintivi del Team Saltarelli, ma questo a Dario non basta, Dario non dimentica la sua missione, recentemente ha ideato una forma di gestione integrata con le istituzioni scolastiche locali. Da lì è nata una collaborazione con gli allievi dell’Istituto Superiore “A. Nifo” di Sessa Aurunca. Il risultato è stato stupefacente. Dario ha dichiarato: << Poter lavorare con dei giovani, condividere con loro un’esperienza e arricchirci vicendevolmente è stata una delle esperienze più appaganti vissute nella nostra azienda”>> . Uno dei settori più importanti della cucina Napoletana è certamente quello della Pasticceria che grazie soprattutto a Ferdinando IV divenne unica, e a buon diritto possiamo dire: “Pasticceria Borbonica”. Dolci come il Babà, la Sfogliata, la Cassata, la Crema Pasticcera, la Pastiera di Grano, chiamata il dolce dei Re, sono diventati dei veri e propri prodotti di culto.

I Borbone erano dei Re che mai misero la corona, amavano i propri sudditi e si sentivano, allo stesso modo, sudditi di nostro Signore, del Papa, della propria Terra e dei prodotti alimentari che essa ha sempre generato con grande generosità e qualità. Dario Saltarelli possiamo è proprio un pasticciere nato alla corte di Re Ferdinando e che, salito sulla macchina del tempo, è arrivato come d’incanto ai giorni nostri. I suoi bagagli? L’amore per la propria terra, la passione e il rispetto per il lavoro, l’etica e la famiglia. Dario ha  creato  prodotti dolciari degni di andare “davanti a un Re”. Come i suoi illustri antenati Dario, pur non avendo microscopi o macchinari di altissima tecnologia, riesce a creare dei Dolci partendo dallo studio dei prodotti del suo Regno cercando di estrapolare l’essenza e assemblandoli al meglio utilizzando solo i propri sensi: il tatto, l’olfatto, la vista e il gusto. Dario ama la sua arte, ama i suoi dolci fino ad arrivare a dormire in laboratorio per controllare la lievitazione, quella è la sua seconda casa, dove però passa molto più tempo che nella pri

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Dario Saltarelli® – Polakkeria®

Telefono: +39 3392663230

info@dariosaltarelli.it

info@polakkeria.it

Sommelier Chiara Giannotti

Chiara Giannotti nasce a Roma il 31 maggio 1976, in una famiglia dove il vino non è solo una tradizione, ma un’eredità culturale radicata da tre generazioni. Dopo un percorso scolastico che le conferisce una formazione internazionale presso il liceo francese Chateaubriand, prosegue gli studi universitari laureandosi cum laude in Lettere con indirizzo in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Roma Tre, arricchendo il proprio percorso con un anno di Erasmus alla prestigiosa University College London. Fin da giovanissima entra nel mondo del lavoro affiancando la madre e i fratelli nell’azienda vinicola di famiglia, la storica Fazi Battaglia, che all’epoca comprendeva anche l’azienda Fassati in Toscana e, in seguito, la tenuta Greto delle Fate nella zona del Morellino di Scansano.

Il suo impegno nelle aziende di famiglia è totale e poliedrico: segue la produzione, si occupa del marketing e della comunicazione, cura i rapporti commerciali con l’estero. Accanto a questa esperienza sul campo, Chiara intraprende un percorso di formazione specifica, conseguendo nel 2002 il diploma ufficiale di Sommelier presso l’AIS e ottenendo nel 2007 il prestigioso titolo di Dame Chevalier de Champagne, riconoscimento riservato a chi si distingue per la promozione della cultura dello Champagne. Nel 2001 diventa anche imprenditrice agricola, rilevando personalmente una piccola azienda in Toscana che entra nel gruppo di famiglia. I suoi 15 anni nelle cantine rappresentano un periodo fondamentale, in cui matura una visione profonda e concreta della viticoltura, del lavoro in vigna e in cantina, e di tutto ciò che si cela dietro una bottiglia di vino.

Nel 2015, in seguito alla cessione delle aziende familiari a un gruppo industriale, Chiara avvia un nuovo capitolo professionale. Fortemente guidata dalla passione e dalla conoscenza del vino, decide di concentrare le proprie energie sulla comunicazione e sulla divulgazione. Nasce così Vino.tv, una delle prime WebTv italiane dedicate interamente al mondo del vino, pensata come spazio dinamico e multicanale (blog, social, video) capace di coniugare contenuto, competenza e intrattenimento. Il suo stile è fresco, diretto, glamour senza essere superficiale. Ha un talento naturale per il racconto audiovisivo, sa costruire format coinvolgenti, interviste agili e mai scontate, alternando approfondimento e leggerezza con grande equilibrio.

In breve tempo Vino.tv si afferma come un punto di riferimento nel panorama italiano della comunicazione enologica. Chiara si distingue per la capacità di rivolgersi a un pubblico ampio, mantenendo un linguaggio accessibile ma fondato su solide competenze. Il suo approccio parte sempre dal rispetto per il lavoro di chi produce, e si arricchisce della consapevolezza maturata lavorando direttamente nei vigneti e nelle cantine. Questo le permette di raccontare il vino in modo autentico, mai artefatto, valorizzando le storie, i territori, i volti che si celano dietro ogni etichetta.

Nel frattempo, diventa degustatrice professionista per importanti testate e guide di settore, tra cui DoctorWine, e docente in corsi di avvicinamento al vino. Cura rubriche su emittenti televisive e radiofoniche (da Gold TV a La7, da Radio Food a canali digitali) portando il vino al grande pubblico, con intelligenza e spirito divulgativo. Collabora inoltre con case d’asta e piattaforme specializzate in fine wine, come esperta nella selezione, valutazione e certificazione di vini da collezione e investimento. È una delle prime donne a rompere il predominio maschile nel mondo delle aste vinicole, selezionando lotti rari, stilando cataloghi e portando un approccio contemporaneo e competente a un settore tradizionalmente chiuso.

Nel 2019 viene chiamata dalla casa editrice Rizzoli a scrivere il suo primo libro, “La Cantina Perfetta”, pubblicato in Italia e negli Stati Uniti con il titolo “The Perfect Wine Cellar”. Il volume è un viaggio tra le bottiglie più prestigiose e le strategie per costruire una cantina personale, pensato sia per collezionisti sia per appassionati curiosi. Anche in questo progetto Chiara dimostra la capacità di rendere accessibili temi complessi, mantenendo rigore e credibilità.

Chiara Giannotti è oggi una figura di riferimento nel mondo del vino italiano. Alla competenza tecnica unisce una visione contemporanea e inclusiva. Non racconta solo il prodotto, ma tutto ciò che ruota attorno: cultura, stile di vita, sostenibilità, emozione. Il vino, per lei, è un racconto da ascoltare e da condividere, una porta aperta su territori e persone, un’esperienza che coinvolge i sensi ma anche l’anima. La sua comunicazione è vivace, empatica, mai autoreferenziale: il suo obiettivo non è impressionare, ma coinvolgere, incuriosire, avvicinare. Che si tratti di un video, di un articolo, di una lezione o di una degustazione, il suo approccio è sempre guidato da passione, rispetto e desiderio di trasmettere.

Dotata di una grande energia comunicativa e di una profonda conoscenza del settore, Chiara continua a innovare il linguaggio del vino, sperimentando nuovi format, aprendo strade, creando connessioni tra mondi diversi. Vive tra Roma e Le Marche, dove ha sede l’attività di famiglia, ma il suo sguardo è sempre rivolto al futuro, alle nuove generazioni, al cambiamento. Autentica, brillante, instancabile, ha fatto della sua voce una risorsa preziosa per il mondo del vino. E la sua storia, oggi, è la dimostrazione che le radici profonde e la visione aperta possono convivere, dando vita a un modo nuovo, vivo e appassionante di raccontare un mondo antico.

Contatti

Telefono: 348 3803611
Mail: chiara@vino.tv

Sabrina Persechino

Nel cuore di Roma, dove le trame della storia si intrecciano con quelle della creatività contemporanea, prende vita una realtà unica e raffinata: l’Atelier Persechino. È il 1997 quando Sabrina Persechino, architetto e fashion designer, decide di dar forma concreta alla sua visione estetica fondando uno studio nel quartiere Testaccio, uno dei più autentici e vitali della Capitale. Il luogo prescelto non è casuale: l’antico Lanificio Sonnino, un edificio industriale dei primi del Novecento, un tempo popolato da lavoratrici che trattavano la lana con tecniche pionieristiche. Oggi, tra quelle stesse mura, si realizzano capi d’Alta Moda che fondono architettura, arte e moda in un linguaggio visivo e materico unico nel panorama del Made in Italy.

Sabrina Persechino è una figura poliedrica, eclettica, capace di muoversi con disinvoltura tra mondi apparentemente lontani ma in realtà profondamente connessi. Architetto di formazione, con una laurea conseguita all’Università La Sapienza di Roma, ha successivamente perfezionato il suo percorso creativo allo IED – Istituto Europeo di Design, specializzandosi in fashion design. Il suo lavoro è l’emblema di una sintesi complessa e armoniosa tra razionalità e immaginazione, struttura e leggerezza, rigore e sensibilità.

La sua passione per la moda nasce molto presto, all’età di otto anni, quando capisce di voler costruire una propria identità estetica e creativa. La volontà di distinguersi e di raccontarsi attraverso l’abito, inteso come estensione del sé, sarà il motore di una carriera che la porterà ad affermarsi tra i protagonisti dell’Alta Moda italiana. L’Atelier Persechino non è soltanto un laboratorio di sartoria: è uno spazio di sperimentazione continua, un’officina del pensiero, dove ogni collezione è frutto di ricerca e contaminazione.

Le sue creazioni sono riconoscibili per l’equilibrio impeccabile tra progettazione architettonica e spirito couture. Gli abiti disegnati da Sabrina Persechino sono vere e proprie architetture da indossare, strutture dinamiche che dialogano con il corpo, valorizzandolo attraverso linee geometriche, tagli netti e materiali innovativi. Ogni capo nasce da un disegno, spesso architettonico, che viene poi trasformato in bozzetto di moda, interpretato attraverso il tessuto e rifinito con tecniche sartoriali d’avanguardia. L’uso del taglio laser, delle sovrapposizioni grafiche, delle trasparenze strutturate non è mai fine a sé stesso, ma funzionale a trasmettere un’idea, una visione, un’interpretazione dello spazio.

I materiali impiegati spaziano dai tessuti più tradizionali a quelli sperimentali, in una continua esplorazione delle potenzialità materiche: lane compatte, sete leggere, tessuti tecnici, inserti metallici, microstrutture architettoniche. Anche la palette cromatica è studiata con rigore e audacia: bianchi assoluti, neri profondi, grigi architettonici, ma anche lampi di colore decisi e caldi, rossi, aranci, blu cobalto, in un equilibrio visivo che sottolinea la forza e l’eleganza delle forme.

In ogni collezione, la stilista rivendica un forte legame con il mondo dell’arte e del design. Nella collezione Autunno/Inverno 2019-2020, ad esempio, rende omaggio alla scuola del Bauhaus, la celebre istituzione tedesca che ha rivoluzionato l’arte, il design e l’architettura del XX secolo. In questa interpretazione personale, i principi del funzionalismo si traducono in capi puliti, essenziali, strutturati, ma ricchi di dettagli architettonici, evidenziando la stretta connessione tra forma e funzione, estetica e utilizzo.

L’arte, per Sabrina Persechino, non è solo una fonte di ispirazione, ma un linguaggio da interpretare e ricreare. Le sue collezioni si rifanno a grandi maestri del passato e del presente, interpretandone l’essenza attraverso l’abito. Le forme fluide di Zaha Hadid, le geometrie rigorose di Le Corbusier, le strutture modulabili di Santiago Calatrava: tutto diventa stimolo creativo. Ogni sfilata è un racconto, una narrazione tridimensionale che prende vita sulla passerella e che riflette il pensiero profondo della sua autrice.

Il laboratorio all’interno dell’ex lanificio non è solo un luogo di produzione, ma una fucina culturale. Qui si incontrano architetti, artisti, modellisti, artigiani, in un continuo scambio di competenze che dà vita a collezioni contemporanee e complesse. La filosofia dell’Atelier si basa su un sapere antico, quello della sartoria italiana, unito a una visione futuristica in cui anche le tecnologie più avanzate trovano spazio e senso. Le tecniche di lavorazione, pur essendo di matrice artigianale, vengono rilette attraverso una lente moderna, che esalta la precisione, la modularità e l’innovazione.

La moda di Sabrina Persechino è anche un progetto culturale. Non si limita all’indumento, ma si fa portavoce di una nuova idea di donna: colta, sofisticata, autonoma, consapevole. Una donna che non ha paura di farsi notare, che abita lo spazio con grazia e decisione, che riconosce nella moda un mezzo di espressione e non un semplice orpello estetico. L’architettura dell’abito diventa così la metafora di un’identità solida, costruita nel tempo, stratificata, complessa ma armonica.

Il riconoscimento nazionale e internazionale del lavoro di Sabrina Persechino arriva non solo dalle passerelle dell’AltaRoma, dove le sue sfilate sono tra le più attese e applaudite, ma anche dalle collaborazioni con istituzioni culturali, mostre, eventi artistici, che le permettono di estendere il proprio linguaggio oltre i confini della moda. I suoi capi, esposti in contesti museali e gallerie, diventano opere d’arte a tutti gli effetti, testimoni di un sapere che unisce il pensiero progettuale alla manualità artigiana.

L’identità dell’Atelier Persechino si radica profondamente nel patrimonio del Made in Italy: nella cura per il dettaglio, nella qualità dei materiali, nella valorizzazione delle maestranze. Ma la sua vera forza è nella capacità di guardare oltre, di proporre una visione nuova e personale, dove il sapere tecnico diventa emozione estetica, e la moda diventa architettura del sogno.

In un tempo in cui la moda rischia di diventare effimera e ripetitiva, Sabrina Persechino propone una via alternativa, più colta, più solida, più autentica. Un percorso che affonda le radici nell’arte e nella storia, ma che ha il coraggio di innovare, di proporre, di costruire. In questo equilibrio perfetto tra forma e contenuto, tra estetica e funzione, risiede il cuore pulsante dell’universo Persechino.

