Terre di Balbia

Le Divine Terre di Balbia. Nel petto del Sud, nel cuore del borgo medioevale di  Altomonte in provincia di Cosenza, l’antica Balbia è risorta nei bicchieri. I vini prodotti in queste terre ancestrali furono decantati anche nei versi di Plinio Il Vecchio incantato da un nettare chiamato “balbino” che rievocava nel nome il divino. Il sogno delle Terre di Balbia nasce da una sfida lanciata al mercato nel 2001 da due imprenditori: Gianni Venica e Silvio Caputo. Gianni Venica, friulano Doc, titolare dell’azienda vitivinicola Venica&Venica, col vino nel sangue da due generazioni, e Silvio Caputo, calabrese purosangue, importatore di vini nell’assolata California, con i sapori del Sud nell’animo e il sogno americano durato diciassette anni stretto in pugno, si sono dati la mano alla fine degli anni Novanta scommettendo sulla Calabria.

La prima vendemmia del 2001 vide nascere il Balbium e il Serramonte che immediatamente ebbero risultati al di sopra di ogni aspettativa tanto da guadagnarsi apprezzamenti, riconoscimenti e positive recensioni da parte di esperti critici del settore…

…Nel 2014 è l’ingegnere cosentino Giuseppe Chiappetta, insieme al fratello Nicola ed ai figli Marco e Luca, a rilevare l’azienda e a ricalibrarne lo sviluppo. Da sempre appassionato di vini, l’ingegnere bruzio decide di raccogliere la sfida, investendo la sua passione per produrre un vino di qualità e puntando principalmente sui vitigni autoctoni Calabresi, per esaltarne tutte le loro potenzialità. Risulta determinante l’incontro con Gianfranco Fino, vignaiolo appassionato salentino, che accetta la nuova sfida condividendo il progetto e che quindi guida l’ammodernamento dei vigneti, suggerisce le tecniche colturali, segue la realizzazione della cantina, detta e controlla i processi e le tecniche di vinificazione.

Altre collaborazioni importanti:

“Preparatori d’uva” di Marco Simonit & Sirch, scuola Friulana famosa in tutto il mondo per le tecniche di potatura che assicurano la longevità dei vigneti, cura la potatura e la formazione in campo dei dipendenti dell’azienda addetti alla potatura invernale e primaverile

Worldwide vineyards, società di fama mondiale, con sede in Francia, specializzata per le tecniche di innesto e sovrainnesto, ha convertito la parte del vigneto esistente non autoctono nella varietà Magliocco, il più importante vitigno Calabrese nel Cosentino.

Nel petto del Sud, nel cuore del borgo medioevale di Altomonte in provincia di Cosenza, l’antica Balbia è risorta nei bicchieri. I vini prodotti in queste terre ancestrali furono decantati anche nei versi di Plinio Il Vecchio incantato da un nettare chiamato “balbino” che rievocava nel nome il divino.

IL PASSATO

Il sogno delle Terre di Balbia nasce da una sfida lanciata al mercato nel 2001 da due imprenditori: Gianni Venica e Silvio Caputo.

Gianni Venica, friulano Doc, titolare dell’azienda vitivinicola Venica&Venica, col vino nel sangue da due generazioni, e Silvio Caputo, calabrese purosangue, importatore di vini nell’assolata California, con i sapori del Sud nell’animo e il sogno americano durato diciassette anni stretto in pugno, si sono dati la mano alla fine degli anni Novanta scommettendo sulla Calabria.

La prima vendemmia del 2001 vide nascere il Balbium e il Serramonte che immediatamente ebbero risultati al di sopra di ogni aspettativa tanto da guadagnarsi illustri recensioni da parte di esperti critici del settore.

IL PRESENTE

Nel 2014 è l’ingegnere cosentino Giuseppe Chiappetta, insieme al fratello Nicola ed ai figli Marco e Luca, a rilevare l’azienda e a ricalibrarne lo sviluppo. Da sempre appassionato di vini, l’ingegnere bruzio decide di raccogliere la sfida, investendo la sua passione per produrre un vino di qualità e puntando principalmente sui vitigni autoctoni Calabresi, per esaltarne tutte le loro potenzialità.

Risulta determinante l’incontro con Gianfranco Fino, vignaiolo appassionato salentino, che accetta la nuova sfida condividendo il progetto e che quindi guida l’ammodernamento dei vigneti, suggerisce le tecniche colturali, segue la realizzazione della cantina, detta e controlla i processi e le tecniche di vinificazione.

Altre collaborazioni importanti:

Preparatori d’uva” di Marco Simonit & Sirch, scuola Friulana famosa in tutto il mondo per le tecniche di potatura che assicurano la longevità dei vigneti, cura la potatura e la formazione in campo dei dipendenti dell’azienda addetti alla potatura invernale e primaverile

Worldwide vineyards, società di fama mondiale, con sede in Francia, specializzata per le tecniche di innesto e sovrainnesto, ha convertito la parte del vigneto esistente non autoctono nella varietà Magliocco, il più importante vitigno Calabrese nel Cosentino.

IL PROGETTO

Sotto la cornice del cielo della migliore Calabria, si stendono i campi verdi delle “Terre di Balbia”, in cui maturano su circa otto ettari di terreno le preziose uve (magliocco, gaglioppo e merlot) e crescono gli ulivi, distesi in circa due ettari, arieggiati dalle brezze di mare che soffiano dalla piana di Sibari e dai venti di montagna che trasportano i profumi freschi della catena del Pollino. L’ammodernamento dei vigneti esistenti e la realizzazione dei nuovi impianti, mirano ad ottenere la migliore qualità dell’uva coltivata con il metodo biologico. La forma d’allevamento a cordone speronato esistente è stata trasformata a Guyot, mentre per i nuovi impianti è stata scelta l’antica forma tradizionale Calabrese: l’alberello, con alta densità d’impianto (circa 10.000 piante ad ettaro) ormai purtroppo in disuso ma che assicura una qualità ancora maggiore.

La produzione biologica dell’uva è garantita da pratiche colturali esclusivamente preventive. Tutte le lavorazioni in vigna vengono fatte a mano e con l’aiuto di due piccoli trattorini cingolati, larghi appena m. 1.10, che limitano al minimo il costipamento del terreno. I vini sono prodotti esclusivamente con uve coltivate nell’azienda.

In cantina la scelta delle relative attrezzature e tutte le naturali lavorazioni praticate, sono finalizzate a ottenere un vino “artigianale e di qualità”, in cui siano misurabili la presenza e le energie mentali e manuali dell’uomo.

Ogni singolo particolare potrebbe essere ininfluente, ma la loro sommatoria fa la differenza.

Se gustare un buon bicchiere significa condivisione e gioia, allora è:

  • Fervore: un vino rosso che richiama uno stato d’animo intenso ed emozionale, come il nome che porta, come la passione di chi lo ha assistito con zelo nella vigna e curato nella cantina, per il territorio più bello al mondo da cui nasce e che si vuole maggiormente valorizzare.
  • Ligrezza: un vino rosé che vuole dire “allegrezza, allegria” come la freschezza e la fragranza gioiosa che esprime; scoppiettante come i falò di ginestra che in segno di festa si bruciano nei nostri paesini l’8 Dicembre in onore della Madonna.
  • Blandus: un vino rosso i cui aromi, profumi e sapori rendono “invitante e lusinghiero”, come il prestigio del suo vitigno che in questo territorio si esalta.