Contatti

Atelier Persechino si trova a Roma, in Via dei Magazzini Generali 20/A.

Sito ufficiale: moda.atelierpersechino.com

Gerardo Sacco

Gerardo Sacco nasce a Crotone nel 1940, e fin da giovane manifesta una forte inclinazione per l’arte orafa. Ancora adolescente trova lavoro in un piccolo laboratorio orafo, dove scopre la sua vera vocazione: plasmare e modellare metalli preziosi con una maestria che lo accompagnerà per tutta la vita. Desideroso di approfondire le sue competenze, si trasferisce a Valenza Po, celebre centro italiano della lavorazione dell’oro, dove perfeziona tecniche e processi che gli consentono di affinare ulteriormente il suo talento. Tornato nella sua città natale con un bagaglio tecnico e creativo più ricco, fonda nel 1963 la propria ditta artigianale, un laboratorio-bottega in cui riscopre e recupera metodi di lavorazione antichi, radicati nella cultura magnogreca e nella tradizione mediterranea, reinterpretandoli in chiave moderna.

Fin dall’inizio la sua produzione si distingue per originalità e qualità: il primo campionario presentato gli vale il primo premio alla Mostra dell’Artigianato Orafo di Firenze e l’Oscar dell’Artigianato a Sanremo, aprendo le porte a un percorso di successo che lo porta a essere riconosciuto come uno dei maestri orafi più importanti d’Italia. Le sue creazioni, oltre a essere apprezzate nel panorama nazionale, trovano spazio in prestigiose esposizioni internazionali, tra cui il Complesso del Vittoriano a Roma e i Musei Vaticani, nonché in eventi promossi dagli Istituti Italiani di Cultura in città come Bruxelles, Lisbona, Copenaghen e Madrid. I suoi gioielli hanno accompagnato sul red carpet e nelle produzioni artistiche star del calibro di Liz Taylor, Isabella Rossellini, Monica Bellucci ed Elena Sofia Ricci, confermando il suo ruolo di protagonista nell’arte orafa contemporanea.

L’arte di Gerardo Sacco nasce da un profondo legame con la sua terra, un crocevia di culture e tradizioni che si riflettono nei suoi lavori. Il Mediterraneo, con le sue leggende, i miti della Magna Grecia e i colori caldi dei tramonti sul mare, è fonte inesauribile di ispirazione. I suoi gioielli si trasformano in vere e proprie narrazioni, dove maschere apotropaiche, simboli di protezione e fortuna, si intrecciano con perle, pietre preziose e metalli nobili per dare vita a pezzi unici, carichi di fascino e significato. Ogni creazione è un omaggio all’unicità, un incontro armonioso tra passato e presente, tra tradizione e innovazione.

La “bottega” di Gerardo Sacco rappresenta il cuore pulsante dell’intero progetto artistico. Qui, mani esperte e appassionate danno forma a manufatti che sono il risultato di un’attenta ricerca e di una sapienza artigianale che si tramanda di generazione in generazione. La minuziosità con cui vengono selezionati i materiali, la precisione delle lavorazioni, l’attenzione al dettaglio raccontano una storia di dedizione e amore per l’arte orafa. La sfida di Sacco è stata sempre quella di valorizzare e tutelare la tradizione manuale, arricchendola però con l’uso di tecnologie all’avanguardia, capaci di innovare senza mai tradire l’essenza stessa del lavoro artigianale.

L’equilibrio tra l’antico e il moderno è ciò che caratterizza la ricerca artistica di Gerardo Sacco, che si pone come esempio emblematico dell’“Artigiano del Futuro”. Un maestro capace di coniugare la sapienza di un mestiere antico con una visione creativa e contemporanea del Made in Italy, facendo convivere competenze manuali con strumenti digitali e tecnologici. Il risultato sono gioielli raffinati, innovativi e sempre portatori di un valore culturale ed estetico profondo.

In questo modo, Gerardo Sacco ha saputo trasformare l’arte orafa in un linguaggio universale, capace di raccontare storie millenarie e di emozionare chiunque entri in contatto con le sue creazioni. Ogni gioiello è un piccolo capolavoro che coniuga originalità, tecnica e sensibilità artistica, testimonianza concreta di come l’eccellenza artigianale italiana possa vivere nel presente e guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e prestigio.

Contatti

Gerardo Sacco & C. S.r.l. – Via Antonio De Curtis, 2 88900 Crotone
customer@gerardosacco.com

Lucio Picone

Lucio Picone nasce a Frasso Telesino, in provincia di Benevento, e nel 1970 si trasferisce in Toscana insieme alla famiglia, dando inizio a un percorso di vita e lavoro che lo avrebbe portato a diventare uno dei più apprezzati artigiani calzaturieri italiani. Fin da giovanissimo, a soli quindici anni, Lucio entra nel mondo della calzatura lavorando in un calzaturificio a Monsummano Terme, centro storico e rinomato per la sua tradizione manifatturiera nel settore. Qui inizia una lunga esperienza di formazione, fatta di impegno, pazienza e passione, che gli permette di acquisire le competenze tecniche necessarie per trasformare una semplice scarpa in un’opera d’arte.

Dopo oltre trent’anni di lavoro e di perfezionamento, Lucio riesce a realizzare un sogno coltivato a lungo: aprire una bottega artigianale tradizionale a Pieve a Nievole, nel cuore della provincia di Pistoia, dove può esprimere liberamente la sua creatività e mettere a frutto tutta la sua esperienza. Questa bottega diventa ben presto un punto di riferimento per una clientela esigente e raffinata, che include personaggi di rilievo provenienti dal mondo dello sport e dello spettacolo. Grazie alla qualità delle sue creazioni e alla meticolosità con cui segue ogni fase della lavorazione, Lucio si afferma come uno dei migliori artigiani calzaturieri in Italia.

Il successo di Lucio Picone non è solo frutto di esperienza, ma anche di una costante ricerca tecnica e stilistica. Egli ha scelto di non accontentarsi della produzione industriale, prediligendo metodi tradizionali e manuali come le lavorazioni Goodyear e Norvegese, riconosciute a livello internazionale per la loro durata e comodità. In particolare, la lavorazione Norvegese, con le sue cuciture esterne a treccia e a punto lineare, conferisce alle scarpe una caratteristica estetica ricca e un’eccezionale resistenza. Ma Lucio non si limita a replicare tecniche classiche: ha ideato personalmente una tecnica innovativa che arricchisce l’aspetto esterno delle calzature unendo piccole strisce di pelle e spago in una sorta di ricamo, rendendo ogni paio di scarpe un pezzo unico, riconoscibile e originale.

Lucio Picone è un vero artista perché controlla con attenzione ogni dettaglio del processo produttivo: dalla scelta dei materiali, selezionando solo pellami di altissima qualità, ai colori, che consiglia personalmente ai suoi clienti per ottenere abbinamenti eleganti e armoniosi. Questa cura artigianale gli permette di offrire scarpe su misura, completamente realizzate a mano, capaci di coniugare stile classico, comfort e robustezza. Le sue creazioni sono pensate per accompagnare chi le indossa in ogni momento della vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero fino alle occasioni più formali e cerimoniali.

La bottega di Lucio Picone è quindi molto più di un semplice laboratorio: è un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano, dove la passione per l’arte della calzatura si trasforma in pezzi di eccellenza artigianale. Grazie alla sua dedizione, alla ricerca continua e all’amore per il mestiere, Lucio ha saputo costruire un’attività solida e riconosciuta, incarnando l’ideale dell’artigiano moderno che valorizza il lavoro manuale e la qualità sopra ogni cosa. La sua storia è la testimonianza di come talento, esperienza e passione possano trasformare una professione in un vero e proprio atto creativo e artistico.

Contatti

Lucio Picone – Via Matteotti, 22 51018 – Pieve a Nievole (PT)
Tel. +39 338 7510156

Sandro Bastioli

Sandro Bastioli nasce a Spoleto nel 1949 e scopre presto l’inclinazione al disegno, che lo accompagna fin dall’infanzia. Dopo un periodo in Svizzera, si trasferisce a Milano dove perfeziona le sue capacità pittoriche sotto la guida del Prof. Cino Balleri alla Libera Accademia di Pittura di Bovisio Masciago. La sua prima produzione artistica spazia dai nudi femminili ai paesaggi umbri, fino alle nature morte di chiara ispirazione caravaggesca, con le quali inizia a farsi conoscere al pubblico.

Nel 1977 espone le sue prime opere in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, per poi allestire personali a Milano, Torino e Lecce, dove vince il Premio Martinez. Seguiranno numerose esposizioni a livello nazionale, da Gabicce a Gualdo Tadino, da Rieti a Roma, dove nel 1990 partecipa alla “Settimana degli Umbri a Roma” ottenendo un riconoscimento ufficiale. La sua ricerca artistica si evolve e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, abbandona gradualmente i soggetti vegetali per concentrarsi sulla materia: pietre scavate, ciottoli levigati, superfici marmoree e muri antichi diventano protagonisti della sua pittura.

Il passaggio al linguaggio materico rappresenta una svolta definitiva. I nudi si trasformano in statue, i frutti in frammenti di roccia, fino a scomparire completamente nella produzione più matura. La materia diventa centro di una riflessione estetica ed esistenziale che si concretizza in uno stile geometrico, essenziale, ma emotivamente denso. Espone a New York nel 2000 presso “La MaMa Gallery”, inaugurando la stagione culturale dello storico spazio fondato da Ellen Stewart. Seguono mostre a Schwetzingen (Germania), Marsciano, Oslo e ancora a Roma, Spoleto e Vigevano. Le sue opere vengono apprezzate anche da critici e riviste di settore, tra cui Artribune, che gli dedica una copertina per la mostra “Spoleto Contemporanea” nel 2016 al Museo d’Arte Moderna di Spoleto – Palazzo Collicola.

Nel tempo, Sandro Bastioli ha saputo costruire un percorso coerente e profondo, in cui la tecnica raffinata si coniuga con una visione poetica della realtà, capace di dare voce al silenzio della materia.

La sua pittura si fonda su un concetto chiave: “Materia”. Non si tratta solo di un riferimento alla sostanza fisica dei soggetti raffigurati, ma di una vera e propria visione artistica che mira a catturare il peso del tempo e la trasformazione impressa dagli eventi sulle superfici. Attraverso la pittura, elementi altrimenti trascurabili o inanimati vengono investiti di nuova importanza, recuperati dal silenzio e restituiti a una dimensione di significato e bellezza.

Ogni oggetto scelto – che sia una parete scrostata, un legno consunto, un metallo arrugginito – viene isolato dal proprio contesto, per essere osservato e interpretato come testimone silenzioso del tempo. I segni lasciati dagli anni diventano trame da decifrare, quasi un codice genetico che l’artista cerca di ricostruire per restituire identità e memoria. Il realismo con cui queste superfici vengono rese non è un esercizio tecnico fine a sé stesso, ma un modo per avvicinarsi all’anima nascosta delle cose.

La luce e l’ombra giocano un ruolo centrale nella costruzione dell’immagine. L’ombra, in particolare, non è solo assenza di luce, ma strumento espressivo che accarezza le superfici, ne esalta la tridimensionalità, suggerisce profondità interiori. Attraverso questo equilibrio, l’artista sembra voler infondere una parvenza di vita ai soggetti, un’eco della loro esistenza.

Il lavoro di Sandro Bastioli si muove quindi su un doppio binario: da una parte l’attenzione al dettaglio e alla tecnica, dall’altra una tensione poetica che cerca il significato dentro ciò che è stato abbandonato, consumato, trascurato. In questa dialettica, la materia non è solo oggetto, ma diventa metafora. Ed è in questa trasformazione che si compie il senso più profondo della sua arte.

Sandro Bastioli è un artista di grande spessore in grado di stupire ed affascinare qualsiasi spettatore, le sue opere fanno vivere elementi architettonici e “materia”, grazie a colori, luci e atmosfere Bastioli riesce a dare un’anima ad ogni soggetto che rappresenta. La sua tecnica pittorica è indiscusso ma il suo talento, la sua capacità di emozionale è un fiume che inonda ogni sua esposizione. Elementi poveri del passato, scorci, tombini, fontanelle, finestre, pietre, chianche, graniglia, sassi, dettagli di portoni, vecchi muri, tegole di tetti…nelle sue opere prendono vita, comunicano, raccontano grazie al suo “iperrealismo emozionale”, foto perfette di un’ artista  con una propria anima e un proprio linguaggio.

L’artista scrive sul suo ultimo “viaggio” attraverso la “materia”: << “Materia” è anche il mio modo di dare importanza, dignità, e se possibile nuova vita, a quello che in teoria dovrebbe essere un soggetto altrimenti irrilevante, inanimato e perciò senza età. “Materia” è pure la possibilità di sublimare la realtà (e quindi anche soggetti apparentemente molto reali) nell’arte e trasfigurarne il significato.>> . Sandro Bastioli, che negli anni ha collezionato premi e riconoscimenti in tutto il mondo, è un pittore iperrealista che grazie a colori e tagli di luce riesce a dare tridimensionalità e vita alle sue tele, ai portoncini logorati dal tempo, alle chianche, alle pietre, alle tegole e ai tetti. Nei suoi dipinti dominano oggetti e scorci della vita quotidiana descritti con precisione quasi fotografica e arte di maniera, ad ogni elemento del quadro il Maestro dà un significato peculiare indipendentemente dallo scopo originario per il quale era stato prodotto. L’artista oltre ad un grande talento vanta un cuore immenso grazie al quale ha deciso di donare un’opera all’Associazione Salvamamme per il progetto a cura di Doc Italy “Eccellenze Unite per il Salvamamme”.

Contatti

Sandro Bastioli vive ed espone a Spoleto in via Fontesecca 13

cell +39 3355853955
dipinti@sandrobastioli.it

Maestro del Taglio Mirko Giannella

A poco più di 50 chilometri da Roma, in quella fascia di terra tra i Castelli Romani e la Valle del Sacco, ha preso forma uno dei più sorprendenti casi di successo del mondo enogastronomico italiano. Si chiama Mirko Giannella, è cresciuto a San Cesareo, e in pochi anni è diventato uno dei più grandi tagliatori di prosciutto crudo a coltello al mondo. Un cortador professionista riconosciuto a livello internazionale, che ha saputo trasformare una passione familiare in un mestiere d’eccellenza, oggi al centro del suo ambizioso progetto imprenditoriale: Jamón Experience.

Mirko nasce da una famiglia di macellai. Il suo imprinting arriva dal nonno, che preparava i salumi e affettava il prosciutto rigorosamente a mano: lunghe fette sottili che raccontavano un sapere antico. È così che nasce il suo amore per il crudo, ma anche per il coltello. Inizia a lavorare giovanissimo, a 19 anni, tra salumerie e negozi di paese, senza mai smettere di affinare il gesto, di studiare, di osservare. A folgorarlo definitivamente è la tecnica spagnola, quella dei cortadores de jamón, veri e propri artisti della lama che tagliano in piccoli frammenti il pregiato Pata Negra, valorizzandolo con maestria.

Autodidatta, Mirko si forma seguendo i tutorial della celebre cortadora iberica Miriam Lopez Ortega, fondatrice del blog JamónLovers. Apprende da video, perfeziona dal vivo, sperimenta ogni giorno su prosciutti italiani e jamón iberici. “I piccoli pezzi di crudo danno il giusto valore al prodotto – racconta – si spalmano sul palato, offrono un equilibrio tra magro e grasso, e rendono ogni assaggio un’esperienza sensoriale”.

Nel giro di pochi anni arrivano i riconoscimenti: nel 2018 vince la gara di taglio a mano a Salumi da Re, organizzata da Gambero Rosso e Antica Corte Pallavicina a Polesine Zibello. Seguono masterclass, eventi e corsi in tutta Italia. Ma è nel 2021 che conquista la scena internazionale, trionfando a Madrid al primo Concorso Internazionale di Taglio del Prosciutto Iberico. L’anno dopo vince due premi al Salón Gourmets come miglior cortador e per il piatto più creativo, diventando il primo straniero a superare gli spagnoli nella patria del jamón.

Sull’onda dei successi, Giannella fonda Jamón Experience, un progetto che rivoluziona l’idea di prosciutto nel mondo della ristorazione. Nel 2022 apre il suo laboratorio a San Cesareo, 40 metri quadri dedicati esclusivamente al taglio a coltello e confezionamento sottovuoto di jamón iberici e crudi italiani di altissima qualità. L’obiettivo è offrire un prodotto già tagliato e pronto all’uso, in porzioni omogenee, che mantenga inalterate estetica e sapore grazie a un sottovuoto eseguito con perizia e attenzione.

“Il sottovuoto è il sistema più congeniale per i ristoratori – spiega – perché garantisce un food cost preciso, azzera gli sprechi, elimina la necessità di un cortador fisso in loco, ed è immediato da servire. Basta immergere la busta in acqua tiepida per 30 secondi: le fette si staccano come appena tagliate”.

Oggi Mirko Giannella è cortador ufficiale per alcune delle più rinomate aziende di jamón spagnolo – tra cui MIO, Beher, Arturo Sánchez, Fisan – e di crudi italiani d’eccellenza come la Cinta Senese di Renieri, il Nero di Calabria di Franco Simone e l’Antico Nero di Paolo Tanara. Organizza corsi di formazione professionale, degustazioni, eventi privati e masterclass con altri campioni del settore, come il cortador spagnolo Alvaro Diezma, vincitore del titolo nel 2020. Collabora con ristoranti per la realizzazione di vere e proprie carte dei prosciutti, partecipa a fiere di settore come Tuttofood a Milano, e guida un team affiatato di giovani collaboratori, contribuendo alla nascita di una nuova generazione di professionisti del taglio.

Per Giannella, il mestiere del tagliatore è anche una missione culturale. “Un cortador deve amare il proprio lavoro e il prodotto su cui opera. Il rispetto dell’animale passa anche dalla valorizzazione del suo sacrificio. Tagliare bene significa onorare quella vita, evitando sprechi, esaltando il sapore, donando bellezza e senso”. La sua tecnica non è spagnola o italiana: è corretta. L’unica che permette di ottenere il massimo rendimento, di esprimere l’equilibrio tra magro e grasso, di comporre piatti coreografici che uniscono estetica e sapore.

Oggi, con l’apertura del nuovo punto vendita a Colle La Noce, a due passi dall’autostrada Roma-Napoli, Jamón Experience è diventato il riferimento per gli appassionati di prosciutto crudo. Un luogo dove acquistare jamón iberico di altissima gamma, prosciutti italiani selezionati, confezioni pronte all’uso e, soprattutto, entrare in contatto con la cultura del taglio professionale. Un piccolo tempio del crudo, nato dal talento e dalla determinazione di un ragazzo dei Castelli Romani.

Mirko Giannella non ha solo fondato un’attività. Ha creato un nuovo mestiere, ha portato in Italia una cultura antica e l’ha fatta propria, con umiltà e ambizione. E oggi è tra i pochi al mondo in grado di raccontare un prosciutto prima ancora che con le parole, con un coltello.

Contatti

Mirko Giannella Jamón Experience – Via Colle del Noce, 9, 00030 San Cesareo RM

Telefono: 389 191 9686

Maestra Pastaia Angela Fiorini

Angela Fiorini è diventata, quasi suo malgrado, un punto di riferimento per chi cerca la pasta fresca più buona nei dintorni di Roma. Il suo laboratorio artigianale, “Meraviglie in Pasta”, si trova a Zagarolo, in provincia di Roma, e da anni attira appassionati e curiosi da tutta la regione. La fama è arrivata col tempo, passo dopo passo, grazie al lavoro quotidiano, alla qualità eccellente dei prodotti e a una passione per l’arte bianca che si sente al primo assaggio. I ravioli ricotta e spinaci sono ormai un piccolo culto tra gli estimatori, ma basta affacciarsi al banco per capire che ogni pasta qui racconta una storia: quella di una famiglia unita e laboriosa che ha scelto di investire nel territorio e nella tradizione, con coraggio e amore autentico.

Tutti la chiamano “mamma Angela”, anche chi non la conosce da tempo. È lei il cuore pulsante di questa realtà artigianale, sostenuta dalle sue tre figlie – Valentina, Eleonora e Beatrice Eugani – e dalla piccola nipote Irene, che cresce tra sfoglie e sorrisi. Un lavoro collettivo, costruito nel tempo con dedizione, precisione e spirito di sacrificio. Le figlie sono a loro volta abili pastaie, formate alla scuola di casa, quella fatta di gesti precisi e ricette tramandate a voce. Il risultato è una pasta che profuma di casa e di territorio, ma che non rinuncia a innovare: ogni prodotto è realizzato con tecnica impeccabile, sfoglia sottile e ruvida al punto giusto, ripieni soffici e saporiti, sempre freschissimi.

Il segreto di Meraviglie in Pasta sta nella morbidezza, un tratto distintivo che attraversa tutta la produzione, affiancato dalla scelta rigorosa delle materie prime. Uova di galline allevate a terra, farine macinate a pietra, olio extravergine d’oliva di qualità: tutto è pensato per valorizzare il sapore genuino e naturale dei piatti. Il nuovo negozio, attualmente in preparazione, aprirà nel prossimo autunno. “Speriamo in tempo per la Sagra dell’Uva, un evento importantissimo qui a Zagarolo”, racconta Angela, con lo stesso entusiasmo di sempre. Per l’occasione, sono stati creati ravioli speciali a base d’uva e salsiccia, oppure ripieni con tordo matto, una preparazione tipica della zona a base di carne equina speziata. Ricette che raccontano il territorio in modo autentico e gustoso.

La produzione spazia dai ravioli ai quadrucci, passando per gnocchi lunghi a “coda de soreca”, una pasta povera fatta solo di acqua e farina, perfetta condita con sughi semplici ma intensi, come olive nere e tonno fresco. Non mancano i grandi classici come cannelloni, tortellini e lasagne, né le ricette pronte da infornare: crespelle, rotoli di ricotta e spinaci, timballi. La cucina è sempre attiva per rispondere anche alle esigenze di chi non vuole o non può cucinare a casa ma non intende rinunciare alla bontà di un piatto fatto con amore e competenza.

A luglio 2024, la FIEEA – Federation International Excellences Edible Art – ha nominato Angela Fiorini delegata regionale per la pasta artigianale. Un riconoscimento prestigioso che premia non solo la sua competenza, ma anche la dedizione instancabile e la visione che ha saputo trasmettere alla sua famiglia e a tutto il territorio. “Un risultato straordinario”, ha commentato la sindaca di Zagarolo, Emanuela Panzironi, “che porta il nome di Angela e quello di Zagarolo in tutta Italia”. Un traguardo che non cambia però la sostanza: ogni giorno, Angela e le sue figlie continuano a lavorare con le mani in pasta, come all’inizio, con la stessa passione e lo stesso rigore.

La storia di Meraviglie in Pasta nasce, come molte storie italiane, da una scelta coraggiosa. Quando un piccolo laboratorio di pasta all’uovo stava per chiudere, Angela e Valentina decisero di rilevarlo. Un gesto quasi impulsivo, ma radicato in una tradizione familiare solida, nutrita di valori ciociari, rispetto per la terra e amore per la cucina. Quel gesto si è trasformato in un’impresa: oggi Meraviglie in Pasta è una bottega cult, apprezzata ben oltre i confini del comune, celebrata in TV e sulla stampa gastronomica, protagonista anche di una rubrica fissa su Alice, la rivista di cucina dove Angela racconta ricette, trucchi e storie.

I ravioli al tordo matto, quelli all’uva, il raviolio all’extravergine, i ravioli alla carbonaraa, alla gricia e alla amatriciana. Classici intramontabili della cucina del Lazio, reinterpretati in forma di ripieno con equilibrio e maestria, che diventano così una vera e propria esperienza gustativa. Per valorizzarli al meglio, l’artigiana di Zagarolo suggerisce di servirli con un condimento semplice, che non copra ma esalti i sapori decisi della farcitura: un filo di olio extravergine a crudo con una grattugiata di pecorino, oppure un leggero soffritto di aglio, olio e peperoncino. Per i ravioli all’amatriciana, anche qualche pomodorino fresco può completare il piatto con una nota di dolcezza e colore. Idee semplici che nascono dall’esperienza quotidiana e dalla conoscenza profonda delle materie prime, per portare in tavola piatti autentici, sorprendenti nella loro essenza più vera.E poi ci sono le varianti più creative, come i ravioli ripieni di carne affumicata di maiale e mela, o quelli al pistacchio e menta.

Ognuno racconta qualcosa di sé, di un territorio, di un’idea. E Angela non si limita a venderli: li racconta, li spiega, suggerisce come cuocerli al meglio. Lo fa con entusiasmo, con competenza, con una passione che si legge negli occhi e si sente nelle parole. Basta starla a sentire per avere l’acquolina in bocca, ancora prima di assaggiare.

Contatti

Meraviglie in Pasta – via valle del formale, 61, 00039 Zagarolo RM

Telefono: 351 404 4037

Maestro Salumiere Stefano Paciotti

Chi ama il buon cibo, chi non si accontenta e cerca sempre la qualità vera, quella fatta di sapori autentici, ingredienti genuini e accoglienza sincera, trova nella Salumeria Paciotti un punto di riferimento solido e riconoscibile. Situata nel cuore del quartiere Trionfale, a Roma, in via Marcantonio Bragadin 51/53, questa storica bottega è da anni sinonimo di eccellenza gastronomica italiana, proposta con una cura che si tramanda di generazione in generazione.

Stefano Paciotti e la sua famiglia portano avanti ogni giorno un lavoro fatto di passione, attenzione e profondo rispetto per i prodotti. Nulla viene lasciato al caso: ogni salume, ogni formaggio, ogni specialità presente nei banchi della salumeria è frutto di una selezione attenta e rigorosa. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire solo il meglio, mantenendo intatti freschezza e gusto degli ingredienti. Il risultato è un’esperienza di acquisto che va ben oltre il semplice gesto quotidiano: è un viaggio nei sapori più autentici d’Italia, guidato da chi conosce a fondo ciò che propone e ama profondamente questo mestiere.

Da Paciotti Salumeria è possibile trovare una ricca varietà di affettati e insaccati di alta qualità, tutti rigorosamente privi di derivati del latte e senza glutine. Una scelta precisa e consapevole, pensata per garantire a chiunque – senza eccezioni – il piacere di gustare il meglio della tradizione gastronomica italiana, anche seguendo regimi alimentari specifici. Una qualità accessibile a tutti, senza rinunce.

Entrare nella salumeria significa immergersi in un mondo di profumi e sapori che raccontano storie, territori e tradizioni. Superato l’arco dei prosciutti crudi di Parma e San Daniele D.O.P., si apre uno spazio familiare e accogliente, dove il tempo sembra rallentare e ogni consiglio diventa un’occasione per scoprire qualcosa di nuovo. Dai salumi rari ai formaggi a latte crudo stagionati nelle malghe, fino ai prodotti sott’olio realizzati secondo metodi antichi, ogni referenza racconta un lavoro fatto con serietà e competenza. Ma la Salumeria Paciotti non è soltanto salumi e formaggi. È anche un punto vendita specializzato in eccellenze alimentari italiane: conserve artigianali, pasta di grano duro trafilata al bronzo, oli extravergini di oliva selezionati, vini del territorio e tante altre specialità regionali.

Tutti prodotti che portano in tavola l’Italia più autentica, fatta di tradizioni vive, sapori veri e mani esperte. Ogni prodotto racconta una storia, e ogni consiglio dato dietro al bancone è parte di un percorso che unisce cibo, cultura e passione.

A rendere tutto ancora più speciale è la professionalità dello staff. La cordialità di Stefano e dei suoi collaboratori è parte integrante dell’esperienza. Ogni cliente viene accolto con il sorriso e con quella tipica simpatia romana che fa sentire subito a casa. L’acquisto diventa così un momento di condivisione, di ascolto, di scambio. Non si entra solo per comprare, ma anche per chiacchierare, imparare, scoprire. È questo che crea un legame forte e duraturo con chi sceglie questa salumeria.

La Salumeria Paciotti non è soltanto un luogo dove acquistare eccellenze. È uno spazio dove riscoprire il significato profondo della qualità, ricevere consigli da chi conosce a fondo ogni prodotto, portare a casa non solo ottimo cibo, ma un frammento autentico d’Italia. Una realtà fatta di passione, accoglienza e tanto, tantissimo gusto. La famiglia Paciotti accoglie ogni giorno con entusiasmo chi desidera vivere un’esperienza gastronomica vera, fondata sui valori della tradizione e della qualità.

Contatti

Via Marcantonio Bragadin 51/53 a Roma. Tel.: 0639733646

Email: info@paciottisalumeria.it


Pec: paciottisalumeria@pec.it

Maestro Panificatore Tommaso Cannata

In ogni pagnotta che esce dal suo forno, in ogni brioche col tuppo che lievita pazientemente dietro il vetro del laboratorio, c’è una storia. Una storia che sa di farina e d’amore, di sudore e memoria, di mani sapienti che non hanno mai dimenticato da dove vengono. È la storia di Tommaso Cannata, panificatore messinese, maestro dell’arte bianca e custode orgoglioso di un patrimonio che ha scelto non solo di tramandare, ma di rinnovare con visione, passione e coraggio.

Nato a Messina nel 1964, figlio e nipote di panificatori, Tommaso cresce tra sacchi di farina e lievito che respira come ossigeno. Fin da bambino osserva suo padre all’opera, ne assorbe i gesti, l’etica, la dedizione. E capisce che quell’arte è molto più che un mestiere: è una missione. Una strada tracciata con il cuore, fatta di albe silenziose e di forni accesi, che diventa eredità, identità, futuro.

Insieme alla moglie Nicoletta e ai figli Salvatore e Chiara, Tommaso rappresenta oggi la quarta generazione della famiglia Cannata. E con loro ha dato vita, nel 2012, a un sogno concreto: il Cannata Sicilian Bakery, il primo bakery bistrot di Messina. Ma non un panificio qualunque. È un luogo dove il pane torna protagonista, dove il profumo della tradizione incontra l’eccellenza della ricerca, dove ogni impasto è fatto solo con grani antichi siciliani e lievitato con il lievito madre “Turi”, chiamato così in omaggio al padre e al figlio Salvatore.

Turi è più di un lievito. È una creatura viva, curata con amore da decenni, tramandata come un bene prezioso. È l’anima di un pane che parla di passato ma guarda lontano. Come Tommaso, che da sempre porta avanti una battaglia silenziosa ma potente: quella per la riscoperta, la valorizzazione e la comunicazione dell’agrobiodiversità siciliana.

È per questo che Cannata è anche co-fondatore dell’associazione Simenza, realtà che riunisce agricoltori, artigiani e studiosi per proteggere e promuovere i semi contadini della Sicilia. Semi veri, autentici, non geneticamente modificati, coltivati con rispetto per la terra e per le persone.

Nel panificio di Tommaso, ogni prodotto ha una storia e una scelta dietro: farine integrali da chicco intero, niente farine raffinate, nessuna scorciatoia. Solo genuinità, tempo, cura. Le sue focacce gourmet erano già un’innovazione negli anni ’90, quando ancora la panificazione moderna era agli albori. E oggi lo sono ancora di più, perché raccontano una Sicilia che osa, che innova, che si mette in discussione.

Tra le sue creazioni più amate, spiccano la focaccia messinese e il celebre pitone (ripieno di scarola, acciughe e tuma), ma anche gli arancini, rivisitati con farine di grano antico e riso locale: nasce così “l’arancinu”, simbolo di un’identità che evolve senza mai snaturarsi.

Nel 2019 Tommaso decide di portare la sua visione anche oltre lo Stretto. Lo fa scegliendo la città simbolo del cambiamento italiano: Milano. Qui apre Cannata Sicilian Bakery in Corso Indipendenza, un panificio moderno con caffetteria e laboratorio a vista, che porta nella capitale del design e della moda tutto il calore, il gusto e la verità della sua Sicilia. Qui tutto parla della sua terra: le forme, i profumi, le farine, i nomi, perfino l’arredo, realizzato con materiali naturali e dettagli artigianali.

La Sicilia di Tommaso a Milano si sente e si vede. Ed è proprio a Milano che nasce anche il progetto “I Compari”, una collaborazione con l’imprenditore Antonio Longhi, che unisce tradizione e imprenditorialità, territorio e innovazione, sotto il claim “Sicily for life”. Un messaggio chiaro e deciso: non è la Sicilia del folclore, ma quella che lavora, che crea, che esporta cultura alimentare con orgoglio e competenza.

Tommaso mette la sua faccia in ogni progetto. E lo fa con umiltà e coerenza. Si definisce un “messinese doc”, ma è prima di tutto un uomo che ha saputo trasformare un mestiere antico in un linguaggio universale. Le sue brioche col tuppo, realizzate con farine Petra Bio 1010 e Petra Evolutiva, sono un inno alla diversità agricola italiana. Ogni scelta, ogni ingrediente, ogni forno acceso raccontano una filosofia di vita: la qualità come atto politico, la lentezza come valore, il pane come cultura.

Tommaso Cannata è molto più di un bakery chef. È un narratore, un portavoce, un riferimento per chi crede che il pane non sia solo cibo, ma atto di memoria, bellezza e resistenza. I suoi laboratori sono luoghi vivi, in cui si intrecciano saperi, tecniche, storie. E anche Milano, grazie a lui, ha imparato a respirare il profumo della Sicilia più autentica.

La sua famiglia lo accompagna in ogni passo: Nicoletta, compagna di vita e d’impresa, Chiara e Salvo, testimoni di una continuità che non è semplice eredità, ma scelta consapevole. Insieme tengono acceso un forno che non brucia mai, ma che scalda il cuore di chi crede ancora nei sapori veri e nei sogni impastati a mano.

Oggi, Tommaso Cannata è uno dei volti più credibili e appassionati del panorama artigianale italiano. Il suo nome è garanzia di qualità, tradizione e innovazione. La sua è una Sicilia che non si racconta con le parole, ma con i gesti, con il profumo di una focaccia appena sfornata, con l’accoglienza di una brioche calda all’alba, con la fermezza di chi ha scelto di restare se stesso, ovunque vada.

Il suo pane è buono perché è vero. E racconta una storia che ha il sapore eterno delle cose fatte con amore.

Contatti

Via XXVII luglio 83/85 – 98123 Messina

Telefono: 090 6409130

Maestro Gelatiere Stefano Ferrara

In un mondo dove troppo spesso il cibo è standardizzato, replicato, e privo di anima, c’è chi ancora costruisce un prodotto un’idea alla volta, con la dedizione di un artigiano e la mente di un ricercatore.
Stefano Ferrara, gelatiere da oltre venticinque anni, è questo: uno sperimentatore del gusto, un alchimista moderno, un innovatore con un’attenzione specifica alla salute e al benessere.

Ferrara, dopo numerose esperienze nel campo della gelateria prima con Pinguino Gelateria Naturale e poi con GelatoLab, arriva a fondare nel 2024 Formaessenza, un nuovo laboratorio a vista e punto vendita che funge anche da centro di ricerca di nuove tecniche e nuove materie prime, finalizzate alla produzione di un gelato gustoso e funzionale. L’attenzione alla salute non è solo una tendenza, ma un principio fondante del suo lavoro.

Da oltre quindici anni Ferrara studia ingredienti naturali e zuccheri alternativi, come quello integrale di cocco, con l’obiettivo di ridurre gli zuccheri aggiunti e creare un prodotto adatto a tutti, senza rinunciare al piacere. Da Formaessenza viene proposta una nuova visione del gelato attraverso nuove forme e metodi di consumo del gelato: come il barattolo. “La mia filosofia sul gelato – racconta Stefano – è quella uscire dal concetto del tradizionale, per dargli il valore di un dolce importante con contaminazioni da parte della pasticceria.

Vincolare la qualità del prodotto ai limiti segnati dal prezzo di un cono da passeggio è secondo me troppo stringente per puntare a materie prime di eccellenza”.

Ferrara ha , quindi, declinato le sue conoscenze e competenze in 6 linee di prodotto con diverse texture, conistenze e sapori: nascono così i “Lovers”, torte semifredde della tradizione o contemporanee, gli “Spiritoso” gusti divertenti per chi ama i bouquet alcolici, i “Must Have” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Quintaessenza” i gusti di cui nessuno può fare a meno, i “Gelaveg” la linea 100% vegana, e i “Kelato” un gelato ipocalorico e totalmente privo di zuccheri, adatto ai regimi dietetici chetogenici in collaborazione con il nutrizionista prof. Flavio De Gregorio.

Oltre a questi si aggiungono anche “I-Conico”, un cono gelato senza vuoti e riempito con 5 diverse consistenze che si alternano dalla cima al fondo e “Diametro 7”, nuova interpretazione del biscotto. Un numero che oltre a far riferimento al diametro dei due dischi circolari utilizzati, si rifà all’idea pitagorica del 7 come simbolo di evoluzione e cambiamento. Tre sono i diversi gusci che Ferrara ha studiato: biscotto frolla, biscotto savoiardo e brioche, in modo da avere diverse consistenze al morso.

Stefano Ferrara ha inoltre collaborato con chef e pasticceri, approfondendo tecniche di cottura a bassa temperatura, fermentazioni e ossidazioni, portando innovazione nel settore.

Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre Coni del Gambero Rosso, il premio come Miglior Cioccolato d’Italia e il premio a Formaessenza ome miglior nuova gelateria alle Puntarelle d’Oro 2025. Tutti i prodotti sono privi di coloranti, emulsionanti, stabilizzanti o conservanti artificiali. Solo ingredienti naturali, selezionati con cura, seguendo le stagioni. Stefano Ferrara non vende solo gelato: offre un’esperienza e Formaessenza non è solo il nome della sua gelateria, è il suo manifesto.

La forma cambia, l’essenza resta.

Formessenza si trova a Roma in via Enrico Fermi 102/104, Stefano Ferrara Gelateria Via F.Cilea 244/246, Roma.

Maestro Macellaio Gianni Giardina

Tra le strade di Canicattì, nel cuore dell’Agrigentino, c’è una bottega che profuma di Sicilia autentica. La Macelleria Giardina non è solo un negozio di carne: è un luogo in cui si respira tradizione, ricerca e passione. Gianni Giardina, classe 1978, è il macellaio che ne porta avanti il nome, con l’orgoglio di chi fa parte di una famiglia che da tre generazioni si dedica a questo mestiere. Con le mani esperte, l’approccio artigianale e la mente sempre aperta alla sperimentazione, Gianni ha saputo trasformare una bottega di quartiere in un punto di riferimento per gli amanti della carne di qualità, tanto da essere scelto anche da grandi chef, come Pino Cuttaia, che si affida a lui per selezionare i tagli migliori da portare in cucina.

Gianni ha cominciato presto: aveva solo sette anni quando ha iniziato ad affiancare il padre tra i banchi della macelleria. A dieci ha eseguito il suo primo disosso. Dopo gli studi e il servizio militare, ha frequentato la Scuola di Macelleria di Nocera, diplomandosi con ottimi voti. Poi è volato negli Stati Uniti, a New York, per imparare nuove tecniche di taglio e affinare le sue competenze sul barbecue. Al ritorno, ha deciso di rivoluzionare l’attività di famiglia, aprendo nel 2009 un secondo punto vendita dedicato in particolare ai salumi, agli stagionati e alle frollature lunghe. Oggi è anche docente in scuole private, dove insegna trasformazione e conservazione naturale, ed è uno dei fondatori della Nazionale Italiana Macellai, di cui è vicepresidente.

Il suo lavoro parte sempre da una scelta precisa: valorizzare gli animali allevati allo stato brado, senza uso di antibiotici, in Sicilia. Sceglie razze autoctone, come la Cinisara o la Comisana, che vive libere nei pascoli siciliani, alimentandosi con foraggi naturali e mangimi vegetali, no OGM. Secondo Gianni, queste carni hanno un sapore unico e una fibra dolce, perché sono figlie del territorio. Non si tratta di migliori o peggiori, semplicemente sono diverse e per questo meritano di essere conosciute e difese. Segue tutta la filiera: dalla nascita degli animali alla loro alimentazione, fino alla macellazione, al taglio e alla frollatura. Quest’ultima è una fase fondamentale: da un minimo di trenta giorni a un massimo di quarantacinque, con controlli rigorosi del pH per garantire sicurezza, tenerezza e gusto.

Entrando nella sua macelleria si viene accolti da un banco frigo che mescola sapori del mondo con eccellenze locali. Ma sono proprio i salumi e le carni siciliane a raccontare meglio la sua visione. Capocolli, pancette, mortadelle di Cinisara, speck siculo, prosciutti di suino locale: ogni prodotto è il risultato di una lavorazione artigianale precisa, fatta senza fretta, con attenzione alla materia prima. Non si tratta solo di “produrre”, ma di dare identità a un sapore, raccontare una storia. Come quella del prosciutto di pecora, una delle sue creazioni più conosciute, che Gianni realizza con un procedimento complesso ma naturale. Si parte da pecore “strippotte”, cioè che non hanno mai avuto gravidanze: la loro carne ha un grasso più dolce e abbondante. Dopo l’aromatizzazione e la salamoia, il prosciutto viene cotto a vapore e poi abbattuto in positivo per eliminare ogni carica batterica. Il risultato è un prosciutto dal colore rosa intenso, profumato, morbido, con un gusto che rimanda immediatamente alla Sicilia, all’agnello alla brace, ai formaggi ovini, alla campagna.

Ma Gianni non si limita ai salumi. Ama recuperare anche il cosiddetto quinto quarto, le parti meno nobili degli animali che diventano base per piatti della tradizione siciliana come la robba cotta, la stigghiola, il mussu o la gelatina di maiale. Una cucina popolare, vera, che racconta la storia del territorio e delle persone. La sua filosofia è semplice ma concreta: dare valore a ciò che già esiste, rispettare i tempi della natura, non forzare nulla, puntare sulla qualità senza compromessi. Negli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 2019 è stato nominato “Best in Sicily” per la migliore macelleria, nel 2021 la Nazionale Italiana Macellai si è classificata seconda agli Europei in Francia e ha vinto il premio del pubblico, mentre nel 2022 Gianni è stato premiato come campione mondiale di disosso al World Butcher’s Challenge di Sacramento. Successi che non gli hanno mai fatto perdere il contatto con le sue radici. Ogni giorno, infatti, lo si può trovare dietro il banco, a tagliare, frollare, spiegare, consigliare. A chi entra in negozio per comprare una braciola, Gianni racconta come cuocerla, quale vino abbinarci, da dove arriva quell’animale.

La sua non è solo una macelleria, è un presidio culturale. In un mondo che va veloce, in cui spesso si perde il legame con la terra, il lavoro di Gianni Giardina è un invito a rallentare e riscoprire il valore del cibo, quello vero, fatto con le mani, con pazienza e con amore.

A Canicattì, tra le colline siciliane, c’è ancora chi lavora come una volta, ma con lo sguardo rivolto al futuro. E non è un caso se anche i grandi chef passano da lui. Perché quando la qualità è frutto di un sapere autentico, la strada giusta si trova sempre. Anche se parte da un piccolo laboratorio, tra le vie della provincia.

Contatti

Macelleria Giardina – Canicattì (AG) – Via Ernesto Basile, 1 – 0922 831131

Chef Salvo Cravero

Salvo Cravero è uno chef con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, che ha fatto della cucina non solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Nato nel 1977 in Molise, si è poi stabilito nella Tuscia, terra alla quale è profondamente legato sia dal punto di vista personale che professionale. È proprio in questi luoghi che ha deciso di costruire il suo percorso, mettendo al centro la valorizzazione del territorio, la qualità delle materie prime e un approccio alla cucina che unisce rispetto per la tradizione e voglia di innovare.

Il suo cammino comincia nel 1991, quando si iscrive all’Istituto Alberghiero di Termoli. Da lì, inizia a lavorare come commis e aiuto cuoco in diversi ristoranti e alberghi, maturando le prime esperienze in cucina. Nel 1998 si trasferisce a Viterbo e lavora al Grand Hotel Salus. Proprio qui conosce Sara, che diventerà la sua compagna di vita e sarà anche una figura fondamentale nel suo percorso di crescita professionale.

Nel 2000 entra a far parte della brigata del ristorante Le Sans Souci a Roma, una stella Michelin. Un’esperienza importante che gli permette di lavorare su tutte le partite e di formarsi accanto a grandi professionisti. Dopo questa tappa, ricopre il ruolo di chef in diversi locali di qualità, come L’Antico Bottaro, sempre nella capitale, dove inizia a definire uno stile di cucina sempre più personale e attento ai dettagli. Salvo continua a formarsi, partecipa a corsi di specializzazione e diventa membro di Euro-Toques, l’associazione fondata da Gualtiero Marchesi.

Questo gli dà la possibilità di confrontarsi con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale, e di ampliare la sua visione. Nel 2005, insieme a Sara, apre L’Etoile a Vetralla, un ristorante gourmet che ottiene ottimi riconoscimenti da parte della critica e delle guide gastronomiche. Qui propone una cucina attenta, creativa, ma sempre legata ai sapori autentici del territorio.

Oltre al lavoro ai fornelli, negli anni Salvo comincia anche a portare la sua cucina in televisione, partecipando a programmi come “Cucine d’Italia”, “Panino Amore Mio” su Gambero Rosso Channel e “Ricette all’Italiana” su Rete 4, con Anna Moroni e Davide Mengacci. Questo gli permette di farsi conoscere da un pubblico più ampio e di raccontare il suo modo di fare cucina in modo semplice e diretto. Nel 2018 arriva un incarico di grande prestigio: curare i menù di prima classe per Alitalia, nella classe Magnifica, progetto che lo vede coinvolto anche con Joe Bastianich.

In seguito, riceve l’incarico di ideare il primo menù per la nuova compagnia ITA Airways, sempre per la classe di punta. Due esperienze che lo portano a rappresentare l’eccellenza della cucina italiana a livello internazionale. Nel tempo, Salvo riceve anche importanti riconoscimenti: diventa Ambasciatore del Gusto Doc Italy per la provincia di Viterbo, e collabora con realtà di valore come il Castello di Semivicoli, della famiglia Masciarelli, produttori di vini di alta qualità. Lavorare in abbinamento con un grande marchio del vino è per lui un’occasione per approfondire la connessione tra cucina e territorio.

Negli ultimi anni, oltre all’attività di chef, si dedica con passione alla formazione. Insegna in scuole prestigiose come la Boscolo Etoile Academy, Coquis e la Gambero Rosso Academy, condividendo con gli studenti non solo ricette e tecniche, ma anche una visione concreta del mestiere, fatta di studio, esperienza e passione. Ha sempre avuto una particolare attenzione per la panificazione e i lievitati, tanto da vincere il premio per il miglior pane nella selezione Centro-Sud del concorso Emergente Sala, ideato da Luigi Cremona. Inoltre, porta avanti una piccola produzione di formaggi caprini a latte crudo, insieme a un amico allevatore tra Roma e Viterbo. È anche molto attivo nei corsi dedicati all’arte bianca, che tiene dal 2020 per professionisti e appassionati. Oggi è alla guida del ristorante Ristòria Pepe Nero a Capodimonte, affacciato sul Lago di Bolsena. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, cucina di territorio e attenzione alle tecnologie moderne. Il suo obiettivo è raccontare attraverso i piatti la bellezza della Tuscia, usando materie prime locali, tecniche precise e una sensibilità costruita in trent’anni di lavoro.

La sua cucina parte spesso dalla “memoria dell’acqua”: quella dolce del lago e quella salata del Tirreno che bagna le coste non lontane, una fusione che si ritrova nei sapori e nei profumi dei suoi piatti. Salvo crede molto nella condivisione, non solo con i colleghi, ma anche con gli appassionati che vogliono avvicinarsi ai fornelli. Ama trasmettere ciò che ha imparato e farlo in modo pratico, partendo dalla selezione delle materie prime, passando per le tecniche fino al servizio. Tiene regolarmente corsi sulla cucina, sulla panificazione, sulla caseificazione, sempre con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale e la qualità degli ingredienti. Il suo è un percorso costruito giorno dopo giorno, con dedizione, passione e curiosità. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ma con i piedi ben piantati nella terra che ama: la Tuscia. Una cucina concreta, legata alla realtà, che non dimentica mai le proprie radici ma guarda con attenzione al futuro.

Contatti

Telefono: +39 0761 871909 – +39 345 5937752

Mail: info@salvocravero.com – info@pepeneroristorante.eu

Pepe Nero Ristorante – Viale Regina Margherita, 01010 Capodimonte (VT), Italia

Chef Massimo Viglietti

Lo chef Massimo Viglietti è una delle figure più eclettiche e visionarie della cucina contemporanea italiana, un talento capace di unire istinto, tecnica e creatività in una sintesi personale e inconfondibile. Dopo una lunga carriera che lo ha visto protagonista in ristoranti di grande prestigio, tra cui Il Palma ad Alassio, dove ha ottenuto la stella Michelin, e successivamente TavolaViva e Taverna dei Caruggi, Viglietti approda a Roma dando vita a un progetto che rivoluziona il concetto stesso di esperienza gastronomica. La sua è una cucina d’autore, senza barriere e con menu concettuali, audaci e multisensoriali che hanno conquistato pubblico e critica.

Estremo, coraggioso, provocatorio nel pensiero e raffinato nell’esecuzione, Viglietti ha costruito un linguaggio culinario fatto di contaminazioni, memoria, arte e rock, che gli è valso numerosi riconoscimenti nel panorama nazionale. La stampa specializzata lo definisce “uno degli chef più innovativi del nostro tempo”, e i suoi piatti, vere narrazioni visive ed emotive, sono diventati il marchio distintivo di una carriera che continua a sorprendere, evolvere e sperimentare senza sosta.

Ligure, anticonformista per natura, lo chef al timone dell’insegna fine dining del Lord Byron Hotel rifiuta le convenzioni e stupisce con creazioni non sempre d’immediata comprensione, ma che trova un senso delizioso sul palato.
L’esperienza di un cuoco non può essere diluita nello spazio di una cena.

Chi assaggia non s’illumina d’immenso a comando, non può entrare in immediata sintonia con un pensiero, soprattutto quando la maniera di interpretare un piatto nella mente di chi crea, si figura in maniera diametralmente opposta rispetto a chi è invitato a scoprirlo. E così occorre fare uno sforzo in più, ascoltare, sviscerare, parlare e comprendere quella diversità di visioni, onorando quindi sia l’esperienza che il seme originario di un piatto. Ce ne siamo convinti alla tavola di Relais Le Jardin, il ristorante fine dining del Lord Byron Hotel, quartiere Parioli a Roma, dove da circa un anno ha preso le redini della cucina il ligure Massimo Viglietti, che in quel luogo sognava di fermarsi dal suo primo approdo nella Capitale e dove trent’anni fa hanno brillato le prime due stelle Michelin dell’urbe capitolina.

Originario di Alassio, deve tanto ai suoi genitori; deve tanto alla Palma, il ristorante di famiglia, due macaron e tanta passione, dove inizia a capire cosa, ma soprattutto chi volesse diventare; un cuoco, un cuoco libero, un cuoco che sceglie questo mestiere non tanto per lamentarsi e sentirsi frustrato, costretto a un unico campo base vita natural durante, a macinare ore a testa bassa subendo pressioni e richieste tali da snaturare la forza creativa, declassando il genio a mero esecutore: «Per fare questo mestiere bisogna divertirsi, sbagliare e accogliere la convinzione che non puoi piacere a chiunque. Di ore ne passi chiuso in un ristorante, quindi tanto vale farlo provando a creare qualcosa che rappresenti noi stessi fino in fondo», dichiara Viglietti

Lascia Alassio molto presto Massimo, ma non ha mai dimenticato la sua terra e, infatti, i profumi che gli appartengono tornano a piccole dosi, senza mai abbandonare la tradizione a sé stessa, una panissa per far scarpetta con della riduzione alla Coca- Cola, o un Pansotto come un gyoza ripieno alle erbe,soffiando un alito di nuovo sul ricettario della memoria.

Lascia Alassio, dicevamo, e per almeno un anno i suoi non gli rivolgono la parola, mentre Viglietti inizia a frequentare gli illustrissimi di Francia, Paul Bocuse, Louis Outhier e Roger Vergé, e così scalfisce, lima, approfondisce, fino all’attracco nell’urbe capitolina, salpando tra nuove aperture e palcoscenici vari come lo sono stati Achilli al Parlamento o Taki Off, ed è qui che si rivela la “fattura della stoffa” di questo cuoco: cresta argentea, tatuaggi, eppure non per questo parleremo di cuoco “dall’anima rock”. Viglietti, piuttosto, è un visionario, artista dannato o dannato artista, che sa trovare una giustificazione alle sue idee, sempre, e quando te ne rende partecipe, difficilmente si trova modo di contrastarlo, perché squisitamente coerente.

Si guarda allo specchio, alza una mano: «Ciò che riusciresti a vedere in questo specchio è già diverso rispetto a quanto possa vederci io. Ecco, nella cucina, nell’approccio al sapore, accade più o meno la stessa cosa». Siamo condizionati dal nostro vissuto, da quello che ci ha attraversati e da quello che abbiamo assaggiato; quindi è del tutto naturale non riuscire a trovare conforto in una data visione «come non è del tutto semplice accettare la diversità, eppure è nel confronto tra visioni, aggiunge Viglietti, nella singolare disamina di una pietanza che ciascuno offre, che sussiste la vera bellezza di questo lavoro».

Relais Le Jardin: Via Trionfale 151, Roma

Telefono: Tel. +39 0635404055

Fratelli Serva

Nel cuore di Rivodutri, un piccolo borgo della provincia di Rieti con poco più di mille abitanti, la famiglia Serva ha scritto una delle pagine più affascinanti e innovative dell’alta cucina italiana. Con il ristorante La Trota, oggi insignito di una stella Michelin, ha saputo trasformare il pesce d’acqua dolce, spesso considerato “minore” rispetto al pescato marino, in una risorsa preziosa, un simbolo di identità territoriale e una raffinata espressione gastronomica.

La storia de La Trota inizia nel 1963, quando Emilio Serva e la moglie Rolanda aprono una semplice trattoria sulle sponde del fiume, dove si cucinavano alla brace i pesci portati dai pescatori locali. Da allora, quella piccola realtà è cresciuta fino a diventare un punto di riferimento per la cucina di lago, un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano armoniosamente. A raccogliere l’eredità di Emilio sono stati i figli Maurizio e Sandro Serva, due cuochi autodidatti, profondamente legati alla loro terra. Con passione, intuito e una sensibilità rara, i fratelli hanno saputo interpretare la natura circostante come un ecosistema gastronomico unico, elevando il pesce d’acqua dolce a protagonista di una cucina elegante, tecnica e sorprendentemente moderna. La loro visione ha reso Rivodutri una meta per gourmet e amanti del fine dining, un luogo dove il lago si racconta attraverso sapori autentici e piatti poetici.

Oggi, la tradizione continua con la terza generazione, rappresentata da Amedeo e Michele Serva, che si occupano della sala e della cantina, curando con attenzione il servizio e la selezione dei vini. Le loro scelte seguono un filo conduttore coerente con la filosofia della casa: molte etichette provengono da territori vicini a laghi e fiumi, in un perfetto dialogo con la cucina del padre e dello zio. Il menu degustazione “Acqua”, proposto a 150 euro, è un vero e proprio viaggio sensoriale in undici portate, un racconto fluido e coerente in cui il lago è sempre protagonista. Piatti come la Sfera di patata con fegatini di trota, gel di carote e zest d’arancia, i Capellini d’angelo con carpaccio di tinca e brodo speziato servito in moka, o la Finta Ostrica, un guscio di cozza del Lago di Piediluco ripieno di trota, cavolfiore, tartufo, tè nero e brodo di funghi, sono esempi perfetti di una cucina che gioca con la memoria e la sorpresa, mantenendo sempre eleganza e misura.

Ogni creazione racconta una storia di territorio e tecnica. Il pesce persico reale cotto in olio al coriandolo con peperone, pane croccante e uova di trota celebra la delicatezza e la precisione; il luccio al cartoccio con piselli, funghi cardoncelli e bisque di gamberi di lago mostra la capacità dei Serva di equilibrare complessità e immediatezza; mentre la carpa in crosta di semi di papavero con maionese di rape rosse e sedano d’acqua rappresenta la perfetta fusione tra colore e gusto.

Immancabile anche il tortello di salmerino affumicato con spezie, pera caramellata e spuma di cannella, piatto iconico del menu, e lo spaghetto alla trota, cotto nel suo fondo e mantecato con il grasso del pesce, completato da una croccante pelle soffiata. Piatti che rivelano una profonda conoscenza della materia prima e una continua ricerca estetica. Tra i capolavori della casa spicca la trota scottata con guazzetto ristretto, funghi porcini e more, un connubio perfetto tra bosco e lago, e l’anguilla alla brace con caffè, pimpinella e guacamole alla banana, un piatto che sorprende per la sua audacia e la capacità di alleggerire un ingrediente complesso con creatività e tecnica. Il percorso si conclude con la Zuppa di agrumi con cannolo al cioccolato bianco salato, mousse al mango, gelato alle olive e cialda agli agrumi, un dessert che rinnova il palato e suggella l’esperienza con una freschezza vibrante.

La location de La Trota riflette la filosofia della famiglia: ambienti dominati dal bianco, grandi vetrate che affacciano sulla campagna e una semplicità elegante che richiama il concetto di prossimità e rispetto per la natura. E la storia non si ferma qui. I Serva hanno recentemente avviato un nuovo progetto, il recupero di un antico edificio accanto al ristorante, destinato a diventare un piccolo albergo con cinque camere e cucina. Un’ulteriore evoluzione di una visione che non smette di rinnovarsi, offrendo agli ospiti un’esperienza completa di accoglienza e territorio.

Oggi, La Trota di Rivodutri è molto più di un ristorante: è un manifesto gastronomico, una celebrazione sincera della cucina di lago e un esempio di come la tradizione, se rispettata e reinterpretata con intelligenza, possa diventare avanguardia.

La Trota: Via S. Susanna, 33, 02010 Rivodutri (RI), Italia

Telefono: 390746685078

Chef Vitantonio Lombardo

Vitantonio Lombardo, classe 1979, nasce in Basilicata e sin da giovanissimo dimostra un legame profondo con la propria terra. A soli quindici anni lascia la casa natale per inseguire la sua più grande passione: la cucina. Con sé porta, come bagaglio di ricordi e di formazione affettiva, le ricette della nonna — la cuoca di famiglia — che lo hanno iniziato al gusto e alla memoria gastronomica lucana.

È proprio da quei sapori, semplici e autentici, che nasce la sua filosofia culinaria, fatta di rispetto per la tradizione, curiosità per l’innovazione e profondo senso di appartenenza alle proprie origini. Il percorso di Vitantonio è caratterizzato da una lunga e intensa gavetta, costellata di incontri fondamentali con grandi maestri della cucina italiana. A Bagno di Romagna, nella brigata di Paolo Teverini, apprende l’arte dell’eleganza a tavola; da Silver Succi assimila l’importanza assoluta della materia prima; con Gianfranco Vissani impara a conoscere e interpretare il territorio come fonte d’ispirazione; da Fabio Barbaglini acquisisce padronanza delle tecniche di cottura moderne; e infine, accanto a Davide Scabin, scopre la forza della creatività e l’audacia dell’innovazione, tanto da dedicargli, anni dopo, la celebre Pizza in Black, omaggio al piatto simbolo “Black is Black” dello chef piemontese.

Dopo più di un decennio di esperienze in giro per l’Italia, nel 2009 Vitantonio entra a far parte della Locanda Severino a Caggiano (SA) sin dall’apertura, nel ruolo di chef. Tre anni più tardi, nel 2012, ne diventa anche titolare. È qui che inizia a consolidare la propria identità gastronomica: nei suoi menu la tradizione, messa temporaneamente da parte durante gli anni di formazione, torna protagonista in chiave moderna.

Lombardo reinterpreta i sapori lucani con equilibrio, leggerezza e rispetto della stagionalità, con una sensibilità tecnica che guarda al futuro senza tradire il passato. Nel 2012 ottiene la sua prima Stella Michelin, un riconoscimento che lo consacra tra gli chef più promettenti del panorama nazionale. Ma la storia di Vitantonio Lombardo non si ferma qui. Il 28 maggio 2018 decide di tornare nella sua Lucania, aprendo a Matera il suo ristorante omonimo: Vitantonio Lombardo Ristorante.

La scelta della città non è casuale. Matera, con i suoi Sassi, rappresenta la sintesi perfetta tra storia, cultura, pietra e luce — elementi che da sempre ispirano la sua idea di cucina. Il ristorante nasce all’interno di una grotta nel Rione Sassi, mantenuta volutamente nel suo fascino naturale, su progetto dell’architetto Alessandro Tortorelli, e con la supervisione dello stesso Lombardo, che desiderava un luogo capace di fondere il genius loci materano con la modernità. Gli ambienti, irregolari e suggestivi, alternano il tufo a vista a dettagli in vetro trasparente: una combinazione di semplicità e contemporaneità.

La sala grotta, ampia e accogliente, affaccia sulla cucina a vista, cuore pulsante del locale; la sala cava è più intima, perfetta per un’esperienza riservata; e la cantina, curata nei minimi dettagli, ospita etichette selezionate con amore e competenza. In sala, il suo fidato braccio destro Donato Addesso accoglie gli ospiti con eleganza e calore, completando un’esperienza gastronomica che è al tempo stesso familiare e sofisticata. Nel ristorante di Matera, Vitantonio Lombardo unisce la sua anima lucana con una visione cosmopolita e contemporanea. Ogni piatto è un racconto: ingredienti locali, tecniche raffinate e contaminazioni internazionali convivono in perfetto equilibrio. Nei suoi menu convivono le radici della Basilicata e l’estro di uno chef che ha fatto dell’autenticità la propria bandiera. Il successo non tarda ad arrivare: nel 2019 il Ristorante Vitantonio Lombardo ottiene la Stella Michelin, confermata anno dopo anno fino a oggi.

Nel novembre 2024 il ristorante conquista la settima Stella Michelin consecutiva, confermando la sua posizione d’eccellenza nella scena gastronomica italiana e internazionale. Un traguardo che premia la costanza, la ricerca e la passione di Lombardo e del suo team, e che consolida Matera come una delle capitali del gusto del Sud Italia. Nel 2026 il locale viene premiato anche dal Gambero Rosso, con 2 Forchette (punteggio 86/100), e da Le Guide de L’Espresso, con 2 Cappelli (16,5/20), riconoscendolo come il miglior ristorante della Basilicata e uno dei più rappresentativi dell’Italia meridionale.

Ma non sono solo i premi a rendere speciale la storia di Vitantonio Lombardo. Nel 2025 lo chef ha condiviso pubblicamente un percorso personale molto importante: dopo aver raggiunto i 176 kg di peso, ha deciso di sottoporsi a un intervento di gastrectomia sleeve, intraprendendo un cammino di rinascita fisica e mentale. In soli otto mesi ha perso oltre 60 kg, cambiando radicalmente stile di vita e affrontando con determinazione una sfida che lo ha reso un esempio di forza e consapevolezza. “Non è stata una passeggiata, ha raccontato, ma ho imparato che la disciplina che serve in cucina può salvarti anche nella vita.”

La cucina di Vitantonio Lombardo è una dichiarazione d’amore per la sua terra. La Basilicata diventa linguaggio, emozione, memoria. I suoi piatti raccontano il mare e la montagna, la semplicità contadina e la nobiltà del gusto, le influenze di una regione che è crocevia di culture e sapori. Ogni creazione è frutto di uno studio profondo: ingredienti locali reinterpretati con tecnica e sensibilità contemporanea, abbinamenti arditi ma mai sfrontati, equilibrio tra tradizione e modernità. L’obiettivo è trasmettere emozioni, non stupire con artifici. Per Lombardo, il ristorante non è solo un luogo dove si mangia: è un’esperienza sensoriale e culturale, un modo per “sentire” la Lucania attraverso profumi, colori e consistenze.

Negli ultimi anni, la sua attività si è arricchita di nuovi progetti. Collabora con realtà agricole locali per la valorizzazione dei prodotti lucani, promuove eventi gastronomici e masterclass rivolte ai giovani chef, ed è ambasciatore di un messaggio di cucina etica, sostenibile e profondamente umana.
“Nel piatto — afferma — metto la mia storia, ma anche il futuro che immagino per la Basilicata: una terra capace di emozionare il mondo con la sua autenticità.” Oggi Vitantonio Lombardo è considerato uno dei più grandi interpreti della cucina del Sud Italia. La sua carriera, fatta di sacrificio, studio e umiltà, dimostra che il talento, quando è accompagnato da passione e coerenza, può trasformare anche la pietra più antica in un diamante. E nelle grotte dei Sassi di Matera, dove il tempo sembra essersi fermato, la sua cucina continua a scrivere, giorno dopo giorno, una delle pagine più luminose della gastronomia italiana contemporanea.

Il Vitantonio Lombardo Ristorante sorge nel cuore dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’UNESCO, e rappresenta uno dei luoghi più suggestivi e iconici della ristorazione italiana contemporanea. Aperto nel 2018 dallo chef Vitantonio Lombardo, il ristorante è il riflesso perfetto della sua filosofia: rispetto delle radici lucane, ricerca costante, tecnica raffinata e profonda sensibilità per la materia prima.

Ricavato all’interno di una grotta naturale del Rione Sassi, il locale conserva volutamente l’autenticità della pietra materana. Gli ambienti, progettati dall’architetto Alessandro Tortorelli e curati personalmente dallo chef, si sviluppano in un equilibrio armonico tra antico e moderno: il tufo a vista racconta la storia del luogo, mentre gli inserti in vetro trasparente e le luci soffuse creano un’atmosfera intima e contemporanea. Il ristorante si divide in tre spazi principali: la sala grotta, ampia e conviviale, con vista sulla cucina a giorno dove Lombardo e la sua brigata lavorano come in un teatro del gusto; la sala cava, più raccolta, pensata per esperienze private e degustazioni riservate; e la cantina, un piccolo scrigno che custodisce una selezione accurata di etichette italiane e internazionali, con particolare attenzione ai vini lucani.

In sala, l’accoglienza è affidata al fidato Donato Addesso, maitre e braccio destro di Lombardo, che accompagna gli ospiti in un percorso gastronomico elegante ma sincero, dove ogni dettaglio è curato con calore e professionalità. La cucina è un viaggio tra tradizione e innovazione: i piatti dello chef raccontano la Basilicata attraverso ingredienti locali e tecniche moderne. La filosofia del ristorante si fonda sul rispetto del territorio e sulla reinterpretazione contemporanea della memoria gastronomica lucana.

Nei menu degustazione “Radici”, “Evoluzione” e “Essenza” convivono ricette antiche e creatività pura: i fusilli al ferretto diventano opera d’arte grazie a condimenti essenziali e perfettamente bilanciati, la pizza in black è un omaggio al suo maestro Davide Scabin, mentre le carni, i legumi e le verdure di stagione vengono esaltati da cotture leggere e accostamenti sorprendenti. Ogni piatto è costruito per emozionare, rispettando i sapori autentici ma donando loro una nuova vita.Nel 2019, a pochi mesi dall’apertura, il Vitantonio Lombardo Ristorante ottiene la Stella Michelin, riconfermata ogni anno fino a oggi, affermandosi come uno dei migliori ristoranti del Sud Italia e divenendo un punto di riferimento per la gastronomia d’autore.

Nel 2024 il locale ha festeggiato la settima riconferma consecutiva, un traguardo che testimonia la costanza, l’eccellenza e la coerenza del progetto. Anche il Gambero Rosso e Le Guide de L’Espresso lo inseriscono tra i migliori ristoranti d’Italia, premiandone la sensibilità, la precisione e l’identità fortemente legata al territorio. Oggi il ristorante è molto più di un luogo dove mangiare: è un’esperienza sensoriale e culturale, un viaggio nel tempo e nello spazio.

Vitantonio Lombardo Ristorante: Via Madonna delle Virtù, 13, 75100 Matera MT

Telefono: 0835 335475

Menu: vlristorante.it

Maestro Pasticcere Dario Saltarelli

Dario Saltarelli è cresciuto in un mondo fatto di profumi antichi, mani infarinate e sveglie all’alba. Il suo primo ricordo non è quello di un giocattolo, ma di un forno acceso, di una crema calda da girare, di un padre e una madre che impastano amore ogni giorno. Figlio d’arte, erede di una famiglia di panificatori e pasticcieri campani, Dario ha respirato fin da piccolo l’aria del laboratorio, dove la farina non sporca, ma veste di identità.

Trascorre i primi anni di vita a Padova, sua città natale, ma presto, a seguito dei genitori desiderosi di tornare nella terra di origine, si trasferisce a Castelforte , un comune del basso Lazio che gode della magnifica vista sul Golfo di Gaeta. È tra le pareti del laboratorio di famiglia che si forma il suo sguardo, fatto di rispetto per le materie prime, attenzione al dettaglio e una cura quasi religiosa per i tempi di lavorazione. A 14 anni sa già cosa vuole essere: un artigiano, ma con uno sguardo sempre aperto alla sperimentazione. Un percorso costruito giorno dopo giorno, con sacrificio, dedizione e tanto studio, che lo porterà a essere oggi una delle figure più apprezzate nel panorama della pasticceria artigianale italiana.

Terminati gli studi compie la scelta di seguire la sua vera grande passione: esercitare il mestiere appreso da adolescente quando affiancava i grandi maestri depositari dei segreti della pasticciera e pizzeria napoletana.

Apprende l’arte della gelateria italiana da maestri emiliani e siciliani dei quali ne apprezza il loro saper fare, il valore dei costumi del nostro paese e dell’italianità che lo aiuteranno durante l’esperienza professionale all’estero. Fonda l’impresa artigiana sul “sapere tradizionale”, gestendola con l’interesse di preservare l’immenso patrimonio di prodotti alimentari tipici del territorio italiano. Da un sogno nel cassetto con la moglie Maria pianifica e dà vita a un genere di attività commerciale unica in Italia, la Polakkeria®, con il preciso intento di far conoscere un dolce tipico della tradizione campana, diffonderne il profumo e il suo sapore originale.

Il suo nome è ormai sinonimo di eccellenza, e i suoi dolci sono diventati ambasciatori di gusto nel mondo. Ma Dario resta profondamente legato alla sua terra, al racconto semplice delle tradizioni, ai sapori che riportano all’infanzia. Il suo successo è anche quello del suo territorio di cui è ambasciatore. Tant’è che ogni singolo prodotto conserva le materie prime integre, rispettando qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. A questo si aggiunge poi l’accuratezza nel confezionamento. ’

Assioma per i nostri prodotti è l’artigianalità, il fatto a mano, l’unicità e questo principio lo applichiamo anche nella fase di confezionamento degli articoli’ afferma Saltarelli, infatti ogni confezione, scrigno delle sue bontà, viene preparata singolarmente, senza eccezioni, da mani di esperte artigiane.

Tra le sue creazioni simbolo c’è senza dubbio la Polacca, il dolce tipico di Aversa, città normanna fondata nel XI secolo. Ricerche e testimonianze orali ci portano ad affermare che questo dolce tradizionale era d’uso già a metà ’800 in un territorio che comprendeva i fiumi Garigliano e Volturno. Ricordi personali di donne nate a inizio secolo, affiorano con questo dolce battezzato con il nome proprio di “Pizza Doce”.

Essa veniva servita sulle tavole dei contadini di ritorno dai campi di grano, di solito a fine giugno. In quel periodo le amarene, ingrediente essenziale del dolce, raggiungevano la piena maturazione. Le materie prime utilizzate a quei tempi erano la farina molita a pietra, le uova fresche, il latte e la sugna. Tutti di produzione propria, ad eccezione dello zucchero sfuso di taglio grossolano da sembrare pezzi di cristallo. Quest’ultimo si acquistava in piccole botteghe o farmacie e veniva confezionato nei “salvietti”, teli di lino usati per il trasporto a casa. Allora non esistevano ancora gli imballaggi alimentari. La realizzazione seguiva precisi riti tramandati di generazione in generazione. Si preparava l’ impasto da cui si traevano due dischi per foderare uno stampo di rame stagnato e poi la “crema gialla” per il ripieno. L’aggiunta di amarene fresche o candite completavano la farcitura. La cottura avveniva in forni a legna, quasi sempre d’uso comune, dopo aver sfornato le pagnotte di pane. Ci si avvaleva di un foglio di carta bagnato adagiato sulla parte superiore del prodotto per evitarne la bruciatura. Oggi, “la Doriana®”- Torta Polakka è frutto di una personale interpretazione di questo antico dolce campano.

Un lievitato soffice, farcito con crema pasticcera e amarene, dalla forma a mezzaluna e dal gusto che conquista al primo morso. In apparenza semplice, ma in realtà frutto di un lavoro complesso e delicato, che richiede ore di lavorazione e una perfetta armonia tra consistenza e sapore. Dario ne ha fatto una vera e propria opera d’arte: la sua Polacca ha conquistato appassionati, esperti e buongustai, diventando un punto di riferimento per chi cerca la tradizione senza rinunciare all’eccellenza.

Accanto alla Polacca, c’è un altro dolce che racconta perfettamente la filosofia di Saltarelli: la Matrea. “Matrea” è un termine dialettale che significa madre, è un prodotto artigianale con ingredienti scelti, provenienti dal territorio campano. Prodotti di eccellenza quali la Melannurca Campana IGP che dona a questo dolce un profumo delicato. Lasciandosi ispirare dal concetto di filiera corta, il prodotto è stato progettato in occasione del Salone del Gusto Slow Food di Torino 2016. Il logo sintetizza l’dea di Madre Natura in quanto generatrice di vita e simbolo della terra dove ancora oggi vengono adagiate le mele per raggiungere la completa maturazione prima di essere commercializzate.

Il lavoro di Dario è stato premiato in Italia e all’estero con riconoscimenti che attestano la qualità assoluta della sua produzione. Tra i premi più significativi:

  • 2019 Bruxelles – ITQ- The Crystal Taste Award al Panettone Artigianale Classico, il primo al mondo a ricevere il prestigioso riconoscimento Internazionale
  • 2019 Roma -Campidoglio – Premiazione “Le Eccellenze italiane” “Ambasciatore DocItaly per la pasticceria Regione Campania”
  • 2018 Inserimento nella Guida de La Repubblica della prima “Polakkeria® d’ Italia
  • 2018 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2018 Partnership ufficiale con la Reggia di Caserta, riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, per la produzione di Grandi Lievitati adornati da manufatti di San Leucio, patria della seta.
  • 2017 Bruxelles – iTQi- Riconoscimento Internazionale conferito per il Panettone Artigianale Saltarelli con 3 stelle oro
  • 2016 (Torino) Primo Premio Miglior Panettone Artigianale d’Italia

Ogni riconoscimento è frutto di una lunga strada fatta di studio e ricerca. Il lievito madre è il cuore pulsante di tutto ciò che produce. È da lì che nascono i suoi panettoni pluripremiati, le colombe pasquali, le brioche e i lievitati da colazione che ogni giorno raccontano una storia di gusto.

Ma forse il riconoscimento più grande è quello del suo pubblico, dei clienti che ogni giorno scelgono di entrare nella sua pasticceria per ritrovare i sapori di casa, o per lasciarsi sorprendere da una nuova creazione. Perché Dario Saltarelli non è solo un maestro pasticcere: è un narratore, un custode di memorie, un ambasciatore di dolcezza.

Il Maestro Saltarelli come tutti i grandi ha un’immensa umiltà pur essendo consapevole della sua Arte, nulla lo ferma, negli anni ha partecipato, sempre con entusiasmo e impegno, a numerosi contest di pasticceria, un successo dopo l’altro. Il panettone artigianale di Dario Saltarelli ha conquistato il mondo da Bruxelles a Torino, dalla Capitale al resto d’Italia. Dario Saltarelli nel 2016 è stato investito del Ruolo di Ambasciatore Doc Italy per la Campania, riconfermato nella Sala Protomoteca del Campidoglio a maggio 2018, in Piazza Rossellini a settembre 2021 e sempre in Campidoglio a gennaio 2022. Quella dei coniugi Saltarelli è un’azienda particolarmente attenta alla valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici. Ogni singolo prodotto della pasticceria Saltarelli, conserva le materie prime integre, rispetta qualità e profumi che solo la natura può fornire e che solo la lavorazione artigianale può preservare. Dario opera in armonia con l’ambiente e le attività economiche e sociali presenti sul territorio.

Tutta la sua arte e il suo Know How Dario vuole metterli a disposizione dei giovani, la sua squadra di pasticceri e aiuti è la sua seconda famiglia, l’armonia e l’affetto due segni distintivi del Team Saltarelli, ma questo a Dario non basta, Dario non dimentica la sua missione, recentemente ha ideato una forma di gestione integrata con le istituzioni scolastiche locali. Da lì è nata una collaborazione con gli allievi dell’Istituto Superiore “A. Nifo” di Sessa Aurunca. Il risultato è stato stupefacente. Dario ha dichiarato: << Poter lavorare con dei giovani, condividere con loro un’esperienza e arricchirci vicendevolmente è stata una delle esperienze più appaganti vissute nella nostra azienda”>> . Uno dei settori più importanti della cucina Napoletana è certamente quello della Pasticceria che grazie soprattutto a Ferdinando IV divenne unica, e a buon diritto possiamo dire: “Pasticceria Borbonica”. Dolci come il Babà, la Sfogliata, la Cassata, la Crema Pasticcera, la Pastiera di Grano, chiamata il dolce dei Re, sono diventati dei veri e propri prodotti di culto.

I Borbone erano dei Re che mai misero la corona, amavano i propri sudditi e si sentivano, allo stesso modo, sudditi di nostro Signore, del Papa, della propria Terra e dei prodotti alimentari che essa ha sempre generato con grande generosità e qualità. Dario Saltarelli possiamo è proprio un pasticciere nato alla corte di Re Ferdinando e che, salito sulla macchina del tempo, è arrivato come d’incanto ai giorni nostri. I suoi bagagli? L’amore per la propria terra, la passione e il rispetto per il lavoro, l’etica e la famiglia. Dario ha  creato  prodotti dolciari degni di andare “davanti a un Re”. Come i suoi illustri antenati Dario, pur non avendo microscopi o macchinari di altissima tecnologia, riesce a creare dei Dolci partendo dallo studio dei prodotti del suo Regno cercando di estrapolare l’essenza e assemblandoli al meglio utilizzando solo i propri sensi: il tatto, l’olfatto, la vista e il gusto. Dario ama la sua arte, ama i suoi dolci fino ad arrivare a dormire in laboratorio per controllare la lievitazione, quella è la sua seconda casa, dove però passa molto più tempo che nella prima! 

Contatti

Dario Saltarelli® – Polakkeria®

Telefono: +39 3392663230

info@dariosaltarelli.it

info@polakkeria.it

 

Maestro Pasticcere Alessandro Rizzo

Una bella storia, quella di Alessandro Rizzo, friulano doc, che sin dall’età di sedici anni ha trovato nella farina, nel burro e nello zucchero la sua più grande passione. Il suo percorso comincia come fornaio e pasticcere, un mestiere imparato con umiltà e dedizione, che negli anni diventa un’autentica vocazione. Dopo dodici anni di intensa attività, insieme alla moglie Catia, decide di fare il grande passo e prendere in affitto un’attività a Varmo. L’esperienza dura cinque anni, ma il desiderio di stabilità e di creare qualcosa di davvero proprio spinge la coppia a trasferirsi a Tarcento, dove nasce l’attuale Panificio Pasticceria Caffetteria Rizzo.

Da quel momento inizia una nuova avventura, fatta di sacrifici e di sogni che diventano realtà. Alessandro continua a perfezionarsi, frequentando corsi e laboratori con alcuni dei più grandi maestri dell’arte bianca e della pasticceria: Danilo Freguja, Achille Zoia, Piergiorgio Giorilli, Cristian Beduschi, Marco Rinella, Gianluca Fusto, Giuliano Pediconi, Josep Pascual ed Ezio Marinato. La sua curiosità e la voglia di migliorarsi lo portano a diventare membro del prestigioso Richemont Club, associazione nata per valorizzare l’eccellenza e la professionalità nella panificazione e nella pasticceria. Da oltre vent’anni Alessandro è anche parte di Etica del Gusto, un gruppo di panettieri, pasticceri, gelatieri e cioccolatieri friulani uniti dal desiderio di condividere conoscenze e formare nuove generazioni di artigiani del gusto. La sua filosofia è semplice ma profonda: unire tradizione e innovazione, rispettando le materie prime e i tempi della natura.

Il suo impegno e la sua costanza gli valgono numerosi riconoscimenti: nel 2016 conquista il terzo posto alla prima edizione de “La Primavera è Dolce” di Saint-Vincent, con la sua colomba tradizionale, e nel 2018 vince il primo premio a “Una Mole di Colombe e Cioccolato” di Torino. Ma è il suo panettone a renderlo celebre in tutta la regione — e oltre. Soffice, profumato e dal gusto armonioso, è una reinterpretazione della storica “pinza friulana” dell’Ottocento: un dolce ricco di pinoli, noci, fichi e uvetta, impastato con lievito madre e profumato al burro. Alessandro ama proporlo con una delicata crema allo zabaione al Ramandolo, un abbinamento che esalta la dolcezza e la complessità del suo lievitato, rendendolo un’esperienza sensoriale unica.

Il Forno Rizzo è oggi un punto di riferimento a Tarcento e in tutto il Friuli. Un locale accogliente e familiare, dove la qualità è la vera protagonista. Dalle fragranti teglie di pizza al pane fresco, dai biscotti alle brioche, fino ai dolci delle feste, ogni prodotto nasce da ingredienti selezionati e da una lavorazione artigianale attenta. Non mancano le creazioni di pasticceria moderna, semifreddi, mousse, creme bavaresi, e le specialità al cioccolato, protagoniste del periodo pasquale con le raffinate uova decorate a mano.

Tra le eccellenze del forno, spicca anche La Gubana del Forno Rizzo, un dolce simbolo della tradizione friulana reinterpretato con maestria da Alessandro. L’impasto morbido e profumato racchiude un cuore ricco di frutta secca, fichi, noci, pinoli, uvetta e scorze d’arancia candite, amalgamati con miele e grappa. Il risultato è un dessert elegante, avvolgente e genuino, che racchiude in sé tutta l’anima del Friuli, le sue montagne e le sue valli, i suoi profumi e la sua autenticità.

Oggi Alessandro e Catia, affiancati da un team giovane e appassionato, continuano a scrivere la loro storia fatta di sapere, gusto e passione, portando avanti una filosofia che unisce etica del lavoro, qualità delle materie prime e amore per la tradizione. Il Forno Rizzo non è solo un panificio o una pasticceria, ma una vera bottega del gusto, dove ogni giorno si sforna la passione di una vita intera.

Il Forno Rizzo nasce grazie alla passione di Alessandro Rizzo per la pasticceria e il buon cibo. Passione condivisa con la moglie Catia, con la quale, dopo un periodo di lavoro a Varmo, acquista l’attuale panificio pasticceria “Il forno” a Tarcento e lo avvia con entusiasmo e motivazione. Pian piano il Forno cresce e si migliora, si allarga con la caffetteria, e le nuove proposte gastronomiche.
Oggi il Forno fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica del Gusto” e del “Richemont Club”.

I  prodotti di forno Rizzo sono fatti rigorosamente con il lievito madre. La loro esperienza nasce dalla contaminazione dei grandi maestri pasticceri come Danilo Freguja, Piergiorgio Giorilli, Achille Zoia, Marco Rinella, Gianluca Fusto, Cristian Beduschi, David Bedu, Josep Pascual, Ezio Marinato, Giuliano Pediconi. Nel Forno Rizzo sono presenti una vasta gamma di prodotti di eccellenza, sia dolci che salati, perfetti per ogni gusto e esigenza. Si possono trovare: pane, pizza gourmet e focacce salate, pizza spianata e pizza vaporosa, tramezzini, pasticceria salata, pasticceria mignon, biscotteria, torte da forno, torte di crema, torte bavaresi, torte personalizzate, croissant e brioches, daneseria, panettone dolce e salato, pandoro, colombe, lievitati e dolci fritti.

Tra i vari prodotti presenti spiccano di certo i panettoni, prodotti  esclusivamente con farine da grani italiani. Il panettone del Forno Rizzo è prodotto come tradizione  pasticcera comanda, ricco di deliziosa uvetta e profumati  canditi e lievitato in modo naturale, il loro panettone ha  una leggerezza e una fragranza tale da non temere confronti. Il Forno Rizzo fa parte del consorzio “FVG Via dei Sapori”, del gruppo “Etica  del Gusto” e del “Richemont Club”. 

Maestro Pasticcere Donato Perrone

Il salentino Donato Perrone ha portato a Roma il profumo e la dolcezza del vero pasticciotto salentino, conquistando la capitale e guadagnandosi il titolo di Re Pasticciotto. Da sempre appassionato di pasticceria, Donato ha trasformato le ricette della tradizione familiare, tramandate da sua nonna, in un progetto ambizioso e di grande successo: “Re Pasticciotto – Pasticceria Salentina”, un angolo di Salento nel cuore di Roma. Dopo il diploma alla scuola alberghiera come chef, Donato ha deciso di dare vita al suo sogno, fondando un laboratorio dove ogni giorno tradizione e innovazione si incontrano. In un ambiente giovane e creativo, riesce a fondere la genuinità delle ricette tipiche con la fantasia e la ricerca di gusti nuovi, dando vita a specialità uniche e inimitabili. Ogni pasticciotto che nasce dalle sue mani ha una storia, una personalità e una connotazione precisa, frutto della sua esperienza e della sua voglia di sperimentare.

Donato racconta che la sua passione è nata da bambino, osservando la nonna preparare i dolci tradizionali del Salento. L’aiutava con entusiasmo e, fin da allora, ha coltivato la curiosità verso l’arte dolciaria, fino a farla diventare la sua professione. Dopo le prime esperienze lavorative nel 1990 con maestri del calibro di Fedele di Galatina e Rafelino di Galatina, ha continuato a crescere come cuoco e poi come pasticcere, trovando nella pasticceria il suo vero linguaggio. Oggi, oltre a essere un maestro del gusto, è anche insegnante di scuola alberghiera a Roma, dove trasmette ai giovani la stessa passione che ha guidato il suo percorso.

La sua missione quotidiana è quella di proporre una pasticceria salentina autentica e di qualità, specializzata soprattutto nel pasticciotto, simbolo indiscusso della tradizione pugliese. Donato utilizza esclusivamente materie prime provenienti dal Salento, acquistate da piccoli produttori locali, per garantire freschezza, genuinità e valorizzare i prodotti della sua terra d’origine. È convinto che siano proprio questi ingredienti a fare la differenza, a dare quel sapore unico che rende il suo pasticciotto inconfondibile.

Le creazioni di Donato Perrone sono numerose e originali: ne esistono oltre cinquanta varianti, ognuna con una propria identità e un equilibrio particolare di sapori. Tra le più amate spiccano il classico pasticciotto alla crema, il crema e pinoli, conosciuto come la “torta della nonna”, e il raffinato cubano al rum, dal gusto deciso e avvolgente. L’ispirazione per le sue creazioni nasce dalla vita quotidiana e dalla voglia di combinare ingredienti nuovi e di qualità. Ogni dolce è frutto di passione, studio e creatività, qualità che hanno permesso a Donato Perrone di trasformare una ricetta di famiglia in un’icona gastronomica amata da tutti. Il suo laboratorio non è solo una pasticceria, ma un luogo in cui la tradizione del Salento incontra la modernità di Roma, regalando emozioni autentiche e indimenticabili a ogni morso.

Re Pasticciotto: Via Lago Tana, 51, 00199 Roma RM

Telefono: 340 076 3792

Maestri Pizzaioli “I Sancho”

La storia di Sancho inizia dalle mani. Mani sporche di farina, forti e pazienti, quelle di nonno Emilio, che nel 1969 sul lungomare di Fiumicino diede vita a una pizza destinata a diventare un simbolo del territorio. Una pizza scrocchiarella, gonfia, leggera, fatta di semplicità e tecnica, capace di far sorridere generazioni. Da allora Sancho non ha mai tradito il suo impasto: farina semi-integrale tipo 2 dal colore bronzeo, tanta acqua, pochissimo lievito, lunghe maturazioni che vanno dalle 48 alle 90 ore. Un impasto che profuma di grano tostato, che si stende sottile e croccante e che diventa la base di un modo tutto speciale di fare la pizza al taglio.

La filosofia è sempre la stessa: equilibrio tra metodo e materia prima, rispetto delle stagioni, ricerca delle migliori eccellenze del territorio. Per questo sul bancone di Sancho non ci sono mai le stesse cose, c’è sempre qualcosa di fresco, qualcosa che cambia, qualcosa che sorprende. E se la base resta fragrante e leggera, le farciture raccontano la generosità della tradizione laziale, rivisitata con ironia e gusto.

Dalla pizza in crosta di patate di Avezzano farcita di porchetta, alla pizza Lasagna ripiena di ragù bianco e besciamella, dalle classiche Margherita e Marinara fino ai grandi cavalli di battaglia: la Marinara con alici fresche e quella ripiena di tonno sott’olio, maionese fatta in casa e pomodoro. Senza dimenticare i fritti, con panature fragranti e ripieni sorprendenti: bucatini al ragù, ribs alla brace con salsa BBQ, tortellini, spaghetti con le vongole, fettuccine alla pescatora. Una piccola enciclopedia croccante della cucina romana e non solo.

Col tempo, Sancho è diventato qualcosa di più di una pizzeria: è un modo di intendere la pizza al taglio, popolare ma curata, golosa ma tecnica, capace di saziare e far venire voglia di tornare. Il testimone passa dal fondatore Emilio al figlio Franco, fino a oggi, quando sono i nipoti Emiliano e Andrea a portare avanti una storia che profuma ancora di tradizione ma guarda convintamente al futuro. E il futuro di Sancho nel 2024 si sposta anche a Roma, dove apre la prima sede in via Giuseppe Gioachino Belli, nel cuore di Prati. Il format è lo stesso, l’identità è fortissima, e il successo arriva immediato: tra supplì filanti, pizze iconiche e fritti irresistibili, la clientela raddoppia, mescolando affezionati di Fiumicino e nuovi curiosi della Capitale.

Il passo successivo è naturale: nel marzo 2025 Sancho apre il suo secondo punto romano in via Catania 51, zona Piazza Bologna. Trenta metri quadri appena, che Emiliano definisce una “bomboniera”, ma con tutta la forza del marchio: impasti leggeri e croccanti, farciture generose, qualità costante e quell’atmosfera calda e popolare che fa sentire ogni cliente parte della storia. Perché ciò che rende Sancho davvero unico è l’equilibrio tra artigianalità meticolosa e goduria senza filtri. Non è pizza gourmet, è una pizza fatta come si deve, con tecnica, con cuore, con personalità.

Oggi Sancho è una realtà solida, con tre sedi, Fiumicino, Prati e Piazza Bologna, e una reputazione che attraversa la regione. Si lavora per migliorare il servizio delivery, mantenere la qualità anche a casa e, chissà, forse un domani aprire nuove sedi. Perché quando per più di cinquant’anni una famiglia porta avanti lo stesso amore con la stessa tenacia, l’unica direzione possibile è quella di continuare a crescere. Sancho resta così una pizzeria popolare, sincera, accessibile, dove ogni trancio racconta una storia fatta di mani, di lavoro, di famiglia e di tradizione. Una storia che continua a sfornare sorrisi, profumo di forno e quella leggerezza croccante che da 1969 è semplicemente… Sancho.

Pizzeria Sancho Dal 1969
Sede Storica: Via della Torre Clementina, 142, Fiumicino
Roma Prati: Via Giuseppe Gioachino Belli, 3/A
Roma Piazza Bologna: Via Catania, 51 
Tel. 06.6580690

Panificio Focacceria Francesco Arena

Il Forno di Francesco Arena – Mastro Fornaio è una delle realtà più rappresentative dell’arte bianca in Sicilia, un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano ogni giorno tra profumi di grano antico e lievito madre. Situato a Messina, il forno nasce dal desiderio di Francesco Arena, panificatore di terza generazione, di dare pieno sfogo alla propria creatività, continuando e rinnovando la storica tradizione di famiglia avviata nel 1939 da nonna Teresa e proseguita con il padre Masino. Nel suo laboratorio, Francesco impiega farine di grani antichi siciliani, farine evolutive, di riso o di grano arso, farro monococco e dicocco. Tutti gli impasti sono realizzati con lievito madre e seguono maturazioni lente, per garantire fragranza, digeribilità e sapore autentico. Ogni creazione nasce da una ricerca costante e da un attento lavoro sperimentale che unisce la conoscenza delle tecniche moderne al rispetto della tradizione.

Il Forno Arena offre: varietà di pani e prodotti da forno, grandi classici della tradizione messinese, la focaccia tipica, i panini di cena, le schiacciate e una selezione di rustici e dolci lievitati che raccontano la storia e la cultura gastronomica della città. Francesco sceglie con cura i fornitori, privilegiando chi condivide la sua filosofia basata su sostenibilità, qualità e rispetto del territorio. Il suo obiettivo è chiaro: restituire valore alla panificazione artigianale e diffondere la cultura del pane siciliano in Italia e nel mondo.

Francesco Arena, classe 1976, è un maestro panificatore messinese che ha trasformato la tradizione familiare in un’arte moderna e raffinata. Cresciuto tra profumi di pane appena sfornato, farine e lievito madre, ha ereditato la passione per la panificazione nel laboratorio di famiglia, il Panificio Masino Arena, fondato nel 1939 dalla nonna Teresa e portato avanti dal padre Masino. Fin da bambino, quel forno è stato per lui un parco giochi, un luogo di scoperta e di crescita, dove ha imparato i segreti dell’arte bianca che oggi rappresenta con orgoglio in tutta Italia e all’estero. A soli vent’anni decide di intraprendere ufficialmente la professione, seguendo le orme paterne e affinando le proprie tecniche con studio e dedizione. Il lievito madre diventa la sua grande passione, insieme alla ricerca di nuovi metodi di lavorazione e all’utilizzo di materie prime d’eccellenza. La sua formazione è arricchita dal corso di alta formazione per panificatori presso CAST Alimenti con il Maestro Piergiorgio Giorilli, fondatore e presidente onorario del Richemont Club Italia, del quale Francesco diventa membro ufficiale della sezione Sud nel 2016.

Nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di Scienze Gastronomiche di Messina e viene scelto come bakery chef ufficiale dello stand Sicilia al Salone del Gusto di Torino. Da lì inizia un percorso di crescita continua: rappresenta la cucina italiana nel mondo, porta il suo pane a Barcellona e all’Ambasciata Italiana di Vienna, e nel 2019 riceve il prestigioso premio “Best in Sicily – Miglior Fornaio” dal giornale enogastronomico Cronache di Gusto. Nello stesso anno, il suo panificio entra nella Guida Pane e Panettieri d’Italia del Gambero Rosso, ottenendo due pani, poi diventati tre nel 2021, massimo riconoscimento confermato anche negli anni successivi. Dopo anni di formazione ed esperienza, Francesco sente il bisogno di creare un posto tutto suo, un forno dove dare pieno sfogo alla creatività, sperimentare ed esprimere se stesso. Il 26 novembre 2020 inaugura così Francesco Arena – Mastro Fornaio, un laboratorio in cui utilizza farine di grani antichi siciliani, farine evolutive, farine di riso o di grano arso, farro monococco e dicocco. Tutti gli impasti sono a maturazione lenta con lievito madre, frutto di un attento lavoro di ricerca e sperimentazione.

La sua più grande passione sono i grani antichi, veri custodi della storia e della cultura agricola siciliana. Il suo obiettivo è padroneggiare tecniche d’avanguardia per esaltare i sapori genuini e senza tempo della tradizione, con una giusta dose di modernità. Per Francesco, “impiegare il lievito madre è un po’ come concedersi il lusso della lentezza in un mondo che va sempre troppo di fretta”. Collabora con fornitori che condividono la sua filosofia, privilegiando filiere sostenibili e produttori che rispettano l’ambiente e il lavoro umano. Profondamente innamorato della sua terra, Francesco considera la Sicilia una fonte inesauribile di ispirazione. Il suo impegno è restituire valore alla tradizione gastronomica siciliana, reinterpretandola con sensibilità contemporanea. Alcune delle sue ricette sono vere e proprie dediche alla sua città, come la focaccia tipica messinese, i panini di cena e le schiacciate, simboli della cultura locale. Altri impasti raccontano i profumi e i colori dei campi siciliani, unendo tradizione e innovazione. Nel suo forno, Francesco offre più di 50 varietà di pani e prodotti da forno, realizzati con ingredienti di prossimità e selezionati con grande attenzione alla qualità e alla sostenibilità. Inserisce regolarmente nuovi prodotti, sperimentando abbinamenti e farine inedite. Tra i suoi cavalli di battaglia ci sono il pane con farine di tumminia o russello, il pane alla curcuma con canditi di pera e zenzero, e quello con grue di cacao, nocciole dei Nebrodi e uvetta di Pantelleria.

Il Forno Arena rappresenta la continuità di una tradizione familiare lunga tre generazioni: una storia che inizia con nonna Teresa nel 1939 e che continua con Francesco, che ha saputo portare l’eredità del passato verso nuovi orizzonti di eccellenza. I riconoscimenti non si sono fatti attendere: Tre Pani del Gambero Rosso, Due Rotelle nella guida Pizzerie d’Italia, Membro dell’Alleanza dei Cuochi Slow Food, Ambasciatore DOC Italy 2022, Miglior Fornaio Best in Sicily – Cronache di Gusto e Inserimento nella Top 10 Street Food Italia – 50 Top Italy 2022. Francesco Arena è oggi un vero Ambasciatore dei sapori e saperi siciliani, un artigiano che ha fatto del pane la sua arte, del lievito madre la sua voce e della Sicilia la sua bandiera. Ogni giorno, nel suo forno, racconta con passione una storia fatta di tradizione, rispetto, innovazione e amore per la sua terra.

Panificio Focacceria Francesco Arena: Via Tommaso Cannizzareo, 137 – Messina

Telefono: 0909218792

Mail: info@francescoarena.me